Edith Stein.
Si assimila la “Scientia Crucis”,
se si vive il peso della Croce
Alberto Neglia, Carmelitano
(VIDEO INTEGRALE)
Quarto dei Mercoledì della Spiritualità 2022
tenuto il 3 novembre 2022
e promossi dalla
Fraternità Carmelitana
di Barcellona Pozzo di Gotto
1. L’infanzia giudaica
Edith Stein nasce a Breslavia il 12 ottobre del 1891 in una famiglia ebrea, da Siegfried Stein e Augusta Courant, ultima di undici figli. La famiglia Stein conduceva una vita laboriosa scandita unicamente dalle celebrazioni liturgiche. Presto, però, la loro serenità venne infranta dalla morte del signor Stein, quando Edith aveva solo diciannove mesi. La signora Stein si trovò così ad occuparsi, da sola, sia degli affari che dell'educazione dei figli. Augusta Stein, fiera di essere ebrea e di esserlo fino in fondo, educava i figli alla preghiera e al digiuno con austerità e tenerezza materna (1) . Pur con questi insegnamenti il cuore di Edith rimane inappagato, in quanto, «Le funzioni alla sinagoga e la preghiera personale non facevano che annoiarla» (2) ; per cui si allontana dal pratica religiosa, però, nelle grandi occasioni, continuerà ad accompagnare sua madre alla sinagoga. Edith cresceva mostrando il suo carattere vivace ed esuberante e forte, deciso e sicuro, tanto che a tredici anni, indifferente nei confronti del giudaismo, si dice atea e abbandona gli studi che, con altrettanta decisione e sicurezza, aveva intrapreso all'età di sei anni, perché non sopportava di stare a casa o all'asilo mentre le sorelle andavano già a scuola. Per chi le sta accanto l'abbandono degli studi è una sgradevole sorpresa e nessuno riesce a farle cambiare idea. Tranne la madre che dopo una conversazione con Edith, la convince a ritornare a Breslavia, da dove si era allontanata per riposarsi, e a riprendere gli studi. Nel 1911 conseguirà con successo la maturità liceale.
2. L'appassionata ricerca della verità
Sin dall'adolescenza Edith avverte bruciarle dentro, quasi fossero delle ferite, quelle domande che ogni uomo sente urgere prima o poi: chi sono io? qual è l'impronta che mi definisce? Dove e cosa è la verità? Domande, queste, che si porta dentro senza risposte e che influenzeranno la scelta dei suoi studi. Nel 1911, dopo la maturità liceale, Edith si iscrive all’università di Breslavia, optando per la storia, la germanistica e poi per la filosofia, che rimane il suo vero interesse, e la psicologia sperimentale, quest'ultima si presentava allora come una “scienza nuova", in possesso delle chiavi dell’anima e quindi capace di rispondere agli interrogativi che in lei si facevano sempre più imponenti.
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.. Il suo primo incontro con la croce è così anche il suo primo passo sul
cammino verso la conversione. Per molti, però, la spinta decisiva che conduce la Stein alla conversione è
legata ad una sera d'estate del 1921:
«mentre stava aspettando in casa loro una coppia di amici, Conrad-Martius, per passare il tempo si mise a leggere qualcosa. Le capitò nelle mani l'autobiografia di S. Teresa d'Avila. Nonostante l’arrivo degli amici e il progetto di uscire in città, per tutta la notte Edith Stein rimase a leggere. All'alba fini il palpitante racconto del cammino spirituale della carmelitana spagnola» (8) .
Quando chiuse il libro dovette confessare a se stessa: “Questa è la verità!” (9) .
La conversione di Edith, ovviamente, non è frutto di una semplice lettura notturna, ma di una ricerca appassionata della verità, che le si mostra, finalmente, attraverso la rilettura della mistica spagnola. Infatti, di fronte al testo di Santa Teresa, la Stein riconosce con evidenza tutto quanto le si manifesta: «Si tratta di ciò che la teologia cattolica chiama l'“evidenza della fede” e la cui chiave d'interpretazione è nelle parole di Gesù, quando afferma che possono riconoscere il Mistero solo coloro che ricevono da Dio stesso gli occhi per guardare» (10). Allora in quel preciso istante tutto le fu chiaro e «lei decise per Dio, per Cristo, per la Chiesa e per il Carmelo, quasi si trattasse di una sola e medesima realtà» (11). Con questa disposizione fa un cammino di preparazione e il 1 gennaio del 1922 riceve il battesimo nella chiesa cattolica; la sua madrina fu Edwing Conrad-Martius. Edith perviene al cristianesimo senza rigettare la religione dei padri – cosa che invece avveniva facilmente per gli ebrei convertiti ai fini di vantaggi politici o sociali – in quanto aveva assorbito in famiglia, specie dalla madre, la fedeltà alla propria religione ebraica
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5. “La responsabilità di questi gravi misfatti… ricadrà… anche su coloro che tacciono”.
È in questo contesto che la Stein pensava di andare a Roma e di chiedere al Papa una enciclica che condannasse la logica nazista e dei suoi metodi criminali. Ne parla col suo direttore spirituale e questi le consiglia di non andare a Roma, perché sarebbe stato difficile parlare con il Papa e le consiglia di scrivere al Papa e che sarà lui stesso ad inviarla al Santo Padre. E così avviene. Don Raphael Walzer invia il 12 aprile la lettera «sigillata» destinata al Santo Padre, a nome di questa donna che egli definisce «di santi costumi» e «famosissima» per i suoi lavori scientifici. Qualche giorno più tardi, ella ricevette una breve risposta firmata dal cardinale Pacelli, nella quale si leggeva:
«Voglia far conoscere in modo adeguato alla mittente che la sua lettera è stata sottoposta doverosamente a Sua Santità. Insieme a lei prego Dio che in tempi tanto difficili prenda sotto la sua particolare protezione la santa Chiesa e conceda a tutti i suoi figli la grazia della forza d'animo e di sentimenti nobili che sono le premesse della vittoria da tanto attesa».
Nonostante il tono piuttosto formale della risposta, Edith Stein, nel dicembre del 1938, non sembrò affatto dubitare che il suo tentativo avrebbe avuto un certo effetto: «Più tardi mi sono chiesta spesso se questa lettera non gli fosse tornata qualche volta in mente
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