martedì 19 agosto 2025

#Legami o catene? di Gianfranco Ravasi

#Legami o catene?  
di Gianfranco Ravasi


Non legare il cuore a nessuna dimora, perché soffrirai quando ti strapperanno via.

Lo invocava solo col pronome di terza persona Hû, “Lui”, e lo sentiva come una presenza intima totale: «Nel mio cuore, dentro e fuori: solo Lui. Nel corpo, nella vita, vene e sangue: solo Lui. La mia esistenza è senza perché. Il tutto è solo Lui». Quel “Lui” assoluto è Dio e Rûmî, il grande poeta mistico sufi, di poco anteriore a Dante (era nato nel 1207 in Persia e morirà nel 1273), lo canta nel suo mirabile poema Mathnawî di quasi 30mila versi, testo capitale dei dervisci, la confraternita spirituale musulmana che ha la sua espressione rituale nella danza in cui essi volteggiano freneticamente su sé stessi. Al suo “monastero” a Konya, nell’attuale Turchia, approdavano uomini in ricerca, credenti e dubbiosi, consapevoli di quanto egli insegnava: «La verità è uno specchio che, cadendo, si ruppe. Ciascuno ne prese un pezzo e, vedendovi riflessa la propria immagine, credette di possedere l’intera verità».

Noi abbiamo sopra scelto uno tra i tanti versi del suo poema, tutti intrisi di bellezza e di fede. Il messaggio è semplice: ogni legame può trasformarsi in una catena, e la legge spirituale fondamentale è il distacco. Anche a Gesù è attribuito questo detto apocrifo: «Il mondo è un ponte. Attraversalo, ma non fermarti lì!». La tentazione del possesso è forte e quando subentra la perdita, si piomba nella disperazione. Anche il Gesù dei Vangeli ripete che è «necessario perdere per trovare» e la Lettera neotestamentaria agli Ebrei ammonisce: «Non abbiamo quaggiù una città stabile, ma andiamo in cerca di quella futura» (13,14).

Questa lezione attraversa tutte le religioni, come insegna questo apologo su un rabbì ottocentesco dei Chassidîm, i mistici giudaici mitteleuropei. «Un visitatore venne da lontano a consultarlo e si stupì della sua casa quasi vuota. Gli chiese: Dove sono i tuoi mobili? Il rabbì replicò: E i tuoi dove sono? Il visitatore reagì: Ma io qui sono di passaggio! E il maestro: Anch’io!».

(Fonte: “Il Sole 24 Ore - Domenica”  - 17 agosto 2025)