LA VIA CRUCIS AL COLOSSEO di Papa Francesco
Venerdì Santo - 18 aprile 2014
VOLTO DELL'UOMO
MEDITAZIONI di
S.E. Mons. Giancarlo Maria BREGANTINI,
S.E. Mons. Giancarlo Maria BREGANTINI,
Arcivescovo di Campobasso-Boiano
Tutte le meditazioni sono state un invito a farsi carico delle sofferenze dell'uomo.
Dio «è irrevocabilmente e senza mezzi termini dalla parte delle vittime».
"Fin dalla prima stazione la melassa devozionale e le considerazioni pie sono spazzate via dai drammi della vita d’ogni giorno. “Gesù è condannato a morte”, ed ecco apparire le facili accuse, i preconcetti che si fanno cultura razzista, le calunnie, gli accusati sbattuti in prima pagina e gli scagionati in ultima, con una preghiera per “chi deve, per missione, giudicare in tribunale, perché emetta sempre sentenze giuste e vere. Amen”.
A mano a mano che si procede nella via della croce l’analisi della nostra società si fa acuta e penetrante: precarietà, disoccupazione, licenziamenti, speculazione finanziaria, suicidi di imprenditori, aziende che lasciano il Paese. Cosa c’entra tutto questo con la “pia pratica” della Via Crucis? Si ode poi il lamento straziato delle madri per i figli che muoiono a causa dei tumori prodotti dagli incendi dei rifiuti tossici, il lamento dai carceri sovraffollati che infliggono doppia pena, quello delle donne schiavizzare dalla paura e dallo sfruttamento."
PRIMA STAZIONE: «Il dito puntato che accusa», che a partire dalla «condanna sbrigativa di Gesù» mette in guardia da «facili accuse, giudizi superficiali tra la gente, insinuazioni e preconcetti che chiudono il cuore e si fanno cultura razzista, di esclusione e di "scarto".
SECONDA STAZIONE: «Il pesante legno della crisi», l'invito è a riflettere sul peso della Croce di Gesù: «È anche il peso di tutte le ingiustizie che hanno prodotto la crisi economica, con le sue gravi conseguenze sociali: precarietà, disoccupazione, licenziamenti, un denaro che governa invece di servire, la speculazione finanziaria, i suicidi degli imprenditori, la corruzione e l'usura, con le aziende che lasciano il proprio Paese. Questa è la croce pesante del mondo del lavoro, l'ingiustizia posta sulle spalle dei lavoratori. Gesù la prende sulle sue e ci insegna a non vivere più nell'ingiustizia».
TERZA STAZIONE: «La fragilità che ci apre all'accoglienza» è il tema della terza stazione, nella quale emerge la figura di Gesù che «ci aiuta ad accogliere la fragilità degli altri», invitandoci ad accogliere «tra noi la fragilità degli immigrati».
QUARTA STAZIONE: «Le lacrime solidali», a partire dalla figura di Maria pone al centro tutte le madri che soffrono, «per i figli lontani, per i giovani condannati a morte, trucidati o partiti per la guerra, specie i bambini-soldato». Oppure «per i loro figli, morenti a causa dei tumori prodotti dagli incendi dei rifiuti tossici», come nella terra dei fuochi, o ancora «per i giovani travolti dalla precarietà o inghiottiti dalla droga e dall'alcol».
QUINTA STAZIONE: «La mano amica che solleva», vede nel volontariato una strumento per generare «una fraternità mistica, che sa guardare alla grandezza sacra del prossimo».
SESTA STAZIONE: «La tenerezza femminile» che porta un forte appello alla «gratuità amorevole» verso «ogni prossimo da consolare», soprattutto coloro che «muoiono di solitudine».
SETTIMA STAZIONE: «L'angoscia del carcere e della tortura». In Cristo, «si riconosce l'amara esperienza dei detenuti di ogni carcere, con tutte le sue disumane contraddizioni. Circondati e accerchiati, "spinti con forza per cadere". Il carcere, oggi, è ancora troppo tenuto lontano, dimenticato, ripudiato dalla società civile. Ci sono le assurdità della burocrazia, le lentezze della giustizia. Ma «più grave è la pratica della tortura, purtroppo ancora diffusa in varie parti della terra, in molteplici modi. Come è stato per Gesù: anche Lui percosso, umiliato». Di fronte a tutto questo è proprio Cristo «il nostro aiuto per non essere consegnati alla paura».
OTTAVA STAZIONE: «Condivisione e non commiserazione». Il ministero della consolazione. Appello contro la violenza sulle donne.
NONA STAZIONE: «Vincere la cattiva nostalgia», contenente una meditazione che invita a superare l'immobilismo provocato dalla paura del domani e a guardare all'«oltre», che si scorge attraverso l'afflizione. Un invito rivolto soprattutto ai «perseguitati, ai morenti, ai malati terminali, agli oppressi».
DECIMA STAZIONE: «L'unità e la dignità». «In Gesù, innocente, denudato e torturato, riconosciamo la dignità violata di tutti gli innocenti, specialmente dei piccoli» Dio «è irrevocabilmente e senza mezzi termini dalla parte delle vittime».
UNDICESIMA STAZIONE: «Al letto degli ammalati», offre lo spunto per riflettere sui «molti nostri fratelli e sorelle inchiodati a un letto di dolore».
DODICESIMA STAZIONE: «Il gemito delle sette parole», è una riflessione in forma di preghiera sulle frasi pronunciate da Gesù sulla croce, autentico «capolavoro di speranza».
TREDICESIMA STAZIONE: «L'amore è più forte della morte», a partire dall'immagine di Maria che raccoglie il corpo di Gesù, ricorda come «pietà significa farsi prossimi dei fratelli che sono nel lutto e non si danno pace».
QUATTORDICESIMA STAZIONE: «Il giardino nuovo» . «Finalmente vediamo il volto del nostro Signore. E conosciamo in pienezza il suo nome: misericordia e fedeltà, per non restare mai confusi, nemmeno davanti alla morte».
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Mons. Bregantini racconta le meditazioni
composte per la Via Crucis
Leggi tutto:
- le parole di Papa Francesco
- il libretto della celebrazione
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VIA CRUCIS - VENERDÌ SANTO 2014 (integrale)