martedì 28 febbraio 2023

ABBIAMO CUORI DI PIETRA?

ABBIAMO CUORI DI PIETRA?

Resti del barcone sulla spiaggia di Cutro - Ansa


Comunicato della Famiglia comboniana italiana 
dopo il naufragio avvenuto sulle spiagge di Cutro

La Famiglia comboniana italiana (Missionari comboniani, Suore missionarie comboniane, Missionarie secolari comboniane, Laici e Laiche missionarie comboniane) è profondamente scioccata dall’ennesimo naufragio avvenuto all’alba di domenica 26 febbraio sulle coste di Cutro, in Calabria. Uomini, donne, bambini e bambine scappano per avere una vita migliore e trovano invece la morte sulle nostre coste calabresi. Sino ad ora sono 64 i morti accertati di cui 15 bambini e 21 donne, ma il numero potrebbe aumentare sino a superare quota 100, aggiungendosi così alle decine di migliaia di morti nel Mare Mediterraneo diventato ormai una unica grande tomba a cielo aperto.

Su questo naufragio rimangono gravi e inquietanti interrogativi: che cosa è successo dopo l’avvistamento e la segnalazione dell’imbarcazione da parte dell’aereo di Frontex alle 22.30 della sera precedente il naufragio?
Da quanto tempo si era a conoscenza della presenza nelle acque di questo barcone e non si è intervenuti?

Noi, Famiglia Comboniana Italiana, alziamo il nostro urlo di protesta davanti a questi orrori che continuano ad avvenire nel Mar Mediterraneo. Come missionari e missionarie vogliamo ribadire che sono i muri che creano i trafficanti e non il contrario, come continua ad affermare il ministro degli Interni Piantedosi.

Davanti a questo scenario troviamo assurdo che il governo Meloni continui ad applicare politiche persecutorie contro le navi salvavita delle ONG. È un lavoro che dovrebbe essere compito dello Stato e che lo stesso si rifiuta di fare; ne è un esempio il Decreto flussi, che sarebbe meglio chiamare “Decreto naufragi”.

Siamo alla cattiveria eretta a sistema. E’ mai possibile che chi è chiamato a governare abbia un cuore di pietra?
Abbiamo forse tutti e tutte perso quello che ci rende umani, cioè il sentire compassione per chi soffre!

È proprio questo che fa di noi dei missionari e delle missionarie, persone che sentono sulla loro pelle la sofferenza degli altri esseri umani, ancor più se oppressi. Per questo sentiamo il diritto di parlare della sofferenza dei nostri fratelli e sorelle migranti, frutto amaro di questo sistema economico-finanziario militarizzato.

Come missionari e missionarie chiediamo al Governo Italiano e all’Unione Europea: se l’Europa è stata capace di accogliere prontamente milioni di rifugiati ucraini perché non può accogliere allo stesso modo milioni di rifugiati e rifugiate dei Sud del mondo tenuti in paurosi lager e in condizioni disumane?

Sono esseri umani, chiedono di vivere!

Famiglia comboniana d’Italia

Verona, 28 febbraio 2023
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Riccardo, l’ex primario ora pediatra di strada: «Ambulatorio per i poveri»

Riccardo, l’ex primario ora pediatra di strada: «Ambulatorio per i poveri»

L’impegno di Riccardo Longhi, primario in pensione, nel Milanese. Si è messo a disposizione per visitare i bambini degli stranieri. L’associazione La Rotonda e la campagna per l’assistenza sanitaria


Un ambulatorio pediatrico a Baranzate significa lavorare nel comune più multietnico d’Italia. L’ho fatto per cinque anni: venti, venticinque visite ogni mercoledì pomeriggio, cercando di aiutare le famiglie accompagnandole in un percorso di crescita. Le donne, le mamme, vivono in casa, non conoscono l’italiano, non posseggono mezzi di trasporto. Stiamo parlando di persone disarmate di fronte a molti problemi». Riccardo Longhi ha 76 anni. Primario di pediatria all’ospedale Sant’Anna di Como, pediatra “di strada” a Baranzate una volta raggiunta la pensione: «Una esperienza bella e istruttiva, a contatto con persone generose, gentilissime, alle prese con una autentica povertà materiale e culturale. Mi hanno aiutato a capire mentalità diverse dalla mia e a crescere anche come medico».

La decisione di istituire l’ambulatorio è nata su iniziativa dell’Associazione La Rotonda con la collaborazione di Fondazione Bracco e del Centro Diagnostico Italiano per colmare un vuoto in termini di assistenza sanitaria. Lo scopo, centrale nell’attività de «La Rotonda», è quello di accogliere e gestire i bisogni di una collettività multietnica per poi fare emergere le risorse di ogni assistito. Una filosofia votata alla concretezza, alla formazione, ad una vera emancipazione. «Nel mio lavoro ho avuto a che fare con patologie dovute ad abitudini alimentari completamente sballate. Più è presente la povertà, peggio si mangia. Le conseguenze sono tipiche: calorie in eccesso, obesità. E poi giovanissimi pazienti troppo coperti, cinque sei magliette una sopra l’altra. Bambini Michelin, per così dire, che non riescono a muoversi adeguatamente. Del resto, stiamo parlando di famiglie che spesso non dispongono di riscaldamento a casa e sono disarmate quando arriva il freddo». Il bilancio dell’ambulatorio tenuto dal dottor Longhi racconta di 443 piccoli pazienti trattati ogni anno (nordafricani, sudamericani, asiatici); di una comunità supportata nell’emergenza ma anche nella comprensione delle norme igienico sanitarie di base.

Una esperienza chiusa alla fine del 2022. Per due motivi. Da una parte l’invito all’emancipazione rivolto alla popolazione locale, coerente con le filosofia de La Rotonda; dall’altra la volontà di dare una scossa alle istituzioni a partire dalla Regione Lombardia perché facciano, in buona sostanza, il proprio dovere: «Il fatto è - spiega Longhi - che siamo di fronte ad una crisi totale della pediatria di famiglia sull’intero territorio italiano. Figuriamoci in un contesto come quello di Baranzate». Cosa abbiamo dunque? Una storia virtuosa che attende un seguito. Le famiglie non dispongono più di assistenza, sono costrette a rivolgersi al pronto soccorso dell’ospedale Sacco, che non ha una struttura pediatrica.

Chiusura «provocatoria»

Siamo di fronte ad un dilemma tipico. Che fare? Continuare a provvedere autarchicamente, vista l’emergenza permanente, oppure creare un caso che spinga le istituzioni a farsi carico di responsabilità che le spettano: «L’assistenza pediatrica deve essere garantita ad ogni minore, lo dice la Costituzione - spiega Samantha Lentini, presidente de La Rotonda - e questo riguarda anche chi non dispone di permesso di soggiorno e può richiedere alla Asl uno specifico certificato come straniero temporaneamente presente, spesso negato. Mancano i medici, certo, ma manca anche una cultura sui nostri strumenti normativi. Baranzate conta un numero elevatissimo di bambini e pare assurdo che non sia possibile garantire una assistenza sanitaria ai residenti. Per noi è fondamentale agire localmente e pensare globalmente. Per questo abbiamo deciso di chiudere l’ambulatorio. Può sembrare una provocazione ma stiamo parlando di diritti fondamentali negati e serve una risposta adeguata. Come dovrebbe accadere in ogni Paese evoluto». Il dottor Longhi attende, con scarso ottimismo: «Tornerei volentieri a Baranzate ma condivido la scelta de La Rotonda. Anche se siamo ancora lontani, purtroppo, dalla risoluzione del problema».
(fonte: Corriere della Sera - Buone Notizie, articolo di Giorgio Terruzzi 17/02/2023)


Il ministro, la preside e la politica nella scuola - Ministro di merito e minaccia

Giuseppe Savagnone
Il ministro, la preside 
e la politica nella scuola


Le critiche del ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Valditara alla preside Savino, per la lettera inviata ai suoi studenti dopo l’aggressione subìta da quelli del liceo Michelangiolo, hanno suscitato un’ondata di reazioni da pare di esponenti dei partiti. Qui vorremmo provare a rivisitare tutta la vicenda da un punto di vista che è certamente politico, ma privilegia l’aspetto educativo.

I fatti
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La lettera della preside
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La presa di posizione del ministro
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La minaccia dell’indifferenza

... Il ministro Valditara ha il pieno diritto di pensare che «in Italia non c’è pericolo fascista, né una deriva violenta e autoritaria» e che «difendere le frontiere e ricordare l’identità di un popolo non ha nulla a che vedere con il fascismo, o peggio con il nazismo». Ma anche lui forse dovrebbe «riflettere più attentamente sulla storia e sul presente» e non ritenere ovvia la sua prospettiva.

A scuola si deve parlare di politica?

Tutto questo riguarda il merito del dibattito che, come tutti veri dibattiti, non può che restare aperto. Vi è però un risvolto importante da non perdere di vista, ed è che esso si svolge nel contesto del nostro sistema di istruzione e pone perciò in questione il rapporto tra scuola e politica.
È la principale accusa che il ministro rivolge alla Savino: «Non compete a una preside, nelle sue funzioni, lanciare messaggi di questo tipo». Il motivo, ai suoi occhi, è che «queste iniziative sono strumentali ed esprimono una politicizzazione che auspico non abbia più posto nelle scuole».
Questo è il punto: nella scuola non ci deve essere spazio per la politica. Ma è davvero così? Certo, se per politica si intende la squallida propaganda partitica a cui da troppo tempo siamo abituati, una istituzione che mira alla crescita culturale delle nuove generazioni non può prenderla in considerazione che per denunziarne l’inconsistenza. Ma già questo compito critico ha una valenza politica.
E ad esso la scuola deve educare dei cittadini e futuri elettori. Come deve aprire loro le prospettive e le regole di una “vera” politica, che cerchi, come è nella sua natura, non la difesa di interessi particolari, ma il bene comune. Non è questo che dovrebbe fare l’Educazione civica, da poco introdotta come materia obbligatoria nelle scuole?

La falsa alternativa delle occupazioni studentesche

Proprio il distacco della cultura scolastica dalla politica, con la conseguente incapacità di valorizzarla nel contesto di una formazione globale della personalità, è una delle cause della disaffezione dei giovani nei confronti di essa.
... Benvenuta, dunque, una lettera autenticamente “politica”, come quella della preside Savino. Che si spera possa essere seguita da una riflessione non occasionale dentro le aule, proprio nei quadri di una seria Educazione civica.

Non con gli insulti e le minacce

Dove il ministro ha ragione è nella denunzia di reazioni scomposte, che invece di contribuire al recupero della dimensione politica ne sono la negazione. Non è certo con gli insulti e con le minacce che si cresce e si fa crescere nella lotta per la verità e la giustizia.
Questo era proprio ciò che facevano i fascisti. Così la democrazia muore, stritolata tra il pericolo dell’autoritarismo da parte di istituzioni sempre meno rappresentative (in Lazio e Lombardia i vincitori rappresentano in realtà due cittadini su dieci!) e quello di una protesta che le contesta con cieca violenza. Abbiamo già visto questi scenari al tempo delle Brigate rosse e non abbiamo alcun interesse, come cittadini, a riprodurli. Anche da essi la scuola oggi deve mettere in guardia.


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Franco Lorenzoni
Ministro di merito e minaccia


Nella foto, tavolo di lavoro nella scuola primaria di Giove per discutere della guerra e della pace
osservando e dipingendo a partire da due quadri di Picasso

Come al solito è nei dettagli che si annidano gli indizi più conturbanti. Quando il ministro Giuseppe Valditara risponde alla preside Annalisa Savino con queste parole – “se l’atteggiamento dovesse persistere vedremo se sarà necessario prendere misure” – è evidente che sta minacciando. E la minaccia si allarga ancor più quando taccia la circolare scritta dalla preside fiorentina come una delle “iniziative strumentali che esprimono una politicizzazione che auspico che non abbia più posto nelle scuole”.

Il ministro leghista Valditara, che si candida a essere lancia acuminata del governo Meloni, sostiene dunque che a scuola non si deve fare politica. Ma politica a scuola si fa ogni giorno a ogni ora. Si fa politica se si sceglie di umiliare gli studenti che trasgrediscono le regole o si sceglie un’altra strada, più difficile da percorrere. Si fa politica quando si prova a dare la parola a tutte e tutti, perché la pratica continua del dialogo comporta convinzione, tenacia e un gran lavoro di costruzione di un contesto democratico. Si fa politica quando si chiede cosa pensino studentesse e studenti sempre, su ogni argomento, rendendo le nostre classi luogo di riflessione e palestra di argomentazione con conseguente arricchimento del linguaggio. Si fa politica quando si affrontano gli argomenti più scottanti di un presente incerto e inquietante e si prova a illuminarli con confronti storici e approfondimenti culturali, chiedendo sostegno all’arte, alla scienza e alla letteratura e moltiplicando curiosità e domande.

Fa politica, certo, la preside Annalisa Savino quando ricorda in una circolare a studentesse e studenti, insegnanti e famiglie che l’indifferenza è terreno di coltura dei totalitarismi. E fa politica il ministro che, invece di dissentire con queste affermazioni, com’è suo diritto, e controbattere con frasi argomentate, sostiene pubblicamente che ciò che afferma la preside è ridicolo e, se persiste, prenderà misure…

Politiche diverse che delineano scenari diversi.

Il confronto è aperto e ci deve coinvolgere tutti. Quelle che risultano intollerabili sono le minacce, che vanno respinte al mittente perché non devono e non possono trovare spazio nella scuola della Costituzione.
(fonte: Comune-Info 27 Febbraio 2023)


lunedì 27 febbraio 2023

L’arcidiocesi di Genova invece di eliminare i padrini ha deciso di formarli. Chapeau

L’arcidiocesi di Genova invece di eliminare i padrini ha deciso di formarli. Chapeau


Il problema è reale: che senso ha coinvolgere amici e familiari nel sacramento del Battesimo se non c’è una seria assunzione di responsabilità da parte loro riguardo all’accompagnamento del bambino nel suo cammino di formazione cristiana? Per non parlare del rischio che il ruolo del padrino sia attribuito con criteri mondani, come un segno di deferenza ad esempio, o peggio.
Queste difficoltà hanno suggerito a diversi vescovi la decisione di eliminare nelle proprie diocesi la figura del padrino e quella della madrina. Ma è la soluzione giusta o non piuttosto una fuga dai rischi?

L’arcivescovo di Genova, il francescano Marco Tasca, ha deciso di intraprendere una strada diversa: invece di eliminare i padrini ha deciso di formarli.
“A coloro che sono chiamati a svolgere il servizio di padrino e di madrina è chiesto di far parte della Comunità cristiana, attraverso un cammino di fede condiviso con altri fratelli e che comprenda, anche in modo graduale: la messa domenicale, un momento di riscoperta o approfondimento della fede, di nutrimento spirituale, di condivisione con i fratelli e di servizio nella carità. […] Coloro che non vogliono partecipare ai momenti di crescita spirituale come sopra proposti non abbiano i requisiti richiesti o si trovano in situazioni non compatibili con un’effettiva testimonianza cristiana, non possono svolgere l’incarico di padrino e di madrina”, si legge sul sito della diocesi di Genova nella pagina in cui è stato pubblicato il testo del decreto arcivescovile riguardante il servizio di padrino e madrina per i sacramenti del Battesimo e della Cresima.

Il documento reca la data del giorno 11 febbraio 2023 ma entrerà in vigore con l’inizio del prossimo anno pastorale, il giorno 3 dicembre 2023, prima domenica di Avvento. La nuova procedura sarà, almeno in una prima fase, sperimentale ed in vigore per un triennio.

Il decreto specifica, inoltre, che “a quelle persone “indicate dalla famiglia che, pur non avendo i requisiti prescritti, esprimono pur sempre una positiva vicinanza parentale, affettiva ed educativa” si può, eventualmente, offrire l’opportunità di prendere parte alla Celebrazione solo come testimoni del Rito sacramentale” e che “In tal caso, sul Registro dei Battesimi e delle Cresime si indichi come ‘testimone’ la persona scelta”.

Infine, la diocesi ricorda che “la Comunità cristiana è sempre chiamata ad essere partecipe nel trovare vie idonee per far maturare, in particolare nella Parrocchia e nel Vicariato, il servizio di padrino e di madrina; allo stesso modo, la Comunità si renda presente al momento della celebrazione dei Sacramenti dell’iniziazione cristiana.
(fonte: Faro di Roma 22/02/2023)


Naufragio di Cutro. Davanti all'ennesima tragedia dopo le lacrime e il silenzio, indispensabili non solo parole di verità, ma assunzione di responsabilità e reale conversione di tutti.

Naufragio di Cutro. Davanti all'ennesima tragedia,
dopo le lacrime e il silenzio,
indispensabili non solo parole di verità,
ma assunzione di responsabilità e reale conversione di tutti.


Vite infrante a 150 metri dalle nostre coste

Li hanno recuperati i soccorritori dei Vigili del Fuoco e della Guardia Costiera insieme ai finanzieri e ai carabinieri. Divise in lacrime per la pena di dover raccogliere tutti quei corpi senza vita. Un sommozzatore dei vigili del fuoco ha gli occhi pietrificati: aveva già visto quell’orrore dieci anni fa a Lampedusa. Dice che mai avrebbe pensato potesse capitare ancora.
Un altro racconta delle urla disperate dei sopravvissuti, 81, che hanno perso un figlio, un marito, una moglie, un genitore.

59 invece le vittime recuperate, ammassate su una spiaggia calabrese sotto teli bianchi. Intorno pezzi di quelle vite spezzate. Abiti, salvagenti e tante scarpe, alcune piccole piccole.
14 i bambini tra i 13 anni e gli 8 mesi recupersti dal mare, due erano gemellini. Gli altri corpi sotto i teli, uomini e tante donne. 59, 82 superstiti decine ancora i dispersi. A bordo di quella barca partita 4 giorni prima da Smirne, erano quasi 200. Afghani, iraniani, pakistani, siriani in fuga da guerre e devastazioni. Vite infrante a 150 metri dalle nostre coste.
Medici Senza Frontiere sta supportando i sopravvissuti: tra loro un bambino di 12 anni che ha perso tutta la famiglia. 9 in totale, di cui 4 fratelli e i genitori (altri sono parenti).
La gente qui di Calabria sta dando il proprio supporto, cosi come le organzizzazioni umanitarie. La politica parla purtroppo come sempre a sproposito. Da una parte e dall’altra. L’unica cosa che sarebbe stato opportuno dire è che si è vicini alle famiglie delle vittime e che è il momento di pensare ai sopravvissuti. Niente di più.

E no, che non sono loro ad essere incoscienti ma che siamo noi ad essere diventati dei mostri.
(fonte: Articolo 21, scritto da Angela Caponnetto 27/02/2023)

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Decine di morti nel naufragio sulle coste crotonesi.
Non sentiamoci esenti da colpe
 
Ancora una volta ci troviamo a piangere morti sul mare. Vite a cui è stata negata una speranza, un sogno. Bambini che non hanno mai potuto assaporare la dimensione del gioco. Oggi piangiamo questi morti e lo facciamo in silenzio, con rispetto. Ma che questo silenzio di dolore duri solo per oggi perché è giunto il momento di far risentire la voce della società civile, di chi opera nelle politiche sociali e culturali. ...

Da domani dobbiamo far sentire una voce unica, se possibile, e decisa che prospetti un chiaro percorso che porti al superamento degli accordi con la Libia e con gli altri paesi che si affacciano nel mediterraneo e trattengono (in maniera disumana) in lager persone che anelano alla libertà, alla felicità. Bisogna pressare sui rappresentanti politici, che da troppo tempo hanno abdicato su questo tema, perché riportino la discussione nelle sedi parlamentari.
Che l’essere umano torni al centro del dibattito.
Da domani bisogna ritrovare la forza, e la ragione, per essere concretamente un faro, un porto sicuro, per le persone che vogliono realizzare un sogno.
Non sentiamoci esenti da colpe per tutto quello che è successo e succede perché, citando liberamente De Andrè,: “Per quanto noi ci crediamo assolti siamo per sempre coinvolti”


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Il dolore di chi è sopravvissuto. Trovati altri 3 corpi

Piangono quasi tutti senza parlare, avvolti in un dolore terribile e muto, le persone migranti superstiti del naufragio a Cutro che sono stati portati nel centro di accoglienza di Isola Capo Rizzuto. Hanno tolto i vestiti bagnati e sono avvolti da coperte, con lo sguardo fisso nel vuoto, in una delle sale del centro di accoglienza, accomunati dal dolore e dalla disperazione. Una donna lancia grida disperate, urla il nome del figlio che non trova più. Il naufragio ha spezzato non solo la vita di tante persone, ma anche i legami più forti, quelli familiari. Tanti i casi di bambini rimasti orfani. ... 
Storie drammatiche delle quali cerca di farsi carico l'équipe di Medici senza frontiere composta da un mediatore e da una psicologa. ...
La strage nel mar Ionio al momento conta 62 persone migranti morte, mentre cercavano di raggiungere le coste calabresi. Tra le vittime ci sono 33 uomini (di cui 9 minori) e 29 donne (di cui 5 minori). La maggior parte dei superstiti soccorsi proviene soprattutto da Afghanistan e Pakistan, ci sono anche palestinesi, iraniani e somali. In totale sono un’ottantina, alcuni ricoverati nell’ospedale civile di Crotone e altri nel centro di prima accoglienza di Isola Capo Rizzuto. Secondo le prime ricostruzioni, il caicco era partita giovedì mattina, 23 febbraio, da Izmir, in Turchia, con un carico di cittadini iracheni, iraniani, afghani e siriani. A bordo almeno 180 persone che per questo viaggio avevano pagato circa 2.500 euro.​ ...
David Morabito era anche a Lampedusa, quel 3 ottobre del 2013, quando un'altra imbarcazione colò a picco davanti alle coste. Quella volta i morti furono 368. «Ma ogni volta è come se fosse la prima volta - ha spiegato all'Adnkronos il capo del Nucleo Sommozzatori dei Vigili del fuoco della Calabria - sono tragedie umane. Io sono padre e vedere quei corpi di bambini senza vita è ogni volta un colpo al cuore» riferendosi ai corpi restituiti dal mare alla spiaggia di Steccato di Cutro, in provincia di Crotone, domenica all'alba, tra cui ci sono anche quelli di undici bambini e un neonato.
Questa mattina altri tre corpi sono stati ritrovati durante le ricerche dei dispersi del naufragio del barcone davanti alla spiaggia di Steccato di Cutro (Crotone). Prima è stato trovato il corpo di un uomo a poche centinaia di metri dal naufragio, il secondo era in mare ed è stato recuperato da motovedetta della Guardia costiera. Infine, il terzo a diverse miglia dal naufragio. ...


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Conversioni sulla spiaggia di Cutro

La processione delle dichiarazioni politiche sui cadaveri della spiaggia di Cutro aggiunge l'amarezza al dolore. "È colpa dei trafficanti" dice uno.

L'altro gli fa eco dicendo che "facciamo bene a volerli fermare nei luoghi di partenza". Naturalmente per il loro bene e la loro incolumità. E altri ancora tuonano che "Nessuno deve permettersi di speculare politicamente su quelle morti". E intanto i corpi giacciono sotto i lenzuoli bianchi e a un sindaco scappa di dire: "Non abbiamo tanti posti pronti nel nostro piccolo cimitero". E intanto le lacrime non bastano a dire il dolore. Se a parole la vita è al primo posto, allora bisogna fare di tutto. Con o senza l'Europa, con o senza il consenso del nostro governo. Siamo fratelli tutti. Per i cristiani questo è il tempo della conversione. E se provassimo a cospargere di cenere le leggi che impongono di fare il giro largo, di non salvare tutti, di pagare il ricatto dei trafficanti? È speculazione? Forse è semplicemente il tentativo di convertire le lacrime sincere in obbedienza al comando di non uccidere.
(fonte: Mosaico dei Giorni, scritto da Tonio Dell'Olio 27/02/2023)

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Vedi anche il post precedente:


«Che posto ha nella mia vita la Parola di Dio?» Papa Francesco Angelus 26/02/2023 (testo e video)

ANGELUS

Piazza San Pietro
Domenica, 26 febbraio 2023


Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Il Vangelo di questa prima Domenica di Quaresima ci presenta Gesù nel deserto tentato dal diavolo (cfr Mt 4,1-11). Diavolo significa “divisore”. Il diavolo vuol sempre creare divisione, ed è ciò che si propone anche tentando Gesù. Vediamo allora da chi lo vuole dividere e in che modo lo tenta.

Da chi il diavolo vuole dividere Gesù? Dopo aver ricevuto il Battesimo da Giovanni nel Giordano, Gesù era stato chiamato dal Padre «il Figlio mio, l’amato» (Mt 3,17) e lo Spirito Santo era sceso su di Lui in forma di colomba (cfr v. 16). Il Vangelo ci presenta così le tre Persone divine unite nell’amore. Poi Gesù stesso dirà di essere venuto nel mondo per rendere anche noi partecipi dell’unità che c’è tra Lui e il Padre (cfr Gv 17,11). Il diavolo, invece, fa il contrario: entra in scena per dividere Gesù dal Padre e distoglierlo dalla sua missione di unità per noi. Divide sempre.

Vediamo ora in che modo prova a farlo. Il diavolo vuole approfittare della condizione umana di Gesù, che è debole perché ha digiunato quaranta giorni e ha fame (cfr Mt 4,2). Il maligno allora cerca di instillare in lui tre “veleni” potenti, per paralizzare la sua missione di unità. Questi veleni sono l’attaccamento, la sfiducia e il potere. Anzitutto il veleno dell’attaccamento alle cose, ai bisogni; con ragionamenti suadenti il diavolo prova a suggestionare Gesù: “Hai fame, perché devi digiunare? Ascolta il tuo bisogno, soddisfalo, ne hai il diritto e il potere: trasforma le pietre in pane”. Poi il secondo veleno, la sfiducia: “Sei sicuro – insinua il maligno – che il Padre voglia il tuo bene? Mettilo alla prova, ricattalo! Buttati giù dal punto più alto del tempio e fagli fare quello che vuoi tu”. Infine il potere: “Di tuo Padre non hai bisogno! Perché aspettare i suoi doni? Segui i criteri del mondo, prenditi tutto da solo e sarai potente!”. Le tre tentazioni di Gesù. E anche noi viviamo queste tra tentazioni, sempre. È terribile, ma è proprio così, anche per noi: l’attaccamento alle cose, la sfiducia e la sete di potere sono tre tentazioni diffuse e pericolose, che il diavolo usa per dividerci dal Padre e non farci più sentire fratelli e sorelle tra noi, per portarci alla solitudine e alla disperazione. Questo volle fare a Gesù, questo vuole fare a noi: portarci alla disperazione.

Ma Gesù vince le tentazioni. E come le vince? Evitando di discutere col diavolo e rispondendo con la Parola di Dio. Questo è importante: con il diavolo non si discute, con il diavolo non si dialoga! Gesù gli fa fronte con la Parola di Dio. Cita tre frasi della Scrittura che parlano di libertà dalle cose (cfr Dt 8,3), di fiducia (cfr Dt 6,16) e di servizio a Dio (cfr Dt 6,13), tre frasi opposte alle tentazioni. Non dialoga mai con il diavolo, non negozia con lui, ma respinge le sue insinuazioni con le Parole benefiche della Scrittura. È un invito anche per noi: con il diavolo non si discute! Non si negozia, non si dialoga; non lo si sconfigge trattando con lui, è più forte di noi. Il diavolo lo sconfiggiamo opponendogli con fede la Parola divina. In questo modo Gesù ci insegna a difendere l’unità con Dio e tra di noi dagli attacchi del divisore. La Parola divina che è la risposta di Gesù alla tentazione del diavolo.

E ci chiediamo: che posto ha nella mia vita la Parola di Dio? Ricorro ad essa nelle mie lotte spirituali? Se ho un vizio o una tentazione ricorrente, perché, facendomi aiutare, non cerco un versetto della Parola di Dio che risponda a quel vizio? Poi, quando arriva la tentazione, lo recito, lo prego confidando nella grazia di Cristo. Proviamo, ci aiuterà nelle tentazioni, ci aiuterà tanto, perché, tra le voci che si agitano dentro di noi, risuonerà quella benefica della Parola di Dio. Maria, che ha accolto la Parola di Dio e con la sua umiltà ha sconfitto la superbia del divisore, ci accompagni nella lotta spirituale della Quaresima.

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Dopo l'Angelus

Cari fratelli e sorelle!

Giungono ancora notizie dolorose dalla Terra Santa: tante persone uccise, anche bambini… Come fermare questa spirale di violenza? Rinnovo l’appello a far sì che il dialogo prevalga sull’odio e sulla vendetta, e prego Dio per i palestinesi e gli israeliani, affinché trovino la strada della fraternità e della pace, con l’aiuto della Comunità internazionale.

Sono molto preoccupato anche per la situazione in Burkina Faso, dove continuano gli attacchi terroristici. Invito a pregare per la popolazione di quel caro Paese, affinché le violenze subite non facciano perdere la fiducia nel cammino della democrazia, della giustizia e della pace.

Stamattina ho saputo con dolore del naufragio avvenuto sulla costa calabrese, presso Crotone. Già sono stati recuperati quaranta morti, tra cui molti bambini. Prego per ognuno di loro, per i dispersi e per gli altri migranti sopravvissuti. Ringrazio quanti hanno portato soccorso e coloro che stanno dando accoglienza. La Madonna sostenga questi nostri fratelli e sorelle. E non dimentichiamo la tragedia della guerra in Ucraina, già un anno è stato fatto di guerra. E non dimentichiamo il dolore del popolo siriano e di quello turco per il terremoto.

Rivolgo il mio saluto a tutti voi venuti dall’Italia e da altri Paesi. Saluto i pellegrini provenienti dalla Spagna, dal Portogallo, dal Messico e dalla Croazia. Saluto i fedeli di Palermo, Montelepre, Termini Imerese e Riese Pio X; gli alunni del Seminario Campano Interregionale di Napoli; gli adolescenti di diverse parrocchie della diocesi di Milano; i ragazzi della Cresima di Cavaion e Sega (Verona), il gruppo di Limbadi e i bambini della Prima Comunione di Sant’Aurea a Ostia Antica.

Accolgo l’Associazione Italiana Donatori di Organi, che celebra il 50° di fondazione: vi ringrazio per il vostro impegno di solidarietà sociale e vi esorto a continuare a promuovere la vita attraverso la donazione degli organi. 
Un saluto speciale, poi, a quanti sono venuti in occasione della Giornata delle Malattie Rare, che sarà dopodomani: rinnovo il mio incoraggiamento alle Associazioni dei malati e dei familiari; non manchi, specialmente ai bambini, la nostra vicinanza per far sentire loro l’amore e la tenerezza di Dio.

Ed auguro a tutti una buona domenica. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!

Guarda il video


domenica 26 febbraio 2023

Naufragio a Cutro (Crotone) Card. Matteo Zuppi: Non possiamo ripetere parole che abbiamo sprecato in eventi tragici simili a questo, che hanno reso il Mediterraneo in venti anni un grande cimitero. Occorrono scelte e politiche, nazionali ed europee ...


Naufragio a Cutro (Crotone): Nota del Presidente della CEI

Pubblichiamo la Nota del Card. Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI, sul naufragio avvenuto il 26 febbraio, davanti alle coste di Cutro (Crotone).

Una profonda tristezza e un acuto dolore attraversano il Paese per l’ennesimo naufragio avvenuto sulle nostre coste. Le vittime sono di tutti e le sentiamo nostre. Il bilancio è drammatico e sale di ora in ora: sono stati già recuperati 40 corpi, tra cui molti bambini. Ci uniamo alla preghiera del Santo Padre per ognuno di loro, per quanti sono ancora dispersi e per i sopravvissuti. Li affidiamo a Dio con un pensiero per le loro famiglie.
Questa ennesima tragedia, nella sua drammaticità, ricorda che la questione dei migranti e dei rifugiati va affrontata con responsabilità e umanità. Non possiamo ripetere parole che abbiamo sprecato in eventi tragici simili a questo, che hanno reso il Mediterraneo in venti anni un grande cimitero. Occorrono scelte e politiche, nazionali ed europee, con una determinazione nuova e con la consapevolezza che non farle permette il ripetersi di situazioni analoghe.
L’orologio della storia non può essere portato indietro e segna l’ora di una presa di coscienza europea e internazionale. Che sia una nuova operazione Mare Nostrum o Sophia o Irini, ciò che conta è che sia una risposta strutturale, condivisa e solidale tra le Istituzioni e i Paesi. Perché nessuno sia lasciato solo e l’Europa sia all’altezza delle tradizioni di difesa della persona e di accoglienza.
(fonte: CEI 26 Febbraio 2023)



Preghiera dei Fedeli - Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto (ME) - I Domenica di Quaresima - Anno A

Fraternità Carmelitana 
di Pozzo di Gotto (ME)

Preghiera dei Fedeli


I Domenica di Quaresima Anno A
26 Febbraio 2023 

Per chi presiede

Fratelli e sorelle, il tempo di quaresima è un tempo propizio per ridare ordine alla nostra vita cristiana. È un tempo di conversione per poter essere in grado di corrispondere all’amore che il Padre ci ha manifestato nella Croce di Cristo Gesù. Con umiltà e fiducia rivolgiamo al Padre le nostre preghiere ed insieme diciamo:

R/  Donaci, o Padre, la fame della tua Parola

Lettore

- O Dio nostro Padre, dona alla tua Chiesa sapienza e discernimento, perché possa ben comprendere cosa significhi abbracciare il Vangelo del tuo Figlio Gesù. Donale la grazia necessaria per saper affrontare il deserto di questa storia umana, così intrisa di menzogna e di violenza, senza confidare in quei mezzi mondani, che Gesù, tuo Figlio, ha decisamente scartato come inadeguati a testimoniare la tua paternità. Preghiamo.

- O Dio nostro Padre, fa’ crescere in tutte le comunità cristiane la fame della tua Parola, il desiderio di conoscerla sempre di più, la costanza di sostare quotidianamente nell’ascolto di essa. Fa’ che ognuna di esse possa comprendere che non ci potrà mai essere una vera comunità di persone se non resta ben fondata sulla roccia della tua Parola. Preghiamo.

- Ti affidiamo, o Padre, il futuro dei popoli europei, così impantanati nella perversa logica della guerra. Dona a tutti di comprendere che non esiste guerra giusta, che possa condurre alla pace e che il raggiungimento di una vittoria è solo il preludio di ulteriori guerre. Fa’ fiorire nei cuori desertificati di questi popoli una volontà di pace e di nuove relazioni umane e politiche. Preghiamo.

- Ricordati, o Padre, del nostro Paese e di quanti sono stati chiamati a guidare la “cosa pubblica”. Dona a tutti costoro la capacità di ascoltare il grido di tante famiglie e di tante persone, costrette a sperimentare la precarietà, la difficoltà di potersi curare e l’indifferenza delle istituzioni. A tutti noi dona un cuore più sensibile verso i bisogni degli altri. Preghiamo.

- Davanti a te, o Padre, ci ricordiamo dei nostri parenti e amici defunti [pausa di silenzio]; ci ricordiamo delle vittime della guerra e del terremoto in Turchia e Siria. A tutti concedi la Beatitudine eterna. Preghiamo.


Per chi presiede

Accogli, o Padre, le nostre preghiere: non abbandonarci nella tentazione e donaci la forza di superare ogni prova, per maturare nelle fede e adorarti come il nostro unico e vero Dio. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. AMEN.


"Un cuore che ascolta - lev shomea" n° 15 - 2022/2023 anno A

"Un cuore che ascolta - lev shomea"

"Concedi al tuo servo un cuore docile,
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo
e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)



Traccia di riflessione sul Vangelo
a cura di Santino Coppolino


I Domenica di Quaresima (ANNO A)

Vangelo:



La Prima Domenica di Quaresima contempla sempre la pagina del Vangelo delle Tentazioni, situata fra il Battesimo e l'inizio del Ministero Pubblico di Gesù. Le Tentazioni non sono una casualità, un incidente di percorso nella vita di Gesù, ma la cifra della continua lotta che ha sostenuto lungo tutta la sua esistenza fin sotto la croce (cfr. Mt 27,39-44). Esse rappresentano la precisa volontà dello Spirito Santo che spinge Gesù nel deserto perché le affronti e le vinca. Il banco di prova su cui Gesù viene tentato è la sua condizione di Figlio di Dio e di Messia, il modo attraverso il quale è chiamato ad esserlo. E' lo scontro fra due modalità di intendere la vita che sono diametralmente opposti: quello del potere (Economico, Politico e Religioso) che domina, opprime e uccide, e quello di Dio Padre che ama e serve i suoi figli fino al dono totale di sé. Gesù resiste alla seduzione del potere rifiutando con fermezza i progetti messianici del tentatore, perché sa bene che la salvezza che viene dal Padre è "Totalmente Altra" rispetto alle attese dell'uomo. La proposta di satana a Gesù, quella di essere Figlio di Dio e Messia attraverso l'utilizzo del potere (si capisce, a fin di bene!), è molto seducente. «Il male si presenta sempre a fin di bene, ma non è sufficiente agire a fin di bene: anche i mezzi utilizzati devono essere della stessa natura del fine, altrimenti lo conducono a distruzione» (cit.). Quale uomo (cristiani compresi), se ne avesse i mezzi, non farebbe ciò che satana ha proposto a Gesù? Così storicamente è stato ed è ancora oggi. La Chiesa, come il suo Maestro e Signore, da sempre è sottoposta alle medesime tentazioni, ed il suo più grande peccato è stato ed è l'assoluta mancanza di discernimento: pur affermando di amare e di servire Gesù, non pensa e non agisce come Lui (cfr. Mt 16,22-23). Per questa ragione la Chiesa deve sempre essere vigile, per non considerare leciti ciò che Gesù ha scartato come mezzi diabolici.


sabato 25 febbraio 2023

Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto (ME) - CANTI PER LA QUARESIMA 2023

Fraternità Carmelitana
di Barcellona Pozzo di Gotto (ME)


CANTI PER  LA QUARESIMA 2023






Ecco il foglio dei canti per la Quaresima

- Canti per la QUARESIMA 2023 (PDF)

IL MALE SENZA CASA Se in questa Quaresima ognuno di noi si avvicina e si prende cura di una persona che ha bisogno, regalando del tempo e un po' di cuore, questo sarà per lei l’avvicinarsi di un angelo. - I Domenica di Quaresima (ANNO A) - Commento al Vangelo a cura di P. Ermes Ronchi

IL MALE SENZA CASA
 

Se in questa Quaresima ognuno di noi si avvicina e si prende cura di una persona che ha bisogno, regalando del tempo e un po' di cuore, questo sarà per lei l’avvicinarsi di un angelo.


I commenti di p. Ermes al Vangelo della domenica sono due:
  • il primo per gli amici dei social
  • il secondo pubblicato su Avvenire

In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”».
Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».
Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».
Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.  Mt 4,1-11


per i social

IL MALE SENZA CASA

Se in questa Quaresima ognuno di noi si avvicina e si prende cura di una persona che ha bisogno, regalando del tempo e un po' di cuore, questo sarà per lei l’avvicinarsi di un angelo, un frullare d’ali in volo nella casa.

Ogni tentazione è una scelta tra due amori: «Sempre sul ciglio dei due abissi / tu devi camminare e non sapere / quale seduzione se del Nulla / o del Tutto ti abbatterà» (David Maria Turoldo).

Il più astuto degli spiriti si è mascherato e si presenta come un amico che vuole aiutare Gesù a fare meglio il messia. Ma che cosa propone il diavolo di così potente? Non le tentazioni che ci saremmo aspettate per tradizione: la sessualità o le osservanze religiose. Si tratta invece di scegliere che tipo di Messia diventare, che tipo di Uomo. Se il Maestro avesse risposto diversamente al tentatore, non avremmo avuto né la croce né la via cristiana.

Le tre tentazioni ridisegnano lo schema delle relazioni: il rapporto con me stesso e con le cose (pietre o pane?); con Dio (un Onnipotente, magico distributore di grazie a nostro servizio); con gli altri (il potere e il dominio). Di tutto questo il diavolo fa mercato (se tu mi adorerai...), al contrario di Dio che mai mercanteggia sui suoi doni. E quanto è facile fare mercato di se stessi, in cambio di prestigio, poltrone, denaro.

Le tentazioni di Gesù riassumono i grandi inganni della vita, primo fra tutti quello di sostituire Dio con delle cose: «dì che queste pietre diventino pane, questa è tutta la vita, non c'è altro!». Pietre o pane, quindi? Gesù denuncia questa alternativa, dove l'uomo sopravvive appena, dilatando la fame e gli orizzonti del cuore: di solo pane l'uomo non vive, anzi lentamente muore.
Il pane è un bene, un bene santo. Cosa c'è di male nel pane? Gesù l’ha moltiplicato, ma non l’ha mai cercato per sé, si è invece fatto pane offerto a tutti, nessuno escluso.

Il nostro errore è aver proclamato assolute le cose.
Capisco allora che la fede è un’offerta di più vita: il pane mantiene la vita, ma più vita viene dalla sua Parola. E mi ritrovo mendicante di cielo, di giustizia vera e bella, di amore per me e per gli altri, di agognata pace, dove trova senso il viaggio bello della quaresima, questo passaggio dalla dispersione alla profondità.

È bella la Quaresima. Non si impone come stagione penitenziale, ma si propone come reinvenzione: la primavera che riparte, la vita che punta diritta verso la luce di Pasqua. Un tempo di novità, di semplici, solidali, concreti, nuovi stili di vita, a cura della casa comune e di tutti i suoi abitanti.

«Ed ecco angeli si avvicinarono e lo servivano». Avvicinarsi e servire, parole angeliche. Se in questa Quaresima ognuno di noi si avvicina e si prende cura di una persona che ha bisogno, regalando del tempo e un po' di cuore, questo sarà per lei l’avvicinarsi di un angelo, un frullare d’ali in volo nella casa.
Il Nemico allora si allontanerà, per far posto ancora agli angeli, al nostro avvicinarsi e servire: questo è il vangelo semplice dove il male non ha più casa, da dove continua a fuggire.


per Avvenire 

Un angelo nel cielo delle nostre metropoli  (...)

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Il Papa: la guerra feroce ha tolto il sorriso ai bambini, ma non perdiamo la speranza - Cerca il tuo orizzonte. Rialzarsi e ripartire oggi.

Il Papa: la guerra feroce ha tolto il sorriso ai bambini,
ma non perdiamo la speranza

Il Papa nello "Speciale I viaggi del cuore"

Intervista di Francesco con don Davide Banzato per il programma “I Viaggi del Cuore”, in onda su Canale 5. Il Pontefice guarda all’attualità della Chiesa e del mondo: “Oggi il negozio più grande è ‘fabbrica delle armi’. Se per un anno non si fabbricassero armi, finirebbe la fame nel mondo”. L’invito a immedesimarsi nelle sofferenze degli altri, non avendo “paura di toccare la carne del fratello”, e non aggrapparsi ai fallimenti della vita ma all’“ancora” della fede

Dieci domande per riannodare il filo di dieci anni di pontificato, ma anche per guardare alle ferite del mondo, a cominciare dalla “guerra feroce” che ha rubato il sorriso a tanti bambini, e anche per riflettere sulle inquietudini del cuore dell’uomo. Quelle che portano ad incappare in una "malattia" pericolosa: attaccarsi ai "fallimenti" e alle "cose brutte" della vita. Francesco è in dialogo con don Davide Banzato, sacerdote della comunità Nuovi Orizzonti e volto noto della tv con il programma Mediaset I Viaggi del cuore. E proprio dello speciale de I Viaggi del cuore di sabato 18 febbraio, in onda su Canale 5, Papa Francesco è il protagonista con un colloquio a Casa Santa Marta, nato, spiega l’autore, spontaneamente e inaspettatamente. Doveva infatti essere un videomessaggio di saluto a troupe, autori, registi e produttore, è diventata una vera e propria intervista trasmessa in parte su Mediaset. Pubblicata integralmente in un libro edito da Piemme in collaborazione con la Libreria Editrice Vaticana il 21 febbraio dal titolo “Cerca il tuo orizzonte. Rialzarsi e ripartire oggi”.

Non attaccarsi alle cose brutte

L'intervista parte da un punto caro al Papa che è quello della memoria. “Una grazia”, dice, che "ci porta alle radici della nostra attualità". "Come la mia personalità, che sta per finire la vita, da dove è cresciuta…”, spiega Francesco, ricordando i suoi parenti in Piemonte che ha visitato personalmente nel novembre 2022. "Ci sono luoghi significativi di memoria, persone che hanno segnato la nostra vita. È buono viaggiare". Ma in questo viaggio nella memoria e nelle radici c’è tuttavia “un pericolo”, ammonisce il Pontefice: “Tutti noi abbiamo avuto nella vita: cose brutte, cose che ci hanno fatto soffrire, e c’è poi una malattia di attaccarsi ai fallimenti della vita: no, questo fa male. Le cose brutte, sì, ma, ricordiamole, ringraziamo il Signore che ci ha aiutato per uscire, ma non mettersi lì, perché questa è una malattia. È come se (fosse) un attaccamento sì, ai fallimenti, alle cose brutte".

Un momento di desolazione umana

Di cose brutte, annota Francesco, ne stanno accadendo tante nel nostro tempo. Veniamo da una pandemia che ci ha “indebolito” e ora c’è la guerra: “Una guerra che è feroce” e che ha provocato “una crisi economica e finanziaria”. “Oggi, soprattutto in tutta Europa, la gente non saprà come pagare la luce, per esempio. Dovrà risparmiare tanto”, rileva il Papa. “È un momento brutto, è un momento di desolazione umana. I morti o i feriti (che arrivano dalla guerra)… Tu vedi i morti torturati prima della morte, le fotografie sono terribili”.

Il Papa a colloquio con don Davide Banzato

Il sorriso dei bambini

L’angoscia del Vescovo di Roma è soprattutto per i bambini: “Si sono dimenticati di ridere… Qui sono venuti tanti bambini, tanti dell’Ucraina, non ridono… Sono amabili, sì, ma non ridono, hanno perso quello. Sono andato a trovare i bambini che erano al Bambino Gesù, ucraini, feriti, nessuno (aveva) un sorriso”. Per Francesco, “togliere il sorriso a un bambino significa… una tragedia!”. E questa tragedia sta segnando il nostro tempo: “Un tempo dove il negozio più grande è la vendita delle armi, la fabbrica delle armi. Oggi, se per un anno – mi ha detto un tecnico – non si fabbricassero armi, finirebbe la fame nel mondo. Le guerre chiedono armi. E perché una guerra? Perché di solito un impero o un governo, quando si indebolisce un po’, ha bisogno di una guerra per riprendersi… È una cosa brutta".

Guardare orizzonti diversi

In questo scenario drammatico, il Papa esorta tuttavia a non perdere la speranza e a guardare “orizzonti” diversi. “Guardare gli orizzonti della vita, così, significa guardare alla speranza. E anche guardare che la storia non finisce con te, non è finita con mio nonno, non finirà con la quarta generazione che verrà dopo”. Questa prospettiva “dà il coraggio di camminare sempre”. Ma attenzione, avverte Francesco, a non cadere nella “psicologia dello struzzo”, cioè che “davanti a qualsiasi cosa mette la testa nella terra”. E attenzione pure a guardare solo il proprio ombelico: “La gente che soltanto guarda se stessa fa il contrario del cercare l’orizzonte. L’orizzonte ti fa guardare tutto”. Questa, afferma il Pontefice, è “la base della virtù della speranza”. Come dicevano alcuni padri della Chiesa che prefiguravano la speranza come “un’ancora”: "Che tu sei nel mare o nel fiume e butti l’ancora per essere sicuro e ti aggrappi alla corda. La speranza, tu la butti nell’eternità, l’ancora, e vai aggrappato; ma se tu non guardi all’orizzonte, non puoi più, mai potresti buttare un’ancora, no?". “In questo tempo è difficile”, sottolinea Papa Francesco, dunque “c’è il Signore c’è la speranza. È difficile e brutto, c’è tanta sofferenza, tanta, ma anche c'è la corda e l’ancora. È il mistero del dolore e della speranza”.

Chi ha fede e chi no

E a chi “non ha fede”, cosa dire? “Non è un peccato non avere la fede”, risponde il Papa. “La fede è un dono di Dio... C’è gente buona, buonissima, che non ha il dono della fede. Soltanto gli dirò: Sii aperto. Cerca. Non stancarti di cercare. Senza angoscia: no, no! Naturalmente aperto'". Chi crede deve stare attento, invece, a non vivere “come ‘pagano’”. Ci sono credenti che vivono così: “Cristiani finti o, come diceva mia nonna, cristiani all’acqua di rose”, dice il Papa. “A questi dirò: “Cambia vita! Com’è la tua vita? È una vita giusta? È una vita al servizio degli altri? È una vita che spreca i soldi?”.

Papa Francesco durante l'intervista

La ricchezza non è peccato

Da qui una riflessione sul tema della ricchezza: “Mi diceva un signore che qui a Roma ci sono ristoranti dove, se inviti due persone, alla fine saranno 1.700 euro. Ma tu vivi così, a quel livello, quando c’è gente che muore di fame? 'Eh, Padre, non sia comunista …'. No, dai, questo è Vangelo, eh?’”. “Non sto parlando male dei ricchi, ci sono ricchi santi che sanno usare bene i propri beni per gli altri”, chiarisce Francesco. Ma anche le “condotte” definiscono il tipo di fede: "Se lo stile di vita è pagano, si capisce che non abbia fede o che abbia una fede di vernice, di vernice, sì: la tua vita è verniciata di fede ma (la fede) non ha radici, no?".

A tal proposito, il Papa cita la fotografia scattata da uno dei “fotografi del Vaticano” in strada a Roma di una signora anziana e ben vestita che esce da un ristorante e ignora la mendicante che le chiede l’elemosina: “Se tu non ti accorgi di qualcosa e di qualcuno dietro la tua vanità, del tuo modo di vivere, sei chiuso in te stesso...” La “carne di tuo fratello” è “la stessa carne tua”, sottolinea il Pontefice: “Forse domani sarai tu in quella posizione… Non avere paura di toccare la carne ferita”.

La "sclerocardia"

Questo aiuta a vincere la “sclerocardia”, la chiusura del cuore: “Un cuore duro è molto difficile ammorbidirlo”. “Tante volte il Signore usa per questo situazioni brutte, come le malattie, così che cambia il cuore. Ma dobbiamo sempre chiedere al Signore: fa che il mio cuore non diventi duro, fa che il mio cuore sia umano, che sia vicino a ogni umanità. Oggi, domanda il Papa, "quanti piangono – non dico fisicamente, ma nel cuore – per i bambini orfani in Ucraina? Quanti soffrono per questo? Quanti soffrono per i bambini di strada che rubano perché sono soli nella vita?”. Francesco indica un quadro nel salone di Santa Marta, dipinto da un artista piemontese sulla base della foto di un siriano che fugge con il figlio. Si chiama Come loro costretti a fuggire e rappresenta la fuga in Egitto. “Noi pensiamo che la fuga in Egitto è stata ‘in carrozza con gli angeli’ che portavano avanti... La fuga in Egitto è stata così, così! Questa realtà l’ha vissuta Gesù e questa realtà la vive tanta gente”.

"Pregate per me"

Nell’intervista un cenno anche al suo pontificato che il 13 marzo compie dieci anni. Jorge Mario Bergoglio torna indietro alla sua elezione: “Povero Pietro, quale successore si è trovato!”, esclama ridendo, “mai immaginavo una cosa del genere per la mia vita”. Tuttavia c’è stata “naturalità” nel passaggio da Buenos Aires a Roma: “È un guardare agli orizzonti diversi”. Non mancano certo le inquietudini, ma non sempre sono “un male”, anzi, possono diventare occasione di “discernimento”. Francesco chiede comunque preghiere per sé: “Pregate per me perché possa essere un Papa cristiano, non pagano, che il Signore mi dia la grazia di vivere come cristiano e di aiutare la Chiesa, che è il santo popolo fedele di Dio. Non è quel prete, quel vescovo, ma il popolo di Dio”.

Don Davide Banzato durante lo "Speciale I Viaggi del cuore"

(fonte: Vatican News, articolo di Salvatore Cernuzio 18/02/2023)

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Qui il link per vedere l'intervista a Papa Francesco

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Cerca il tuo orizzonte.
Rialzarsi e ripartire oggi.

Se avessi, in modo improvviso e inaspettato, l'occasione di passare un po' di tempo a faccia a faccia con il Papa, cosa gli chiederesti? Proprio questa è stata l'esperienza straordinaria vissuta da Davide Banzato e raccontata nelle pagine di questo libro: in Vaticano per il suo programma I viaggi del cuore, don Davide mai avrebbe pensato di avere la possibilità unica di chiacchierare con il pontefice e porgli le domande che lui, e forse molti di noi, portava dentro di sé. Ne è scaturito un dialogo sincero e spontaneo, ma anche una riflessione illuminante tra un sacerdote dal vissuto spesso rischioso, fatto di luci e ombre, e un Papa dalla grande saggezza e, soprattutto, dalla sconfinata umanità. In occasione del decimo anniversario del pontificato di papa Francesco, sono appunto dieci le domande a cui risponde qui il Santo Padre, dando vita a un percorso che affronta temi esistenziali e attuali: dalla solitudine all'indifferenza, dalla crisi di fede alla pace del cuore, dalla paura alla povertà. Il tutto arricchito da aneddoti personali e riflessioni sul tempo che viviamo, sui documenti e discorsi del Papa, su questioni scottanti come gli abusi, la guerra e la crisi economica, in un approfondimento che parla a tutti. Le parole del Pontefice ci accompagnano così in un vero "viaggio del cuore": un cammino intenso, non privo di ostacoli e luoghi oscuri ma capace di mostrarci che, per ognuno di noi, è sempre possibile gettare l'ancora della speranza nel mezzo della tempesta, aprire una finestra e scorgere l'orizzonte di un domani più sereno.

Qui la scheda del Libro