sabato 15 ottobre 2022

RIATTACCANDO LA TERRA AL CIELO - Pregare è come voler bene, c'è sempre tempo per voler bene: se ami, tu ami giorno e notte, senza smettere mai. - Ma perché pregare sempre? È come chiedere: perché respirare? Per vivere! - XXIX Domenica Tempo Ordinario Anno C - Commento al Vangelo a cura di P. Ermes Ronchi

RIATTACCANDO LA TERRA AL CIELO



 Pregare è come voler bene, c'è sempre tempo per voler bene:
se ami, tu ami giorno e notte, senza smettere mai. 
Ma perché pregare sempre? È come chiedere: perché respirare?
Per vivere! 


I commenti di p. Ermes al Vangelo della domenica sono due:
  • il primo per gli amici dei social
  • il secondo pubblicato su Avvenire

In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai:
«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”.
Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”».
E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?» .Lc 18,1-8


per i social

AFFRETTIAMOCI AD AMARE

Pregare è come voler bene, c'è sempre tempo per voler bene: se ami, tu ami giorno e notte, senza smettere mai. 
Ma perché pregare sempre? È come chiedere: perché respirare? Per vivere! 

Il Vangelo ci porta a scuola di preghiera da una vedova, una bella figura di donna forte e dignitosa, che non si arrende.
Ha subito ingiustizia e non abbassa la testa, nonostante i soprusi.

Lungo tutto il Vangelo Gesù ha una predilezione particolare per le donne sole, perché rappresentano l'intera categoria dei senza difesa: vedove, orfani, forestieri; essi sono i difesi da Dio.

C'era un giudice corrotto, dal quale la vedova si recava ogni giorno, chiedendogli: fammi giustizia contro il mio avversario!
Avanti e indietro, continuamente a pregarlo.

Pregare è come voler bene, c'è sempre tempo per voler bene: se ami, tu ami giorno e notte, senza smettere mai. Così con Dio: pensi a lui, lo chiami, e da te qualcosa si mette in viaggio all'indirizzo dell'eterno.
Ma come è possibile lavorare, incontrare, studiare, mangiare, dormire e nello stesso tempo pregare sempre? Eppure qualcuno c'è riuscito: «Alla fine della sua vita frate Francesco non pregava più, era diventato lui stesso preghiera» (Tommaso da Celano).
Una donna che non si lascia schiacciare ci rivela che, oltre a tutto questo, la preghiera è un "no" gridato al "così vanno le cose", primo vagito di una storia nuova che nasce.
Quante volte «le nostre preghiere sono volate via come uccelli e nessuna è tornata a portare una risposta» (G. Von le Fort).
È l'esperienza di questa vedova, povera come la speranza, indifesa come l'innocenza. Ma con una forza vincente: fede nella giustizia, nonostante tutto.
Il miracolo vero è già accaduto, è la fame di giustizia che non si arrende all'inerzia, che non cede al lungo silenzio del giudice. Questo è il modo originale con cui Dio «fa giustizia prontamente».

Con l'immagine della vedova mai arresa Gesù sostiene la nostra fiducia: se un giudice, che è in tutto l'opposto di Dio, alla fine ascolta, Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti che gridano a lui, prontamente? Ma a volte la sensazione è proprio questa, che Dio non risponda e che ci faccia aspettare a lungo.
Ma quel prontamente di Gesù non vuol dire «subito», ma «sicuramente».

Il primo miracolo della preghiera è rinsaldare la fede, farla poggiare sulla certezza che Dio è presente nella nostra storia, che non siamo abbandonati.
Dio interviene, e non m’importa se il “come” mi è sconosciuto, o se non sarà come io vorrei. So che lo farà, e tanto basta.

Ma perché pregare sempre? È come chiedere: perché respirare? Per vivere! Non si prega per ottenere, ma per essere trasformati; per ricevere in dono il Suo sguardo, per amare con il Suo cuore. Per riattaccare continuamente la terra al cielo.
Pregate sempre: non perché la risposta tarda, ma perché la risposta è infinita. Perché Dio è un dono che non ha termine, mai finito.
Canale aperto in cui scorre ossigeno per ogni mio respiro, sorgente che si rinnova ad ogni mio “ho sete”.

per Avvenire

Nel pregare non conta la quantità, ma la verità  (...)

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