giovedì 9 maggio 2019

Papa Francesco: Viaggio in Bulgaria e Macedonia del nord 5-7 maggio 2019 / 5 Incontro con la Comunità Cattolica: "La Chiesa è una casa con le porte aperte. Perché è madre". Incontro di preghiera per la pace: "Con il fuoco dell’amore noi vogliamo sciogliere il gelo delle guerre... la pace si diffonda in tutta la terra!" (Cronaca, foto, testi e video)

VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ FRANCESCO
IN BULGARIA E MACEDONIA DEL NORD
5-7 MAGGIO 2019


Lunedì, 6 maggio 2019

SOFIA-RAKOVSKY-SOFIA

15:30 Incontro con la Comunità Cattolica nella Chiesa di San Michele Arcangelo a Rakovsky
17:15 Partenza in aereo per Sofia
18:15 Incontro per la Pace presieduto dal Santo Padre alla presenza degli esponenti delle varie confessioni religiose in Bulgaria in Piazza Nezavisimost a Sofia


INCONTRO CON LA COMUNITÀ CATTOLICA
Chiesa di San Michele Arcangelo a Rakovsky 











 

"Impariamo ad essere una Chiesa-famiglia-comunità che accoglie, ascolta, accompagna, si preoccupa degli altri rivelando il suo vero volto, che è volto di madre. La Chiesa è madre. Chiesa-madre che vive e fa suoi i problemi dei figli, non offrendo risposte confezionate, una madre non dà risposte preconfezionate. Questa Chiesa cerca insieme strade di vita, di riconciliazione; cercando di rendere presente il Regno di Dio. Chiesa-famiglia-comunità che prende in mano i nodi della vita, che spesso sono grossi gomitoli, e prima di districarli li fa suoi, li accoglie tra le mani e li ama. Così fa una mamma, così è la nostra madre-Chiesa".

È la raccomandazione rivolta da papa Francesco durante l'incontro con la piccola ma entusiasta rappresentanza della comunità cattolica bulgara nella chiesa di san Michele Arcangelo di Rakovsky. "Una famiglia tra le famiglie, questa è la Chiesa, aperta a testimoniare - ha detto - al mondo odierno la fede, la speranza e l'amore verso il Signore e verso coloro che Egli ama con predilezione. Una casa con le porte aperte. La Chiesa è una casa con le porte aperte. Perché è madre". 

L'incontro è iniziato nel segno di san Giovanni XXIII ma anche delle Giornate mondiali della Gioventù: sulle note de “L’Emmanuel”, l’inno della Gmg di Roma del 2000, Francesco ha salutato una famiglia, benedetto e baciato la reliquia e il bassorilievo raffigurante papa Roncalli che qui è stato per nove anni, tra il 1925 e il 1934, visitatore e delegato apostolico a Sofia. Poi Francesco ha raggiunto la zona dell’altare, e si è seduto in mezzo a una quindicina di giovani. Ha ascoltato il saluto del vescovo di Sofia e Plovdiv, monsignor Gheorghi Iovcev, che è nato proprio in questa parrocchia e oggi festeggia il suo onomastico (le Chiese orientali festeggiano infatti oggi san Giorgio).

"Essere una casa dalle porte aperte, sulle orme di Cirillo e Metodio - ha proseguito il Papa ricordando i santi evangelizzatori dei popoli slavi, ora compatroni d'Europa -, oggi richiede anche di saper essere audaci e creativi per domandarsi come si possa tradurre in modo concreto e comprensibile alle giovani generazioni l'amore che Dio ha per noi".

"Sappiamo e sperimentiamo che 'i giovani, nelle strutture consuete, spesso non trovano risposte alle loro inquietudini, alle loro esigenze, alle loro problematiche e alle loro ferite' - ha osservato citando la sua esortazione apostolica Christus vivit -. E questo ci chiede un nuovo sforzo di immaginazione nelle nostre azioni pastorali, per cercare il modo di raggiungere il loro cuore, conoscere le loro attese e incoraggiare i loro sogni, come comunità-famiglia che sostiene, accompagna e invita a guardare il futuro con speranza".

Secondo Francesco, "una grande tentazione che affrontano le nuove generazioni è la mancanza di radici che le sostengano, e questo le porta allo sradicamento e a una grande solitudine. I nostri giovani, nel momento in cui si sentono chiamati ad esprimere tutto il potenziale in loro possesso, molte volte restano a metà strada a causa delle frustrazioni o delle delusioni che sperimentano, poiché non hanno radici su cui appoggiarsi per guardare avanti".

"E questo - ha aggiunto - aumenta quando si vedono obbligati a lasciare la propria terra, la propria patria, la propria famiglia".



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INCONTRO PER LA PACE PRESIEDUTO DAL SANTO PADRE
ALLA PRESENZA DEGLI ESPONENTI DELLE VARIE CONFESSIONI RELIGIOSE IN BULGARIA

Piazza Nezavisimost (Sofia)


Dopo l'incontro con i cattolici bulgari, papa Francesco si è diretto in piazza Nezavisimost, ex piazza Lenin, oggi piazza Indipendenza, nel cuore di Sofia, dove si affacciano la chiesa ortodossa di Nedelia, la chiesa cattolica di San Giuseppe e la sinagoga. Lì ha presieduto l'Incontro per la pace, alla presenza degli esponenti delle varie confessioni religiose del Paese: cristiani cattolici e ortodossi, musulmani, ebrei. Fedi rappresentate da altrettante lanterne accese attorno a un cero e tenute in mano da bambini, dopo la lettura del Cantico delle Creature composto da San Francesco d'Assisi. 
Pioveva, ma questo non ha fermato il coro di bambini che hanno cantato "We are the World". 





PAROLE DEL SANTO PADRE DOPO LA PREGHIERA PER LA PACE

Cari fratelli e sorelle,

abbiamo pregato per la pace con parole ispirate a San Francesco di Assisi, grande innamorato di Dio Creatore e Padre di tutti. Amore che egli ha testimoniato con la stessa passione e sincero rispetto verso il creato ed ogni persona che incontrava sul suo cammino. Amore che ha trasformato il suo sguardo dandogli la consapevolezza che in ognuno esiste «uno spiraglio di luce che nasce dalla certezza personale di essere infinitamente amato, al di là di tutto» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 6). Amore che lo portò ad essere un autentico costruttore di pace. Anche ciascuno di noi, sulle sue orme, è chiamato a diventare un costruttore, un “artigiano” di pace. Pace che dobbiamo implorare e per la quale dobbiamo lavorare, dono e compito, regalo e sforzo costante e quotidiano per costruire una cultura in cui anche la pace sia un diritto fondamentale. Pace attiva e “fortificata” contro tutte le forme di egoismo e di indifferenza che ci fanno anteporre gli interessi meschini di alcuni alla dignità inviolabile di ogni persona. La pace esige e chiede che facciamo del dialogo una via, della collaborazione comune la nostra condotta, della conoscenza reciproca il metodo e il criterio (cfr Documento della fratellanza umana, Abu Dhabi, 4 febbraio 2019) per incontrarci in ciò che ci unisce, rispettarci in ciò che ci separa e incoraggiarci a guardare il futuro come spazio di opportunità e di dignità, specialmente per le generazioni che verranno.

Noi questa sera siamo qui a pregare davanti a queste fiaccole portate dai nostri bambini. Esse simboleggiano il fuoco dell’amore che è acceso in noi e che deve diventare un faro di misericordia, di amore e di pace negli ambienti in cui viviamo. Un faro che vorremmo illuminasse il mondo intero. Con il fuoco dell’amore noi vogliamo sciogliere il gelo delle guerre. Stiamo vivendo questo evento per la pace sulle rovine dell’antica Serdika, a Sofia, cuore della Bulgaria. Noi possiamo vedere da qui i luoghi di culto di diverse Chiese e Confessioni religiose: Santa Nedelia dei nostri fratelli ortodossi, San Giuseppe di noi cattolici, la sinagoga dei nostri fratelli maggiori gli ebrei, la moschea dei nostri fratelli musulmani e, vicino, la chiesa degli armeni.

In questo luogo, per secoli, convergevano i Bulgari di Sofia appartenenti a vari gruppi culturali e religiosi, per incontrarsi e discutere. Possa questo luogo simbolico rappresentare una testimonianza di pace. In questo momento, le nostre voci si fondono e all’unisono esprimono l’ardente desiderio della pace: la pace si diffonda in tutta la terra! Nelle nostre famiglie, in ognuno di noi, e specialmente in quei luoghi dove tante voci sono state fatte tacere dalla guerra, soffocate dall’indifferenza e ignorate per la complicità schiacciante di gruppi di interesse. Tutti cooperino alle realizzazione di questa aspirazione: gli esponenti delle religioni, della politica, della cultura. Ciascuno là dove si trova, svolgendo il compito che gli spetta può dire: “Signore, fa’ di me uno strumento della tua pace”. È l’auspicio che si realizzi il sogno del Papa San Giovanni XXIII, di una terra dove la pace sia di casa. Seguiamo il suo desiderio e con la vita diciamo: Pacem in terris! Pace sulla terra a tutti gli uomini amati dal Signore.

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In un minuto gli eventi che hanno scandito la seconda giornata di Papa Francesco in Bulgaria 
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