domenica 6 agosto 2023

VIAGGIO APOSTOLICO DI PAPA FRANCESCO IN PORTOGALLO PER LA XXXVII GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ 2 - 6 AGOSTO 2023 - 9° - Non esiste amore astratto. L’amore è concreto, quello che si sporca le mani. (cronaca, testi, foto e video)

VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ FRANCESCO
IN PORTOGALLO
IN OCCASIONE DELLA
XXXVII GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ

2 - 6 AGOSTO 2023


Venerdì, 4 agosto 2023

LISBONA

09:00 Confessione di alcuni giovani della GMG presso il Giardino Vasco da Gama
09:45 Incontro con i rappresentanti di alcuni centri di assistenza e di carità nel “Centro Paroquial de Serafina”
12:00 Pranzo con i giovani nella Nunziatura Apostolica

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Prima di lasciare quella che è la sua residenza in questi giorni di viaggio nella capitale lusitana per recarsi nel Giardino Vasco da Gama di Lisbona dove confesserà alcuni giovani, Papa Francesco ha incontrato brevemente una signora di 106 anni, Maria da Conceição Brito Mendonça, nata il giorno delle apparizioni di Fatima, il 13 maggio 1917.

Lo riferisce la Sala Stampa vaticana, informando che, subito dopo, Francesco ha salutato la giovane Edna Pina Lopes Rodrigues, che soffre di una grave malattia e alla quale il Papa stesso aveva inviato un messaggio di affetto e di preghiera nel giugno scorso.

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Confessione di alcuni giovani della GMG





Accolto da cori di “Esta es la juventud del Papa…”, Papa Francesco è arrivato, alle 9.08 nel Giardino Vasco da Gama di Lisbona. In questo grande spazio verde, si svolge uno dei momenti più significativi dell'intera Giornata Mondiale della Gioventù: le confessioni di ragazzi e ragazzi. Nel grande parco sono stati posizionati infatti 150 confessionali, realizzati da giovani detenuti del carcere di Pasos de Ferreira, costruiti con materiale riciclato e riciclabile e fatti in modo da essere accessibili anche ai disabili. Il Papa ha confessato lui stesso tre giovani: un ragazzo spagnolo di 21 anni, una ragazza guatemalteca di 33 e un italiano di 19 anni.
All’ultimo momento non ha usato il confessionale dove era stata sistemata la poltrona bianca a lui riservata, ma cambia confessionale e quello preparato per lui, il numero A 12, resta vuoto. Forse per una maggiore privacy - alcuni pensano per evitare che si legga il labiale - il Papa sceglie il confessionale numero B 12 e comincia il dialogo intimo con i giovani.
Papa Francesco confessa tre ragazzi, per primo Francisco, spagnolo, di 21 anni, poi Yesvi, una ragazza guatemalteca di 33 e infine Samuel, italiano di 19 anni. 

Il primo a confessarsi con Francesco è stato Francisco, 21 enne volontario spagnolo in camicia bianca e pantaloni lunghi, racconta di averlo sentito “davvero vicino, aperto e comprensivo”. Noi eravamo tesi, “sentivamo come un po’ di responsabilità” dice “ma con lui è stato bellissimo, ci ha regalato un sorriso proprio con le sue parole, il tono della sua voce. Mi sono sentito a mio agio con lui, mi sono sentito tranquillo. In realtà, la confessione è stata come con qualsiasi altro sacerdote, si potrebbe dire, anche se si trattava del Papa”. Spiega poi di aver parlato con il Pontefice “di alcune persone importanti della mia vita” che per ora è fatta di studio e lavoro.

Dopo Francisco, per altri cinque minuti, è entrata nel confessionale di Papa Francesco Yesvi, guatemalteca di 33 anni, che si è dimessa dal lavoro che aveva per offrirsi come volontaria a lungo termine per la Gmg, e lavorare nell'organizzazione. "Sento la misericordia e la grazia di Dio nella mia vita sono molto felice per questo dono che Dio mi ha fatto, attraverso molte persone. Sapendo che vale la pena lasciare tutto per Cristo, perché Lui ha sempre qualcosa per noi". E conclude dicendo che la confessione "è grazia e gioia... e la pace che sentiamo attraverso un sacramento così importante. Può essere il Papa o un sacerdote, ma la grazia è la stessa".

Si tratta di Samuel, è di Belluno e ha il sorriso dei suoi 19 anni, non tutti felici, però, visto che da quando ne aveva 13 vive in una comunità, Villa San Francesco di Facen di Pedavena, in provincia di Belluno, perché ha avuto dei problemi con i genitori. Ma a Facen Samuel, capelli rossi, un accenno di barba e occhi chiari, ha trovato una nuova famiglia, e ora lavora come giardiniere e sfalcia i prati. Alla Gmg è volontario all’accoglienza di Casa Italia. Tutto questo lo ha raccontato nei cinque minuti con un confessore davvero speciale, il Papa. “Ho sentito proprio il perdono da parte del Papa, è una persona semplice, umile e buona”, dice.

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INCONTRO CON I RAPPRESENTANTI DI ALCUNI CENTRI DI ASSISTENZA E DI CARITÀ

“Centro Paroquial de Serafina” (Lisbona)

Dal quartiere “bene” delle ambasciate a quello “pericoloso” di Serafina. Il Papa vuole conoscere, nella sua visita in Portogallo anche i problemi del Paese. E lo fa visitando una delle zone dove anche gli abitanti di Lisbona stentano a mettere piede: «Troppo pericoloso, lì ci sono non solo e non tanto i poveri, ma gli spacciatori». Da anni ci lavorano, con dedizione, i padri missionari della consolata. Hanno accolto anziani e disabili, hanno istituito una scuola per l’infanzia e messo in piedi attività per i ragazzi. Il Papa comincia a leggere il suo discorso, dopo le testimonianze, ma poi abbandona il testo «ho problemi alla vista e mi fanno male i riflettori» e continua parlando a braccio.










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DISCORSO DEL SANTO PADRE


Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Ringrazio il Parroco per le sue parole e saluto tutti voi, in particolare gli amici del Centro Paroquial da Serafina, della Casa Famiglia Ajuda de Berço e dell’Associazione Acreditar. E ringrazio per le vostre parole che hanno illustrato il lavoro che si fa, grazie! È bello essere qui insieme nel contesto della Giornata Mondiale della Gioventù, mentre guardiamo alla Vergine che si alza per andare ad aiutare. La carità, infatti, è l’origine e la meta del cammino cristiano, e la vostra presenza, realtà concreta di “amore in azione”, ci aiuta a non dimenticare la rotta, il senso di quello che stiamo facendo sempre. Grazie per le vostre testimonianze, delle quali vorrei sottolineare tre aspetti: fare il bene insieme, agire concretamente e stare vicini ai più fragili. Ossia, fare il bene insieme, agire concretamente, non solo con idee, bensì concretamente, stare vicino ai più fragili.

Primo: fare il bene insieme. “Insieme” è la parola chiave, che è stata ripetuta tante volte negli interventi. Vivere, aiutare e amare insieme: giovani e adulti, sani e malati, insieme. João ci ha detto una cosa molto importante: che non bisogna lasciarsi “definire” dalla malattia, ma farne parte viva del contributo che diamo all’insieme della comunità. È vero: non dobbiamo lasciarci “definire” dalla malattia o dai problemi, perché noi non siamo una malattia, non siamo un problema: ciascuno di noi è un regalo, è un dono, un dono unico, con i suoi limiti, ma un dono, un dono prezioso e sacro per Dio, per la comunità cristiana e per la comunità umana. Allora, così come siamo, arricchiamo l’insieme e lasciamoci arricchire dall’insieme!

Secondo: agire concretamente. Anche questo è importante. Come ci ha ricordato don Francisco, citando San Giovanni XXIII, la Chiesa non è un museo di archeologia. Alcuni la pensano così, ma non lo è. È l’antica fontana del villaggio che dà l’acqua alle generazioni di oggi come a quelle future (cfr Omelia nella Liturgia in Rito Bizantino-Slavo in onore di S. Giovanni Crisostomo, 13 novembre 1960). La fontana serve per placare la sete delle persone che arrivano, con il peso del viaggio o della vita e sono concretezza. Concretezza, dunque, attenzione al “qui e ora”, come già fate, con cura dei particolari e senso pratico, belle virtù tipiche del popolo portoghese.

Quando non si perde tempo a lamentarsi della realtà, ma ci si preoccupa di andare incontro ai bisogni concreti, con gioia e fiducia nella Provvidenza, accadono cose meravigliose. Lo testimonia la vostra storia: dall’incontro con lo sguardo di un anziano sulla strada nasce un centro di carità “a tutto tondo”, come quello in cui ci troviamo; da una sfida morale e sociale, la “campagna per la vita”, nasce un’associazione che aiuta mamme e famiglie in attesa, bambini, ragazzi e giovani in difficoltà, perché, come ci ha raccontato Sandra, trovino un progetto di vita sicuro; dall’esperienza della malattia nasce una comunità di sostegno a chi affronta la battaglia contro il cancro, specialmente ai bambini, affinché, come ci ha detto João, «l’evoluzione della cura e la migliore qualità della vita diventino per loro una realtà». Grazie per quello che fate! Continuate con mitezza e gentilezza a lasciarvi interrogare dalla realtà, con le sue povertà antiche e nuove, e a rispondere in modo concreto, con creatività e coraggio.

Il terzo aspetto: stare vicini ai più fragili. Tutti siamo fragili e bisognosi, ma lo sguardo di compassione del Vangelo ci porta a vedere le necessità di chi ha più bisogno. E a servire i poveri, i prediletti di Dio che si è fatto povero per noi (cfr 2 Cor 8,9): gli esclusi, gli emarginati, gli scartati, i piccoli, gli indifesi. Sono loro il tesoro della Chiesa, sono i preferiti di Dio! E, tra di loro, ricordiamoci di non fare differenze. Per un cristiano, infatti, non ci sono preferenze di fronte a chi bussa bisognoso alla porta: connazionali o stranieri, appartenenti a un gruppo o ad un altro, giovani o anziani, simpatici o antipatici...

E, a proposito di carità, vorrei ora raccontarvi una storia, specialmente a voi bambini, che forse non la conoscete. È la storia, veramente accaduta, di un giovane portoghese vissuto molto tempo fa. Si chiamava Giovanni Ciudad e abitava a Montemor-o-Novo. Sognava una vita avventurosa e così, da ragazzo, partì da casa in cerca della felicità. La trovò dopo tanti anni e molte avventure, quando incontrò Gesù. E fu così felice della scoperta che decise di cambiare perfino il nome e di chiamarsi, da allora in poi, non più Giovanni Ciudad, ma Giovanni di Dio. E fece una cosa ardita: andò in città e si mise a chiedere l’elemosina per strada, dicendo alla gente: «Fate del bene, fratelli, a voi stessi!». Capite? Chiedeva la carità, ma diceva a quelli che gliela facevano che, aiutando lui, in realtà aiutavano prima di tutto se stessi! Spiegava, cioè, che i gesti d’amore sono un dono anzitutto per chi li fa, prima ancora che per chi li riceve; perché tutto quello che si accaparra per sé andrà perso, mentre quello che si dona per amore non andrà mai sprecato, ma sarà il nostro tesoro in cielo.

Per questo diceva: «Fate del bene, fratelli, a voi stessi!». Ma l’amore non rende felici solo in cielo, bensì già qui in terra, perché dilata il cuore e permette di abbracciare il senso della vita. Se vogliamo essere davvero felici, impariamo a trasformare tutto in amore, offrendo agli altri il nostro lavoro e il nostro tempo, dicendo parole e compiendo gesti buoni, anche con un sorriso, con un abbraccio, con l’ascolto, con lo sguardo. Cari ragazzi, fratelli e sorelle, viviamo così! Tutti possiamo farlo e tutti ne abbiamo bisogno, qui e ovunque nel mondo.

Sapete poi cosa successe a Giovanni? Che non lo capirono! Pensavano che fosse matto e lo chiusero in un manicomio. Ma lui non si demoralizzò, perché l’amore non si arrende, perché chi segue Gesù non perde la pace e non si piange addosso. E proprio lì, in manicomio, portando la croce, arrivò l’ispirazione di Dio. Giovanni si rese conto di quanto i malati avessero bisogno di aiuto e, quando finalmente lo lasciarono uscire, dopo alcuni mesi, cominciò a prendersi cura di loro con altri compagni, fondando un ordine religioso: i Fratelli Ospedalieri. Alcuni, però, cominciarono a chiamarli in un altro modo, proprio con le parole di quel giovane che diceva a tutti: “Fate-del-bene-fratelli”! A Roma noi li chiamiamo così: i “Fatebenefratelli”. Che bel nome, che insegnamento importante! Aiutare gli altri è un dono per sé e fa bene a tutti. Sì, amare è un dono per tutti! Ricordiamoci: “o amor é um presente para todos!”. Ripetiamolo insieme: o amor é um presente para todos!

Amiamoci così! Continuate a fare della vita un regalo d’amore e di gioia. Io vi ringrazio e vi raccomando, tutti quanti ma specialmente i bambini, andate avanti a pregare per me. Obrigado!

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Parole a braccio

Sono molte le cose che vorrei dirvi ora, ma succede che non mi stanno funzionando “i riflettori” e non posso leggere bene. Perciò ve lo consegno, perché lo rendiate pubblico poi. Non si può forzare la vista e leggere male.

Voglio solo soffermarmi su qualcosa che non è scritto, ma che sta nello spirito dell’incontro: la concretezza. Non esiste amore astratto, non esiste. L’amore platonico sta in orbita, non sta nella realtà. L’amore è concreto, quello che si sporca le mani. Ognuno di noi può chiedere: l’amore che io sento per tutti quelli che stanno qui, quello che sento per gli altri, è concreto o astratto? Quando io do la mano a una persona bisognosa, a un malato, a un emarginato, dopo aver dato la mano, faccio subito così [strofina la mano sulla veste] per non contagiarmi? Mi disgusta la povertà, la povertà degli altri? Cerco sempre la vita “distillata”, quella che esiste nella mia fantasia, ma non esiste nella realtà? Quante vite distillate, inutili, che passano senza lasciare un’impronta, perché quelle vite non hanno peso!

E qui abbiamo una realtà che lascia un’impronta, una realtà di tanti anni, tanti anni, che sta lasciando un’impronta che è d’ispirazione per gli altri. Non potrebbe esistere una Giornata Mondiale della Gioventù senza tener conto di questa realtà. Perché anche questo è gioventù, nel senso che voi generate vita nuova continuamente. Con la vostra condotta, con il vostro impegno, con il vostro sporcarvi le mani per toccare la realtà della miseria degli altri, state generando ispirazione, state generando vita. Grazie per questo! Vi ringrazio con tutto il cuore. Andate avanti e non vi scoraggiate! E se vi scoraggiate, prendete un bicchiere d’acqua e andate avanti!

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Papa Francesco:
essenziale il cammino di dialogo e fraternità tra le religioni

Un momento intenso all'insegna del dialogo ecumenico e interreligioso quello vissuto da Papa Francesco a Lisbona a conclusione degli impegni della mattinata di questa sua terza giornata di presenza in Portogallo. Tra le realtà incontrate, la delegazione del Centro di dialogo dell'organizzazione intergovernativa KAICIID e un gruppo di persone di diverse fedi e confessioni cristiane impegnate nella Chiesa portoghese

Incontro di Papa Francesco in Nunziatura a Lisbona

Al termine della mattinata, al rientro in Nunziatura dopo l'incontro con i rappresentanti di alcuni Centri di assistenza e di carità nel Centro Paroquial da Serafina, Papa Francesco ha ricevuto la visita di una delegazione del centro internazionale di dialogo KAICIID, accompagnata dal cardinale Miguel Ángel Ayuso Guixot, prefetto del Dicastero per il Dialogo Interreligioso. Nel salutare i membri, Francesco ha espresso la sua gratitudine per la visita e rivolto ai presenti alcune parole sul valore della fraternità e del dialogo e sul pericolo della chiusura e del proselitismo.

Successivamente il Papa si è intrattenuto in conversazione con Rahim Aga Khan, figlio della guida della comunità ismaelita, che ha il suo centro a Lisbona.

Il Papa ha ricevuto, inoltre, un gruppo di religiosi e persone di diverse fedi e confessioni cristiane coinvolte nell’impegno ecumenico e interreligioso della Chiesa portoghese. Papa Francesco ha ringraziato i presenti per la fraternità vissuta, per gli sforzi di dialogo, raccomandando loro di prendersi cura dei giovani, che ha affermato, “sono allegri, ma non superficiali”, e rischiano di essere “anestetizzati” dal mondo che li circonda.

Prima del pranzo, infine, il Pontefice ha incontrato brevemente il giornalista israeliano Henrique Cymerman.

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Il Papa a pranzo con i giovani a Lisbona,
dialogo sulle sfide del mondo e l'invito alla gioia

Dieci ragazzi e ragazze di diversa età e provenienti da differenti zone del mondo, seduti a tavola con Francesco nella Nunziatura apostolica. Il Pontefice ha risposto alle loro domande e sollecitazioni su temi come la pace, la difesa della vita, le sfide delle nuove generazioni. E ha esortato tutti a non perdere mai la gioia. Al Papa consegnati anche dei regali




Sebastião, Clara Ysabel, Joana, Luis Carlos, Beatriz, Pedro, Audrey, Hannah, Karam, Maria Magdalena. Sono i dieci giovani - sei ragazze e quattro ragazzi - che hanno pranzato oggi, 4 agosto, nella Nunziatura Apostolica di Lisbona nell'ambito della Gmg. Si tratta di giovani di diversa età (dai 34 ai 24 anni) e di diversa nazionalità: tre dal Portogallo, una dal Perù, una dalle Filippine, una ragazza dalla Guinea Equatoriale; e ancora Usa, Palestina, Colombia, Brasile. Sono stati scelti per rinnovare una tradizione che ormai da anni si ripete in ogni Giornata Mondiale della Gioventù. Al pranzo, insieme ai giovani, era presente pure il cardinale Manuel José Macário do Nascimento Clemente, patriarca di Lisbona, e il vescovo ausiliare Amèrico Aguiar, presidente della Fondazione Gmg Lisbona 2023, cardinale nel prossimo Concistoro. Pasta, carne, gelato, nel menù del pranzo.

Dialogo a tavola

Con i ragazzi e le ragazze, il Papa ha intessuto un dialogo. Non ha posto domande, ma ha ascoltato le loro storie, rispondendo alle loro sollecitazioni, chiarendo dubbi e offrendo spunti di riflessione. E incoraggiandoli anche ad essere sempre "felici", come i santi che non sono mai tristi. Diversi sono stati i temi sui quali il Francesco e i giovani ospiti si sono confrontati: la pace, la difesa della vita con un riferimento anche alle questioni di aborto ed eutanasia, le sfide che attendono i giovani, le loro aspettative. Lo hanno raccontato, emozionatissimi, otto degli stessi giovani nella sala stampa allestita a Lisbona per la Gmg.

Domande al Papa

“Abbiamo presentato i nostri regali – ha raccontato Audrey - e durante il pranzo abbiamo avuto modo di fargli alcune domande. Gli ho chiesto come essere un buon amico, soprattutto con i giovani, in un momento in cui ci sono tanti falsi suggerimenti su come essere felici. Sono stato davvero toccata dalla risposta. Ha detto che la gioia non si insegna, ma si mostra, ed è quello che mi porto a casa da questo incontro. Ha anche parlato della gioia del Vangelo e dell'importanza di agire in modo da ispirare gioia. Anche i miei compagni giovani hanno fatto domande, ma non sono mie da condividere”.

Speranze

“Gli ho detto che per noi giovani la speranza è così importante – ha spiegato invece Luis Carlos, che ha lavorato alla grafica per questa Gmg -, che possiamo trovare la speranza per combattere tutte le cose negative della vita, specialmente quelle che toccano i giovani, come la droga. La speranza ti permette di combattere e quindi di essere felice. Da tutto il lavoro che ho svolto per prepararmi alla Gmg con la grafica, questa è stata una conclusione meravigliosa per tutto il mio lavoro dietro le quinte. Quando ho visto il Papa ho sentito la pace interiore. Pensavo che avrei pianto, ma mi ha solo calmato. Sono stato il primo a salutarlo. Alla fine del pranzo abbiamo anche bevuto caffè colombiani. Dio si manifesta in modi strani”.

Ognuno dei giovani ha consegnato un regalo a Francesco. Da Pedro Luis anche una lettera, in cui scrive: “Voglio consegnare la mia vita alla Chiesa”.
(fonte: Vatican News 04/08/2023)

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Tg2000 servizio di Nicola Ferrante



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