venerdì 12 marzo 2021

“Lo sguardo oltre la mascherina” di Pierangelo Sequeri - Recensione di Aldo Pintor

“Lo sguardo oltre la mascherina”
di Pierangelo Sequeri
Recensione di Aldo Pintor


Inutile negarlo questa pandemia cadutaci addosso nel marzo 2020 ha sconvolto la vita di tutti. Tra i tanti sgradevoli cambiamenti che questo durissimo periodo ci ha imposto, uno dei più fastidiosi, è l'uso della mascherina che nasconde il volto e rende visibili solo gli occhi dei nostri fratelli di umanità. Il volto è una parte anatomica molto importante per conoscere il prossimo e il suo occultamento non è privo di conseguenze. Su questa quasi scomparsa del volto ha scritto un libro il teologo milanese Pierangelo Sequeri e quest'opera si intitola “Lo sguardo oltre la mascherina” Vita e Pensiero.

Il piccolo ma significativo saggio che stiamo recensendo è composto da una prima parte che contiene una serie di articoli pubblicati nei giorni terribili del lockdown di marzo e aprile 2020. Sono articoli dove l'autore si propone di aiutare gli uomini in sofferenza per il lockdown a comunicare un'emozione con uno sguardo che abbia una carica umana. Invita quindi ad assumere uno sguardo capace di restituire umanità anche in una situazione così dura e disumana come quella che da un anno stiamo vivendo e che in quei giorni era più dura che mai.

Ecco le parole dell'autore che descrivono così bene e in modo toccante la nostra quotidianità della pandemia: “Impariamo a nutrire ogni giorno sguardi buoni e diventeremo ogni giorno migliori. E anche più belli. Alleniamoci fin d'ora a guardarci tutti di nuovo con occhi che comunicano umanità vulnerabile e prossimità disponibile, al di sopra delle mascherine: anche se non ci siamo mai conosciuti, anche se ci sfioriamo a debita distanza. Era tanto che non lo facevamo”.

Direi che parole più illuminanti non potrebbero essere trovate per darci la forza di proseguire nel difficile periodo che sta attraversando tutta l'umanità. La seconda parte di cui è composto questo breve libretto riguarda invece una serie di articoli scritti nel 2015/2016, anno della misericordia. E sono stati scelti perché contengono parole che aiutano molto a superare il momento. Infatti, chi in questo periodo non ha bisogno di misericordia?

Questa lettura ci aiuta a capire quanto è vitale per noi il bisogno di aprirci all'altro nostro fratello. E questo aprirci all'altro ci rimanda all'alterità di Dio. Sequeri da pensatore acuto e colto quale è conclude la sua profonda riflessione criticando le frasi ripetute ossessivamente che tutti abbiamo sentito in quei giorni “andrà tutto bene” e “nulla sarà come prima”. Le considera frasi scaramantiche ma che eludono la vera domanda che accompagna ogni vita umana. La domanda più autentica è “Ossia questo momento sarà la volta che ci convertiremo davvero alla fratellanza tra tutti gli uomini a prescindere la nazionalità, religione e idee professate? E la fede cristiana che fine farà? Troppi si limitano a invocare “Signore Signore” come profetizzato dallo stesso Gesù. Ma dovremmo tutti tenere a mente che la guarigione annunciata dalle parabole di Gesù non è una formale professione di fede ma una fede di vita vissuta.

Il Regno di Dio si realizza quando riusciamo a costruire ponti con tutti coloro che incontriamo. Anche la mia esperienza umile mi ha insegnato questo. Da anni vado percorrendo le strade del mondo in compagnia di persone che spesso sono molto diverse da me per origine, cultura e religione professate. Ma lo scoprirsi fratelli di umanità è quello che ci fa sentir parte di qualcosa di immenso. E' qualcosa che una volta sperimentato non consente più di tornare alla vita di prima ma ci immette in qualcosa di più grande”. E gli slogan come quelli riportati anche se talvolta colorati da un linguaggio pseudocristiano servono a poco e a volte sono addirittura nocivi: a questo punto non posso non ricordare le parole del grande teologo luterano Dietrich Bonhoeffer “Gesù non ci chiama ad una nuova religione, ma alla vita”. Dovremmo tutti sempre tenerle a mente.