sabato 22 novembre 2025

ASSISI 20/11/2025 - Una Chiesa missionaria, prossima e solidale - Testi integrali del discorso di Leone XIV ai Vescovi e del documento finale della 81ª Assemblea Generale della CEI - Video integrale.


ASSISI 20/11/2025

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Una Chiesa missionaria, prossima e solidale


Cristo al centro di tutto e lo slancio, realmente cristiano, ad aiutare le persone a vivere con gioia la fede, consapevoli che «una Chiesa sinodale, che cammina nei solchi della storia affrontando le emergenti sfide dell’evangelizzazione, ha bisogno di rinnovarsi costantemente». A conclusione dell’81ª Assemblea generale della Conferenza episcopale italiana, svoltasi ad Assisi, i vescovi, accolgono l’esortazione di Papa Leone XIV e tutte le sue più concrete indicazioni, manifestando a gran voce la volontà di lavorare insieme per edificare comunità cristiane aperte, ospitali e accoglienti che si spendano nell’annuncio del Vangelo.

Da qui il comunicato finale e la mozione conclusiva in cui i presuli dichiarano, anzi deliberano, la ricezione del Documento di sintesi del Cammino sinodale delle Chiese che sono in Italia dal titolo: “Lievito di pace e di speranza”. «Consapevoli della nostra responsabilità di pastori e partecipi della vita del nostro Paese, noi, vescovi italiani — si legge nel testo — assumiamo l’impegno, insieme con le nostre Chiese e collegialmente come Conferenza episcopale italiana, a continuare a camminare insieme ricercando modi e tempi per dare concretezza agli orientamenti e alle proposte emersi in questi anni. Affidiamo al Consiglio permanente e al gruppo di lavoro di vescovi, costituito dalla presidenza su mandato del Consiglio permanente stesso, il compito di indicare percorsi di studio e approfondimento per il discernimento degli orientamenti e delle proposte del Documento di sintesi, in particolare quelli rivolti alla Conferenza episcopale italiana. Tenendo conto anche del Documento finale della XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione”, ci impegniamo a vivere lo spirito e lo stile sinodale promuovendo i necessari strumenti, anche a livello nazionale, per essere “una Chiesa unita, segno di unità e di comunione, che diventi fermento per un mondo riconciliato” (Leone XIV). Guardiamo a Cristo, nostra speranza, fonte del nostro agire, tutto affidando a Maria, Madre della Chiesa, perché accompagni il cammino della Chiesa italiana».

Il testo ricorda anche quanto previsto dal “Regolamento del Cammino sinodale” che «giunge a compimento» con il conseguente «scioglimento di tutti gli Organismi sinodali finora operativi». «Ringraziamo — dicono i vescovi — tutti coloro che hanno partecipato al percorso compiuto, offrendo tempo ed energie nelle diocesi, nelle assemblee sinodali e negli organismi che, a livello nazionale, hanno accompagnato il cammino. Riteniamo che il Documento di sintesi, approvato dalla terza Assemblea sinodale, non solo rappresenti una preziosa testimonianza dello stile di condivisione e confronto vissuti in questi quattro anni, ma offra anche al discernimento dei Pastori e alle comunità ecclesiali linee di indirizzo e proposte per dare concretezza a una Chiesa missionaria, prossima e sinodale».

Il comunicato finale sintetizza invece le tre indicazioni offerte dal Papa che nella città di San Francesco, luogo simbolo di pace e riconciliazione, lo scorso giovedì ha parlato da Vescovo ai vescovi chiedendo di proseguire gli accorpamenti delle diocesi, rispettare la norma dei 75 anni per la conclusione del servizio degli ordinari e favorire una maggiore partecipazione nelle consultazioni per le nomine episcopali. Oltre all’aspetto della sinodalità e della collegialità per costruire insieme ai laici una Chiesa più coraggiosa e missionaria, i presuli rilanciano nel testo finale un forte appello per la pace affinché «all’umanità siano risparmiati ulteriori lutti e tragedie e sia evitata la spaventosa ipotesi di una catastrofe dalle conseguenze incalcolabili». Rivolgendosi ai potenti e a quanti hanno in mano le sorti dei popoli, chiedono che «messe al bando le armi, a cominciare dalle testate atomiche, i governanti impieghino ogni loro sforzo a servizio della pace e i mezzi a loro disposizione per combattere la fame che è nel mondo». Al termine dei lavori è stato anche approvato il documento “Educare a una pace disarmata e disarmante”, articolato secondo il metodo “vedere — giudicare — agire” e utile alla catechesi da declinare in ogni ambito della vita ecclesiale e sociale.

A 40 anni dall’Intesa sull’insegnamento della religione cattolica (Irc), i vescovi hanno dato approvazione anche ad un altro documento che rilancia l’insegnamento come laboratorio di cultura e dialogo, aperto a tutti e pienamente inserito nelle finalità educative della scuola. In tema di prevenzione degli abusi è stata riconosciuta l’importanza della collaborazione strutturata con la Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori e la creazione di una più forte rete di servizi a livello nazionale, regionale e diocesano per tutelare i più piccoli e gli adulti vulnerabili. Importante anche il passaggio su impegno sociale e carità, definita cuore della missione ecclesiale, che richiede competenze e creatività nonché un’attenzione educativa e una visione culturale e politica che sappia incidere sulla società. Il Consiglio episcopale permanente ha approvato infine “ad experimentum” una riforma degli uffici della Segreteria generale ispirata a sinodalità, missionarietà e diaconia.
(fonte: L'Osservatore Romano, articolo di Cecilia Seppia 21/11/2025)

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A seguire riportiamo i testi integrali del 
  • discorso di Leone XIV ai Vescovi  
  • documento finale della 81ª Assemblea Generale della CEI

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INCONTRO CON I VESCOVI ITALIANI ALLA CONCLUSIONE
DELLA 81ª ASSEMBLEA GENERALE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA
[17-20 novembre 2025]

DISCORSO DEL SANTO PADRE LEONE XIV

Basilica di Santa Maria degli Angeli di Assisi
Giovedì, 20 novembre 2025

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Carissimi fratelli nell’episcopato, buongiorno!

Ringrazio vivamente il Cardinale Presidente per le parole di saluto che mi ha rivolto e per l’invito a essere con voi oggi per concludere l’81ª Assemblea Generale. E sono contento di questa mia prima sosta, seppur brevissima, ad Assisi, luogo altamente significativo per il messaggio di fede, fraternità e pace che trasmette, di cui il mondo ha urgente bisogno.

Qui San Francesco ricevette dal Signore la rivelazione di dover «vivere secondo la forma del santo Vangelo» (2Test 14: FF 116). Il Cristo, infatti, «che era ricco sopra ogni altra cosa, volle scegliere in questo mondo, insieme alla beatissima Vergine, sua madre, la povertà» (2Lf 5: FF 182).

Guardare a Gesù è la prima cosa a cui anche noi siamo chiamati. La ragione del nostro essere qui, infatti, è la fede in Lui, crocifisso e risorto. Come vi dicevo in giugno: in questo tempo abbiamo più che mai bisogno «di porre Gesù Cristo al centro e, sulla strada indicata da Evangelii gaudium, aiutare le persone a vivere una relazione personale con Lui, per scoprire la gioia del Vangelo. In un tempo di grande frammentarietà è necessario tornare alle fondamenta della nostra fede, al kerygma» (Discorso ai Vescovi della Conferenza Episcopale Italiana, 17 giugno 2025). E questo vale prima di tutto per noi: ripartire dall’atto di fede che ci fa riconoscere in Cristo il Salvatore e che si declina in tutti gli ambiti della vita quotidiana.

Tenere lo sguardo sul Volto di Gesù ci rende capaci di guardare i volti dei fratelli. È il suo amore che ci spinge verso di loro (cfr 2Cor 5,14). E la fede in Lui, nostra pace (cfr Ef 2,14), ci chiede di offrire a tutti il dono della sua pace. Viviamo un tempo segnato da fratture, nei contesti nazionali e internazionali: si diffondono spesso messaggi e linguaggi intonati a ostilità e violenza; la corsa all’efficienza lascia indietro i più fragili; l’onnipotenza tecnologica comprime la libertà; la solitudine consuma la speranza, mentre numerose incertezze pesano come incognite sul nostro futuro. Eppure, la Parola e lo Spirito ci esortano ancora ad essere artigiani di amicizia, di fraternità, di relazioni autentiche nelle nostre comunità, dove, senza reticenze e timori, dobbiamo ascoltare e armonizzare le tensioni, sviluppando una cultura dell’incontro e diventando, così, profezia di pace per il mondo. Quando il Risorto appare ai discepoli, le sue prime parole sono: «Pace a voi» (Gv 20,19.21). E subito li manda, come il Padre ha mandato Lui (v. 21): il dono pasquale è per loro, ma perché sia per tutti!

Carissimi, nel nostro precedente incontro ho indicato alcune coordinate per essere Chiesa che incarna il Vangelo ed è segno del Regno di Dio: l’annuncio del Messaggio di salvezza, la costruzione della pace, la promozione della dignità umana, la cultura del dialogo, la visione antropologica cristiana. Oggi vorrei sottolineare che queste istanze corrispondono alle prospettive emerse nel Cammino sinodale della Chiesa in Italia. A voi Vescovi spetta adesso tracciare le linee pastorali per i prossimi anni, perciò desidero offrirvi qualche riflessione affinché cresca e maturi uno spirito veramente sinodale nelle Chiese e tra le Chiese del nostro Paese.

Anzitutto, non dimentichiamo che la sinodalità indica il «camminare insieme dei cristiani con Cristo e verso il Regno di Dio, in unione a tutta l’umanità» (Documento finale della Seconda Sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, 28). Dal Signore riceviamo la grazia della comunione che anima e dà forma alle nostre relazioni umane ed ecclesiali.

Sulla sfida di una comunione effettiva desidero che ci sia l’impegno di tutti, perché prenda forma il volto di una Chiesa collegiale, che condivide passi e scelte comuni. In questo senso, le sfide dell’evangelizzazione e i cambiamenti degli ultimi decenni, che interessano l’ambito demografico, culturale ed ecclesiale, ci chiedono di non tornare indietro sul tema degli accorpamenti delle diocesi, soprattutto laddove le esigenze dell’annuncio cristiano ci invitano a superare certi confini territoriali e a rendere le nostre identità religiose ed ecclesiali più aperte, imparando a lavorare insieme e a ripensare l’agire pastorale unendo le forze. Al contempo, guardando la fisionomia della Chiesa in Italia, incarnata nei diversi territori, e considerando la fatica e talvolta il disorientamento che tali scelte possono provocare, auspico che i Vescovi di ogni Regione compiano un attento discernimento e, magari, riescano a suggerire proposte realistiche su alcune delle piccole diocesi che hanno poche risorse umane, per valutare se e come potrebbero continuare a offrire il loro servizio.

Ciò che conta è che, in questo stile sinodale, impariamo a lavorare insieme e che nelle Chiese particolari ci impegniamo tutti a edificare comunità cristiane aperte, ospitali e accoglienti, nelle quali le relazioni si traducono in mutua corresponsabilità a favore dell’annuncio del Vangelo.

La sinodalità, che implica un esercizio effettivo di collegialità, richiede non solamente la comunione tra di voi e con me, ma anche un ascolto attento e un serio discernimento delle istanze che provengono dal popolo di Dio. In questo senso, il coordinamento tra il Dicastero per i Vescovi e la Nunziatura Apostolica, ai fini di una comune corresponsabilità, deve poter promuovere una maggiore partecipazione di persone nella consultazione per la nomina di nuovi Vescovi, oltre all’ascolto degli Ordinari in carica presso le Chiese locali e di coloro che si apprestano a terminare il loro servizio.

Anche su quest’ultimo aspetto, permettetemi di offrirvi qualche indicazione. Una Chiesa sinodale, che cammina nei solchi della storia affrontando le emergenti sfide dell’evangelizzazione, ha bisogno di rinnovarsi costantemente. Bisogna evitare che, pur con buone intenzioni, l’inerzia rallenti i necessari cambiamenti. A questo proposito, tutti noi dobbiamo coltivare l’atteggiamento interiore che Papa Francesco ha definito “imparare a congedarsi”, un atteggiamento prezioso quando ci si deve preparare a lasciare il proprio incarico. È bene che si rispetti la norma dei 75 anni per la conclusione del servizio degli Ordinari nelle diocesi e, solo nel caso dei Cardinali, si potrà valutare una continuazione del ministero, eventualmente per altri due anni.

Cari fratelli, ritornando all’orizzonte della missione della Chiesa in Italia, vi esorto a fare memoria della strada percorsa dopo il Concilio Vaticano II, scandita dai Convegni ecclesiali nazionali. E vi esorto a preoccuparvi che le vostre Comunità, diocesane e parrocchiali, non perdano la memoria, ma la mantengano viva, perché questo è essenziale nella Chiesa: ricordare il cammino che il Signore ci fa compiere attraverso il tempo nel deserto (cfr Dt 8).

In questa prospettiva, la Chiesa in Italia può e deve continuare a promuovere un umanesimo integrale, che aiuta e sostiene i percorsi esistenziali dei singoli e della società; un senso dell’umano che esalta il valore della vita e la cura di ogni creatura, che interviene profeticamente nel dibattito pubblico per diffondere una cultura della legalità e della solidarietà.

Non si dimentichi in tale contesto la sfida che ci viene posta dall’universo digitale. La pastorale non può limitarsi a “usare” i media, ma deve educare ad abitare il digitale in modo umano, senza che la verità si perda dietro la moltiplicazione delle connessioni, perché la rete possa essere davvero uno spazio di libertà, di responsabilità e di fraternità.

Camminare insieme, camminare con tutti, significa anche essere una Chiesa che vive tra la gente, ne accoglie le domande, ne lenisce le sofferenze, ne condivide le speranze. Continuate a stare vicini alle famiglie, ai giovani, agli anziani, a chi vive nella solitudine. Continuate a spendervi nella cura dei poveri: le comunità cristiane radicate in modo capillare nel territorio, i tanti operatori pastorali e volontari, le Caritas diocesane e parrocchiali fanno già un grande lavoro in questo senso e ve ne sono grato.

Su questa linea della cura, vorrei anche raccomandare l’attenzione ai più piccoli e vulnerabili, perché si sviluppi anche una cultura della prevenzione di ogni forma di abuso. L’accoglienza e l’ascolto delle vittime sono il tratto autentico di una Chiesa che, nella conversione comunitaria, sa riconoscere le ferite e si impegna per lenirle, perché «dove profondo è il dolore, ancora più forte dev’essere la speranza che nasce dalla comunione» (Veglia del Giubileo della Consolazione, 15 settembre 2025). Vi ringrazio per quanto avete già fatto e vi incoraggio a portare avanti il vostro impegno nella tutela dei minori e degli adulti vulnerabili.

Carissimi fratelli, in questo luogo San Francesco e i primi frati vissero appieno quello che, con linguaggio odierno, chiamiamo “stile sinodale”. Insieme, infatti, condivisero le diverse tappe del loro cammino; insieme si recarono dal Papa Innocenzo III; insieme, di anno in anno, perfezionarono e arricchirono il testo iniziale che era stato presentato al Pontefice, composto, dice Tommaso da Celano, «soprattutto di espressioni del Vangelo» (1Cel 32: FF 372), fino a trasformarlo in quella che oggi conosciamo come prima Regola. Questa scelta convinta di fraternità, che è il cuore del carisma francescano insieme alla minorità, fu ispirata da una fede intrepida e perseverante.

Possa l’esempio di San Francesco dare anche a noi la forza per compiere scelte ispirate da una fede autentica e per essere, come Chiesa, segno e testimonianza del Regno di Dio nel mondo. Grazie!

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81ª Assemblea Generale: Comunicato finale


L’incontro riservato con papa Leone XIV ha concluso l’Assemblea Generale della CEI, che si è svolta ad Assisi (Domus Pacis, Santa Maria degli Angeli) dal 17 al 20 novembre 2025 sotto la guida del Cardinale Presidente Matteo Zuppi. Hanno partecipato il Nunzio Apostolico in Italia, Mons. Petar Rajič, 206 membri, 13 Vescovi emeriti, alcuni rappresentanti di presbiteri, religiosi e religiose, degli Istituti secolari, delle Aggregazioni laicali. Un clima di viva cordialità e ascolto attento ha caratterizzato il momento vissuto il 20 novembre nella Basilica di Santa Maria degli Angeli, dove il Papa ha sostato nella Porziuncola in preghiera silenziosa prima di rivolgersi ai Vescovi. Nel suo discorso ha innanzitutto esortato a “porre Gesù Cristo al centro e, sulla strada indicata da Evangelii gaudium, aiutare le persone a vivere una relazione personale con Lui, per scoprire la gioia del Vangelo”, ricordando che “una Chiesa sinodale, che cammina nei solchi della storia affrontando le emergenti sfide dell’evangelizzazione, ha bisogno di rinnovarsi costantemente”. Per questo, ha offerto alcune indicazioni concrete: proseguire sulla strada degli accorpamenti delle Diocesi, rispettare la norma dei 75 anni per la conclusione del servizio degli Ordinari nelle Diocesi, favorire una maggiore partecipazione di persone nella consultazione per la nomina di nuovi Vescovi. Il Papa ha quindi invitato a impegnarsi per “edificare comunità cristiane aperte, ospitali e accoglienti, nelle quali le relazioni si traducono in mutua corresponsabilità a favore dell’annuncio del Vangelo”.

Collegialità e sinodalità

I temi della collegialità e della sinodalità, richiamati dal Papa nel suo discorso, erano stati al centro della riflessione del Cardinale Presidente che, nell’Introduzione, aveva ricordato, facendo riferimento al Cammino sinodale, che “ora si apre una fase nuova che interpella in particolare noi Pastori nell’esercizio della collegialità e in quel presiedere la comunione così decisivo perché la sinodalità diventi forma, stile, prassi per una missione più efficace nel mondo”. Nell’esprimere unanime apprezzamento al Cardinale Presidente, i Vescovi si sono concentrati sulla dimensione della sinodalità, intesa come forma ordinaria della vita della Chiesa. La crisi contemporanea è stata letta non solo come frutto dell’indifferenza esterna, ma anche come rischio di “insignificanza” interna, da superare attraverso la gioia della fede, una testimonianza più libera e coraggiosa e una rinnovata capacità di annuncio. Secondo i Presuli, la cultura dominante esercita una forte spinta all’adeguamento, mentre il Vangelo richiede la franchezza della parola e la chiarezza delle posizioni. Di qui la necessità di una Chiesa coraggiosa e missionaria, che non teme i cambiamenti, che sa valorizzare il protagonismo dei laici e puntare sulla comunità come risposta alla solitudine diffusa.
Sono da leggere in questa prospettiva i riferimenti, emersi nel confronto assembleare, all’importanza di una pastorale d’ambiente che possa abitare con creatività e competenza scuola, università, sanità, lavoro, sport, cultura; della formazione di sacerdoti chiamati, come ha recentemente ricordato papa Leone XIV, ad essere “vicini al gregge”, donando “tempo ed energie per tutti, senza risparmiarsi, senza fare differenze”; del ruolo degli Organismi di partecipazione, che sono spesso indeboliti da logiche burocratiche o assemblearismi impropri, mentre dovrebbero rappresentare laboratori vivi di corresponsabilità e comunione. Non sono mancati i richiami alle nuove generazioni, alla famiglia, alla comunione tra le Chiese, all’impegno per la giustizia e la pace, alla questione delle carceri che ha bisogno di una più convinta attenzione pastorale e culturale, al fenomeno delle sette e del satanismo, in crescita soprattutto tra i più giovani.
Evocando infine le parole del Card. Zuppi sul Mediterraneo e sull’opportunità di rilanciare “un percorso, dal valore emblematico, che muove da una memoria comune e si prefigge di contribuire a relazioni virtuose, all’abbraccio fra le generazioni, al dialogo tra le fedi”, è stata evidenziata l’attualità della Dichiarazione conciliare “Nostra aetate”, in un tempo segnato da tensioni religiose, antisemitismo e migrazioni: l’incontro tra culture e fedi – è stato rilevato – è luogo teologico e via privilegiata per la costruzione della pace.

Lo stile sinodale

In linea con quanto chiesto da papa Leone, i Vescovi hanno approvato, a larga maggioranza, una mozione con cui vengono delineati i passi successivi alla terza Assemblea sinodale. Esprimendo gratitudine a quanti hanno partecipato al percorso compiuto, è stata deliberata la ricezione del Documento di sintesi “Lievito di pace e di speranza”, con i suoi orientamenti e le sue proposte, “considerandoli alla luce delle priorità pastorali” emerse nell’Assemblea della CEI. Giunta a compimento la fase che ha animato gli anni 2021-2025, sono stati sciolti – ai sensi dell’art. 18 del Regolamento del Cammino sinodale – tutti gli Organismi sinodali finora operativi. I Vescovi hanno dunque assunto l’impegno, “insieme con le nostre Chiese e collegialmente come Conferenza Episcopale italiana, a continuare a camminare insieme ricercando modi e tempi per dare concretezza agli orientamenti e alle proposte emersi in questi anni”. Hanno inoltre affidato al Consiglio Episcopale Permanente e al gruppo di Vescovi, costituito dalla Presidenza su mandato dello stesso Consiglio Permanente (e formato dal Card. Roberto Repole, da Mons. Gherardo Gambelli, da Mons. Guglielmo Giombanco, da Mons. Corrado Lorefice, da Mons. Andrea Migliavacca, da Mons. Michele Tomasi), “il compito di indicare percorsi di studio e approfondimento per il discernimento degli orientamenti e delle proposte del Documento di sintesi, in particolare quelli rivolti alla Conferenza Episcopale Italiana”. Con questo atto è stata anche confermata la volontà di vivere, sempre più e meglio, lo stile sinodale per essere, come ha sollecitato papa Leone XIV, “una Chiesa unita, segno di unità e di comunione, che diventi fermento per un mondo riconciliato”.
La ricchezza delle riflessioni che ha permeato le giornate di Assemblea, culminate con l’approvazione della mozione, hanno di fatto già indicato alcune prospettive di lavoro: la fede vissuta, testimoniata e celebrata; la comunità; l’impegno sociale e caritativo. Per fede – è stato precisato – è da intendersi l’esperienza esistenziale di essere innestati in Cristo: non un atto intellettuale, ma il vivere di Cristo, ovvero una fede che trasforma, trasfigura la vita, portando con sé il peso della testimonianza. In questo senso, la fede viene vissuta, celebrata e trasmessa nella comunità e si intreccia, inevitabilmente, con la dimensione socio-caritativa in quanto i cristiani abitano tutte le realtà, a partire dalla politica.
Nella consapevolezza delle grandissime solitudini e fratture che contrassegnano la vita delle persone e in forza di quanto condiviso negli anni del Cammino sinodale e delle indicazioni scaturite dal Documento, i Vescovi si sono quindi soffermati sulla corresponsabilità, in vista di un approfondimento sul binomio “ministeri e laicità”. Un focus ha riguardato la specificità del ministero dei sacerdoti che, in forza del sacramento dell’Ordine, ha un suo “proprio” e una sua essenzialità: questo determina l’imprescindibilità del ministero per l’esserci della Chiesa.

A servizio della pace e dell’educazione

A fare da sfondo ai lavori ad Assisi, luogo che papa Leone ha definito “altamente significativo per il messaggio di fede, fraternità e pace che trasmette, di cui il mondo ha urgente bisogno”, è stato il tema della riconciliazione. Un appello per la pace è risuonato nel corso della Veglia che si è svolta il 19 novembre nella chiesa inferiore della Basilica di San Francesco: “Auspichiamo che all’umanità siano risparmiati ulteriori lutti e tragedie e sia evitata la spaventosa ipotesi di una catastrofe dalle conseguenze incalcolabili”. Rivolgendosi “a quanti hanno in mano le sorti dei popoli”, i Presuli hanno chiesto che, “messe al bando le armi, a cominciare dalle testate atomiche, impieghino ogni loro sforzo a servizio della pace e i mezzi a loro disposizione per combattere la fame che è nel mondo”.
Accogliendo l’invito di papa Leone che, nell’udienza concessa ai Vescovi della CEI lo scorso 17 giugno, aveva incoraggiato ogni comunità a diventare “una ‘casa della pace’, dove si impara a disinnescare l’ostilità attraverso il dialogo, dove si pratica la giustizia e si custodisce il perdono”, l’Assemblea ha approvato il Documento “Educare ad una pace disarmata e disarmante”. Il testo, che verrà diffuso nei prossimi giorni, si presenta articolato in tre parti, che risulteranno utili per la catechesi e l’approfondimento, secondo il metodo del “vedere-giudicare-agire”. Nella prima viene proposta un’analisi della situazione mondiale, europea e italiana, certamente non esaustiva, ma capace di delineare le problematiche più rilevanti. Nella seconda si aggiunge una riflessione alla luce della Sacra Scrittura, della Tradizione e delle Magistero. Nella terza parte si indicano i sentieri dell’educazione delle coscienze, che permettono di affrontare i temi della guerra, del disarmo, della testimonianza cristiana in un mondo sempre più conflittuale, della democrazia come garanzia di pace.
Sempre sul versante dell’educazione, alla vigilia del 40° anniversario dell’Intesa fra la CEI e il Ministero della Pubblica Istruzione circa l’insegnamento della religione cattolica nella scuola (Irc), firmata il 14 dicembre 1985, in attuazione dell’Accordo di revisione del Concordato Lateranense, i Vescovi hanno approvato il Documento “L’insegnamento della religione cattolica: laboratorio di cultura e dialogo”. Il testo evidenzia e rilancia tale disciplina come contributo prezioso della Chiesa alla comunità scolastica e alla crescita di una sempre più ampia alleanza educativa. Vengono infatti richiamate due dimensioni fondamentali dell’insegnamento della religione cattolica: la sua piena appartenenza alle finalità della scuola e il suo essere luogo accogliente, aperto a tutti, a prescindere dalle personali scelte di fede, e dunque palestra di conoscenza e comprensione reciproca, per una convivenza fraterna e costruttiva. Oltre all’introduzione, il Documento si compone di quattro capitoli: il primo offre alcuni elementi per leggere le trasformazioni in atto e cogliere il loro impatto sull’educazione e il contributo dell’Irc; il secondo richiama le ragioni e le caratteristiche che disciplinano l’Irc nella scuola; il terzo è dedicato al profilo professionale e all’impegno educativo degli insegnanti di religione; il quarto evidenzia la responsabilità che l’intera comunità cristiana ha verso l’Irc e l’importanza di promuovere progettualità e collaborazioni educative nei luoghi ordinari.

Tutela dei minori e degli adulti vulnerabili, un impegno che continua

Particolare rilievo ha assunto la tematica della tutela dei minori e degli adulti vulnerabili. Ai Vescovi hanno portato il loro saluto Mons. Thibault Verny e Mons. Luis Manuel Alì Herrera, rispettivamente Presidente e Segretario della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori (PCTM), che hanno messo in luce il valore della “collaborazione strutturata” con la CEI, avviata tre anni fa. “Tale accordo non è rimasto lettera morta: si è trasformato in un laboratorio di dialogo, azione e corresponsabilità, con ricadute positive in Chiese di quattro continenti”, ha sottolineato Mons. Verny. Nell’occasione, il Presidente e il Segretario della Pontificia Commissione si sono soffermati sulla pubblicazione del secondo Rapporto annuale della PCTM che, hanno ammesso, ha suscitato “alcuni malintesi in talune realtà ecclesiali, in particolare nella vostra Conferenza Episcopale”.
Durante i lavori, infatti, è stato ribadito che la Chiesa italiana ha intrapreso un importante cammino sul versante del contrasto agli abusi e della cultura della prevenzione attraverso la creazione di una rete di servizi a livello nazionale, regionale e diocesano per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili che ha visto un continuo incremento di attività formative e di coinvolgimento. Per le vittime e i sopravvissuti agli abusi si è pregato il 18 novembre, nella Basilica di Santa Maria degli Angeli: “Ogni mancanza di rispetto è, a diverso livello, una forma di violenza, è sfruttamento, bisogno incontrollato di possesso, offesa della dignità, corruzione. Quando poi a esserne vittima è un minore o una persona vulnerabile, restano ferite che non conoscono prescrizione, ma cicatrici indelebili. Davanti a tale gravità non sussiste spazio alcuno per atteggiamenti di omissione o di sottovalutazione”, ha affermato Mons. Ivan Maffeis, Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e Vescovo delegato per il Servizio regionale per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili della Conferenza Episcopale Umbra, che ha presieduto la celebrazione dei Vespri in occasione della V Giornata nazionale sul tema “Rispetto. Generare relazioni autentiche”.

La carità, nucleo della missione

Altro argomento al centro della riflessione dei Vescovi è stato quello della carità: nucleo ardente della missione della Chiesa e segno di autenticità del Vangelo vissuto – è stato sottolineato – che, per questo, richiede competenza e creatività. Soprattutto di fronte a disuguaglianze crescenti, fragilità multidimensionali, povertà energetica, nuove solitudini che domandano ascolto e visioni capaci di futuro. Non si può infatti ridurre la carità a mera filantropia: la gratuità, la preghiera e la vita sacramentale restano la sorgente da cui scaturisce l’impegno verso i più fragili, in una dinamica che unisce la parola, l’Eucaristia e l’incontro con i poveri. In quest’ottica, l’iniziazione cristiana alla carità, la formazione degli operatori, la qualità degli ambienti di accoglienza e la cura del vissuto ecclesiale che accompagna ogni gesto di prossimità – è stato evidenziato – diventano elementi decisivi. All’azione educativa si affianca poi la dimensione culturale e sociale: l’opera caritativa ha infatti una ricaduta politica, stimolando percorsi legislativi e amministrativi in grado di rispondere alle trasformazioni sociali. Si colloca in questo orizzonte l’appello a valorizzare il servizio civile nella sua originaria vocazione alla pace e alla nonviolenza e quello a far sì che la Caritas sia custodita nella sua specificità, evitando la parcellizzazione pastorale, affinché resti ponte, luogo di comunione, strumento di collaborazione concreta e sinodale.

Adempimenti

L’Assemblea Generale ha votato e approvato i testi in lingua italiana da inserire nei libri liturgici relativi alla memoria facoltativa di Santa Teresa di Calcutta e alla Messa per la custodia della Creazione. I testi dovranno essere presentati al Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti al fine di ricevere la confirmatio.

Comunicazioni

Ai Vescovi sono state consegnate due distinte comunicazioni riguardanti la Giornata per la Carità del Papa e i mass media. Nella prima viene sottolineato come questo appuntamento, celebrato lo scorso 29 giugno, rappresenti ogni anno un’occasione per assicurare al Successore di Pietro l’impegno delle Chiese in Italia per costruire ponti di dialogo, per soccorrere l’umanità sofferente, per essere a servizio degli ultimi e dei più bisognosi. Nel 2024, le Diocesi italiane hanno offerto per l’Obolo di S. Pietro 1.775.739,00 euro; l’importo pervenuto dalle Diocesi italiane alla Santa Sede a titolo di can. 1271 del Codice di Diritto Canonico è stato di 4.514.716,00 euro. Anche nel 2025 i mezzi di comunicazione della Chiesa che è in Italia (Avvenire, Tv2000, la rete radiofonica inBlu2000, l’agenzia Sir) e delle Diocesi – a partire dai settimanali diocesani associati alla FISC (Federazione Italiana Settimanali Cattolici) e dall’emittenza locale (CORALLO) – hanno sostenuto la Giornata attraverso una serie di iniziative a partire dal mese di maggio. E proprio ai media è dedicata una seconda comunicazione in cui vengono fornite alcune informazioni riguardanti Agenzia Sir, Avvenire, Tv2000 e inBlu2000, i settimanali FISC e il circuito del CORALLO, con un approfondimento sul loro costante impegno nel promuovere e diffondere racconti di qualità, dando voce ai territori e spiegando quanto accade a livello nazionale e internazionale.

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Nel corso dei lavori dell’Assemblea Generale, il 18 novembre si è riunito il Consiglio Episcopale Permanente che ha approvato ad experimentum per un anno, a partire dal gennaio 2026, la riforma degli Uffici e dei Servizi della Segreteria Generale. Parte, dunque, un processo imperniato su tre “principi ispiratori”: sinodalità, per uno stile di lavoro più partecipato; missionarietà, per un’azione più decisamente destinata all’annuncio del Vangelo; diaconia, per un più chiaro riferimento al servizio al ministero episcopale e alla vita delle Diocesi. A questi principi si associano cinque “criteri operativi”: a servizio dei Vescovi e delle Chiese particolari; natura pastorale e missionaria del servizio; sinodalità e partecipazione; una “struttura” missionaria; coordinamento, flessibilità, valorizzazione, sostenibilità, in modo che, nel rispetto delle diverse competenze, venga preservata l’unitarietà delle azioni pastorali. In questa prima fase di sperimentazione verranno, pertanto, create due Aree pastorali dedicate rispettivamente all’Annuncio e alla celebrazione della fede e alla Testimonianza della vita cristiana, dove convergeranno Uffici e Servizi tuttora esistenti tenendo conto degli specifici ambiti di competenza. Al termine del 2026 il processo di riforma proseguirà secondo quegli adattamenti che saranno emersi nella fase sperimentale.

21 Novembre 2025
(fonte: CEI 21/11/2025)

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