venerdì 4 ottobre 2024

Docenti precari: perché l’UE ha deferito l’Italia. Boom in 7 anni, +134%

Docenti precari: perché l’UE ha deferito l’Italia. Boom in 7 anni, +134%

Il numero di docenti con contratto a tempo determinato è esploso negli ultimi anni.
La sequenza è impressionante: erano 100 mila nel 2015-16, 135 mila nel 2017-18, 212 mila nel 2020-21, fino ai 235 mila del 2022-23 (ultimi dati disponibili, ascrivibili alla gestione dell’ex ministro dell’istruzione Bianchi, Governo Draghi).
Nel 2015 erano precari il 12% degli insegnanti, nel 2022 il 25%.
Di fronte a questo trend (+135 mila precari in un settennio) evidentemente la Commissione europea ha detto “basta”.
Il fenomeno non è omogeneo sul territorio: a fronte di un tasso di precarietà del 25% a livello nazionale, a Milano raggiungono il 37%, a Lodi addirittura il 43%. Più bassa l’incidenza al sud: a Napoli il 20%, ad Agrigento il 10%

L’analisi di Tuttoscuola

I numeri sono allarmanti, tanto da richiedere un intervento da parte della Commissione Europea che in queste ore ha deferito l’Italia alla Corte di Giustizia dell’Ue perché non ha posto fine, come richiesto, all’uso “abusivo” di contratti a tempo determinato e a condizioni di lavoro “discriminatorie” nella scuola. In pochissimi anni il numero di supplenti in cattedra è infatti aumentato a dismisura gettando spesso le scuole nel caos.
Secondo l’analisi di Tuttoscuola sui dati MIM, nel 2015-16 i docenti supplenti nelle scuole statali con contratto a tempo determinato, annuale o fino al termine delle lezioni (30 giugno), erano stati complessivamente poco più di 100mila, il 12% di tutti i docenti in servizio in quell’anno. Da quell’anno il numero di supplenti è andato aumentando in valori assoluti e percentuali, tanto da arrivare nel 2022-23 (ultimo anno di pubblicazione dei dati ufficiali da parte del Ministero) ad oltre il doppio, quasi 235mila, un quarto di tutti i docenti in servizio.

In particolare – in base all’elaborazione di Tuttoscuola dei dati MIM – è il numero dei docenti di sostegno precari ad essere fuori controllo: è aumentato di 92 mila unità in 7 anni (+250%).
Ma il fenomeno riguarda anche gli altri insegnanti (posti comuni): +42 mila (+66%).

Complessivamente il numero di docenti con contratto a tempo determinato su posti comuni e di sostegno è salito da 100.277 del 2015-16 a 234.576 nel 2022-23 con un incremento di quasi 135mila unità.


Ma quali sono le province italiane con il maggior numero di supplenti?

Tuttoscuola analizzando i dati dei docenti con contratto a tempo determinato (annuali o fino al 30 giugno), relativi all’anno scolastico 2022-23 e pubblicati sul Portale Unico del Ministero dell’Istruzione e del Merito, ha rilevato anche le situazioni delle singole province per quanto riguarda sia la quantità complessiva dei contratti attivati sia l’incidenza rispetto al numero di cattedre e posti funzionanti. Sono le grandi province con città metropolitane a registrare il più elevato numero di contratti per docenti supplenti: Roma è in testa con 16.542 supplenti, seguita da Milano con 15.469, Torino con 11.030, Napoli con 10.716. È, invece, interessante conoscere l’incidenza del numero di supplenti rispetto al numero delle cattedre e dei posti funzionanti, perché rappresenta la situazione di precarietà delle scuole nella provincia italiana.

È la provincia di Lodi ad avere la percentuale più alta (42,6%) di supplenti (1.254) in rapporto al numero delle cattedre e dei posti di varia tipologia (2.941) funzionanti, seguita da Novara con il 40,3% (1.914 supplenti su 4.755 cattedre). In una situazione diametralmente opposta per ridotta incidenza di supplenti si trovano Agrigento con il 10,4% e Caserta con il 10,9%. Le province delle grandi città metropolitane con elevato numero di supplenti hanno registrato questa incidenza: Milano 37,2% (15.469 supplenti su 41.618 posti-cattedra), Torino 33,7% (11.030 supplenti su 32.740 posti-cattedra), Roma 28,4% (16.542 supplenti su 58.156 posti cattedra), Napoli 20,6% (10.716 supplenti su 51.937 posti-cattedra).

La top-ten vede presenti quattro province lombarde (Lodi, Mantova, Milano e Monza), quattro province piemontesi (Novara, Alessandria, Biella e Verbano-Cusio-Ossola) e due province emiliano-romagnole (Reggio E. e Rimini).


Anche per il personale ATA i supplenti sono in aumento costante

Si potrebbe pensare che il continuo incremento di supplenti dipenda in massima parte dai contratti a tempo determinato, annuali e in deroga, sui posti di sostegno, ma, se si pone attenzione ai supplenti ATA (collaboratori scolastici e amministrativi), dove il sostegno non ha alcuna incidenza, anche per questa tipologia di personale c’è un forte incremento.

In base ai dati relativi al 2022-23 pubblicati sul Portale unico del MIM, elaborati da Tuttoscuola, nel 2022-23 i supplenti con contratto annuale (13.982) o fino al termine del 30 giugno (36.439) sono stati complessivamente 50.421 su un totale di 232.972 ATA in servizio, pari al 21,6%.

Andando a ritroso fino al 2016-17, allora la percentuale era del 10,7%, la metà di quella registrata sette anni dopo.


Evidentemente il problema del precariato riguarda tutto il personale scolastico (docenti e personale ATA) e chiama in causa fattori comuni ad entrambi i settori, a cominciare dalla cronica lentezza delle modalità di reclutamento. Ma indubbiamente il “braccino corto” del MEF nell’autorizzare i posti da mettere a concorso e nel consentire la conversione di posti a termine in posti pieni concorre a mantenere aperto il precariato scolastico. Anzi lo ha fatto esplodere.

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