I 10 ANNI DI PAPA FRANCESCO:
“L’UOMO PIÙ PERICOLOSO AL MONDO”
di Padre Felice Scalia
Poco più di due anni dalla elezione di Francesco a Vescovo di Roma, il 24 giugno 2015, Gregory Gutfeld, noto conduttore televisivo americano, per il canale internazionale Fox News, definiva il nuovo Papa, appunto, “l’uomo più pericoloso al mondo”.
Una americanata? Una iperbole ad effetto? La voglia di uno scoop a tutti i costi? Credo di no. Forse il giudizio acuto di un uomo che ha intuito dove si annidava la novità-Francesco e, mentre altro giornalismo si accaniva su dettagli pro o contro “quell’uomo vestito di bianco”, lui andava alla radice degli atteggiamenti papali, alla pericolosità di chi è deciso, nientedimeno, a mettere in discussione l’indiscutibile: i cardini del mondo. Inoltre proporre una alternativa all’intoccabile fissismo del “pensiero unico” e del neoliberismo globalizzato.
Per dirla chiaramente: ritengo che, dal suo punto di vista economico e politico, Gutfeld avesse ragione. Mai il “sistema” occidentale aveva avuto un attacco così radicale da doversi sentire in pericolo.
Un po’ la vicenda Francesco ricorda la vicenda Gesù Nazareno. Per mano romana, ma su istigazione gerosolimitana, il Predicatore errante venuto dalla Galilea viene ucciso come il peggiore nemico di Roma, dunque con la massima pena prevista per chi si riteneva sobillasse contro gli stessi fondamenti di quell’impero proponendo una alternativa. Stava scritto sulla croce: “Costui viene crocifisso perché si è presentato come Re dei giudei”. Si noti che Gesù non aveva mai contestato con le folle l’assetto politico-economico romano; pagava perfino le tasse … Da questo punto di vista era un anomalo galileo, lontano da ogni velleità rivoluzionaria violenta. Ma dichiarando salvifico solo l’amore, dichiarando sacra ogni creatura umana, stando dalla parte degli oppressi e dei poveri, instaurava una convivenza tra umani esattamente agli antipodi di quella imposta dalle legioni romane. Lui la chiamava “Regno di Dio”. Allora si ammazza Gesù come “uomo pericoloso”, e si ammazzeranno i suoi discepoli come “uomini pericolosi”, non perché criticavano gli eccessi dell’impero, la corruzione del senato, le inutili stragi di potenziali dittatori, ma perché ritenevano crimine, un falso esistenziale, “le ragioni della forza” e proponevano quelle della bontà e della fratellanza. Erano persone che non amavano le vittorie (tutte madri di future guerre) ma aspiravano alla pace. Nell’altro non vedevano un “nemico” da abbattere ma un fratello con cui camminare.
Papa Francesco di questa sua pericolosità per il sistema politico mondiale e per gli assetti stessi di certe scelte ecclesiali, era cosciente. Nell’udienza del 28 agosto 2019 denuncia: “Chiedo allo Spirito Santo la forza di non spaventarmi davanti a chi ci comanda di tacere, ci calunnia e addirittura attenta alla nostra vita”.
Siamo a dieci anni dalla sua elezione.
Un decennio che ha messo a nudo l’assurdità del nostro modo di vivere, la nostra corsa verso disastri inimmaginabili, l’ineluttabilità della guerra tra opposte e risorgenti mire imperialistiche (USA per mano NATO, Russia?) il genocidio dei poveri, l’eterna convinzione che non esiste una uguale dignità umana e dunque la mai estinta divisione nazista tra uomini e sotto-uomini, la pretesa che la conquista giustifica le rapine delle ricchezze altrui. Tutto questo miscuglio rende da una parte incontenibile il fenomeno migratorio, e dall’altro fa ritenere giustificabile la difesa dei confini delle nazioni ricche anche a costo di stragi in mare o lungo rotte sigillate.
Un decennio in cui siamo stati col fiato sospeso, seguendo e pregando per un “povero prete” che a questo mondo affamato di morte, disposto all’uso pazzesco e criminale di armi atomiche, dice che Lui non vuole riformare la chiesa, non si propone come salvatore del mondo, ma dichiara di volere solo mettere il Vangelo al centro della chiesa (non viceversa) e nello stesso tempo, in nome del Vangelo rivissuto dal Vaticano II, indicare che solo la strada dell’amore, della benevolenza, dell’uguaglianza ci salva.
Abbiamo bisogno - sembra dire - di mettere in discussione il “sistema”, il tutto, perché oggi è più che evidente che tutto è interconnesso.
Papa Francesco si presenta con il candore di chi credendo nel Dio-fatto-uomo, crede nell’amore, nella benevolenza, nella felicità a cui ogni essere umano è chiamato. Scrive il Card. Zuppi: “È il Papa del Vangelo: semplice, essenziale, radicale”.
Stanchi di un mondo che nella sua presunta saggezza, stravolgendo conquiste scientifiche e progressi insperati, ci sta conducendo alla estinzione della vita sul pianeta ed al disprezzo sistematico dell’uomo ridotto a cosa, siamo tutti invitati a trovare noi stessi, la nostra parte più vera, ad attingere coraggio per vestirci della prudenza dell’osare. Osare credere, osare amare, osare cercare ancora, per ritornare umani. Questo è essenzialmente avere fede. A questo, ogni giorno ci ha spinti il Vescovo di Roma.
(fonte: Stampa libera 12/03/2023)