giovedì 30 marzo 2023

"Con Cristo nostra Pace rivestiamo l’armatura di Dio (Ef 6,10-18)" - Egidio Palumbo (VIDEO INTEGRALE)

MERCOLEDÌ DELLA BIBBIA 2023
promossi dalla
FRATERNITÀ CARMELITANA
DI BARCELLONA POZZO DI GOTTO


SE VUOI LA PACE,
DISARMA LE RELAZIONI
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Sesto Mercoledì - 15 marzo 2023

"Con Cristo nostra Pace
rivestiamo l’armatura di Dio
(Ef 6,10-18)"

Egidio Palumbo

(VIDEO INTEGRALE)



1. Il “pensiero unico” dell’equilibrio del terrore

    Il comandamento dell’amore verso i nemici consegnatoci da Gesù (cf. Mt 5,44; Lc 6,27), non lasciò indifferenti i discepoli di Gesù dopo la sua morte e risurrezione e neppure l’apostolo Paolo e i primi cristiani. Tutti erano consapevoli che tale comandamento era “impossibile” secondo le nostre logiche umane, ma “possibile” secondo la logica del vangelo.

      Dal punto di vista esclusivamente umano, la nostra sapienza e cultura, infatti, è inabile a recepire tale comandamento, perché non ha la capacità e la “forza” di ribaltare quella che per noi è diventata un’affermazione ormai ovviamente scontata: “Se vuoi la pace, prepara la guerra”. Questo significa che la pace la si ottiene soltanto se tra i nemici c’è un equilibrio di forze, vale a dire se entrambi hanno armi potenti ed efficaci così da farsi paura a vicenda e quindi temere una sconfitta devastante. Detto altrimenti: solo l’equilibrio del terrore garantisce la pace. È il cosiddetto “realismo del buon senso”.

       Nella sostanza, questo è il “pensiero unico” omologante che ci è stato trasmesso durante questo anno di guerra tra Ucraina e Russia, e che ancora ci accompagnerà per molto tempo. Una grande omologazione a cui si è adeguato anche il pensiero di molti cristiani, e tra loro anche coloro che usano vantarsi del nome “cristiano”, ma poi si rivelano inabili e incapaci a tradurre e ad articolare in un progetto politico serio e intelligentemente laico il comandamento evangelico dell’amore verso i nemici e della ricerca di una pace giusta e duratura. Non dovrebbe essere questo il loro compito e servizio?

       D’altronde, dobbiamo ammettere che molte guerre nel passato e le 378 in atto ai nostri giorni sono spesso combattute da cristiani e alcune anche tra cristiani, come tra Ucraina e Russia, dove si giustifica la guerra in nome di Dio e in suo nome si benedicono le armi.
...
      In questa pagina le comunità cristiane sono vivamente esortate a rivestirsi dell’armatura di Dio, cioè della potenza di Dio, che è una potenza disarmante e non guerrafondaia. Infatti l’armatura di Dio è fatta per disarmare innanzitutto noi stessi e per resistere e lottare, non contro le persone («carne e sangue»), ma contro quella cultura di violenza, di arroganza e di divisione (il “diavolo”, «gli spiriti del male») sempre dominante in questo mondo (“i principati e le potenze”) e che abilmente si insinua nelle coscienze dei cristiani deformandone il loro stile di vita.
     L’autore della Lettera, evidenziando la necessità di “rivestirsi”, sta di fatto evocando l’evento battesimale: con il battesimo il cristiano viene rivestito di Cristo (cf. Gal 3,27), viene rivestito dell’Uomo Nuovo (cf. Ef 4,24), e in Cristo, «nostra Pace» (Ef 2,14), riceve l’armatura di Dio come sostegno e forza per imparare a confliggere, imitando non gli eserciti umana, bensì Dio e il suo Figlio Gesù, il quale ci consegna – una consegna battesimale! – la sapienza nonviolenta del vangelo, che è finalizzata ad abbattere muri e fili spinati e a costruire relazioni di pace, di riconciliazione e di fraternità tra gli uomini e le donne di tutti i tempi (cf. Ef 2,14-17). 
         Perciò in Ef 4,26 è scritto: «Adiratevi ma non peccate; non tramonti il sole sulla vostra ira», come a dire: indignatevi di fronte al male e all’ingiustizia, ma non rispondete alla violenza con altra violenza. E in Rm 12,21 l’apostolo Paolo aggiunge: «Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene». Si tratta di imparare da Dio e dal suo Figlio Gesù “l’arte della lotta”, come preghiamo nel Sal 144,1.4: «Benedetto il Signore, mia roccia, che addestra le mie mani alla guerra, le mie dita alla battaglia», perché «l’uomo è come un soffio, i suoi giorni come ombra che passa», la nostra esistenza di credenti non è capace di sostenere una simile lotta. 
      Da qui, allora, è facile comprendere che le “armi” indicate in Ef 6,14-18 – la cintura della verità, la corazza della giustizia, i calzari per l’annuncio della pace, lo scudo della fede, l’elmo della salvezza, la spada della Parola di Dio e la preghiera vigilante – sono tutte “armi” nonviolente; ed eccetto una (la spada), le altre non sono di attacco ma di difesa. Attraverso l’uso del linguaggio metaforico l’autore della Lettera, infatti, vuole esortare i cristiani ad assumere uno stile di vita disarmato che ha il sapore profetico del vangelo accolto, pregato e vissuto in un contesto socio-culturale – quello dell’impero romano – dominato dalla violenza e dalla guerra.
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Relazione integrale



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