venerdì 11 agosto 2023

Andrea Riccardi: “La pace è nel cuore di tanti, ma lì rimane. Solo il Vaticano ci sta provando davvero”

Andrea Riccardi:
“La pace è nel cuore di tanti, ma lì rimane.
Solo il Vaticano ci sta provando davvero”


(Intervista a Andrea Riccardi a cura di Giampiero Calapà - 
“il Fatto Quotidiano” del 9 agosto 2023) 

“Siamo molto lontani dalla pace in Ucraina, ma il lavoro del cardinale Zuppi come inviato di papa Francesco ha rimesso in movimento il dialogo”. Parliamo col fondatore della comunità di Sant’Egidio Andrea Riccardi sfogliando Avvenire, sulle cui colonne l’ex ministro ha definito quella di Bergoglio una “diplomazia popolare”.


In mancanza di diplomazie ufficiali emerge quella “popolare” di papa Francesco? In cosa consiste?
Quando si pensa alla diplomazia vaticana nell’immaginario è sedimentata una diplomazia all’antica, formale e classica. Elementi che, certo, permangono. Ma con papa Francesco tutto questo è ribaltato, perché l’offensiva di pace del pontefice, coinvolgendo i giovani riuniti a Lisbona, diventa un’azione popolare per la pace.

Altrimenti ci si abituerebbe alla guerra…
Nell’opinione pubblica europea sta maturando una certa indifferenza e il fastidio per le difficoltà economiche. Il papa con parole, iniziative e invito alla preghiera mantiene una tensione al superamento della guerra, rimettendola al centro dell’agenda, perché la Chiesa è convinta che attraverso il dialogo la pace è possibile.

La pace, però, sembra impossibile. L’Ucraina non prende in considerazione mediazioni senza vittoria. Anche dai russi arrivano considerazioni severe.
Nonostante ciò papa Francesco insiste col dialogo e manda il suo inviato. E qualcosa si muove: la prova di questo è l’incontro in Arabia Saudita con quaranta paesi, tra cui la Cina. Siamo molto lontani dalla pace in Ucraina, ma anche grazie al lavoro del cardinale Zuppi si è rimesso in moto un processo di dialogo internazionale.

Zuppi, appunto. In realtà a parte l’attività diplomatica del cardinale – tra Kiev, Mosca,
Washington e probabilmente presto Pechino – non si vede un altro grande attore sulla scena mondiale prodigarsi per la pace. Pare quasi che la pace in Ucraina “convenga” solo al Vaticano… È vero, non c’è nessun altro che abbia intrapreso un viaggio così ampio. Tuttavia, la Santa Sede non mira a protagonismo politico, ma rimette al centro la pace e il dialogo, ribadisco, come strumento per raggiungerla. La pace è nel cuore di molti, non solo in Vaticano, ma anche in chi combatte: negli stessi ucraini, anche se non possono pagare un prezzo troppo alto per ottenerla.

Ma perché non si muove nessun altro?
Ci sarebbe bisogno di tutti i grandi attori. Forse alcuni tentativi di mediazione hanno mirato a risultati che non potevano venire troppo presto…

A dir il vero un capo di Stato molto attivo è il turco Erdogan, sul cui regime non si possono non avere riserve…
La Turchia, che già ottenne l’accordo del grano un anno fa, così come la Cina, è un soggetto molto importante. E, in modo diverso, cominciano ad esserlo anche diversi paesi del Sud globale.

Anche in Niger, dopo il golpe, spirano venti di una guerra che per certi versi appare la stessa…
Non sono convinto che sia la stessa cosa. Sono convinto, invece, che il golpe nasca da motivi interni e che la giunta militare stia cercando degli appoggi. Le bandiere russe sono più una provocazione che altro, certo ogni vuoto rischia di richiamare altre presenze. Personalmente ho il sentore che non ci sarà un intervento militare degli Stati dell’Ecowas, la Comunità economica dell’Africa occidentale. La domanda su cui interrogarsi è: perché in quella parte dell’Africa la democrazia non funziona? Alla stragrande maggioranza della popolazione non arrivano i benefici della democrazia e questo genera una rabbia di cui i militari, come in altri contesti gli jihadisti, possono interpretare.
(fonte: Il Sismografo 09/08/2023)