giovedì 11 agosto 2022

S. Chiara d’Assisi - «Il sogno del Vangelo» - «In Chiara Francesco vedeva la capacità di non indietreggiare» - «Affinata come l’oro nel crogiuolo»


Il sogno del Vangelo – S. Chiara d’Assisi
di Antonio Savone


Più volte il Vangelo riporta l’invio degli apostoli in missione. L’ultimo mandato sarà proprio quello di andare. E, tuttavia, l’itineranza dei discepoli è inverata solo se riusciamo ad esprimere radicamento non già in un luogo o in una mansione ma in una relazione che di nuovo non cessa di dilatare la misura angusta dei nostri orizzonti di piccolo cabotaggio. Altrimenti è risposta a delle strategie o a un calcolo ma non sarà mai traduzione di ciò che costituisce il centro e il senso della nostra esistenza.
Tanto in Chiara quanto in Francesco non era importante l’essere recluso o l’essere girovago: si può essere reclusi, infatti, e sentirsi in gabbia risentiti, come si può essere girovaghi e non avere mai un centro vivendo solo la dispersione. La differenza la faceva l’aver messo radici in un amore riconosciuto e accolto, al punto da essere liberi persino rispetto a itineranza e stanzialità.
In un mondo che cambia come è quello in cui vivono Chiara e Francesco, un mondo che esige traduzioni e interpretazioni nuove della identità cristiana, c’è in entrambi un misterioso confluire in una realtà che permane immutata: la povertà di Cristo che diventa l’unico criterio tanto dell’andare quanto del rimanere.
Credo si possa a ragione applicare anche a Chiara quanto il Celano attesta di Francesco: non vi è chi lo eguagli nell’ardore del desiderio.
Tanto Francesco quanto Chiara sono due che non si accontentano, due insoddisfatti. Sapevano che la misura che assumevano non era quella delle proiezioni dei propri bisogni ma la stessa misura del cuore di Cristo. Per questo saranno sempre due non-sistemati, consentendo che i loro progetti minuscoli e le loro precarie realizzazioni venissero dilatate su un’altra misura, quella del vangelo. Due a cui il mondo così come era da loro conosciuto stava stretto perché si erano lasciati dilatare il cuore. Operazione che continuamente il Signore prova a fare con noi se vogliamo dare credito al Vangelo che abbiamo scelto di professare. Altrimenti il Vangelo non ha possibilità di attecchire in alcun modo nella terra della nostra umanità: non a caso il salmista dirà: corro la via dei tuoi comandi poiché tu allarghi il mio cuore. L’amore, infatti, non fissa limiti. Esso rappresenta la sollecitazione a superare ogni misura.
Entrambi si sono fidati di un sogno che ha permesso loro di immaginare una realtà diversa. Un sogno che impedisce di dormire tanto tiene desti e svegli per intercettare forme e vie per provare a tradurlo.
Lo sappiamo: se nel mondo è accaduto qualcosa di nuovo ciò è avvenuto grazie a dei sognatori inguaribili che si sono ritrovati a immaginare una realtà altra rispetto a quello che accadeva sotto i loro occhi. Grazie al sogno del vangelo Chiara e Francesco frequentano un mondo inedito tanto da inventarlo e da crearlo. Nuova la forma vitae inventata da Francesco, nuova quella di Chiara, prima donna a dare una sua regola per altre donne.
Il sogno di Francesco e Chiara riceve nutrimento abbondante e permanente dalla Parola di Dio: se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi chiedete quel che volete e vi sarà dato.
Francesco e Chiara hanno creduto che Dio avrebbe garantito la legittimità di quei loro sogni audaci. Continuamente Dio ci consegna dei sogni. Sognare, secondo la Scrittura, infatti, significa sperare.
Si sogna, si spera non da soli, ma insieme. L’importanza della fraternità. Un sogno solitario può essere un’illusione. Il dono dell’altro è ciò che in qualche modo fa sì che non si rincorrano miraggi. Per Francesco Chiara era la donna capace di comprendere e custodire quel sogno. Abitati com’erano da quel sogno si ritrovano entrambi a proprio agio nell’esplorare l’immenso territorio evangelico, unico spazio in cui è dato realizzare sogni.
Forse la domanda che siamo chiamati a porci è se per caso non abbiamo ridotto il sogno di Dio alla nostra misura piccola e angusta piuttosto che consentire a lui di dilatare il nostro cuore sulla sua misura.
(fonte: A casa di Cornelio)

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«In Chiara Francesco vedeva la capacità di non indietreggiare»

In occasione della festa liturgica, madre Cristiana Mondonico e fra Massimo Fusarelli scrivono alle clarisse di tutto il mondo tracciando il ritratto moderno ed eroico della Santa d'Assisi. Messe ed eventi in programma in tutta Italia nel giorno della festa: ecco dove e come seguirli

 

In Santa Chiara e nelle sue sorelle, San Francesco «aveva visto frequentemente un atteggiamento insolito davanti alle circostanze più faticose della vita, che ricordava bene perché sperimentato da lui stesso in quei primi anni, con stupore: uno “stare” senza indietreggiare, come un entrare immergendovi le mani, bevendone il sapore amaro e accorgendosi che esso si trasformava in dolcezza, delizia, vera e perfetta letizia. Esperienza unica, che lascia il segno quando accade e non si dimentica più, segna il futuro».

LA LETTERA ALLE CLARISSE DI MADRE CRISTIANA MONDONICO

Lo scrive, in un passaggio della Lettera inviata a tutte le clarisse della Federazione Santa Chiara che riunisce vari monasteri presenti in Italia e quello di Gerusalemme, la presidente madre Chiara Cristiana Mondonico, in occasione della festa odierna della loro fondatrice Santa Chiara d’Assisi.

Lei, «che non era mai astratta, come volesse farci capire che sta parlando non di un ideale ma di cose concrete, quotidiane, declina la povertà narrando episodi, fatti che si intravvedono sullo sfondo del suo memoriale: indigenza, fatica, tribolazione, abbassamento/umiliazione, disprezzo del mondo. Povertà materiale dunque, e insieme povertà spirituale, psichica, esistenziale. Povertà scelta ma più ancora povertà che accade e viene a sceglierci».

Ma madre Cristiana va ancora più a fondo, rileggendo le parole di Santa Chiara nel suo Testamento e nella Regola: «Ciò che blocca e confonde il cuore non è tanto la povertà, non è l’indigenza, non la fatica, la tribolazione, è l’ignominia, o il disprezzo del mondo. Il problema più grande è la paura. Penso alle forme di indigenza che più ci spaventano oggi, il venir meno delle forze nelle Comunità, la rarità del nascere di nuove vocazioni in un mondo sempre più lontano dalla fede e dalla Chiesa».

LA LETTERA ALLE CLARISSE DI FRA MASSIMO FUSARELLI

Sul tema della povertà si sofferma anche fra Massimo Fusarelli, ministro generale dei frati minori, nella Lettera inviata a tutte le clarisse del mondo in occasione della solennità dell’11 agosto: «Questa povertà del Figlio di Dio prende forma nella scelta di una vita che rinuncia alle garanzie di rendite e sicurezze mondane, per restare pellegrine e forestiere anche nello spazio ristretto di un monastero. Un cammino radicale di espropriazione, sui passi di Colui che ha scelto di vivere senza nulla di proprio, rinunciando addirittura al suo essere come Dio, per consegnarsi totalmente e con fiducia all’amore del Padre. Avere cura di questa povertà nel movimento profondo dell’amore può giungere a scelte molto forti per lasciare garanzie e sicurezze».

E chiarisce: «Mi sembra che ciò significhi ritrovare ancora il lavoro come fonte di sostentamento, condividere la vita di quanti non hanno garanzie e non per loro scelta, rivedere il rapporto con quanto ci dà garanzia, specie il denaro. Questa è l’alternativa evangelica alle tante rassicurazioni che noi spesso cerchiamo».

IL PROGRAMMA DELLE MESSE E DEGLI APPUNTAMENTI DELL'11 AGOSTO PER CELEBRARE SANTA CHIARA

Numerosi gli appuntamenti in programma oggi per pregare insieme alle clarisse: nella basilica di Santa Chiara ad Assisi, che custodisce nella cripta le sue spoglie, alle ore 7,15 la Messa sarà officiata da padre Massimo Travascio, custode del Convento della Porziuncola.

Alle 11 la concelebrazione solenne verrà animata dal Coro dei “Cantori di Assisi” e presieduta dall’arcivescovo Vittorio Francesco Viola, frate minore, segretario del Dicastero per il culto divino e la disciplina dei sacramenti (trasmessa in diretta dall’emittente Maria Vision in streaming su www.mariavision.it/maria-vision-italia e sulla pagina Facebook della Diocesi Assisi-Nocera-Gualdo.

Alle ore 17,30, secondi Vespri e Messa saranno celebrati da padre Francesco Piloni, ministro provinciale dei frati minori di Umbria e Sardegna.

A Borgo Valsugana (Trento) Messa ore 9 sul piazzale del monastero, se il tempo lo consentirà, mentre a Bisceglie il vescovo Leonardo D’Ascenzo presiederà alle 19.30 la celebrazione eucaristica nel monastero San Luigi.

A Bergamo la Messa delle 8,30 nel monastero verrà celebrata dal vescovo Francesco Beschi, alla stessa ora dalle clarisse di Mola di Bari l’arcivescovo Giuseppe Satriano presiederà l’Eucaristia, mentre alle 9 a San Severino Marche ci sarà il ministro provinciale dei frati minori, padre Simone Giampieri.

Al monastero di Scigliano (Cosenza), ore 18, la Messa verrà presieduta da fra Mario Chiarello, ministro provinciale dei frati minori di Calabria.
(fonte: Famiglia Cristiana, articolo di Laura Badaracchi 11/08/2022)

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Oggi la festa. Santa Chiara, «affinata come l’oro nel crogiuolo»

Una vocazione che resta viva nel mondo


«L'amore ci rende più belli e trasparenti: così è successo con Chiara. Ricordare stasera il suo transito in questo luogo dove è vissuta, imparando a lavare i piedi delle sorelle e da questi a riconoscere la presenza del Signore Gesù, è dono grande per me». È un passaggio dell’intensa omelia pronunciata ieri sera nel santuario di San Damiano (Assisi) da fra’ Massimo Fusarelli, ministro generale dei frati minori, che ha presieduto la veglia nel Transito di Santa Chiara, festeggiata oggi. «Sorella Chiara va verso Chi ha amato, si muove pur restando inferma, raccoglie in questo “andare” tutto il senso della sua vita, che era stata nient’altro che una sequela dei passi di Gesù Cristo, restando dietro di Lui, amandolo senza riserve e per questo resa capace di seguirlo. Non era tanto lei a muoversi verso di Lui, quanto ad accorgersi del suo cammino verso di lei», ha proseguito fra’ Fusarelli. «Questa donna è stata affinata come l’oro nel crogiuolo. Attraverso la vita con le sue sorelle, la povertà radicale, la preghiera incessante, l’assenza di garanzie umane, la fedeltà a un’intuizione oltre le forze, eppure resa possibile pur attraverso contraddizioni e lotte, anche con uomini di Chiesa. Affinata per lasciarsi amare e amare a sua volta con libertà», ha aggiunto.


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