mercoledì 31 dicembre 2014

"Potere e coscienza" riflessione a cura di p Felice Scalia


MESSINA - 19 DICEMBRE 2014
"Potere e coscienza"
 di p. Felice Scalia
La riflessione proposta ha per tema 
“La Coscienza e il Potere”,
 un testo del vescovo  don Tonino Bello.


“Può un uomo avere una "coscienza" che impedisce al potere di diventare "dominio" per mantenerlo in una dimensione di autentico "servizio" al bene della collettività?”.

".. Esplodono scandali e veniamo messi di fronte alle nostre responsabilità. Di chi ci siamo fidati? A chi ci siamo affidati? E tutto sembra così pervasivo che mala-vita e sistema ufficiale di governo nel mondo, combacino. Tutti e due sono incuranti dei diritti dell’uomo, tutti e due perseguono gli interessi propri, solo che per i primi c’è il bene della cosca, degli affiliati, per il secondo il potere della nazione o del Continente egemone. Tutti e due uccidono, usano la forza come norma del “diritto” (Sap 2), tutti e due rubano ed infangano il povero, prosperano sul delitto e l’esclusione. Siamo sbigottiti. Chi attendere, che attendere? E’ servito a qualcosa il fatto che Gesù di Nazareth sia nato ed abbia parlato all’uomo? Su queste domande che ci inchiodano in ricerche radicali del senso di ciò che facciamo, rifletteremo con l’aiuto di don Tonino Bello, vescovo straordinario (cioè anomalo, vero “sbaglio dello Spirito”) che su una declinazione del Vangelo nella vita ha scommesso tutto, fino all’ultimo respiro della sua vita. 
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Abbiamo bisogno di un “uomo nuovo”, di un uomo cioè che abbia una relazione etica con se stesso, così salda, così libera da stereotipi e voglie di accaparramento e successo individualistico, da potere immaginare di fondare un mondo diverso. Se non cambia la relazione tra l’uomo e la sua interiorità, non cambia la nostra relazione col mondo. Non cambia questo sfruttamento planetario dell’uomo sull’uomo, del forte sul debole. Abbiamo bisogno che l’uomo scopra la sua anima, la sua coscienza, la necessità di una “coscienza altra”. Noi abbiamo una società che è “nuova” rispetto alla tecnica, non “nuova” rispetto all’umanità.
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Don Tonino Bello .. questo “strano” vescovo confessa: “Vivo moltissimo questo travaglio, vivo molto la nostalgia delle scaturigini, della fontana, e vivo con insofferenza il peso della struttura. La nostalgia della fontana è nostalgia del Vangelo. Non per nulla sono affascinato da tutto ciò che mi porta, non indietro, ma al punto di partenza”. E “punto di partenza” è quella indignazione sulla condizione dell’uomo e della vita sul Pianeta che fa nascere un primordiale “non è giusto!” su cui si aggancia la voglia di spendersi perché “la giustizia germogli dalla terra e la pace si affacci dal cielo”. Si intuisce a questo punto che il salto di qualità può essere fatto solo da un uomo “nuovo”, alieno dal mondo vecchio, libero da condizionamenti, per nulla asservito a forze esterne che lo dominano, per quanto ovvie e legali possano essere considerate. Il mondo nuovo può nascere da Antigone che si sente estranea al Palazzo del tiranno Creonte, non da Ismene che vi trova rifugio. Può essere fatto da uomini capaci di esercitare il potere per negarlo facendolo diventare “servizio”, non per accumulare vantaggi per l’istituzione, tantomeno per sé (pg 13).
Forse questa libertà interiore è già qualcosa di raro. 
La libertà dei servi ci è concessa in abbondanza, quella degli uomini liberi, mai. 
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Le istituzioni (tutte!) temono la coscienza, anche se nascono come luoghi dove la coscienza dell’individuo reclama la sua libertà. Le istituzioni, nella concretezza creano leggi e vogliono obbedienza.
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"Potere e coscienza"  di p. Felice Scalia (PDF)



martedì 30 dicembre 2014

PERSEVERANTI NELLA COMUNIONE - HOREB n. 69 - 3/2014


PERSEVERANTI NELLA COMUNIONE 


HOREB n. 69 - 3/2014


TRACCE DI SPIRITUALITÀ 
A CURA DEI CARMELITANI 



«Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi» (Gv 17,11). Nel mistero della sua Pasqua Gesù ci rende tutti figli di Dio e fratelli tra di noi e quindi nella preghiera al Padre, poco prima di affrontare la sua passione, esprime il desiderio che gli uomini accolgano il dono del suo Spirito e vivano da fratelli e raccontino nella storia il rapporto d’amore presente nella Trinità santa.
Accogliere, pur nella fragilità della nostra esistenza, questo desiderio di Gesù significa guardare all’altro non come a un limite o come a un nemico, ma come a un fratello, come a colui che dà senso alla propria vita e quindi creare rapporti di comunione che si esprimano nella solidarietà e nella responsabilità verso l’altro. 

Oggi, si parla tanto di solidarietà e di comunione, ma, poi, spesso prevale una cultura dell’individualismo che porta a salvaguardare i propri interessi sia a livello personale che collettivo, per cui rimangono grosse spaccature nella nostra società, sia a livello internazionale che di vicinato. 

In fondo non è la proposta della solidarietà e della comunione a guidare le scelte personali e di un popolo, ma è la paura; e in questo orizzonte, spesso prevale la legge del più forte, di chi meglio sa imporre la propria opinione ricorrendo a ogni possibile manipolazione o demagogia. 

Di conseguenza l’umanità si ritrova divisa e con barriere enormi tra Nord e Sud, ricchi e poveri, normali e anormali, giovani e vecchi, efficienti e non efficienti. A molti è negato il diritto a una vita dignitosa: al lavoro, alla possibilità di formarsi una famiglia, all’abitazione, all’educazione, alla salute. 

Di fronte a questa disumana situazione è urgente dare ascolto alla preghiera di Gesù e accogliere la sua passione per la vita. Animato da Cristo, il credente potrà “perseverare nella comunione” e farsi solidale con gli emarginati, di qualsiasi razza, cultura e religione, facendosi loro compagno di viaggio. In Cristo, il credente imparerà a condividere la sorte dei calpestati, dei crocifissi di oggi e, spartendo la sua vita con loro, si farà attivamente critico verso le strutture, le leggi inventate da alcuni per defraudare altri uomini degli spazi di libertà, e per ridare speranza all’uomo a cui la vita è negata. 

Dentro questo orizzonte si colloca la presente monografia.

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- Editoriale (PDF)

- Sommario (PDF)



E' possibile richiedere copie-saggio gratuite:
CONVENTO DEL CARMINE
98051 BARCELLONA P.G. (ME)

31 dicembre 2014 Marcia Nazionale per la Pace a Vicenza "VOLIAMO LA PACE"

31 dicembre 2014
 Marcia Nazionale per la Pace a Vicenza
"VOLIAMO LA PACE"
L'evento è organizzato dalla Cei, da Pax Christi, dalla Caritas italiana, dall’Azione cattolica e dalla Diocesi di Vicenza

La 47a edizione della Marcia della Pace nazionale del 31 dicembre si terrà quest'anno a Vicenza.
E' stata scelta Vicenza perchè fu dichiarata zona di guerra già il 23 maggio del 1915, assieme all’intero territorio provinciale, una città di confine con il fronte a poche decine di chilometri. Inoltre della Diocesi di Vicenza sono anche i due sacerdoti che hanno vissuto l'esperienza di prigionia in Camerun negli scorsi mesi di aprile-maggio. Infine Vicenza rappresenta la città più militarizzata d'Europa".
Lo slogan della manifestazione, invece, è "Voliamo la Pace", una scritta lasciata in una trincea da un soldato della prima guerra mondiale, un errore di ortografia che invita anche a “Volare... verso la pace”.


Il grande appuntamento che si terrà mercoledì 31 dicembre 2014  alle ore 16.30 al Piazzale della Vittoria di Monte Berico, con un cammino di quattro tappe per le vie della città berica.


Lo aprirà Pax Christi mettendosi “in rete” con gli operatori di pace seminati nel mondo.
Nella prima tappa si farà memoria della prima guerra mondiale (iniziata proprio 100 anni fa) e combattuta anche nei nostri territori. Dal Piazzale di Monte Berico si vede uno spettacolare paesaggio che fu teatro di una “inutile strage”, come la definì il papa di allora (Benedetto XV). E da quel Piazzale si vede bene e grande anche l’ultima base militare americana, segno che gli uomini non hanno ancora “disarmato gli animi” come auspicava Giovanni XXIII nella Pacem in terris.

Nella seconda tappa a Campo Marzo ci si fermerà sulla conflittualità presente nel mondo di oggi, una “guerra mondiale a pezzi” (papa Francesco). E le schegge di questa guerra arrivano fino ai piccoli spazi di tutti i giorni. Campo Marzo è un nome significativo, che viene dall’abbondanza d’acqua, e starebbe a significare campo “marcio”. La violenza è come un’alluvione silenziosa che rende molti luoghi della vita di tutti i giorni un “campo marcio”.

Poi una terza tappa nella chiesa di S. Lorenzo, ci sarà la testimonianza dei missionari rapiti i Camerun (d. Gianantonio e d. Giampaolo), che sono come una reliquia di tutte le persecuzioni religiose, in aumento nel mondo. Con loro ascolteremo anche i “Cristiani per la pace” di Vicenza.

Infine la quarta e ultima tappa sarà nel cortile del seminario diocesano, e lì la Marcia accoglierà i giovani che passano l’ultima sera dell’anno con le persone “dei margini” (Quelli dell’ultimo), una iniziativa che è segno di fraternità, piccola forse, ma bella. Alla voce giovane si unirà quella del vescovo Bettazzi (che ha partecipato a tutte le 47 Marce nazionali).
Dal seminario poi l’ultimo tratto fino alla Cattedrale, dove il vescovo Beniamino presiederà l’Eucaristia, e raccoglierà attorno alla Parola, al Pane consacrato e alla Comunità il frutto di un cammino che coinvolgerà tutta la diocesi.

Guarda la locandina con il programma:
"VOLIAMO LA PACE"  (PDF)
La pagina facebook:
"verso" la 47' MARCIA PER LA PACE


"Non più schiavi, ma fratelli"

Questo il tema scelto da Papa Francesco per la 48a Giornata Mondiale della Pace del 1 gennaio 2015

Leggi il messaggio integrale:
"Non più schiavi, ma fratelli"  (PDF)



Informazioni utili per quanti provengono da fuori Vicenza con indicazioni stradali per come arrivare in città, sono consultabili scaricando il seguente PDF.
Nel file sono anche indicate alcune strutture a cui i partecipanti potrebbero far riferimento per il pernottamento, tuttavia si sottolinea che non ci sono strutture convenzionate con la Marcia.

Per eventuali necessità non specificate nel documento qui sopra riportato, è possibile far riferimento al seguente indirizzo mail: segreteria@festivalbiblico.it

Il percorso dettagliato della Marcia, con indicazione anche dell'orario previsto per il transito, è consultabile cliccando sul collegamento qui sotto:


"Il nostro vitello d'oro" di Alex Zanotelli

La prima schiavitù è economica

"Il nostro vitello d'oro"  

di Alex Zanotelli




Non più schiavi. Non poteva esserci un titolo migliore per esprimere questo sistema, “O’ Sistema”, entro cui viviamo. Un sistema di capitalismo sfrenato che produce necessariamente enormi disastri, indicibili schiavitù. Chi lo ha colto bene è stato proprio papa Francesco nel voler dedicare alla schiavitù la prossima Giornata della Pace (1 gennaio 2015). Nell’Evangelii Gaudium, al num. 55, Egli scrive: “Una delle cause di questa situazione si trova nella relazione che abbiamo stabilito con il denaro, poiché accettiamo pacificamente il suo predomino su di noi e sulle nostre società. La crisi finanziaria che attraversiamo ci fa dimenticare che alla sua origine vi è una profonda crisi antropologica: la negazione del primato dell’essere umano! Abbiamo creato nuovi idoli. L’adorazione dell’antico vitello d’oro (cfr Es 32,1-35) ha trovato una nuova e spietata versione nel feticismo del denaro e nella dittatura di una economia senza volto e senza uno scopo veramente umano”. E al punto precedente (n.54) scrive: “La cultura del benessere ci anestetizza e perdiamo la calma se il mercato offre qualcosa che non abbiamo ancora comprato, mentre tutte queste vite stroncate per mancanza di possibilità ci sembrano un mero spettacolo che non ci turba in alcun modo”. Credo che questa sia la descrizione più completa che possa esserci del “mondo” in cui viviamo: un capitalismo sfrenato che porta al consumismo senza limiti. Questo il cuore del problema. Siamo in un sistema ci fa consumare, che ci ha reso merce.
...
Abbiamo costruito un nuovo vitello d’oro a cui sacrifichiamo tutto e tutti. Uccidiamo un milione di persone con le guerre (solo la guerra in Congo è costata 4 milioni!). E chi paga questo grande debito? Il pianata terra nel suo insieme! Ecco, infine, un doveroso accenno alla profonda crisi ecologica odierna. In nome della finanza, il nuovo vitello d’oro, sacrifichiamo il pianeta terra. 

Pensavamo di esserci lasciati alla spalle la schiavitù. E, invece, ne siamo coinvolti sino al collo. Schiavi a non finire. Fino a quando?



lunedì 29 dicembre 2014

Nel giorno della Sacra Famiglia Papa Francesco incontra le famiglie numerose (foto, testo e video)

 28/12/2014 
Papa Francesco incontra le famiglie numerose


Papa Francesco fa il suo ingresso e percorre l’Aula Paolo VI tra il saluto entusiasta delle migliaia di persone che riempiono l’Aula, con un’espressione felice, perfettamente a suo agio, ricevendo piccoli omaggi colorati, accarezzando e baciando i bimbi più piccoli e scambiando strette di mani vigorose con i ragazzi più grandi. I bambini occupano anche i gradini che conducono al palco.



Una gioia espressa al Papa anche da mons. Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, che accenna però anche alle difficoltà vissute dalle famiglie numerose nel quotidiano. E’ l’amore che le rende forti, dice, e i nonni restano a casa. Sono famiglie dove non si scarta nessuno, soprattutto i più deboli. Sono qui, conclude, per chiedere la sua benedizione. Una coppia si rivolge a Francesco: noi siamo quelli che non hanno avuto il tempo di visitare le capitali europee, che hanno dimenticato che esiste la moda, che non conosceranno mai le auto sportive o le vacanze ai Tropici, ma siamo quelli che vivono impagabili momenti di allegria, di dolcezza, di festa, di preghiera, di dialogo, di condivisione, di amore. Una seconda coppia ricorda anche le mamme arrivate in Cielo perché hanno rinunciato alle cure per salvare la vita che portavano in sé e le famiglie dove i genitori hanno perso il lavoro.

Jorge Mario Bergoglio ha iniziato il discorso, pronunciato – prima dell’Angelus – alle 11.30davanti a 3.500 tra genitori e bambini, con una battuta: «Ditemi: a che ora vi siete alzati oggi? Alle 6? Alle 5? E non avete sonno? Ma io con questo discorso vi farò dormire!». Presenti all’udienza oltre a mons. Vincenzo Paglia, presidente del pontificio consiglio per le Famiglie («Specialista nel fare queste cose», ha chiosato il Papa), mons. Francesco Beschi, vescovo di Bergamo, in passato ausiliare di quella Brescia dove l’associazione è nata all’epoca di Paolo VI, che per primo la ricevette in Vaticano nel 1963, e il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario del sinodo.

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Ma prima di tutto una domanda e una curiosità. Ditemi: a che ora vi siete alzati oggi? Alle 6? Alle 5? E non avete sonno? Ma io con questo discorso vi farò dormire!
Sono contento di incontrarvi nel decennale dell’associazione che riunisce in Italia le famiglie numerose. Si vede che voi amate la famiglia e amate la vita! Ed è bello ringraziare il Signore per questo nel giorno in cui celebriamo la Santa Famiglia.
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Guarda il video del discorso del Papa


Guarda il video integrale dell'incontro


Omelia di P. Alberto Neglia (video)

SANTA FAMIGLIA DI GESÙ, MARIA E GIUSEPPE (ANNO B)
28.12.2014




Omelia di P. Alberto Neglia
Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto


Questa domenica che segue il Santo Natale nella liturgia ci viene presentata la Santa Famiglia di Gesù, di Maria e di Giuseppe... Luca ci mette in evidenza che la vita di Maria e di Giuseppe davvero è messa in movimento dalla presenza di Gesù. A volte riteniamo che ad essere uomini di fede, essere credenti ci deve dare delle sicurezze, stiamo tranquilli, adesso non ci succederà niente di strano, niente di male, niente di pericoloso, invece...


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Angelus del 28 dicembre 2014 - Testo e video


 28/12/2014 

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

In questa prima domenica dopo Natale, mentre siamo ancora immersi nel clima gioioso della festa, la Chiesa ci invita a contemplare la Santa Famiglia di Nazaret. Il Vangelo oggi ci presenta la Madonna e san Giuseppe nel momento in cui, quaranta giorni dopo la nascita di Gesù, si recano al tempio di Gerusalemme. Lo fanno in religiosa obbedienza alla Legge di Mosè, che prescrive di offrire al Signore il primogenito (cfr Lc 2,22-24).

Possiamo immaginare questa piccola famigliola, in mezzo a tanta gente, nei grandi cortili del tempio. Non risalta all’occhio, non si distingue… Eppure non passa inosservata! Due anziani, Simeone e Anna, mossi dallo Spirito Santo, si avvicinano e si mettono a lodare Dio per quel Bambino, nel quale riconoscono il Messia, luce delle genti e salvezza d’Israele (cfr Lc 2,22-38). È un momento semplice ma ricco di profezia: l’incontro tra due giovani sposi pieni di gioia e di fede per le grazie del Signore; e due anziani anch’essi pieni di gioia e di fede per l’azione dello Spirito. Chi li fa incontrare? Gesù. Gesù li fa incontrare: i giovani e gli anziani. Gesù è Colui che avvicina le generazioni.
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Dopo l'Angelus:

Cari fratelli e sorelle,
il mio pensiero va, in questo momento, ai passeggeri dell’aereo malese scomparso mentre era in viaggio fra Indonesia e Singapore, come pure ai passeggeri delle navi in transito nelle ultime ore nelle acque del mare Adriatico coinvolte in alcuni incidenti. Sono vicino con l’affetto e la preghiera ai familiari e a quanti vivono con apprensione e sofferenza queste difficili situazioni e a quanti sono impegnati nelle operazioni di soccorso.

Oggi il primo saluto va a tutte le famiglie presenti! La Santa Famiglia vi benedica e vi guidi nel vostro cammino.
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A tutti auguro una buona domenica. Vi ringrazio ancora dei vostri auguri e delle vostre preghiere: continuate a pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!


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domenica 28 dicembre 2014

Il Natale di Papa Francesco: messaggio Urbi et Orbi - Angelus Santo Stefano (foto, testi, video)






Cari fratelli e sorelle, buon Natale!

Gesù, il Figlio di Dio, il Salvatore del mondo, è nato per noi. E’ nato a Betlemme da una vergine, realizzando le antiche profezie. La vergine si chiama Maria, il suo sposo Giuseppe.
Sono le persone umili, piene di speranza nella bontà di Dio, che accolgono Gesù e lo riconoscono. Così lo Spirito Santo ha illuminato i pastori di Betlemme, che sono accorsi alla grotta e hanno adorato il Bambino. E poi lo Spirito ha guidato gli anziani Simeone e Anna, umili, nel tempio di Gerusalemme, e loro hanno riconosciuto in Gesù il Messia. «I miei occhi hanno visto la tua salvezza» - esclama Simeone - «salvezza preparata da [Dio] davanti a tutti i popoli» (Lc 2,30).

Sì, fratelli, Gesù è la salvezza per ogni persona e per ogni popolo!...


A Lui, Salvatore del mondo, domando oggi che guardi i nostri fratelli e sorelle dell’Iraq e della Siria ...  Possa il Signore aprire alla fiducia i cuori e donare la sua pace a tutto il Medio Oriente, a partire dalla Terra benedetta dalla sua nascita, sostenendo gli sforzi di coloro che si impegnano fattivamente per il dialogo fra Israeliani e Palestinesi.

Gesù, Salvatore del mondo, guardi quanti soffrono in Ucraina ...

Cristo Salvatore doni pace alla Nigeria ... Pace invoco anche per altre parti del continente africano. Penso in particolare alla Libia, al Sud Sudan, alla Repubblica Centroafricana e a varie regioni della Repubblica Democratica del Congo; e chiedo a quanti hanno responsabilità politiche di impegnarsi attraverso il dialogo a superare i contrasti e a costruire una duratura convivenza fraterna.

Gesù salvi i troppi fanciulli vittime di violenza, fatti oggetto di mercimonio e della tratta delle persone, oppure costretti a diventare soldati; bambini, tanti bambini abusati. Dia conforto alle famiglie dei bambini uccisi in Pakistan la settimana scorsa. Sia vicino a quanti soffrono per le malattie, in particolare alle vittime dell’epidemia di Ebola, soprattutto in Liberia, in Sierra Leone e in Guinea. Mentre di cuore ringrazio quanti si stanno adoperando coraggiosamente per assistere i malati ed i loro familiari, rinnovo un pressante invito ad assicurare l’assistenza e le terapie necessarie.

Gesù Bambino. Il mio pensiero va a tutti i bambini oggi uccisi e maltrattati, sia a quelli che lo sono prima di vedere la luce, privati dell’amore generoso dei loro genitori e seppelliti nell’egoismo di una cultura che non ama la vita; sia a quei bambini sfollati a motivo delle guerre e delle persecuzioni, abusati e sfruttati sotto i nostri occhi e il nostro silenzio complice; e ai bambini massacrati sotto i bombardamenti, anche là dove il figlio di Dio è nato. Ancora oggi il loro silenzio impotente grida sotto la spada di tanti Erode. Sopra il loro sangue campeggia oggi l’ombra degli attuali Erode. Davvero tante lacrime ci sono in questo Natale insieme alle lacrime di Gesù Bambino!

Cari fratelli e sorelle, che lo Spirito Santo illumini oggi i nostri cuori, perché possiamo riconoscere nel Bambino Gesù, nato a Betlemme dalla Vergine Maria, la salvezza donata da Dio ad ognuno di noi, ad ogni uomo e a tutti i popoli della terra. Il potere di Cristo, che è liberazione e servizio, si faccia sentire in tanti cuori che soffrono guerre, persecuzioni, schiavitù. Che con la sua mansuetudine questo potere divino tolga la durezza dai cuori di tanti uomini e donne immersi nella mondanità e nell’indifferenza, nella globalizzazione dell’indifferenza. Che la sua forza redentrice trasformi le armi in aratri, la distruzione in creatività, l’odio in amore e tenerezza. Così potremo dire con gioia: “I nostri occhi hanno visto la tua salvezza”.

Con questi pensieri, buon Natale a tutti!


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Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Oggi la liturgia ricorda la testimonianza di santo Stefano. Scelto dagli Apostoli, insieme ad altri sei, per la diaconia della carità, cioè per assistere i poveri, gli orfani, le vedove nella comunità di Gerusalemme, egli diviene il primo martire della Chiesa. Con il suo martirio, Stefano onora la venuta nel mondo del Re dei re, dà testimonianza di Lui e offre in dono la sua stessa vita, come faceva nel servizio ai più bisognosi. E così ci mostra come vivere in pienezza il mistero del Natale.

Il Vangelo di questa festa riporta una parte del discorso di Gesù ai suoi discepoli nel momento in cui li invia in missione. Dice tra l’altro: «Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato» (Mt 10,22). Queste parole del Signore non turbano la celebrazione del Natale, ma la spogliano di quel falso rivestimento dolciastro che non le appartiene. Ci fanno comprendere che nelle prove accettate a causa della fede, la violenza è sconfitta dall’amore, la morte dalla vita. 
...
Oggi, fratelli e sorelle, preghiamo in modo particolare per quanti sono discriminati, perseguitati e uccisi per la testimonianza resa a Cristo. Vorrei dire a ciascuno di loro: se portate questa croce con amore, siete entrati nel mistero del Natale, siete nel cuore di Cristo e della Chiesa.
Preghiamo inoltre perché, grazie anche al sacrificio di questi martiri di oggi - sono tanti, tantissimi! -, si rafforzi in ogni parte del mondo l’impegno per riconoscere e assicurare concretamente la libertà religiosa, che è un diritto inalienabile di ogni persona umana.

Cari fratelli e sorelle, vi auguro di trascorrere serenamente le Feste natalizie. Santo Stefano, diacono e primo martire, ci sostenga nel nostro cammino quotidiano, che speriamo di coronare, alla fine, nella festosa assemblea dei santi in Paradiso.

Dopo l'Angelus:

Cari fratelli e sorelle,
vi saluto nella gioia del Natale e rinnovo a tutti voi l’augurio di pace: pace nelle famiglie, pace nelle comunità parrocchiali e religiose, pace nei movimenti e nelle associazioni. Saluto tutte le persone che si chiamano Stefano o Stefania: tanti auguri!
In queste settimane ho ricevuto tanti messaggi augurali da Roma, e da altre parti. Non essendomi possibile rispondere a ciascuno, esprimo oggi a tutti il mio sentito ringraziamento, specialmente per il dono della preghiera. Grazie di cuore! Il Signore vi ricompensi con la sua generosità!
E non dimenticate: coerenza cristiana, cioè pensare, sentire e vivere come cristiano, e non pensare come cristiano e vivere come pagano: questo no! Oggi chiediamo a Stefano la grazia della coerenza cristiana. E per favore continuate a pregare per me, non lo dimenticate.

Buona festa e buon pranzo! Arrivederci.


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Vedi anche il post precedente:


Il Natale di Papa Francesco: messaggio ai profughi - Messa della notte (foto, testi, video)


 Il Natale di Papa Francesco 

Nella vigilia di Natale, pensando in particolare ai profughi, Papa Francesco, poco prima della celebrazione della Santa Messa della Notte, ha voluto raggiungere, grazie ad un collegamento satellitare attraverso Tv2000, il campo profughi di Ankawa, nei pressi di Erbil, in Iraq. Le parole del Papa, diffuse dall'emittente, sono state tradotte in arabo da un sacerdote locale: "Buona sera - ha detto il Papa - saluto tutti voi in questa serata di Natale. Buona sera e che voi siete pronti a celebrare la messa e io mi unisco a tutti voi in questa celebrazione. Abbraccio tutti voi e auguro a tutti voi un santo Natale". "Voi siete come Gesù la notte del suo Natale: per lui non c'era posto e lui è stato cacciato via ed è dovuto fuggire in Egitto per salvarsi. Voi siete come Gesù questa sera e io vi benedico tanto e sono vicino a voi. Pensate che siete come Gesù in questa situazione e questo a me fa pregare di più per voi".
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Alle 21.15 il Santo Padre è entrato in processione nella basilica di San Pietro, gremita da 5mila fedeli. Fuori, altre migliaia di persone davanti ai maxi-schermi. Mentre le campane della basilica suonavano a distesa. Francesco ha scoperto, baciato e incensato il Bambinello, omaggiato poi di fiori da bambini di Paesi toccati dai viaggi recenti e prossimi del Pontefice, da Italia, Filippine, Corea (il più giovane di cinque anni).
 

La tenerezza di Dio, la sua umiltà e la sua pazienza verso gli uomini: al centro delle parole di Papa Francesco nell'omelia della Santa Messa della notte di Natale, nella Basilica Vaticana.

«Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse» (Is9,1). «Un angelo del Signore si presentò [ai pastori] e la gloria del Signore li avvolse di luce» (Lc 2,9). Così la liturgia di questa santa notte di Natale ci presenta la nascita del Salvatore: come luce che penetra e dissolve la più densa oscurità. La presenza del Signore in mezzo al suo popolo cancella il peso della sconfitta e la tristezza della schiavitù, e instaura la gioia e la letizia.
Anche noi, in questa notte benedetta, siamo venuti alla casa di Dio attraversando le tenebre che avvolgono la terra, ma guidati dalla fiamma della fede che illumina i nostri passi e animati dalla speranza di trovare la “grande luce”. Aprendo il nostro cuore, abbiamo anche noi la possibilità di contemplare il miracolo di quel bambino-sole che rischiara l’orizzonte sorgendo dall’alto...


Guarda il video dell'Omelia

Durante la celebrazione, per desiderio del Pontefice, al momento del “Credo” è stato eseguito l’ “Et incarnatus est” della Messa in Do minore di Mozart. Ad eseguirlo è stata l’Orchestra Sinfonica di Pittsburgh guidata dal direttore austriaco, Manfred Honeck. La voce solista è stata Chen Reiss, soprano di origini israeliane. Un canto struggente, che il Papa ha ascoltato in ginocchio, raccolto in preghiera.


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Al termine della Messa, sulle note del canto "Adeste fideles" il Pontefice ha preso tra le braccia la statua del Bambinello posta davanti all’Altare della Confessione e, in processione, l’ha portata fino al Presepe allestito in Basilica, nella Cappella della Presentazione. 
Qui è stata deposta l'immagine del Gesù Bambino, e i mazzi di fiori portati dai 10 bambini in abiti tradizionali, provenienti dai diversi Paesi del mondo: Corea, Filippine, Italia, Belgio, Libano e Siria.



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Il Papa, prima di uscire in processione dalla basilica, dopo aver incensato il Bambinello deposto nel presepio, sulle note del canto "Tu scendi dalle stelle" ha salutato e abbracciato tutti i bambini, uno ad uno, e con uno di loro ha anche fatto il gesto di scambiarsi lo zucchetto bianco.


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"Un cuore che ascolta - lev shomea" - n. 5/2014-2015 (B) di Santino Coppolino

'Un cuore che ascolta - lev shomea'
Concedi al tuo servo un cuore docile,
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)



Traccia di riflessione
sul Vangelo della domenica
di Santino Coppolino



Vangelo: Lc 2,22-40





"Ora lascia,o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua Parola, perché i miei occhi hanno visto la tua Salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele".
Il "Nunc dimittis", è il canto che la liturgia ci fa pregare a compieta, il punto d'arrivo della liturgia del giorno, il canto d'amore di ogni credente che fa della sua vita una continua attesa di colui che deve venire. Simeone è l'uomo che resta in ascolto della Parola del suo Signore (Shimeon), e che, animato dallo Spirito, riesce a vedere in quell'infante fragile e debole che ora stringe fra le sue braccia, la Shekinà di Dio. La Salvezza (Gesù), la Parola fatta carne, il Volto stesso di Dio, ha piantato la sua tenda in mezzo a noi. E' Gesù la Luce venuta a rischiarare le tenebre di Israele, la stessa Luce che avvolge i disprezzati pastori che vegliano nella notte e che ora rifulge anche sui pagani (le genti): è il mistero nascosto da secoli (Ef 3,6). Nessuno, per quanto peccatore, può ormai essere ritenuto escluso dall'Amore di Dio. E' il Dio che si china (Anna) su ogni creatura umana, che mostra a tutti il suo Volto (Fanuele) d'amore, che fa di ognuno noi uomini e donne Beati (Aser). Soltanto adesso possiamo  pronunciare quel "Nome che è al di sopra di ogni altro nome" (Fil 2,9) .


sabato 27 dicembre 2014

Prepararsi alla liturgia domenicale Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe "Obbedienti… capaci di riconoscere" di Antonio Savone

Prepararsi alla liturgia domenicale 

Obbedienti… capaci di riconoscere  
Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe

di Antonio Savone





Piuttosto popolata questa liturgia nella festa della famiglia di Gesù, Maria, e Giuseppe. Ci sono loro, appunto, ma c’è anche Abramo, Sara, Simeone, Anna. Tutte vicende a partire dalle quali ci è dato accostare il mistero di questi giorni: come stare di fronte alla visita di Dio?

Abramo: l’obbediente per eccellenza agli inviti di Dio, è chiamato ad uscire da un ambito familiare circoscritto, ristretto per diventare padre di una moltitudine di popoli. 
... Un anello prezioso Abramo nello snodo tra Dio e l’umanità.

La loro è una famiglia di nomadi che vive sotto la tenda della fede e si sposta per inseguire il Dio che pro-mette (mette innanzi). Che bello – evangelico, direi – pensare che la mia disponibilità a stare in cammino è lo snodo attraverso cui Dio esprime fedeltà a questa terra, a questa umanità!

Poi la famiglia di Nazaret. Di Gesù, Maria e Giuseppe ci interessa cogliere il cammino di fede che come nucleo familiare hanno dovuto percorrere a motivo di quel figlio. Quel figlio li ha tenuti continuamente sulla corda. Un tessuto quotidiano, il loro, non esente da contraddizioni e da drammi a volte. Eppure sempre disponibili a nuove partenze, mai sentendosi arrivati.

Come era accaduto al vecchio Abramo il quale, anche quando tutto sembrava smentire il senso e la portata di una promessa che lo aveva messo in cammino, non si era arrestato. Interessante. Tanto la vicenda della famiglia di Nazaret quando quella di Abramo è vicenda di una fedeltà ad una promessa, non già a delle evidenze o a delle certezze esibite. Di nuovo, anche la loro storia, quella intessuta di carne e di sangue, andava scrivendo pagine inedite dell’alleanza tra Dio e il suo popolo.

Essi compiono ciò che Dio chiede loro di fare, in attesa che Dio porti a compimento ciò che ha loro promesso. Lo trovo davvero singolare e ricco di speranza per tutte le volte che mi sento demotivato. Obbedienza alla Parola. Ecco l’ingrediente che tiene unita la loro vicenda, anche quando quel figlio verrà loro tolto. Abitati dalla fede in Colui che può far risorgere anche dai morti (Eb 12,19). Convinti che nessuna pagina della propria vicenda è da strappare.

E poi ancora i due vegliardi, Simeone e Anna.
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E penso alle nostre famiglie, alle nostre comunità: sognate da Dio come tramite di pagine inedite di quell’alleanza che di nuovo e sempre egli vuole stabilire con ogni uomo. Penso a tante pagine della nostra personale vicenda in cui non ci è dato di esprimere altro se non un attesa fedele e contemplativa.

Leggi tutto: Obbedienti… capaci di riconoscere


Il maschile e il femminile della sequela – San Giovanni Evangelista - di Antonio Savone


Il maschile e il femminile della sequela 
- San Giovanni Evangelista -
di Antonio Savone

‘…e vide e credette…’

La memoria di san Giovanni evangelista è occasione per mettere a fuoco i tratti della sequela così come è impersonata dai generi maschili e femminili dei discepoli stessi.
Giovanni, attraverso l’incontro di Gesù con alcuni personaggi del suo vangelo, ci presenta due forme di sequela: una al maschile e una al femminile, che poi danno origine a due forme di Chiesa: la Chiesa dell’ufficio e la Chiesa dell’amore. In realtà non si tratta di due Chiese ma dell’unica Chiesa nel suo duplice volto, quello ministeriale e quello comunionale.
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Il maschile, la Chiesa ministeriale, la Chiesa dell’ufficio, aderiscono al Maestro, ascoltano le sue parole, lo seguono, ma mostrano tanta resistenza nel permettere che il Cristo compia il suo cammino verso il Padre. E’ per questo che a tratti Gesù deve costringerli ad aprirsi alla rivelazione di un Dio che si pone ai loro piedi e glieli lava, perché anch’essi imparino a fare altrettanto.

Il femminile è per eccellenza, nel vangelo di Giovanni, il modo in cui vivere il discepolato. Gesù non stabilisce alcuna barriera nei confronti della donna: egli le valorizza, le difende, le ammette tra i suoi stessi discepoli.
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La Chiesa dell’amore è una Chiesa che si dispone alla sequela del Maestro accogliendo tutto ciò che egli offre, aperta al progetto che il Padre ha su di lui.
Il maschile esprime un movimento verso Cristo più segnato dalla norma, dalla tradizione, dai ruoli e perciò ha paura di uscire allo scoperto; il femminile manifesta invece un alto profilo di libertà: le donne compiono gesti su Gesù, parlano con lui da sole, interferiscono nei suoi progetti, lo seguono dove non è loro permesso, lo cercano nel pianto, nel lutto, nella gioia. Sono più disponibili alla radicalità dell’amore.
Il discepolato maschile si relaziona a Gesù a partire da una certa sufficienza: tutto è mediato da una sorta di precomprensione che non apre alla novità. Il femminile, invece, si relaziona a Gesù a partire dalla propria indigenza, riconosciuta e accolta: le donne appartengono ai poveri del Signore che attendono il Messia liberatore. Al Calvario Pietro e gli altri lasciano Gesù e fuggono nel loro proprio, mentre il discepolo amato e le Marie non riescono a staccarsi dal Crocifisso: accolgono la sua obbedienza al Padre.
E’ molto significativo che l’ultima consegna di Gesù sulla croce sia quella della Madre: Giovanni riceve la missione di avere Maria per madre. Il suo primo compito non è quello di andare ad annunciare il vangelo, ma di diventare figlio di Maria. Per lui e per tutti i discepoli è più importante essere credente che apostolo. Essere figlio della Chiesa-Madre è il primo e più fondamentale aspetto di tutta la vita cristiana.



Le notizie di Natale che aprono il cuore alla speranza

Le notizie di Natale 
che aprono il cuore alla speranza

Pesava 2,7 chilogrammi e per essere precisi è nato alle 23,41, a bordo della nave Etna, il 25 dicembre, il giorno di Natale, mentre venivano recuperati novecento migranti nel Canale di Sicilia. 
Tra questi, sua madre Kate. 
E suo fratello Destino di appena quindici mesi già segnati dalla fuga verso la vita.
E adesso chiamatelo pure migrante o profugo o irregolare.
Intanto il suo nome è Salvatore.
E non sembri solo un nome.

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Il piccolo è stato battezzato ieri mattina da Don Paolo, il cappellano di bordo, alla presenza dell’intero equipaggio e del Comandante che ha fatto da padrino.
Impossibile non riconoscere nella nave della Marina la grotta di Betlemme: come sembra accadere oggi per i migranti, anche Maria e Giuseppe stentarono a trovare accoglienza.
Una straordinaria coincidenza fa rivivere il volto del Santo Bambino in quello del piccolo nigeriano: entrambi nati lo stesso giorno, entrambi diventati simbolo di speranza.

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Il giorno della Vigilia di Natale è entrata in un grande magazzino di Roma e ha rubato un piumone, una coperta, una padella e dei bicchieri. A scoprire la 60/enne romana il direttore del negozio su via Appia che ha contattato il 112. Giunti sul posto i carabinieri della Stazione di San Lorenzo hanno ricostruito che la donna abita in una casa popolare insieme alla madre ultraottantenne, e le due donne vivono di una sola pensione sociale.
Comprendendo la situazione di forte disagio, i militari hanno deciso di fare una colletta e pagarle la refurtiva e il direttore del negozio non ha formalizzato la denuncia. «Sarei orgogliosa di avere dei figli come voi», ha detto la donna ai giovani carabinieri.

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Due nomi, Ennio e Maria Rosaria, e una data, 3 luglio 1955. Incisi all'interno di una fede nuziale, saltata fuori dal gruzzolo di oggetti rubati da tre donne fermate dalla polizia. Quando i poliziotti del commissariato Salario Parioli, a Roma, tra i vari arnesi di scasso e la refurtiva, hanno trovato questo anello, modesto e semplicissimo, si sono resi conto di stringere tra le mani un bene dal valore sentimentale immenso. 
Due nomi e una data lontana nel tempo: troppo poco per poter risalire ai proprietari e restituire loro l'anello. Impossibile consultare l'archivio telematico, per il quale c'è bisogno di dati più precisi. Era probabile che quella fede fosse stata appena rubata. Ma dove? A chi? Sarebbe stato più comodo aspettare che, magari, prima o poi qualcuno sporgesse denuncia. «Se ci fossimo arresi, la fede sarebbe andata a finire nel nostro ufficio reperti», spiega l'assistente capo del commissariato Edoardo Smiraglia, «insieme a una marea di oggetti che non sono mai stati reclamati dai legittimi proprietari»,
Invece, le cose sono andate diversamente. E a raccontarlo è Smiraglia stesso. «Abbiamo deciso di trovare i proprietari dell'anello. E la strada più rapida ci è sembrata quella di chiedere aiuto al Comune di Roma. Così, abbiamo contattato l'ufficio anagrafe matrimoniale e abbiamo spiegato la situazione e il motivo per il quale volevamo condurre quella ricerca». Il responsabile ha spiegato agli agenti che con quegli elementi a disposizione la ricerca sarebbe stata più lunga e complessa: sarebbe stato necessario andare a spulciare negli archivi cartacei, tra i libroni dell'anno 1955, un lavoro da certosini, come era usanza una volta, quando la tecnologia non era entrata nelle nostre vite. «Così gli impiegati dell'ufficio anagrafe hanno fatto, impiegando tempo e sacrificio anche fisico, perché avevano capito il valore simbolico di quella ricerca. Dopo un lavoro di cinque giorni è saltato fuori il 3 luglio 1955 e, in quel giorno, il matrimonio di due giovani, Maria Rosaria ed Ennio, nati nel 1927».
A quel punto gli agenti hanno recuperato i dati completi dei due coniugi, li hanno rintracciati, hanno scoperto che quei giovani sposi, oggi 87enni, sono ancora insieme. E il prossimo anno festeggiano 60 anni di matrimonio. «Abbiamo contattato il figlio, che è rimasto a bocca aperta: avrebbe dovuto sporgere lui la denuncia, ma ancora non l'aveva fatto. Non aveva parole per ringraziarci: la polizia era arrivata prima di lui».

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È natale a Roma . Noi ci mettiamo a ridare gioia e felicità a gente con difficoltà economiche e senza una casa propria costretta a vivere per strada di elemosina e offerte ... Latte e panettone per loro !!!

Guarda il video

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Il Natale è un po’ un miracolo: è il miracolo dei volti sorridenti di tante persone oppresse dalla fatica della vita, è il miracolo di scoprirsi utili di tanti a cui non manca nulla ma che hanno perso il senso profondo della festa. Ma è anche il miracolo di risorse che sembrano non esserci e che invece si possono mobilitare, coinvolgendo attorno al Natale chiunque voglia fare qualcosa, anche un piccolo gesto per gli altri, almeno una volta l’anno.
E’ un miracolo per il quale vale la pena andare a bussare a tutte le porte per raccogliere quello che serve per la festa: i commercianti, i colleghi, gli amici, la gente per strada. In questo modo ogni anno si trova il necessario per apparecchiare questa grandissima tavola nel mondo.
Ma il miracolo è anche il fatto che credenti di tutte le religioni possano trovare un posto in questa festa: servire ed essere serviti in un movimento di cuori che credono nella salvezza del mondo attraverso la fede, la pace, la concordia tra gli uomini.

Roma - Santa Maria in Trastevere -
Comunità Sant'Egidio - 220 pranzi in 60 città italiane
a oltre 160mila poveri in tutto il mondo.
Napoli - Galleria Principe -
Amici della Galleria - pranzo per 900 persone