venerdì 10 maggio 2019

Papa Francesco: Viaggio in Bulgaria e Macedonia del nord 5-7 maggio 2019 / 6 Preghiera a Madre Teresa: "Intercedi presso Gesù Lui faccia sì che il nostro amore non sia solo a parole, ma sia efficace e vero" - Omelia: "Abbiamo fame, Signore... Fame di pane, fame di fraternità, fame di Dio." (Cronaca, foto, testi e video)


VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ FRANCESCO
IN BULGARIA E MACEDONIA DEL NORD
5-7 MAGGIO 2019


Martedì, 7 maggio 2019

SOFIA-SKOPJE
Cerimonia di congedo dalla Bulgaria nell’Aeroporto di Sofia
8:20 Partenza in aereo dall’Aeroporto di Sofia per Skopje
8:15 Arrivo all’Aeroporto internazionale di Skopje
Accoglienza ufficiale
9:00 Cerimonia di benvenuto nel Cortile del Palazzo Presidenziale
9:15 Visita di cortesia al Presidente nel Palazzo Presidenziale
9:30 Incontro con il Primo Ministro nel Palazzo Presidenziale
9:45 Incontro con le Autorità, con la Società Civile e con il Corpo Diplomatico nella Mosaique Hall del Palazzo Presidenziale 
10:20 Visita al Memoriale Madre Teresa alla presenza dei Leader Religiosi e incontro con i poveri
11:30 Santa Messa nella Piazza Macedonia 
13:30 Pranzo con il Seguito Papale 

Papa Francesco è arrivato a Skopje, capitale della Macedonia del Nord, ultima tappa del suo 29mo viaggio apostolico. E non risparmia parole di elogio per questo Paese nato proprio 25 anni fa con la dissoluzione della Jugoslavia. Lo fa nel suo discorso alle autorità, la società civile e il corpo diplomatico nella Mosaique Hall del Palazzo Presidenziale.

Il Pontefice è stato accolto in aeroporto dal presidente (uscente) Gjorge Ivanov e dal primo ministro Zoran Zaev. Il programma della giornata è fitto. Il primo appuntamento è a Villa Vodno, la residenza del capo dello stato. È qui che dopo un colloquio privato con Ivanov e poi con Zaev, pronuncia il suo primo discorso.








INCONTRO CON LE AUTORITÀ, CON LA SOCIETÀ CIVILE E CON IL CORPO DIPLOMATICO

Mosaique Hall del Palazzo Presidenziale (Skopje)
Martedì, 7 maggio 2019


Nel suo discorso alle autorità il Papa auspica che «una più stretta integrazione con i Paesi Europei» si «sviluppi positivamente per l’intera regione dei Balcani occidentali», sempre però «nel rispetto delle diversità e dei diritti fondamentali». E infine incoraggia «a proseguire fiduciosi nel cammino iniziato per fare del vostro Paese un faro di pace, di accoglienza e di integrazione feconda tra culture, religioni e popoli». 

DISCORSO DEL SANTO PADRE


Signor Presidente,
Signor Primo Ministro,
Illustri Membri del Corpo Diplomatico,
Distinte Autorità civili e religiose,
Cari fratelli e sorelle,

Ringrazio cordialmente il Signor Presidente per le sue cortesi parole di benvenuto e per il gradito invito a visitare la Macedonia del Nord, che egli, unitamente al Signor Primo Ministro, mi ha rivolto.

Ringrazio parimenti i rappresentanti delle altre Comunità religiose qui presenti. Saluto con viva cordialità la comunità cattolica qui rappresentata dal Vescovo di Skopje ed Eparca dell’Eparchia della Beata Maria Vergine Assunta in Strumica-Skopje, che è parte attiva e integrante della vostra società e partecipa a pieno titolo alle gioie, alle preoccupazioni e alla vita quotidiana del vostro popolo.

È la prima volta che il Successore dell’Apostolo Pietro si reca nella Repubblica della Macedonia, e sono lieto di poterlo fare nel 25° anniversario dell’allacciamento delle relazioni diplomatiche con la Santa Sede, che furono stabilite pochi anni dopo l’indipendenza, avvenuta nel settembre del 1991.

La vostra terra, ponte tra oriente e occidente e punto di confluenza di numerose correnti culturali, condensa molte caratteristiche peculiari di questa regione. Con le raffinate testimonianze del suo passato bizantino e ottomano, con le ardite fortezze tra i monti e le splendide iconostasi delle sue antiche chiese, che rivelano una presenza cristiana fin dai tempi apostolici, manifesta la densità e la ricchezza della millenaria cultura che la abita. Ma permettetemi di dire che questa ricchezza culturale è solo lo specchio del vostro più prezioso e valido patrimonio: la composizione multietnica e multireligiosa del volto del vostro popolo, frutto di una storia ricca e, perché no, anche complessa di relazioni intessute nel corso dei secoli.

Questo crogiuolo di culture e di appartenenze etniche e religiose ha dato luogo a una pacifica e duratura convivenza, nella quale le singole identità hanno saputo e potuto esprimersi e svilupparsi senza negare, opprimere o discriminare le altre. Hanno avuto un atteggiamento più grande della tolleranza: hanno saputo aver rispetto. Esse hanno così dato forma a una tessitura di rapporti e di situazioni che, sotto questo profilo, possono rendervi un esempio a cui fare riferimento per una convivenza serena e fraterna, nella distinzione e nel rispetto reciproco.

Queste speciali caratteristiche sono nel medesimo tempo di rilevante significato sulla via di una più stretta integrazione con i Paesi europei. Auspico che tale integrazione si sviluppi positivamente per l’intera regione dei Balcani occidentali, come pure che essa avvenga sempre nel rispetto delle diversità e dei diritti fondamentali.

Qui, infatti, tanto la differente appartenenza religiosa di Ortodossi, Musulmani, Cattolici, Ebrei e Protestanti, quanto la distinzione etnica tra Macedoni, Albanesi, Serbi, Croati e persone di altra origine, ha creato un mosaico in cui ogni tessera è necessaria all’originalità e bellezza del quadro d’insieme. Bellezza che raggiungerà il suo maggior splendore nella misura in cui saprete trasmetterla e seminarla nel cuore delle nuove generazioni.

Tutti gli sforzi che si compiono, affinché le diverse espressioni religiose e le differenti etnie trovino un terreno d’intesa comune nel rispetto della dignità di ogni persona umana e nella conseguente garanzia delle libertà fondamentali, non saranno mai vani, anzi, costituiranno la necessaria semina per un futuro di pace e di fecondità.

Vorrei segnalare, inoltre, il generoso sforzo compiuto dalla vostra Repubblica – sia dalle sue Autorità statali sia col valido contributo di diverse Organizzazioni internazionali, della Croce Rossa, della Caritas e di alcune ONG – nell’accogliere e prestare soccorso al gran numero di migranti e profughi provenienti da diversi Paesi medio-orientali. Essi fuggivano dalla guerra o da condizioni di estrema povertà, spesso indotte proprio da gravi episodi bellici, e negli anni 2015 e ‘16 hanno varcato i vostri confini, diretti in massima parte verso il nord e l’ovest dell’Europa, trovando in voi un valido riparo. La pronta solidarietà offerta a coloro che si trovavano allora nel più acuto bisogno per aver perso tante persone care oltre alla casa, al lavoro e alla patria vi fa onore e parla dell’anima di questo popolo che, conoscendo anche le privazioni, riconosce nella solidarietà e nella condivisione dei beni le vie di ogni autentico sviluppo. Auspico che si faccia tesoro della catena solidale che ha contraddistinto quell’emergenza, a vantaggio di ogni opera di volontariato a servizio di molte forme di disagio e di bisogno.

Vorrei anche rendere omaggio in modo del tutto speciale a una vostra illustre concittadina che, mossa dall’amore di Dio, ha fatto della carità verso il prossimo la suprema legge della sua esistenza, suscitando ammirazione in tutto il mondo e inaugurando uno specifico e radicale modo di porsi al servizio degli abbandonati, degli scartati, dei più poveri. Mi riferisco chiaramente a colei che è universalmente conosciuta come Madre Teresa di Calcutta. Ella nacque in un sobborgo di Skopje nel 1910 col nome di Anjezë Gonxha Bojaxhiu e svolse il suo apostolato, fatto di umile e totale donazione di sé, in India, e per mezzo delle sue sorelle ha raggiunto i più diversi confini geografici ed esistenziali. Sono lieto di potermi recare tra poco a sostare in preghiera nel Memoriale a lei dedicato, costruito nel luogo dove sorgeva la chiesa del Sacro Cuore di Gesù, in cui lei fu battezzata.

Siete giustamente fieri di questa grande donna. Vi esorto a continuare a lavorare con impegno, dedizione e speranza affinché i figli e le figlie di questa terra possano, sul suo esempio, scoprire, raggiungere e maturare la vocazione che Dio ha sognato per loro.

Signor Presidente,

La Santa Sede, a partire dal momento in cui la Macedonia del Nord ottenne l’indipendenza, ha accompagnato con viva attenzione i passi che il Paese ha compiuto nel far progredire il dialogo e la comprensione tra le Autorità civili e le confessioni religiose.

Oggi la Provvidenza mi offre la possibilità di manifestare di persona questa mia vicinanza; e così anche di esprimere gratitudine per la visita che ogni anno una vostra delegazione ufficiale compie in Vaticano in occasione della festa dei Santi Cirillo e Metodio. Vi incoraggio a proseguire fiduciosi nel cammino iniziato per fare del vostro Paese un faro di pace, di accoglienza e di integrazione feconda tra culture, religioni e popoli. A partire dalle rispettive identità e dal dinamismo della loro vita culturale e civile, essi potranno in tal modo costruire un destino comune, aprendosi alle ricchezze di cui ciascuno è portatore.

Che Dio protegga e benedica la Macedonia del Nord, la conservi nella concordia e le conceda prosperità e gioia!

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VISITA AL MEMORIALE MADRE TERESA ALLA PRESENZA
DEI LEADER RELIGIOSI E INCONTRO CON I POVERI
Skopje



Finita la cerimonia nel Palazzo presidenziale, papa Francesco si reca a sostare in preghiera nel Memoriale dedicato a Madre Teresa, costruito nel luogo dove sorgeva la chiesa del Sacro Cuore di Gesù, dove venne battezzata.




Nella cappella di questa Casa memoriale papa Francesco incontra i leader delle comunità religiose del Paese e due cugini di Madre Teresa. E recita una preghiera composta per l’occasione




PREGHIERA DEL SANTO PADRE

Dio, Padre di Misericordia e di ogni bene,
ti ringraziamo per il dono della vita
e del carisma di Santa Madre Teresa.
Nella tua immensa Provvidenza l’hai chiamata
a dare la testimonianza del tuo amore
tra i più poveri dell’India e del mondo.
Lei ha saputo fare del bene ai più bisognosi,
poiché ha riconosciuto in ogni uomo e donna
il volto del tuo Figlio.
Docile al tuo Spirito,
è diventata la voce orante dei poveri
e di tutti coloro
che hanno fame e sete di giustizia.
Accogliendo il grido di Gesù dalla croce,
«Ho sete»,
Madre Teresa ha dissetato
la sete di Gesù sulla croce,
compiendo le opere dell’amore misericordioso.

Chiediamo a te, Santa Madre Teresa,
madre dei poveri,
la tua particolare intercessione e il tuo aiuto,
qui, nella città della tua nascita,
dove era la tua casa.
Qui tu hai ricevuto il dono della rinascita
nei sacramenti dell’Iniziazione Cristiana.
Qui hai ascoltato le prime parole della fede
nella tua famiglia e nella comunità dei fedeli.
Qui hai cominciato a vedere
e a conoscere la gente nel bisogno,
i poveri e i piccoli.
Qui hai imparato dai tuoi genitori a voler bene
ai più bisognosi e ad aiutarli.
Qui, nel silenzio della chiesa,
hai sentito la chiamata di Gesù a seguirlo,
come religiosa, nelle missioni.

Da qui ti preghiamo: intercedi presso Gesù
affinché anche noi otteniamo la grazia
di essere vigili e attenti al grido dei poveri,
di coloro che sono privati dai loro diritti,
degli ammalati, degli emarginati, degli ultimi.
Lui ci conceda la grazia di vederlo
negli occhi di chi ci guarda
perché ha bisogno di noi.
Ci doni un cuore che sa amare Dio
presente in ogni uomo e donna
e che sa riconoscerlo in coloro
che sono afflitti da sofferenze e ingiustizie.
Ci conceda la grazia di essere anche noi
segno di amore e di speranza nel nostro tempo,
che vede tanti bisognosi, abbandonati,
emarginati ed emigranti.
Faccia sì che il nostro amore non sia solo a parole,
ma sia efficace e vero,
perché possiamo rendere
una testimonianza credibile alla Chiesa
che ha il dovere
di predicare il Vangelo ai poveri,
la liberazione ai prigionieri, la gioia agli afflitti,
la grazia della salvezza a tutti.

Santa Madre Teresa prega per questa città,
per questo popolo, per la sua Chiesa
e per tutti coloro che vogliono seguire Cristo
come discepoli di lui, Buon Pastore,
compiendo opere di giustizia, d’amore,
di misericordia, di pace e di servizio,
come lui che è venuto non per essere servito,
ma per servire e donare la vita per tanti,
Cristo nostro Signore.
Amen.

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 Quindi raggiunge il cortile dove sono presenti un centinaio di poveri assistiti dalle missionarie della Carità. E qui benedice la prima pietra del Santuario di Madre Teresa.






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SANTA MESSA
Piazza Macedonia (Skopje)

Subito dopo la benedizione della prima pietra del Santuario, papa Francesco si sposta nella vicina piazza Macedonia per celebrare la messa con il piccolo gregge cattolico del Paese. Con lui concelebrano l’unico vescovo cattolico del Paese, monsignor Kiro Stojanov, e numerosi presuli provenienti da tutta la penisola balcanica. C’è anche il cardinale Vinko Puljic, arcivescovo di Vrhbosna-Sarajevo, di cui Skopje è diocesi suffraganea.

La piazza è un tripudio di bandiere macedoni, ma ce ne sono anche croate, bosniache e serbe. In 15mila assistono alla liturgia. In pratica lo stesso numero dei cattolici del Paese. Ma ci sono fedeli che vengono da fuori e anche non cattolici che sono venuti sfruttando il giorno festivo che il governo ha stabilito in onore dell’illustre ospite.

Il Papa tra i fedeli prima della Messa in piazza Macedonia a Skopje (LaPresse)





OMELIA DEL SANTO PADRE

«Chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete», ci ha appena detto il Signore (Gv 6,35).

Nel Vangelo, attorno a Gesù, si concentra una folla che aveva ancora negli occhi la moltiplicazione dei pani. Uno di quei momenti che sono rimasti impressi negli occhi e nel cuore della prima comunità dei discepoli. Era stata una festa... La festa di scoprire la sovrabbondanza e la sollecitudine di Dio verso i suoi figli, resi fratelli nel dividere e condividere il pane. Immaginiamo per un momento quella folla. Qualcosa era cambiato. Per qualche istante, quelle persone assetate e silenziose che seguivano Gesù alla ricerca di una parola sono state in grado di toccare con le loro mani e sentire nei loro corpi il miracolo della fraternità capace di saziare e di far sovrabbondare.

Il Signore è venuto per dare vita al mondo e lo fa sempre in un modo che riesce a sfidare la ristrettezza dei nostri calcoli, la mediocrità delle nostre aspettative e la superficialità dei nostri intellettualismi; mette in discussione le nostre vedute e le nostre certezze, invitandoci a passare a un orizzonte nuovo che dà spazio a un modo diverso di costruire la realtà. Lui è il Pane vivo disceso dal cielo, «chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete».

Tutta quella gente scoprì che la fame di pane aveva anche altri nomi: fame di Dio, fame di fraternità, fame di incontro e di festa condivisa.

Ci siamo abituati a mangiare il pane duro della disinformazione e siamo finiti prigionieri del discredito, delle etichette e dell’infamia; abbiamo creduto che il conformismo avrebbe saziato la nostra sete e abbiamo finito per abbeverarci di indifferenza e di insensibilità; ci siamo nutriti con sogni di splendore e grandezza e abbiamo finito per mangiare distrazione, chiusura e solitudine; ci siamo ingozzati di connessioni e abbiamo perso il gusto della fraternità. Abbiamo cercato il risultato rapido e sicuro e ci troviamo oppressi dall’impazienza e dall’ansia. Prigionieri della virtualità, abbiamo perso il gusto e il sapore della realtà.

Diciamolo con forza e senza paura: abbiamo fame, Signore… Abbiamo fame, Signore, del pane della tua Parola capace di aprire le nostre chiusure e le nostre solitudini; abbiamo fame, Signore, di fraternità dove l’indifferenza, il discredito, l’infamia non riempiano le nostre tavole e non prendano il primo posto a casa nostra. Abbiamo fame, Signore, di incontri in cui la tua Parola sia in grado di elevare la speranza, risvegliare la tenerezza, sensibilizzare il cuore aprendo vie di trasformazione e conversione.

Abbiamo fame, Signore, di sperimentare, come quella folla, la moltiplicazione della tua misericordia, capace di rompere gli stereotipi e dividere e condividere la compassione del Padre per ogni persona, specialmente per coloro di cui nessuno si prende cura, che sono dimenticati o disprezzati. Diciamolo con forza e senza paura, abbiamo fame di pane, Signore: del pane della tua parola e del pane della fraternità.

Tra pochi istanti, ci metteremo in movimento, andremo alla mensa dell’altare per nutrirci del Pane della Vita seguendo il mandato del Signore: «chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete» (Gv 6,35). È l’unica cosa che il Signore ci chiede: venite. Ci invita a metterci in cammino, in movimento, in uscita. Ci esorta a camminare verso di Lui per renderci partecipi della sua stessa vita e della sua stessa missione. “Venite”, ci dice il Signore: un venire che non significa solo spostarsi da un posto all’altro, bensì la capacità di lasciarci smuovere, trasformare dalla sua Parola nelle nostre scelte, nei sentimenti, nelle priorità per avventurarci a fare i suoi stessi gesti e parlare col suo stesso linguaggio, «il linguaggio del pane che dice tenerezza, compagnia, dedizione generosa agli altri», amore concreto e palpabile perché quotidiano e reale.

In ogni Eucaristia, il Signore si spezza e si distribuisce e invita anche noi a spezzarci e distribuirci insieme a Lui e a partecipare a quel miracolo moltiplicatore che vuole raggiungere e toccare ogni angolo di questa città, di questo Paese, di questa terra con un poco di tenerezza e di compassione.

Fame di pane, fame di fraternità, fame di Dio. Come conosceva bene tutto questo Madre Teresa, che ha voluto fondare la sua vita su due pilastri: Gesù incarnato nell’Eucaristia e Gesù incarnato nei poveri! Amore che riceviamo, amore che doniamo. Due pilastri inseparabili che hanno segnato il suo cammino, l’hanno messa in movimento, desiderosa anch’essa di placare la sua fame e la sua sete. È andata dal Signore e nello stesso atto è andata dal fratello disprezzato, non amato, solo e dimenticato; è andata dal fratello e ha trovato il volto del Signore... Perché sapeva che «amore di Dio e amore del prossimo si fondono insieme: nel più piccolo incontriamo Gesù stesso e in Gesù incontriamo Dio», e quell’amore era l’unica cosa capace di saziare la sua fame.

Fratelli, oggi il Signore Risorto continua a camminare in mezzo a noi, là dove passa e si gioca la vita quotidiana. Conosce la nostra fame e ci dice ancora: «chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete» (Gv 6,35). Incoraggiamoci a vicenda ad alzarci in piedi e a sperimentare l’abbondanza del suo amore; lasciamo che Egli sazi la nostra fame e sete nel sacramento dell’altare e nel sacramento del fratello.

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Al termine della Messa a Skopje

Cari fratelli e sorelle,
prima della Benedizione finale sento il bisogno di esprimere la mia gratitudine. Ringrazio il Vescovo di Skopje per le sue parole e soprattutto per il lavoro fatto in preparazione di questa giornata. E insieme con lui ringrazio quanti hanno collaborato, sacerdoti, religiosi e fedeli laici. Grazie di cuore a tutti!
E rinnovo la mia riconoscenza anche alle Autorità civili del Paese, alle forze dell’ordine e ai volontari. Il Signore saprà donare a ciascuno la migliore ricompensa. Da parte mia, vi porto nella mia preghiera, e chiedo anche a voi di pregare per me.

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Con la messa finisce la mattinata a Skopje di Papa Francesco, che si trasferisce nell’episcopio per il pranzo con il seguito.

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