sabato 19 marzo 2022

Alberto Pellai UN PADRE COSTRUISCE E NON DISTRUGGE

Alberto Pellai
UN PADRE COSTRUISCE E NON DISTRUGGE

Purtroppo, oggi, giorno della festa del papà, molti uomini e padri stanno combattendo. Ma a noi, uomini e genitori, spetta un compito importante: aiutare i figli a non aderire più al linguaggio della potenza e della violenza. Se chi decide le sorti del mondo usasse questo codice paterno, tutto forse sarebbe diverso


Parlare di paternità significa parlare di vita. Di voglia di costruire il domani. Farlo oggi, in un tempo dominato dalla paura e dalla distruzione della guerra, riempie di dolore e incertezza.

La Guerra è una cosa che nella vita di noi maschi entra sin da quando siamo bambini. Ci giochi quando sei piccolo, quando magari ricevi in dono i soldatini oppure un’arma giocattolo. Quel “pump pum” che fingi di far esplodere – ben sapendo che è per finta – è il primo retaggio di qualcosa che forse, come padri, non dovremmo vedere più - né mettere più - nella vita dei nostri figli.

A noi padri oggi spetta un compito importante: aiutare i nostri figli a non aderire più al linguaggio della potenza e della violenza. Nemmeno a quella che ti propongono per gioco, perché “sono cose da maschi” e non hanno mai fatto male a nessuno. C’è troppa violenza, là fuori nel mondo vero. Perciò dobbiamo desiderare con tutte le nostre forze di non volerla vedere più nemmeno nel mondo virtuale o nel gioco solitario di un bambino che nella sua cameretta spara ad un nemico invisibile.

Perché quando la violenza – anche quella virtuale e per finta - diventa pervasiva e virale, il rischio è di rimanerne soggiogati. Soprattutto fra maschi, più inclini – per cultura di genere – a credere che nel mondo degli uomini usare la forza per mediare un conflitto, per imporsi su un altro, per mostrare il proprio valore rappresenti una possibilità.

In effetti, molti padri del passato hanno usato le sberle, i calci, i pugni per insegnare ai propri figli come si sta al mondo. E in questo modo purtroppo la violenza è entrata nella vita di molti uomini dalla porta principale, ovvero in famiglia - come uno dei tanti “strumenti” con cui si può crescere e diventare se stessi.

Forse non è molto diversa la sindrome di potenza e violenza di alcuni “grandi leader del mondo”. I leader in fondo sono i “padri” di una nazione. Dovrebbero avere e usare un potere di servizio. Prendere decisioni che tutelano il proprio popolo, un popolo che loro dovrebbero trattare al pari di un figlio. E invece oggi assistiamo a leader che incarnano il proprio ruolo secondo la logica e l’alfabeto della potenza. Invadere, distruggere, colpire, annientare, occupare: tutti verbi di potenza. Che non dovrebbero mai appartenere all’alfabeto degli uomini. E tanto meno a quello dei padri.

Quante volte si dice a un figlio maschio impara ad essere un “vero uomo”. Dentro questa affermazione, gli si chiede implicitamente di non manifestare mai paura e tristezza, di affrontare il dolore senza lacrime, di rinunciare all’empatia e alla sensibilità. Ecco, noi uomini che diventiamo padri, proprio oggi – nel giorno della nostra festa – dovremmo ribaltare la logica del “vero uomo”. Per abbracciarne una completamente diversa: quella dell’uomo vero. L’uomo vero è connesso con le sue emozioni e con quelle delle persone che gli stanno accanto. Sa essere tenero e comprensivo. Autorevole, ma non autoritario. Non ama la potenza, ma la competenza. E in quanto tale, l’uomo vero abbraccia la propria paternità con la stessa profondità e disponibilità emotiva con cui sa abbracciare il proprio bambino.

Se oggi chi decide le sorti del mondo usasse il codice paterno, trattasse il proprio popolo come se fosse il proprio figlio, cercasse di apparire competente e non potente, tutto forse sarebbe diverso.

Purtroppo, oggi, giorno della festa del papà, molti uomini e padri stanno combattendo. Purtroppo oggi molti bambini saranno lontani dai loro papà che, in alcuni casi, non rivedranno più.

C’è bisogno di paternità in questo mondo. C’è bisogno di uomini veri. C’è bisogno delle nostre mani che accarezzano il volto dei nostri figli. C’è bisogno di noi, uomini del terzo millennio consapevoli e convinti che la violenza e la guerra sono il male assoluto. Che perciò non possono essere messe in scena. MAI. Nemmeno per gioco.

Insegniamolo ai nostri figli, in questa festa del papà. Ma prima di tutto, insegniamolo a noi stessi. E agli altri uomini che ci vivono accanto.
(fonte: Famiglia Cristiana 18/03/2022)