domenica 17 settembre 2023

"Un cuore che ascolta - lev shomea" n° 45 - 2022/2023 anno A

"Un cuore che ascolta - lev shomea"

"Concedi al tuo servo un cuore docile,
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo
e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)



Traccia di riflessione sul Vangelo
a cura di Santino Coppolino


XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

Vangelo:


Con questa parabola, propria di Matteo, si conclude il Discorso Ecclesiale. La parabola è una esortazione sulla necessità del perdono all'interno della comunità, su come il rapporto tra i fratelli debba essere il riflesso del rapporto che il Signore ha con ognuno di noi. Si tratta di mettere in pratica la «tzedakà», la giustizia, una giustizia molto più grande della nostra, propria di coloro che amano così come da Dio sono amati. «Si tratta della disparità della giustizia divina che è viscere di misericordia, dono e perdono infiniti». Alla giustizia della Legge, che condanna e uccide, succede quella dello Spirito di Dio, che è misericordia infinita e dà la vita. La misericordia, cuore della Chiesa, fa di noi dei figli amati perché anche noi possiamo amarci gli uni gli altri. Un amore, infatti, che non perdona non è amore. Il più grande peccato che commettiamo non è il debito contratto col Padre (10.000 talenti sono una cifra volutamente spropositata impossibile da restituire, pari a circa 60 milioni di giornate di lavoro) ma il credito nei confronti dei fratelli che osiamo far valere, una cifra irrisoria pari a circa 100 giornate lavorative. Come Chiesa, comunità di fratelli che si amano, siamo chiamati a sempre perdonare così come dal Padre veniamo perdonati, ad avere misericordia verso tutti come il Padre ha misericordia di noi. Il perdono, anche verso il nemico, è il cuore della Legge, ciò che ci distingue da coloro che non credono, il segno inequivocabile dell'appartenenza alla sua famiglia. Parafrasando il Santo Curato d'Ars potremmo, allora, anche noi affermare che: «perdonare è un miracolo più grande che risuscitare un morto».