giovedì 16 marzo 2023

«Amate i vostri nemici» (Mt 5,44; Lc 6,27) - Alberto Neglia (VIDEO INTEGRALE)

MERCOLEDÌ DELLA BIBBIA 2023
promossi dalla
FRATERNITÀ CARMELITANA
DI BARCELLONA POZZO DI GOTTO

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Quinto Mercoledì - 8 marzo 2023

«Amate i vostri nemici» 
(Mt 5,44; Lc 6,27) 
Alberto Neglia
(VIDEO INTEGRALE)




                 L’amore dei nemici, forse, costituisce uno degli elementi più originali del vivere cristiano. 
Gesù l’ha proposto in modo chiaro e deciso. Ma, mi sembra doveroso precisare che l’invito ad amare i nemici è presente già nell’Antico Testamento. Non per niente a premessa della “nuova legge” che Gesù espone nel discorso della montagna di Matteo viene posto l’avviso: “Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento” (Mt 5,17). 
           Gesù da compimento attraverso il suo vissuto e donando a noi il suo respiro perché la sua passione di amore passi nei nostri cuori
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5. La preghiera spazio in cui veniamo educati a disarmare il nostro cuore e ad amare i nemici 
   Perché la fatica di amare i nemici sia possibile è indispensabile ciò che sempre è ricordato dai Vangeli accanto al comando di amare i nemici, e cioè la preghiera per i persecutori, l’intercessione per gli avversari: «Amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori» (Matteo 5,44). 
   Se non si assume l'altro – e in particolare l’altro che si è fatto nostro nemico, che ci contraddice, che ci osteggia, che ci calunnia – nella preghiera, imparando così a vederlo con gli occhi di Dio, nel mistero della sua persona e della sua vocazione, non si potrà mai arrivare ad amarlo! Perché, deve essere chiaro, l’amore del nemico è questione di profondità di fede, di “intelligenza del cuore”, di ricchezza interiore, di amore per il Signore, e non semplicemente di buona volontà! Per questo è necessario pregare per accogliere il dono di Dio nel nostro cuore. 
   Lasciarci coinvolgere da Gesù e irradiare il suo volto non è un fatto automatico, ma è frutto, ripeto, di un itinerario di conversione che va coltivato nella preghiera, spazio in cui veniamo educati a disarmare il nostro cuore, perché il primo nemico da vincere in modo non violento è dentro di noi. 
   Proprio per questo Gesù ci esorta: «Pregate sempre senza stancarvi (incattivirvicomportarvi male» (Lc 18,1). 
   Pregare, ovviamente, non è recitare parole per convincere Dio a fare ciò che noi desideriamo, non è “dire preghiere”. Gesù ce lo ricorda esplicitamente: «Pregando, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate» (Mt 6, 7-8). Pregare è esperienza in cui creiamo uno spazio a Dio, lo ascoltiamo e veniamo liberati dal nemico che è dentro di noi. È l’aprirgli una finestra sulla nostra volontà, uno sforzo per farlo diventare il Signore della nostra vita. Pregare, quindi è lasciarsi plasmare da Dio con tutte e due le sue mani, il Verbo e lo Spirito Santo. «La preghiera – ci ricorda l’Archimandita Sofronio – ridesterà in noi quell’alito divino che “Dio ha soffiato in Adamo” e grazie a cui “Adamo è divenuto un essere vivente” (Gen 2,7)»1 . 
   Si tratta, allora, pregando, di mettersi in ascolto di Dio Padre-madre che ci ama e ci guarda con tenerezza, ci illumina, ci perdona. Egli attraverso il profeta Isaia, ci ricorda: «Come una madre consola un figlio, così io vi consolerò» (Is 66,13)
   Nella preghiera, per esempio i Monaci di Tibirhine (in Algeria) in un periodo molto difficile cercano di lasciarsi coinvolgere nel dinamismo dell’Amato, lo supplicano perché sia Lui a disarmare il loro cuore, in un periodo molto difficile, in cui il nemico attenta alla loro vita
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