mercoledì 29 ottobre 2025

Papa Leone XIV invoca Maria e don Tonino Bello: “Beati gli operatori di pace”

“Una Chiesa umile, radicata nell’amore e testimone di unità”.
Papa Leone XIV invoca Maria e don Tonino Bello:
“Beati gli operatori di pace” 


Papa Leone XIV ha concluso la sua omelia della messa in occasione del Giubileo delle Équipe sinodali invocando, in San Pietro, l’intercessione della Vergine Maria con le parole del Servo di Dio mons. Tonino Bello, storico presidente di Pax Christi che ha “rotto” l’assedio di Sarajevo guidando fino a lì — nonostante fosse già molto provato dal tumore che poi lo ha ucciso — una marcia della pace l’11 dicembre 1992, composta da 500 pacifisti, che riuscì a entrare nella città attraverso una delle poche brecce nel blocco militare durato quasi quattro anni. La marcia, organizzata dall’associazione “Beati costruttori di pace”, fu un gesto simbolico e un’azione di forte impatto mediatico per portare solidarietà e pace in una realtà devastata dalla guerra.

“Santa Maria, donna conviviale — ha pregato Papa Prevost con le parole di don Tonino — alimenta nelle nostre Chiese lo spasimo di comunione. (…) Aiutale a superare le divisioni interne. Intervieni quando nel loro grembo serpeggia il demone della discordia. Spegni i focolai delle fazioni. Ricomponi le reciproche contese. Stempera le loro rivalità. Fermale quando decidono di mettersi in proprio, trascurando la convergenza su progetti comuni.”
“Ci conceda il Signore questa grazia: essere radicati nell’amore di Dio per vivere in comunione tra di noi. Ed essere, come Chiesa, testimoni di unità e di amore”, ha concluso il Pontefice.

“Prosegue incessante la nostra preghiera per la pace, particolarmente mediante la recita comunitaria del Santo Rosario”, ha poi confidato Leone XIV all’Angelus. “Contemplando i misteri di Cristo insieme alla Vergine Maria, facciamo nostra la sofferenza e la speranza dei bambini, delle madri, dei padri, degli anziani vittime della guerra. E da queste intercessioni del cuore nascono tanti gesti di carità evangelica, di vicinanza concreta, di solidarietà. A tutti coloro che ogni giorno, con fiduciosa perseveranza, portano avanti questo impegno, ripeto: ‘Beati gli operatori di pace!’”.

“Dobbiamo sognare e costruire una Chiesa umile. Una Chiesa che non sta dritta in piedi come il fariseo, trionfante e gonfia di sé stessa, ma si abbassa per lavare i piedi dell’umanità; una Chiesa che non giudica come fa il fariseo col pubblicano, ma si fa luogo ospitale per tutti e per ciascuno; una Chiesa che non si chiude in sé stessa, ma resta in ascolto di Dio per poter allo stesso modo ascoltare tutti.”
È la Chiesa di Papa Prevost. “Impegniamoci a costruire una Chiesa tutta sinodale, tutta ministeriale, tutta attratta da Cristo e perciò protesa al servizio del mondo”, ammonisce Leone nella messa conclusiva del Giubileo delle Équipe sinodali.

“Gesù ci dà un messaggio potente: non è ostentando i propri meriti che ci si salva, né nascondendo i propri errori, ma presentandosi onestamente, così come siamo, davanti a Dio, a se stessi e agli altri, chiedendo perdono e affidandosi alla grazia del Signore.”
Così Papa Leone XIV, introducendo la recita dell’Angelus e commentando il brano del Vangelo di oggi sulla parabola del fariseo e del pubblicano che pregano nel Tempio. Il Pontefice ha quindi esortato a non aver “paura di riconoscere i nostri errori, di metterli a nudo assumendocene la responsabilità e affidandoli alla misericordia di Dio”.
“Potrà così crescere, in noi e attorno a noi, il suo Regno, che non appartiene ai superbi ma agli umili, e che si coltiva, nella preghiera e nella vita, attraverso l’onestà, il perdono e la gratitudine.”
“Chiediamo a Maria, modello di santità, che ci aiuti a crescere in queste virtù.”

I governi siano “attenti al grido dei poveri”, “siano docili strumenti della cura di Dio verso i deboli, gli oppressi e i diseredati”. È il testo di una preghiera dei fedeli, letta in arabo, durante la messa presieduta da Papa Leone XIV nella Basilica di San Pietro, in occasione del Giubileo delle Équipe sinodali.
(fonte: Faro di Roma, articolo di Sante Cavalleri 26/10/2025)