lunedì 27 febbraio 2023

Naufragio di Cutro. Davanti all'ennesima tragedia dopo le lacrime e il silenzio, indispensabili non solo parole di verità, ma assunzione di responsabilità e reale conversione di tutti.

Naufragio di Cutro. Davanti all'ennesima tragedia,
dopo le lacrime e il silenzio,
indispensabili non solo parole di verità,
ma assunzione di responsabilità e reale conversione di tutti.


Vite infrante a 150 metri dalle nostre coste

Li hanno recuperati i soccorritori dei Vigili del Fuoco e della Guardia Costiera insieme ai finanzieri e ai carabinieri. Divise in lacrime per la pena di dover raccogliere tutti quei corpi senza vita. Un sommozzatore dei vigili del fuoco ha gli occhi pietrificati: aveva già visto quell’orrore dieci anni fa a Lampedusa. Dice che mai avrebbe pensato potesse capitare ancora.
Un altro racconta delle urla disperate dei sopravvissuti, 81, che hanno perso un figlio, un marito, una moglie, un genitore.

59 invece le vittime recuperate, ammassate su una spiaggia calabrese sotto teli bianchi. Intorno pezzi di quelle vite spezzate. Abiti, salvagenti e tante scarpe, alcune piccole piccole.
14 i bambini tra i 13 anni e gli 8 mesi recupersti dal mare, due erano gemellini. Gli altri corpi sotto i teli, uomini e tante donne. 59, 82 superstiti decine ancora i dispersi. A bordo di quella barca partita 4 giorni prima da Smirne, erano quasi 200. Afghani, iraniani, pakistani, siriani in fuga da guerre e devastazioni. Vite infrante a 150 metri dalle nostre coste.
Medici Senza Frontiere sta supportando i sopravvissuti: tra loro un bambino di 12 anni che ha perso tutta la famiglia. 9 in totale, di cui 4 fratelli e i genitori (altri sono parenti).
La gente qui di Calabria sta dando il proprio supporto, cosi come le organzizzazioni umanitarie. La politica parla purtroppo come sempre a sproposito. Da una parte e dall’altra. L’unica cosa che sarebbe stato opportuno dire è che si è vicini alle famiglie delle vittime e che è il momento di pensare ai sopravvissuti. Niente di più.

E no, che non sono loro ad essere incoscienti ma che siamo noi ad essere diventati dei mostri.
(fonte: Articolo 21, scritto da Angela Caponnetto 27/02/2023)

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Decine di morti nel naufragio sulle coste crotonesi.
Non sentiamoci esenti da colpe
 
Ancora una volta ci troviamo a piangere morti sul mare. Vite a cui è stata negata una speranza, un sogno. Bambini che non hanno mai potuto assaporare la dimensione del gioco. Oggi piangiamo questi morti e lo facciamo in silenzio, con rispetto. Ma che questo silenzio di dolore duri solo per oggi perché è giunto il momento di far risentire la voce della società civile, di chi opera nelle politiche sociali e culturali. ...

Da domani dobbiamo far sentire una voce unica, se possibile, e decisa che prospetti un chiaro percorso che porti al superamento degli accordi con la Libia e con gli altri paesi che si affacciano nel mediterraneo e trattengono (in maniera disumana) in lager persone che anelano alla libertà, alla felicità. Bisogna pressare sui rappresentanti politici, che da troppo tempo hanno abdicato su questo tema, perché riportino la discussione nelle sedi parlamentari.
Che l’essere umano torni al centro del dibattito.
Da domani bisogna ritrovare la forza, e la ragione, per essere concretamente un faro, un porto sicuro, per le persone che vogliono realizzare un sogno.
Non sentiamoci esenti da colpe per tutto quello che è successo e succede perché, citando liberamente De Andrè,: “Per quanto noi ci crediamo assolti siamo per sempre coinvolti”


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Il dolore di chi è sopravvissuto. Trovati altri 3 corpi

Piangono quasi tutti senza parlare, avvolti in un dolore terribile e muto, le persone migranti superstiti del naufragio a Cutro che sono stati portati nel centro di accoglienza di Isola Capo Rizzuto. Hanno tolto i vestiti bagnati e sono avvolti da coperte, con lo sguardo fisso nel vuoto, in una delle sale del centro di accoglienza, accomunati dal dolore e dalla disperazione. Una donna lancia grida disperate, urla il nome del figlio che non trova più. Il naufragio ha spezzato non solo la vita di tante persone, ma anche i legami più forti, quelli familiari. Tanti i casi di bambini rimasti orfani. ... 
Storie drammatiche delle quali cerca di farsi carico l'équipe di Medici senza frontiere composta da un mediatore e da una psicologa. ...
La strage nel mar Ionio al momento conta 62 persone migranti morte, mentre cercavano di raggiungere le coste calabresi. Tra le vittime ci sono 33 uomini (di cui 9 minori) e 29 donne (di cui 5 minori). La maggior parte dei superstiti soccorsi proviene soprattutto da Afghanistan e Pakistan, ci sono anche palestinesi, iraniani e somali. In totale sono un’ottantina, alcuni ricoverati nell’ospedale civile di Crotone e altri nel centro di prima accoglienza di Isola Capo Rizzuto. Secondo le prime ricostruzioni, il caicco era partita giovedì mattina, 23 febbraio, da Izmir, in Turchia, con un carico di cittadini iracheni, iraniani, afghani e siriani. A bordo almeno 180 persone che per questo viaggio avevano pagato circa 2.500 euro.​ ...
David Morabito era anche a Lampedusa, quel 3 ottobre del 2013, quando un'altra imbarcazione colò a picco davanti alle coste. Quella volta i morti furono 368. «Ma ogni volta è come se fosse la prima volta - ha spiegato all'Adnkronos il capo del Nucleo Sommozzatori dei Vigili del fuoco della Calabria - sono tragedie umane. Io sono padre e vedere quei corpi di bambini senza vita è ogni volta un colpo al cuore» riferendosi ai corpi restituiti dal mare alla spiaggia di Steccato di Cutro, in provincia di Crotone, domenica all'alba, tra cui ci sono anche quelli di undici bambini e un neonato.
Questa mattina altri tre corpi sono stati ritrovati durante le ricerche dei dispersi del naufragio del barcone davanti alla spiaggia di Steccato di Cutro (Crotone). Prima è stato trovato il corpo di un uomo a poche centinaia di metri dal naufragio, il secondo era in mare ed è stato recuperato da motovedetta della Guardia costiera. Infine, il terzo a diverse miglia dal naufragio. ...


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Conversioni sulla spiaggia di Cutro

La processione delle dichiarazioni politiche sui cadaveri della spiaggia di Cutro aggiunge l'amarezza al dolore. "È colpa dei trafficanti" dice uno.

L'altro gli fa eco dicendo che "facciamo bene a volerli fermare nei luoghi di partenza". Naturalmente per il loro bene e la loro incolumità. E altri ancora tuonano che "Nessuno deve permettersi di speculare politicamente su quelle morti". E intanto i corpi giacciono sotto i lenzuoli bianchi e a un sindaco scappa di dire: "Non abbiamo tanti posti pronti nel nostro piccolo cimitero". E intanto le lacrime non bastano a dire il dolore. Se a parole la vita è al primo posto, allora bisogna fare di tutto. Con o senza l'Europa, con o senza il consenso del nostro governo. Siamo fratelli tutti. Per i cristiani questo è il tempo della conversione. E se provassimo a cospargere di cenere le leggi che impongono di fare il giro largo, di non salvare tutti, di pagare il ricatto dei trafficanti? È speculazione? Forse è semplicemente il tentativo di convertire le lacrime sincere in obbedienza al comando di non uccidere.
(fonte: Mosaico dei Giorni, scritto da Tonio Dell'Olio 27/02/2023)

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Vedi anche il post precedente: