LA FRECCIA DI UN ATTIMO
I tre sono saliti per vedere e sono rimandati all'ascolto. La voce del Padre si spegne e si trasforma nel volto di Gesù, bello come il sole.
I commenti di p. Ermes al Vangelo della domenica sono due:
- il primo per gli amici dei social
- il secondo pubblicato su Avvenire
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui (...). Matteo 17,1-9
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LA FRECCIA DI UN ATTIMO
I tre sono saliti per vedere e sono rimandati all'ascolto. La voce del Padre si spegne e si trasforma nel volto di Gesù, bello come il sole.
Se di questa domenica potessimo portare con noi una parola, sia questa: Il Signore ha fatto risplendere la vita. Ecco un'eco di speranza e di bontà: la trasfigurazione è già iniziata, poiché nelle vene del mondo corrono frantumi di stelle.
Gesù prese con sé tre discepoli e salì su un alto monte. I monti sono dita puntate verso il mistero e le profondità del cosmo, raccontano una fame di verticalità, una vita incalzata da una forza di gravità celeste: e là si trasfigurò davanti a loro, il suo volto brillò come il sole e le vesti si tinsero di luce.
Il volto è come la grafia del cuore, è la sua espressione più diretta. Ma il volto alto dell'uomo è comprensibile solo a partire da Gesù. Ogni uomo abita la terra come un'icona di Cristo incompiuta, che è la somiglianza con Dio. Ogni figlio d’Adamo è una goccia di luce custodita in un guscio di fango. Allora vivere altro non è che la fatica aspra e gioiosa di liberare tutta la luminosità e la bellezza sepolte in noi.
Per un attimo tutto si illumina, lassù: le vesti di Gesù, le sue mani e il suo volto. I tre guardano, stupefatti: davanti a loro si apre la rivelazione stupenda di un Dio luminoso, bello, solare. Un Dio da godere, un Dio da stupirsene.
Allora, Pietro, stordito e sedotto da ciò che vede, balbetta:
È bello per noi stare qui, davanti a te; è l'unico luogo dove possiamo vivere e sostare. Qui siamo a casa, altrove siamo sempre fuori posto. Altrove non è bello, e possiamo solo pellegrinare, non stare. Qui è la nostra identità, abitare anche noi una luce che è dentro la nostra creta e che è nostro futuro.
Non c'è fede viva e vera che non discenda da uno stupore, da un innamoramento, da un: che bello! gridato a pieno cuore, come Pietro sul Tabor.
Ma come tutte le cose belle, la visione non fu che la freccia di un attimo: una nube luminosa li coprì con la sua ombra, e per i tre amici la vita non fu più quella di prima.
Venne una voce: quel Dio che non ha volto, ha invece una voce. Il Padre prende la parola, ma per scomparire dietro quella di suo Figlio: ascoltate Lui.
I tre sono saliti per vedere e sono rimandati all'ascolto. La voce del Padre si spegne e si trasforma nel volto di Gesù, bello come il sole.
Un fiore di luce nel nostro deserto (Turoldo), così appare il volto di Cristo sul Tabor. Ed è il volto ultimo e alto dell'uomo. In principio, in ogni uomo è stato posto non un cuore d'ombra, ma un seme di luce, sepolto in noi come nostro segreto.
Quella luce, «la luce della trasfigurazione che è l’energia stessa di Dio» (G. Palamas) è ancora disponibile: nella Parola, nei sacramenti, nella bontà delle persone, nella bellezza delle cose, talvolta scintilla breve, talvolta fiume di fuoco.
Il mondo trabocca luce, ne è immerso. Lo sanno tutte le religioni, lo sanno gli innamorati e gli artisti. Lo sanno i puri.
Volto di Gesù trasfigurato «Fiore di luce nel deserto» (...)
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