venerdì 12 marzo 2021

LITURGIA DOMESTICA - IV DOMENICA DI QUARESIMA (B) "Con Gesù, rinasciamo come opera creativa dello Spirito di Dio" Fraternità Carmelitana di Barcellona Pozzo di Gotto

LITURGIA DOMESTICA 

IV DOMENICA DI QUARESIMA (B) 


"Con Gesù, 
rinasciamo come opera creativa 
dello Spirito di Dio"

Fraternità Carmelitana 
di Barcellona Pozzo di Gotto
a cura di fr. Egidio Palumbo 



Preparare in casa
 l’“angolo della preghiera” 


     Entriamo nel tempo liturgico della Quaresima, cammino di fede verso la Pasqua del Signore, itinerario spirituale dove riscopriamo la fecondità del nostro battesimo, l’essenzialità della vita, i valori che veramente contano per la nostra esistenza e la lotta che siamo chiamati a sostenere contro noi stessi e contro tutte le forme di idolatria presenti nel nostro mondo che ci distolgono da un cammino autentico di crescita umana e cristiana. 

       Anche nel tempo di Quaresima diventa importante perseverare nella preghiera in famiglia, facendo della preghiera un ascolto dialogico con Dio e con la sua Parola. Lo sappiamo: non esiste solo la chiesa parrocchiale o la chiesa santuario per pregare. Per i cristiani ognuno – a motivo del battesimo e della cresima – è sacerdote in Cristo e quindi chiamato a pregare per sé e per gli altri, e ogni famiglia cristiana è chiamata per vocazione ad essere chiesa domestica

      Per cui ogni famiglia può approntare in casa l’“angolo della preghiera”, quello che i nostri fratelli cristiani della chiesa orientale chiamano “l’angolo della bellezza”. 

      In un luogo della casa, su un tavolo o su un mobile o su una mensola si possono collocare una icona del Cristo, una lampada (da accendere per la preghiera), una Bibbia aperta e un fiore. Ecco l’angolo bello, l’angolo da cui, attraverso l’icona, lo sguardo di Dio veglia sulla famiglia. Non siamo noi a guardare l’icona, ma è l’icona a guardare noi e ad aprirci alla realtà del mondo di Dio. 

     Per il tempo di Quaresima l’“angolo della preghiera” possiamo mettere in maggiore evidenza la Bibbia, il libro che contiene la Parola di Dio, e un cero che ci richiama il cero pasquale, simbolo di Cristo Luce del mondo, che illumina il cammino della nostra vita. 

      In questo angolo la famiglia si riunisce per pregare in un’ora del giorno compatibile con i ritmi di lavoro. 

Si può pregare seguendo varie modalità: 
 
       - Prima modalità. Leggere il brano del vangelo della liturgia del giorno, breve pausa di silenzio, poi recitare con calma il salmo responsoriale corrispondente e concludere con la preghiera del Padre Nostro, la preghiera dei figli di Dio e dei fratelli in Cristo Gesù (per le indicazioni del vangelo e del salmo del giorno utilizzare il calendarietto liturgico). 

     - Seconda modalità. Per chi sa utilizzare il libro della Liturgia delle Ore, alle Lodi e ai Vespri invece della lettura breve, leggere il vangelo del giorno alle Lodi e la prima lettura del giorno ai Vespri. 

     - Terza modalità. Si può utilizzare un libretto ben fatto, acquistabile nelle librerie che vendono oggetti religiosi. Si intitola “Amen. La Parola che salva” delle edizioni San Paolo, costa € 3,90 ed esce ogni mese. 

    Di ogni mese contiene: la preghiera delle Lodi del mattino, le letture bibliche della celebrazione eucaristica dei giorni feriali e della domenica con una breve riflessione, la preghiera dei Vespri della sera, la preghiera di Compieta prima del riposo notturno e altre preghiere. 

     Scrive papa Francesco in Amoris Laetitia al n. 318, dando altri suggerimenti per la preghiera: 

   «Si possono trovare alcuni minuti al giorno per stare uniti davanti al Signore vivo, dirgli le cose che preoccupano, pregare per i bisogni famigliari, pregare per qualcuno che sta passando un momento difficile, chiedergli aiuto per amare, rendergli grazie per la vita e le cose buone, chiedere alla Vergine di proteggerci con il suo manto di madre. Con parole semplici questo momento di preghiera può fare tantissimo bene alla famiglia». 

    Sì, la preghiera in famiglia rafforza la nostra fede in Cristo Gesù e rende saldo il vincolo d’amore tra marito e moglie, tra i genitori e i figli, tra la famiglia e il territorio in cui abita e il mondo intero. 

    In questa proposta di Liturgia Domestica seguiamo la prima modalità. 



Quarta Domenica di Quaresima – B 



Con Gesù, 
rinasciamo come opera creativa 
dello Spirito di Dio 



I. Apertura della Liturgia domestica
Solista: Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Tutti: Amen.

(Accensione del cero)

Solista: Sii benedetto, o Padre, che fai germogliare il deserto della nostra vita.

Tutti: ETERNO E' IL TUO AMORE PER NOI! 

Solista: Sii benedetto, o Gesù Figlio di Dio, che non ci lasci soli nel cammino della vita.

Tutti: ETERNO E' IL TUO AMORE PER NOI! 

Solista: Sii benedetto, o Spirito Santo, che ci orienti e sostieni nella scelte della vita.

Tutti: ETERNO E' IL TUO AMORE PER NOI! 


Solista: Se non edifica Dio la casa.
   i costruttori faticano invano;
   sulla città se non veglia il Signore,
   veglia invano la guardia notturna;
   vano per voi levarvi all’alba,
   a tarda notte concedervi al sonno;
   mentre per voi è amaro il pane,
   pure nel sonno egli cura i suoi giusti.
  Sono i figli un dono di Dio,
  è grazia sua il frutto del grembo.

Tutti: Dice il Signore Gesù:
         «Chi rimane in me e io in lui,
         porta molto frutto».
             (dal Salmo 127, trad. poetica di Davide Turoldo)





II. Ascolto orante del vangelo di Giovanni (3,14-21)

Apriamo il vangelo di Giovanni al cap. 3. Facciamo una breve pausa di silenzio, e poi chiediamo allo Spirito Santo che ci apra alla comprensione di questo scritto che contiene la Parola di Dio per noi oggi.

Tutti: Vieni, Santo Spirito,
manda a noi dal cielo
un raggio della tua luce.
Lava ciò che è sordido,
bagna ciò che è arido,
sana ciò che sanguina.
Piega ciò che è rigido,
scalda ciò che è gelido,
drizza ciò che è sviato.


Leggiamo attentamente e con calma la pagina di Giovanni, cap. 3, dal verso 14 fino al verso 21.

[Riportiamo di seguito il testo del vangelo, ma sarebbe meglio leggerlo direttamente dalla Bibbia – che ognuno dovrebbe avere in casa – per un contatto diretto con essa]


Dopo la lettura del vangelo, recitare insieme:

Protèsi alla gioia pasquale,
sulle orme di Cristo Signore,
seguiamo l’austero cammino
della santa Quaresima.

La legge e i profeti annunziarono
dei quaranta giorni il mistero.
Gesù consacrò nel deserto
questo tempo di grazia. […]

Sia parca e frugale la mensa,
sia sobria la lingua e il cuore.
Fratelli, è tempo di ascoltare
la voce dello Spirito.
      (dalla Liturgia)


1. Meditiamo la pagina evangelica. Ecco alcuni spunti.

    La quarta tappa dell’itinerario quaresimale concentra la nostra attenzione su Cristo dono dell’amore di Dio per il mondo. La pagina evangelica di questa domenica (Giovanni 3,14-21) fa parte del dialogo, avvenuto di notte, tra Gesù e Nicodemo (cf. Giovanni 3,1-21), il quale viene esortato a rinascere dall’alto, dallo Spirito, per vedere il Regno di Dio, cioè per fare esperienza del Senso vero e ultimo della vita (ciò che nel prosieguo dell’evangelo di Giovanni equivarrà a “vita eterna”). 

    Nicodemo sembra fraintendere le parole di Gesù («come può nascere un uomo quando è vecchio…»: Giovanni 3,4), o forse poi le capisce molto bene («come può accadere questo?»: Giovanni 3,9), ma avrà bisogno di tempo per interiorizzarle, perché sia fatta un po’ di luce nella sua “notte oscura”; e infatti Nicodemo lo ritroveremo quasi alla fine del vangelo, al momento della sepoltura di Gesù con gli aromi profumati offerti per ungere il corpo di Gesù (cf. Giovanni 19,39).




      Ma intanto Nicodemo continua ad ascoltare il discorso di Gesù che gli sta parlando non delle cose del “cielo”, cioè di Dio in sé, ma delle cose della “terra”, cioè di Dio in relazione alla nostra umanità inserita nelle complesse e difficili vicende della storia e del mondo; gli sta parlando di Dio che ha inviato il Figlio dell’uomo, il quale prima di salire al cielo (la risurrezione) è disceso dal cielo (incarnazione), ovvero ha assunto la nostra umanità e ha vissuto fino in fondo – senza schifarsi di noi – le vicende lieti e tristi, belle e drammatiche di questo nostro mondo. 

     Ma, in particolare, come ha vissuto Gesù la sua esistenza umana di Figlio dell’uomo? Parte da qui la pagina evangelica di questa domenica. 

2. Gesù interpreta la sua esistenza umana attraverso l’evento antico, narrato nel libro dei Numeri 21,4-9, che riguarda il serpente di bronzo innalzato su un’asta di legno da Mosè nel deserto, per comando di Dio. 

     Che cosa era avvenuto al tempo di Mosè? Il popolo si era stancato di camminare nel deserto, aveva cominciato a mormorare contro Dio e contro Mosè, mostrando una certa nostalgia per i tempi della schiavitù sotto il Faraone. Sì, perché il cammino pedagogico nel deserto per imparare a vivere come uomini liberi è un cammino di maturità umana e di fede impegnativo e faticoso; certo, non è un cammino lineare, bensì tortuoso, tuttavia è un cammino liberante e fecondo, è un cammino che responsabilizza. 

     Ma il popolo si fa prendere dalla nostalgia dell’Egitto, dalla “bella irresponsabilità” di stare sotto un padrone, di essere dipendente da lui e di delegare a lui le proprie decisioni e scelte. E, si sa, a lungo andare di irresponsabilità si muore, non tanto fisicamente (anche questo può accadere), ma esistenzialmente e spiritualmente. 

   Anche l’esilio in Babilonia (vedi la prima lettura: 2Cronache 36,14-16.19-23; e il Salmo responsoriale: Salmo 137) è stata una morte esistenziale per Israele, una morte provocata dalla sua insipiente omologazione a logiche e mentalità idolatriche. Solo la compassione di Dio ha potuto aprire un futuro di liberazione al popolo in esilio. 

   Della morte esistenziale – causata dalla nostra irresponsabilità – il libro dei Numeri ne parla attraverso l’immagine del morso mortale dei «serpenti brucianti» o «infuocati» (cf. Numeri 21,6): sono le “scottature” della vita, di quelle tremende che fanno molto male e lasciano il segno…, a tal punto che il popolo invoca il Signore, affinché allontani questi “serpenti”. Ed è qui che il Signore ordina a Mosè di innalzare su un’asta di legno un serpente di bronzo, affinché, chiunque sarà morso dai “serpenti brucianti”, guardando il “serpente di bronzo” innalzato e infilzato sull’asta «resterà in vita» (Numeri 21,8). 

     Come a dire: la morte provocata dal morso dei “serpenti brucianti” è salvata dalla morte del serpente di bronzo fatto innalzare da Dio. Ovvero: la nostra morte esistenziale provocata dal “morso” della nostalgia della schiavitù, dal morso malvagio della nostra insipiente incapacità di vivere come uomini liberi, è guarita, è salvata dalla misericordia di Dio che si fa “ferire” per amore, perché quella “ferita” in Dio – se guardata e interiorizzata – apre il cuore del popolo al ricordo della Parola di Dio, che è Parola efficace e risanante (si legga la bella interpretazione di Sapienza 16,5-12).




       Allo stesso modo dice Gesù: per essere salvati dalle brucianti e tremende scottature della vita, provocate da noi stessi o dagli altri, l’unica via è “guardare”, cioè credere, affidarsi al Figlio dell’uomo innalzato (Giovanni 12,32-33; 19,37), vale a dire, conformarsi allo stile di vita di Cristo Gesù crocifisso, morto e risorto, perché, come scrive l’apostolo Pietro, citando un versetto del Canto del Servo del Signore (cf. Isaia 53,5), «dalle sue piaghe siete stati guariti» (1Pietro 2,24). 


Già nel deserto perfino il serpente,
che pure era strumento di morte,
ha innalzato in segno di vita,
come farà col vessillo di Cristo:

albero vero di vita più vera
piantato in mezzo al cuore del mondo
perché nessuno vedendolo muoia,
e la condanna dell’uomo finisca.

 

Ora la scelta è possibile e libera:

Luce è venuta! Se ami la luce
opere compi che sono divine,
e segni certi saranno di vita.


No, di nessuno Dio vuole la morte,
morte non c’era nei suoi pensieri:
morte, nemica di Dio e dell’uomo,
contro la morte con lui combattiamo.
                       (Davide Turoldo)



3. Dunque, siamo chiamati a conformarci al Cristo innalzato, e quindi al suo stile di vita.

   Ma come ha vissuto Gesù? Ha vissuto come manifestazione eloquente dell’amore appassionato di Dio per il mondo: «Così infatti Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito» (Giovanni 3,16: nella traduzione di questo versetto all’inizio va inserito un “così” che lo connette in modo evidente al versetto precedente). Gesù ha vissuto come dono di Dio («da dare…») per noi, per il mondo. 

   Tutto dell’esistenza di Gesù ci parla di dono, di gratuità, di amore incondizionato e fedele, di compassione per i deboli e i fragili. E non perché a Gesù sia andato tutto bene. Tutt’altro: anche lui ha preso le “scottature” della vita che gli altri gli hanno provocato, in particolare i discepoli e alcuni dei “credenti impegnati” del suo tempo, ovvero alcuni dei sacerdoti, dei farisei e degli scribi. Eppure, nonostante i segni delle “ferite brucianti” sul suo corpo, ha perseverato agendo sempre nella logica del dono e dell’amore per Dio e per gli altri, e non nella logica del proprio tornaconto, del proprio interesse. 



    Quelle “ferite” nell’evento del Figlio innalzato sulla Croce ci aprono alla luce (Giovanni 3,19-21): alla luce che non abbaglia e che non si impone con arroganza, ma fa discernimento attraverso l’umile testimonianza di una vita liberamente e gratuitamente donata. 

    Quelle “ferite” luminose ci mettono in crisi, ma è una crisi risanante, perché ci aprono all’amore viscerale, gratuito e incondizionato di Dio per questo mondo. 

   Quelle “ferite” luminose ci fanno uscire dalle nostre “tenebre” e ci fanno rinascere come opera creativa dello Spirito di Dio: «Se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel Regno di Dio» (Giovanni 3,5, anche i versetti che seguono da 6 a 8). 

     Perciò l’apostolo Paolo (vedi la seconda lettura: Efesini 2,4-10), con sapienza scrive che, morti nelle nostre colpe e nei nostri fallimenti, per grazia, attraverso l’opera gratuita di Dio in Cristo Gesù, siamo salvati e guariti, siamo di nuovo riplasmati come creature nuove, come un’opera d’arte di Dio. 


Dio, tu hai amato il mondo come nessuno
e nessuno ama l’uomo come tu lo ami:
per questo hai mandato tuo Figlio,
perché chi crede in lui
non muoia per sempre:
Signore, donaci di credere
nella vita che non muore. Amen.
             (Davide Turoldo)

 



Ogni giorno ci sia donata la grazia di vivere con Gesù, colui che è il dono di Dio; ci sia donato di rinascere e di agire mossi dalla sapienza del dono e della gratuità, in un mondo dove tutto è mercato, mercificazione, competizione, arroganza e cinica sottomissione dell’altro, fino all’ultimo respiro… 


III. Intercessioni

Solista: A Dio Padre, ricco di misericordia, che ci ha amati di un grande amore, facendoci rivivere in              Cristo Gesù e donandoci una cittadinanza celeste, a Lui innalziamo le nostre invocazioni, dicendo: 

         Tutti: DIO, AMICO DEGLI UOMINI, ASCOLTACI 

Voce 1: - O Padre, il tuo Figlio Gesù è l’unico Pastore della tua Chiesa ed è l’Agnello che offre la vita per le proprie pecore: dona discernimento e sapienza a tutti coloro che hai chiamato a guidare le comunità cristiane disseminate nel mondo, affinché la tua Chiesa diventi sempre di più la casa della misericordia. Preghiamo. 

Voce 2: - O Padre, con il dono del tuo Figlio, innalzato sulla croce per amore degli uomini, fai giustizia dell’odio, del cinismo e della violenza che rendono tenebroso questo mondo. Con la tua Luce illumina e guida i governanti a pensieri di pace e a progetti per la vita. Preghiamo. 

Voce 1: - Riversa su di noi, o Padre, l’abbondanza dello Spirito del tuo Figlio Gesù, perché in questo tempo di cambiamenti e di profonde crisi ci dia il coraggio di una testimonianza umile ma tenace, sapendo che l’amore è più forte della morte. Preghiamo. 

Voce 2: - Ti affidiamo, o Padre, tutti quei popoli che conoscono una guerra infinita, come l’Iraq, l’Afganistan, la Siria, la Palestina e il Congo. Ti affidiamo anche chi vive momenti di profonda depressione, chi si sente solo ed incompreso, chi ha smesso di aver fiducia negli altri, chi è esiliato, lontano dalla propria patria, chi è abbandonato, umiliato, violentato. Il tuo sguardo di amore e di consolazione conduca anche noi a prenderci cura del fratello, chiunque egli sia. Preghiamo. 

Voce 1: - Davanti a Gesù, il Figlio dell’uomo Innalzato, ci ricordiamo dei nostri parenti e amici defunti e delle vittime del coronavirus [pausa di silenzio, e poi riprendere a leggere →]; ci ricordiamo anche delle vittime ferite dalle ingiustizie, dai ricatti e dall’arroganza degli uomini. Che il Signore Gesù conceda a tutti la sua luce e la sua pace. Preghiamo. 

Solista: Come popolo di Dio, chiamato a lasciarsi plasmare come opera di Dio, diciamo insieme: 

Tutti: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome.
          venga il tuo Regno, sia fatta la tua volontà
          come in cielo, così in terra.
          Dacci oggi il nostro pane quotidiano
          e rimetti a noi i nostri debiti,
          come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
          e non abbandonarci alla tentazione,
           ma liberaci dal male. Amen.



- Concludere con la Preghiera:
Tutti: O Padre, che hai tanto amato il mondo da donare il tuo unico Figlio, esaudisci la nostra preghiera e fa’ che lo seguiamo sulla via del dono e della gratuità, perché Lui è la luce del mondo che illumina ogni uomo e apre al Senso vero della vita, ora e sempre, nei secoli dei secoli. AMEN. 

Solista: Benediciamo il Signore.

Tutti: Rendiamo grazie a Dio.


IV. Proposta di preghiera per il pranzo 

Tutti: Sii benedetto, Signore Dio nostro:
          hai guidato il tuo popolo nel deserto
         e lo hai nutrito con un pane dal cielo.
         Rinnova i prodigi della tua misericordia,
         fortifica nel tuo amore
         coloro che camminano verso di te,
         e ascolta la nostra preghiera riconoscente.
         Per Gesù Cristo nostro Signore. Amen. 

               (da Preghiere per una tavola fraterna)