domenica 22 gennaio 2023

Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. 18-25 gennaio 2023 - QUINTO GIORNO: Cantare il canto del Signore in terra straniera

Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.
18-25 gennaio 2023

Imparate a fare il bene, cercate la giustizia (Isaia, 1,17)




LETTURE BIBLICHE E COMMENTO PER OGNI GIORNO DELLA SETTIMANA

 SCHEMA DI CELEBRAZIONE

QUINTO GIORNO:
Cantare il canto del Signore in terra straniera
Orazione

C.
O Dio, Padre di tutti gli uomini, per te nessuno è straniero, nessuno è escluso dalla tua paternità; guarda con amore i profughi, gli esuli, le vittime della segregazione e i bambini abbandonati e indifesi, perché sia dato a tutti il calore di una casa e di una patria, e a noi un cuore sensibile e generoso verso i poveri e gli oppressi. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. 
 
T.Amen.

Letture
  • Salmo 137 (136), 1-4 Laggiù, dopo averci deportato, ci invitavano a cantare; esigevano canti di gioia i nostri oppressori. Cantate – dicevano – un canto di Sion
  • Luca 23, 27-31 Donne di Gerusalemme, non piangete per me. Piangete piuttosto per voi e per i vostri figli
Commento

Il lamento del salmista si origina nell’esilio di Giuda in Babilonia, tuttavia, quello dell’esilio è un dolore che si ripercuote nel tempo e sulla cultura. Forse il salmista intendeva gridare al cielo questa sua sofferenza; forse ogni verso è sgorgato tra disperati singhiozzi di dolore; forse questo poema è nato dalla forzosa rassegnazione che può sperimentare solo chi vive nell’ingiustizia e nell’impotenza di poter cambiare la propria condizione. In qualunque modo sia stato originato, il dolore di questo verso trova risonanza nei cuori di coloro che sono trattati come estranei in terra di esilio o nella loro stessa terra. 

Il salmo descrive la richiesta esigente dell’oppressore che i deportati sorridano e facciano festa, cantino i canti di un passato “felice”. È una richiesta che, nel corso della storia, le persone emarginate si sono spesso sentite rivolgere: che si trattasse di spettacoli di attori truccati (minstrel)[24], o di danze di geisha[25], o di cowboy[26] del selvaggio West e spettacoli di indiani26, gli oppressori hanno spesso chiesto che le persone oppresse si esibissero gioiosamente per garantire la propria sopravvivenza. Il loro messaggio è tanto semplice quanto crudele: le tue canzoni, le tue cerimonie, la tua identità culturale, ciò che ti rende sacrosantamente unico, è consentito solo nella misura in cui serve a noi. 

In questo salmo generazioni di oppressi riconoscono la loro voce. Come potremmo cantare il canto del Signore quando siamo stranieri nella nostra terra? Possiamo, perché non cantiamo per i nostri oppressori, ma per lodare Dio. Cantiamo perché non siamo soli, perché Dio non ci ha mai abbandonati. Cantiamo perché siamo circondati da una nube di testimoni che ci incoraggiano a cantare canti di speranza, canti di libertà, canti di liberazione, canti di una patria dove un popolo ritrova se stesso.
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  [24] Gli spettacoli di attori-minstrel – inizialmente creati quale prima forma originale di intrattenimento popolare americano – hanno avuto origine nel 1830 dalla combinazione del blackface (una forma di trucco teatrale impiegata principalmente da bianchi) con le presentazioni teatrali (che raffiguravano sembianze e personaggi afro-americani in modo dispregiativo). Eppure, nel 1890, artisti afro-americani “anneriti”, cantavano, ballavano e discutevano temi provocatori come il sesso durante i Colored minstrel shows (spettacoli di attori truccati da gente di colore), mentre sentivano la responsabilità aggiunta di contrastare gli stereotipi dell’identità afro-americana come ridicoli, primitivi ed eccessivamente sensuali, portandoli a sviluppare una presentazione di se stessi sul palco che bilanciava stereotipi razzisti e commenti politici.
 [25]  Il ruolo della geisha nasce in Giappone, nel XVII secolo, come una “artista” che intratteneva, con danze, musica, conversazioni e altri numeri le varie cerimonie del tè.
 [26]  Dopo la battaglia di Little Bighorn del 1876, Buffalo Bill Cody fondò il Wild West Show (Spettacolo del selvaggio West), uno spettacolo itinerante su tutto ciò che riguardava “il west”, inclusa una rievocazione del General Custard’s Last Stand (l’“Ultima resistenza del Generale Custer”). La più grande attrazione era costituita dalla rappresentazione della vita reale dei nativi americani che prendevano parte agli spettacoli apparendo “addomesticati” invece che selvaggi, mentre il governo americano era ancora impegnato in combattimenti nei territori indiani.
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Unità dei cristiani 

Il Vangelo di Luca narra che molta gente, tra cui molte donne, seguono Gesù anche mentre porta la sua croce al Calvario. Questa sequela è fiducioso discepolato e Gesù ricompensa le fatiche e le sofferenze che dovranno subire nel portare fedelmente la propria croce. 

Grazie al movimento ecumenico, i cristiani di oggi condividono inni, preghiere, riflessioni e approfondimenti di varie tradizioni. Li riceviamo gli uni dagli altri come doni scaturiti dalla fede e dal discepolato amorevole, spesso segnato da sofferenze, di cristiani di comunità diverse dalla nostra. Questi doni condivisi sono ricchezze di cui fare tesoro per testimoniare la fede cristiana che ci accomuna. 

Chiediamoci… 

Come possiamo rievocare le storie passate di coloro che hanno vissuto in mezzo a noi e hanno cantato canti di fede, di speranza e di liberazione dalla prigionia?

Preghiere di intercessione 

T.: Signore Gesù figlio di Davide, pietà di noi peccatori.

L.:  Per chi vive nell’ingiustizia e nell’impotenza di poter cambiare lo status quo… 
T.: Signore Gesù figlio di Davide, pietà di noi peccatori.

L.: Per coloro che sono esiliati in terra straniera o trattati come stranieri nelle loro terre… 
T.: Signore Gesù figlio di Davide, pietà di noi peccatori.  
 
L.: Per le persone oppresse e costrette a esibirsi per garantire la propria sopravvivenza…
 T.: Signore Gesù figlio di Davide, pietà di noi peccatori.  

L.: Per le fatiche e le sofferenze sopportate dagli emigrati e dai profughi nel portare fedelmente le proprie croci… 
T.: Signore Gesù figlio di Davide, pietà di noi peccatori.

L.:  Per le sofferenze inascoltate che cercano espressione in poemi, inni, riflessioni e ricordi del passato…
 T.: Signore Gesù figlio di Davide, pietà di noi peccatori.  

L.: Per chi si lamenta senza avere la forza di convertirsi… 
T.: Signore Gesù figlio di Davide, pietà di noi peccatori.    

Preghiera

Dio degli oppressi, apri i nostri occhi affinché vediamo il male che continua ad essere inflitto alle nostre sorelle e ai nostri fratelli in Cristo. Fa’ che il tuo Spirito ci dia il coraggio di cantare all’unisono, e di levare la nostra voce in favore di coloro la cui sofferenza è inascoltata. Te lo chiediamo nel nome di Gesù. Per Cristo Nostro Signore. 
Amen.

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