Speranza di pace
L’utilizzo dell’intelligenza artificiale porta con sé timori e attese ma, come sottolinea Leone XIV, nell’uomo permane il desiderio di un mondo riconciliato «disarmato e disarmante». Ed è questo l’auspicio per il 2026
La colomba della pace invita a guardare verso l’alto, verso quella stella che conduce alla Vita e alla Verità. Ma l’uomo-macchina si ostina invece a volgere lo sguardo verso il basso, chiuso in se stesso e nel proprio egoismo. È una macchina dalle sembianze umane, sempre più umane, che ha potenzialità sempre più grandi, quasi senza limiti. E guarda (con stupore?) quell’essere che ha tra le mani: la colomba della pace. La pace è nelle sue mani. Può soffocarla o lanciarla per realizzare il suo sogno di speranza.
L’illustrazione di Filippo Sassoli riassume bene il senso di un anno che sta per concludersi e di un altro pronto ad iniziare.
Indubbiamente, lo sviluppo dell’intelligenza artificiale ha contrassegnato il 2025. Con risultati che già appaiono più che promettenti — pensiamo in campo sanitario —, ma anche con segnali inquietanti: pensiamo all’uso nel campo bellico.
Come sottolineato da Leone XIV nel suo primo messaggio per la Giornata mondiale della pace, oggi «l’ulteriore avanzamento tecnologico e l’applicazione in ambito militare delle intelligenze artificiali» hanno radicalizzato «la tragicità dei conflitti armati». Il Pontefice mette in guardia da «un processo di deresponsabilizzazione dei leader politici e militari, a motivo del crescente “delegare” alle macchine decisioni riguardanti la vita e la morte di persone umane».
Si tratta — è il monito del Papa — di «una spirale distruttiva, senza precedenti, dell’umanesimo giuridico e filosofico su cui poggia e da cui è custodita qualsiasi civiltà». Di qui, l’appello a «denunciare le enormi concentrazioni di interessi economici e finanziari privati che vanno sospingendo gli Stati in questa direzione», favorendo, al contempo, «il risveglio delle coscienze e del pensiero critico».
Risvegliare le coscienze è dunque tra le speranze del nuovo anno. Speranze che hanno contraddistinto il Giubileo del 2025, dedicato proprio alla virtù teologale che non delude. Ma certamente, tra gli auspici del 2026 c’è anche la pace, quella «disarmata e disarmante» così spesso invocata da Leone XIV. Perché, che si abbia o meno il dono della fede, occorre «aprirsi alla pace»: essa «è una presenza e un cammino», «un principio che guida e determina le nostre scelte», «un dono che consente di non dimenticare il bene, di riconoscerlo vincitore, di sceglierlo ancora e insieme».
La preghiera per la pace sarà al centro anche dei prossimi impegni del Pontefice che da ieri sera è a Castel Gandolfo, da dove rientrerà nelle prossime ore. Giovedì 1° gennaio, solennità di Maria santissima Madre di Dio nell’Ottava di Natale, nonché LIX Giornata mondiale della pace, il vescovo di Roma presiederà alle 10, nella basilica Vaticana, la santa messa. Nel medesimo luogo, il giorno precedente, alle 17, celebrerà i Primi Vespri, cui farà seguito il tradizionale canto dell’inno «Te Deum», a conclusione dell’anno civile. Sempre il 31 dicembre, alle 10 in piazza San Pietro, si terrà l’ultima udienza generale del 2025.
(fonte: L'Osservatore Romano 30/12/2025)