Alberto Pellai
Come può il legame tra due ragazzini
trasformarsi in una tragedia?
Nella storia triste e terribile della morte a 13 anni di Aurora, a noi adulti resta la necessità di riflettere su cosa sta accadendo ai nostri figli, così accelerati, adultizzati, piccoli eppure già così coinvolti nelle peggiori dinamiche che connotano le vicende amorose di adulti disfunzionali
Cosa dovrebbe essere l’amore tra due preadolescenti? Il desiderio del primo bacio, il cuore che batte nell’attesa di potersi vedere il sabato per qualche ora. La voglia di uscire la domenica a mangiare un gelato insieme. Invece, in questi giorni leggiamo storie di giovanissimi che hanno visto trasformare una storia d’amore in un fatto di cronaca nera, dolorosissima, in cui c’è una persona morta di cui gli inquirenti stanno cercando di capire se si tratti di suicidio o omicidio. Nel frattempo, si leggono notizie che, in relazione a ciò che da settimane stava accadendo tra quei due giovanissimi, ci parlano di maltrattamenti, di dinamiche violente e manipolatorie. Come può essere accaduto che il primo amore di due ragazzini si sia trasformato in una vicenda dai contorni criminali?
In questa storia triste e terribile, abitata dal dolore di un’intera comunità, oltre che delle famiglie coinvolte, a noi adulti resta la necessità di riflettere su cosa sta accadendo ai nostri figli, così accelerati, così adultizzati, così piccoli eppure già così coinvolti nelle peggiori dinamiche che connotano le vicende amorose di adulti disfunzionali.
C’è un tempo in cui l’amore lo si sogna, lo si desidera, lo si fantastica. E quel tempo è la preadolescenza. Il cuore batte all’impazzata per un lui e una lei che devi prima guardare alla distanza, a cui devi far trovare un biglietto anonimo in una tasca della giacca o in una pagina del diario, complice un amico in comune. Si dovrebbe stare a sognare il primo bacio, chiedendosi se si sarà in grado di darlo e se nel darlo, quel bacio sarà così bello e speciale come si dice in giro.
Il problema, però, è che di tutto questo, in giro, non si dice più nulla. Il primo bacio oggi sembra una cosa da bambini dell’asilo, perché l’immaginario amoroso, già alla scuola elementare si nutre delle dinamiche che saturano gli amori disfunzionali delle serie tv. Anni fa, la Rai fu costretta a cancellare la messa in onda dell’Albero Azzurro, perché i dati Auditel rivelarono che a quell’ora gli schermi accesi in famiglia erano tutti sintonizzati su trasmissioni in cui uomini e donne si prendevano e si lasciavano, diventando tronisti per un giorno. Bambini e bambine rinunciavano a conoscere cosa aveva da dire loro il pupazzo Dodo, curiosi di scrutare le dinamiche di adulti pronti a trasformare l’amore in un fenomeno da baraccone, affamati di fama, almeno per un giorno della loro vita. Era l’inizio di un declino in cui il mondo, giorno dopo giorno, ha rinunciato a una delle dimensioni educative più importanti per tutelare la crescita di un minore: ovvero la fase-specificità. Essere fase-specifici significa essere adulti capaci di nutrire la mente di chi cresce con le cose giuste al momento giusto.
Oggi ci sono bambini alla scuola primaria che non hanno mai ascoltato le canzoni dello Zecchino d’Oro, ma che sanno a memoria i testi violenti e sessisti del trapper di grido. E gli schermi degli smartphone dei nostri figli, accesi a ogni ora del giorno e della notte, riversano nelle loro vite storie, immagini e suggestioni che provocano spaventose accelerazioni verso un’adultità, che diventa tanto attraente quanto caotica, in cui si fanno le cose che fanno i grandi, anche se si è ancora incredibilmente piccoli. Non si muore a 13 anni per amore. Si muore a 13 anni perché dell’amore non si sa niente. E tutti noi adulti, dovremmo avere la cura e la pazienza di educare i nostri figli ad amare l’amore, ma a farlo in preadolescenza e prima adolescenza con la lentezza e il desiderio, che vivono di attesa e ingenuità.
Soprattutto dovremmo insegnare ai nostri figli maschi che Amore è una parola che si scrive con la A maiuscola. Che ha bisogno di rispetto, responsabilità, empatia e che come dicevano i nostri nonni: “una donna non si sfiora nemmeno con un dito” se non se ne ha il pieno consenso. Ma queste sono cose che ai maschi nessuno dice. Perché a loro parla la pornografia e una cultura che è rimasta sessista e promotrice di un modello in cui “essere veri uomini” è più desiderabile che essere “uomini veri”. Mentre piangiamo la morte tremenda e ingiusta di una tredicenne, torniamo a ribadire che oggi più che mai c’è un disperato bisogno di lasciare che i bambini restino bambini.
(Fonte: Famiglia Cristiana 29/10/2024)