domenica 28 febbraio 2021

Chi era Luca Attanasio? Testimonianze di chi l'ha conosciuto.

Chi era Luca Attanasio? 
Testimonianze di chi l'ha conosciuto.




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Luca Attanasio, l’ambasciatore col sorriso che amava l’Africa

Luca Attanasio, 43 anni, nato a Saronno e cresciuto a Limbiate, era uno dei più giovani ambasciatori italiani nel mondo.

Laureato alla Bocconi nel 2001, ha intrapreso la carriera diplomatica nel 2003 ed è stato assegnato alla direzione per gli Affari Economici, Ufficio sostegno alle imprese, poi alla segreteria della direzione generale per l’Africa. Dopo diverse esperienze nelle ambasciate in Svizzera, in Marocco e in Nigeria, dal 2017 è capo missione a Kinshasa, nel Congo, dove è stato confermato nel 2019 in qualità di Ambasciatore Straordinario Plenipotenziario.

A Casablanca, nel 2015, Attanasio aveva sposato Zakia Seddiki. La coppia ha tre bambine piccole, Sofia, di quasi quattro anni, e due gemelline di due anni e mezzo, Lilia e Miral.


Insieme hanno fondato la ong Mama Sofia, di cui Zakia Seddiki è presidente e Attanasio era presidente onorario: l’associazione si occupa di bambini e madri in situazioni difficili, con ambulatori medici, presidi mobili e progetti per le madri detenute. A novembre, per il loro impegno portato avanti con passione da entrambi, avevano ricevuto il premio Internazionale Nassiriya per la Pace con le seguenti motivazioni: “Per il suo impegno volto alla salvaguardia della pace tra i popoli e per aver contribuito alla realizzazione di importanti progetti umanitari distinguendosi per l’altruismo, la dedizione e lo spirito di servizio a sostegno delle persone in difficoltà”.

Attanasio era considerato un vero e proprio enfant prodige del mondo diplomatico, grazie alla sua carriera rapida e brillante, trascorsa per la maggior parte nel continente che amava e che rappresentava una vera e propria passione per lui.

Amava l’Africa, ma era legato a doppio filo con la sua Limbiate, il paese dove è cresciuto e dove vivono ancora i suoi genitori e la sua famiglia. In Monza e Brianza tornava quando poteva, compatibilmente con gli impegni istituzionali. Nel 2015, dopo il matrimonio celebrato in Marocco, aveva voluto festeggiare insieme ai parenti e agli amici di sempre. Col sindaco Antonio Romeo e con tanti suoi concittadini si sentiva spesso: l’ultima volta pochi giorni fa, dopo la diffusione dell’acquisto da parte del Comune della storica villa Medolago. Ha fatto i complimenti al primo cittadino e ha commentato “Anche i sogni si realizzano”. Il suo purtroppo è stato interrotto in Congo, insieme a quello del carabiniere Vittorio Iacovacci e del loro autista.

Tantissimi i messaggi di cordoglio arrivati da parte delle istituzioni, dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella al premier Mario Draghi, dai ministri Lamorgese e Di Maio fino al presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, ma anche associazioni e realtà attive nel mondo della cooperazione internazionale come Caritas hanno voluto ricordare il suo impegno e la sua dedizione. 
(fonte: Saronno News)

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Luca Attanasio e il premio Nassiriya per la Pace: 
“Abbiamo il dovere di dare l’esempio”

Le parole dell'ambasciatore italiano, originario di Limbiate, ucciso in Congo


Parole molto toccanti ascoltate a poche ore dalla morte di questo giovane diplomatico che amava l’Africa, ne conosceva i tanti pregi, ma anche la pericolosità e i limiti.

«Mi hanno chiesto cosa lascerà il Covid nelle nostre vite una volta finita l’emergenza. Penso che lascerà una riflessione intorno a cosa è essenziale nella vita, e su quello dovremo costruire il futuro – ha detto Attanasio a Licusati Live -. Il Congo è un paese complicato, tante delle cose che diamo per scontate, come la pace, la salute, l’istruzione, sono un privilegio per pochissimi. Kinshasa, dove ha sede l’ambasciata, la città cresce di 500 mila persone all’anno, che migrano in città e diventano poveri: in campagna c’è la famiglia, almeno quella, in città si diventa poveri, soli».

«Il premio che mi è stato assegnato e di cui sono orgoglioso e fiero ha tre capisaldi: pace, famiglia, solidarietà. Il Congo ha sete di pace, che si è conquistata con 3 guerre, ma è un gigante con piedi fragili, con vicini importanti che hanno vissuto momenti di crisi, che vive in una situazione difficile, faticosa per la popolazione, tanti sono gli appelli per la pace in quella regione. Gli italiani in Congo sono un migliaio, l’ambasciata deve stare loro vicini: un tempo erano fino a 5 mila, era una meta economicamente interessante, oggi sono meno, ci sono imprenditori, ma la maggior parte sono missionari religiosi e laici, persone che vivono in zone difficilmente accessibili e che condividono i mezzi con le popolazioni del posto, dedicano la loro vita agli altri. Ci sono medici che vivono con 80 dollari al mese, per servizio e per insegnare a operare agli aspiranti dottori che vivono nella foresta, per esempio. Noi con la nostra associazione facciamo una piccola cosa, insieme a tante altre realtà – ha aggiunto Attansasio -. Noi abbiamo tre figlie piccole: ci dicono che il Congo è pericoloso, per me fare l’ambasciatore è un po’ come essere in missione, abbiamo il dovere di dare l’esempio, dobbiamo essere ambasciatori in tutto, viviamo lì e cresciamo lì la nostra famiglia. La solidarietà è rivolta ai bambini di strada: ce ne sono tanti, Zakia, mia moglie, ha deciso di fondare una Ong che possa aiutarli facendo leva sui nostri contatti e cercando di accompagnare ragazze madri e bambini abbandonati ad una vita migliore. Il Congo è questo e tanto altro, è complesso, difficile da spiegare e da raccontare, ma affascinante e diverso da quello che viviamo ogni giorno qui a casa nostra in Italia».
(fonte: Varese News)

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Attanasio, gli ultimi giorni di un uomo generoso

Prima di essere assassinato, l’ambasciatore italiano in Congo, la cui salma è rientrata in Italia in attesa dei funerali di Stato, aveva fatto visita alla comunità missionaria saveriana di Bukavu. Padre Magnaguagno racconta: “Qui era di casa. Prima di andare incontro alla morte, ci ha portato gioia e speranza presentandoci i suoi ultimi progetti dedicati agli ultimi e ai bambini”.


Il racconto degli ultimi giorni di vita di Luca Attanasio sono una potente lente d’ingrandimento per mettere a fuoco i dettagli di un uomo altruista e generoso, impegnato senza risparmio ad aiutare i poveri e gli ultimi che incontrava sulla propria strada.

Vicino alla Chiesa

A riavvolgere i fotogrammi dei ricordi è padre Giovanni Magnaguagno, missionario saveriano, da anni nella Repubblica democratica del Congo. Il sacerdote conosceva bene l’ambasciatore italiano ucciso, bene a tal punto che il diplomatico era di casa nella sua missione cattolica di Bukavu, capoluogo della provincia del Kivu del Sud. “Veniva spesso da noi – rivela padre Magnaguagno – era come un membro di famiglia, uno di noi”.


L’ultimo incontro dedicato agli altri

L’ultima volta è stata il sabato precedente il giorno del barbaro omicidio. “Qui a Bukavu è arrivato nel pomeriggio, accompagnato dal responsabile del Pam, il programma alimentare mondiale, dal console e dalla sua guardia del corpo. Abbiamo fatto un incontro tutti insieme, poi abbiamo cenato. Il giorno dopo, la domenica, si sono fermati per la messa e successivamente sono partiti alla volta di Goma. Dopo aver incontrato gli italiani, il lunedì hanno proseguito verso il nord, dove poi il convoglio è stato attaccato”.

Sempre pronto ad aiutare

Quell’ultimo incontro tra il giovane ambasciatore e la missione saveriana di Bukavu era stato carico di speranza e di gioia. “Eravamo entusiasti. Luca ci ha raccontato che era riuscito, finalmente, ad ottenere dal governo congolese il nulla osta per l’adozione dei bambini da parte dell’Italia. Un successo. Poi ci ha annunciato che presto, a Goma, avrebbe fatto insediare un console stabile per tutte le nostre necessità”. Anche le comunità montane della zona gli sono riconoscenti, perché nel tempo aveva sostenuto le attività di alcune latterie, in molti casi unico sostentamento per decine di abitanti.

L’amore per i più piccoli

L’attenzione per i bambini e gli ultimi era radicata nel cuore di Luca Attanasio, spiega padre Magnaguagno: “Fu nell’incontro di sabato che prese anche l’impegno a rafforzare i finanziamenti per i bambini malnutriti e si stava dando molto da fare anche per quelli abbandonati. Era una persona molto buona, eccezionale, piena di ideali”.
(fonte: Vatican News, articolo di Federico Piana 24/02/2021)

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Don Galloni: “Luca Attanasio era una persona speciale, dal grande cuore”

“Tutto ciò che noi in Italia diamo per scontato non lo è in Congo dove purtroppo ci sono ancora tanti problemi da risolvere. Il ruolo dell’ambasciata è innanzitutto quello di stare vicino agli italiani ma anche contribuire per il raggiungimento della pace”.Per Luca Attanasio il ruolo di ambasciatore non era un semplice lavoro, ma quasi una vocazione, una dedizione alle persone più povere della Terra, in uno dei territori più pericolosi del mondo.
Una vocazione che ne ha incontrata un’altra, quella di don Matteo Galloni, fondatore della onlus Amore e Libertà, con sede a Impruneta, vicino a Firenze, ma con il cuore in Congo.

Luca Attanasio era una persona speciale”, ricorda don Galloni.

“In qualità di ambasciatore, venne a visitare la nostra missione a Kinshasa, la cui parrocchia conta 74mila persone. In seguito siamo diventati amici e Attanasio si dimostrò da subito molto interessato al lavoro che facevamo con bambini e ragazzi. Rimase molto colpito dalla nostra accoglienza riservata ai bambini orfani, che vivevano con noi e venivano educati come figli. Bambini che, grazie alla nostra guida e al loro impegno, hanno studiato e sono diventati professionisti affermati: dottori, avvocati, economisti. Il suo legame era talmente forte – continua – che tornò spesso da noi a Kinshasa, insieme alla moglie e alle figlie; non solo in occasioni particolari come le premiazioni di eventi culturali o di giochi sportivi, ma anche semplicemente per svolgere volontariato durante la domenica. Non era semplicemente una persona molto in gamba, era un uomo dal grande cuore. Quando è stato assalito, era impegnato in una missione umanitaria: infatti, il mezzo era carico di cibo e medicinali. Non era uno che si limitava a seguire l’orario di lavoro”.

Con la moglie Zakia Seddiki, inoltre, aveva fondato un’associazione, Mama Sofia, che aiuta mamme e bambini in Congo, e ha combattuto numerose battaglie in aiuto ai più vulnerabili, ricevendo lo scorso ottobre il Premio internazionale Nassiriya per la pace.
Per Amore e Libertà non era soltanto “l’ambasciatore italiano”, ma un amico, uno di famiglia: “Le sue figlie giocavano con i nostri bambini – conclude don Galloni – e, quando è venuto da me, ha preso in adozione a distanza uno dei bimbi”. (fonte: Sir)

Guarda il video

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Il mio amico Luca, uomo e diplomatico semplice e attento agli altri

Don Roberto Ponti, per nove anni missionario a Kinshasa, ricorda Luca Attanasio, l'ambasciatore italiano in Congo ucciso oggi in un agguato, con il quale aveva stretto amicizia

... Luca Attanasio era anzitutto un amico, non solo della comunità italiana e della diplomazia internazionale di stanza a Kinshasa. Aveva iniziato il suo servizio in Congo nel 2017 come incaricato d’affari per le tensioni allora esistenti tra Congo e Italia. Nel 2019 aveva assunto in pieno le sue funzioni. Grande dolore e costernazione. Le immagini dell’ambasciatore esanime toccano fortemente.

Un ambasciatore porta tutto un Paese nella sua persona e Luca svolgeva questo compito senza gli orpelli del ruolo, piuttosto mettendo in gioco tutta la sua ricchezza umana, la sua formazione, la sua esperienza. Con il suo piglio giovanile aveva ridato smalto alle attività dell’ambasciata italiana. Insieme a sua moglie era molto attento alle attività sociali e la sua presenza si è fatta sempre notare nei centri di promozione sociale, soprattutto quelli gestiti da missionari e missionarie italiani, dove portava il suo aiuto concreto. Oltre all’attività diplomatica e di cooperazione, alle cerimonie per l’annuale Festa della Repubblica ogni 2 giugno, l’ambasciatore amava radunare con amabilità amici e collaboratori, italiani e non, attorno alla cultura italiana.

Ricordo la visita che l’ambasciatore e la sua famiglia (la moglie, Zakia Seddiki, di nazionalità marocchina e tre bambine) fecero in occasione del Festival del Libro e della Bibbia che Paolini e Paoline organizzano a Kinshasa. Lasciata a piedi la loro residenza, a pochi passi dalla piazza, sede del Festival, nel cuore della capitale, con semplicità, senza annunciare la loro presenza, si erano fermati a osservare gli stand degli editori. Una volta riconosciuti, non si sono sottratti alle foto di rito. Una semplicità che si poteva scorgere anche in un aspetto personale, quello della sua fede cattolica, manifestato nella partecipazione in varie celebrazioni. (fonte: Famiglia Cristiana)

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Il nunzio Balestrero: “Piango l’amico Attanasio”

Piango con un dolore immenso l’amico ambasciatore Luca Attanasio e Vittorio Iacovacci, il carabiniere che lo accompagnava. L’ambasciatore mi aveva invitato ad accompagnarlo in questa missione, ma in questi giorni si tiene a Kinshasa un’importante riunione della Conferenza episcopale, alla quale devo partecipare”. 
Mons. Ettore Balestrero, da due anni nunzio apostolico nella Repubblica Democratica del Congo, ha avuto modo di conoscere da vicino l’ambasciatore Attanasio e ha risposto alle nostre domande dopo una “giornata terribile” in segno di gratitudine nei confronti di tutti quelli che, come Attanasio e Iacovacci, “rischiano ogni giorno la vita”. Davanti alla tragedia, questo è il tempo della preghiera. “Porgo le mie più sentite condoglianze ai familiari e ai genitori di entrambi, in particolare ai genitori dell’ambasciatore, che avevo conosciuto l’anno scorso, proprio in questa stagione, quando si recarono a visitare loro figlio. Quando sarà possibile, si è già pensato di riunire, qui a Kinshasa, coloro che hanno conosciuto ed apprezzato l’ambasciatore e il carabiniere, per un momento di preghiera. L’ambasciatore – spiega Balestrero – si era fatto conoscere e amare in questo immenso Paese. Promuoveva l’immagine dell’Italia e tante opere di solidarietà. Insieme a Vittorio ha testimoniato la generosità e la sollecitudine dei nostri compatrioti all’estero”. (fonte: Sir)

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«Luca Attanasio, un raggio di sole con uno sguardo di stima e fiducia»

L’ambasciatore ucciso in Africa nel ricordo dell'ex parroco di Limbiate don Angelo Gornati, che l’ha conosciuto in oratorio, quando si impegnava a favore di anziani e persone con disabilità. Il “fidei donum” don Maurizio Canclini: «Aveva la beatitudine dell’artigiano di pace»

Luca Attanasio durante un'esperienza missionaria

Costruire relazioni di pace. Questa la dote più grande dell’ambasciatore Luca Attanasio, ucciso da un attentato in Congo, secondo don Angelo Gornati che l’ha conosciuto fin da quando era ragazzo: «Proprio qualche giorno fa gli avevo mandato un messaggio, per dirgli di stare attento», racconta l’ex parroco di Limbiate.

Un ragazzo solare, costruttore di ponti. Una persona che si interessava agli altri, alla loro storia e sapeva ascoltare: «Sapeva cogliere i lati positivi di ogni situazione e di ogni pensiero». Doti che gli hanno permesso di fare enormi passi avanti nella sua carriera, da Console ad Ambasciatore. «Quando alcuni anni fa sono andato a trovarlo in Marocco, dal tabaccaio ai baristi, fino alle persone che incontravo per strada, mi dicevano: “Non portarcelo via!”. Sono stato anche in Congo, a casa sua: era il più giovane ambasciatore», aggiunge don Gornati.

Una vocazione iniziata quando era ancora in oratorio. Era stata di Attanasio l’idea di creare il gruppo Aurora, formato da giovani che andavano a trovare anziani soli. Così come quello per le persone con disabilità: ogni domenica, insieme ad altri ragazzi, le accompagnava a vedere la partita in oratorio o in gite culturali. Ma soprattutto aveva organizzato l’accoglienza per i ragazzi di Taizé, quando la Comunità francese aveva deciso di tenere a Milano il suo incontro europeo annuale. «La scelta di studiare Relazioni Internazionali si è inserita proprio in questo contesto – conclude don Gornati -. Ha studiato lingue proprio per la sua passione di ascoltare e interessarsi degli altri. Era un raggio di sole che riscalda con uno sguardo di stima e fiducia». Ascoltava molto più che parlare e dava fiducia alle persone che si rivolgevano a lui.

Una vita dedicata al prossimo, a farsi interprete dei bisogni degli altri, ad aiutare concretamente quelli che avevano bisogno di lui. In Congo il fidei donum don Maurizio Canclini ha collaborato con lui in un progetto a favore dei bambini di strada: «È stato vicino a tutti noi missionari con un’amicizia semplice e vera, condividendo momenti della nostra vita e sostenendo le nostre opere. Si può dire che aveva nel cuore la beatitudine dell’artigiano di pace». (fonte: Chiesa di Milano)

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Tante le testimonianze di affetto e stima nei confronti di Luca Attanasio, 43nne ambasciatore italiano in Congo, ucciso in un drammatico agguato. 

  • Don Roberto Davanzo: «Non perdiamo l’opportunità di far crescere i ragazzi con orizzonti valoriali che poi, quando si incrociano, con la competenza scientifica e tecnica come per Luca Attanasio, diventano impegno».

  • Don Walter Magnoni: «Una figura straordinaria. Un ragazzo cresciuto negli oratori ambrosiani. Aveva fatto del suo lavoro una missione. Non dimentichiamo parti del mondo segnate da violenza e guerriglie».

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Messaggio di Frère Alois
 
In memoria Luca Attanasio

Avendo appresa la notizia della tragica morte dell’ambasciatore italiano nella Repubblica Democratica del Congo, Luca Attanasio, frère Alois ha scritto un messaggio di cordoglio alla sua famiglia, all’arcivescovo di Milano e all’arcivescovo di Kinshasa.

Da giovane, Luca era venuto più volte a Taizé per partecipare agl’incontri internazionali. Aveva inoltre partecipato attivamente, nella sua parrocchia di Limbiate, all’incontro europeo di Taizé a Milano. Sul quotidiano L’Avvenire, il suo ex parroco ha detto: “Credo che la decisione di andare in Africa sia stata presa alla fine di dicembre 2005, quando ha organizzato l’accoglienza dei giovani venuti a Milano per partecipare all’incontro ecumenico di Taizé”.

Frère Alois, che si era recato nel Nord-Kivu nel 2017, ha scritto la seguente preghiera in memoria delle tre vittime di quel tragico attacco:

Spirito Santo, Spirito consolatore, 
tu vieni a illuminare le nostre vite e consolare i cuori che sono nel dolore. 
Ti affidiamo Luca Attanasio, Vittorio Iacovacci, Mustapha Milambo, 
deceduti tragicamente e preghiamo per la pace nella Repubblica Democratica del Congo. 
Luce nell’oscurità, tu ci riempi di speranza e noi osiamo dirlo con la nostra vita: 
“Cristo è risorto!”. 
(fonte: Taizé)

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Preghiera dei Fedeli - Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto (ME) - II Domenica di Quaresima – Anno B



Fraternità Carmelitana 
di Pozzo di Gotto (ME)






Preghiera dei Fedeli

  II Domenica di Quaresima Anno B

28 febbraio 2021  



Colui che presiede

Fratelli e sorelle, nel volto luminoso del Cristo si rispecchia l’amore misericordioso del Padre e la bellezza di quell’umano, che sa elevarsi al di sopra delle proprie pulsioni di possesso e di dominio. Uniti a Cristo Gesù innalziamo al Padre le nostre preghiere ed insieme diciamo:

R. Illumina la nostra vita, Signore Dio

Lettore 

Avvolgi, o Dio, con la nube del tuo Santo Spirito e della tua presenza, la santa Chiesa che Tu hai voluto come sposa del tuo Figlio. Donale la sapienza di restare sempre in ascolto del suo Vangelo, per essere nel mondo di oggi un segno luminoso di vera umanitàPreghiamo.

- Ti affidiamo, o Dio, il prossimo viaggio di papa Francesco in Iraq a partire dal 5 marzo. Sia il tuo Santo Spirito ad ispirargli gesti e parole, che favoriscano il cammino di rappacificazione del popolo Iracheno. Fa’ anche che il tuo Spirito sia presente nei cuori di chi lo incontrerà e lo ascolterà. Preghiamo.

- La morte dell’ambasciatore Attanasio, o Dio, ci spinge a pregarti per tutto il continente Africano, facile preda dei paesi più ricchi e più potenti. Ti preghiamo per il Congo, un paese ricco di risorse, ma dilaniato da vari conflitti. Ti affidiamo tutti i missionari ed i tanti volontari che operano in quei territori e ricordati anche delle comunità carmelitane che operano nella regione del Kiwu, dove ha trovato la morte il nostro ambasciatore. Preghiamo.

- Ricordati, o Dio, di quanti sono ricoverati in ospedale e sono costretti dalla pandemia a sperimentare la solitudine. Ricordati di tutti i carcerati, ma soprattutto dei più deboli e dei malati psichici. Ricordati di quanti sono sfruttati nel lavoro e di quanti svolgono un lavoro usurante. Il tuo angelo accompagni quanti sono in viaggio o sono in fuga dalla loro terra. Preghiamo.

- Davanti a te, o Dio fonte della Luce, ci ricordiamo dei nostri parenti e amici defunti e delle vittime del coronavirus [pausa di silenzio]; ci ricordiamo anche delle vittime dello sfruttamento dei popoli, della violenza sui minori sugli anziani e sui disabili. Concedi a tutti di contemplare la luce del tuo Volto. Preghiamo.

  
Colui che presiede 

Signore Dio, tu che conosci la nostra fragilità, non farci mancare la luce del tuo Figlio Gesù, affinché, assimilando il suo stile di vita, sappiamo testimoniare la bellezza dell’umano in una esistenza donata per amore. Te lo chiediamo perché Egli, Splendore del tuo Volto, vive con te nei secoli dei secoli. AMEN.

"Un cuore che ascolta lev shomea" - n. 18/2020-2021 (B)

 "Un cuore che ascolta - lev shomea"

"Concedi al tuo servo un cuore docile,
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo
e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)



Traccia di riflessione sul Vangelo
a cura di Santino Coppolino

II DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO B)
Vangelo:

Mc 9,2-10

Il brano sottolinea e sigilla le precedente "sezione dei pani" (6,30 - 8,21) e la rivelazione di Gesù Messia come "servo sofferente" (8,27-38) fatta a Pietro. Il Pane e la Parola, spezzati e condivisi, sono il vero nutrimento per la vita dei discepoli perché "non vengano meno" durante la traversata del burrascoso mare della vita, per non diventare preda dello scoraggiamento di fronte alla morte atroce e ignominiosa che Gesù dovrà affrontare a Gerusalemme. Nella piena consapevolezza di ciò che sta per accadergli, Gesù prende con sé Pietro, Giacomo e Giovanni - che rappresentano le Chiese del tempo - perché facciano una personale esperienza della sua vita divina. L'episodio ci mostra qual è il senso autentico della passione e morte di Gesù, non come termine ultimo della vita, ma come mistero/progetto di Dio per l'uomo. Pietro, ma anche gli altri, continua a non capire chi è Gesù. Suggerisce di fare tre tende perché vuole che il Maestro si manifesti subito al mondo. Chiaro è il riferimento alla 'Festa delle Capanne' quando, secondo la tradizione rabbinica, doveva manifestarsi il Messia. Veramente, come annota l'evangelista, Pietro non sa quel che dice. Gesù certamente si manifesterà al mondo, ma non con la violenza e la potenza, come Pietro e gli altri si attendono. Quel che hanno ascoltato, contemplato e adorato potrà essere narrato solo dopo la passione, morte e resurrezione di Gesù . Mosè, Elia, le vesti splendenti, la nube e la voce sono il sigillo del Padre sulla vita spezzata e donata del Figlio, l'Agapetòs, il solo che dobbiamo ascoltare.      

sabato 27 febbraio 2021

L'ultimo saluto di Limbiate all’ambasciatore Luca Attanasio. - «Troppo breve è stata la vita, ma la tua partenza non diventerà un’assenza» - L'omelia di mons. Delpini (foto, testo e video)



Nella camera ardente due carabinieri in alta uniforme rendono gli onori a lato della bara avvolta nel tricolore, mentre un video trasmesso da un televisore, posto alle loro spalle, ripercorre alcune tappe della carriera di Luca.
Ciascuno ha un motivo per restare in coda, per dare l’ultimo saluto a Luca Attanasio, l’ambasciatore, il volontario, il compagno di scuola, di giochi, d’oratorio, il cittadino più conosciuto di Limbiate, ma per tutti il ragazzo dal volto simpatico, sempre disponibile.
 
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«Troppo breve è stata la vita, ma la tua partenza non diventerà un’assenza»

Nel campo sportivo di Limbiate, l’Arcivescovo ha presieduto le esequie dell’ambasciatore Luca Attanasio. Una folla commossa ha partecipato al Rito, presenti i familiari, le autorità e tanti semplici cittadini amici del diplomatico ucciso in Congo


Quando i riflettori si spengono, calano il buio e il silenzio, sono dimenticati onori e clamori e perde interesse la cronaca, ognuno sta solo davanti al Signore. Rimangono solo le sue e le nostre parole.
E così l’Arcivescovo, che presiede le esequie per l’ambasciatore italiano nella Repubblica Democratica del Congo, Luca Attanasio, immagina il dialogo tra questo generoso giovane servitore dello Stato – ucciso barbaramente lunedì scorso insieme al carabiniere Vittorio Iacovacci e all’autista Mustapha Milanbo – e il suo Signore.
Accanto al vescovo Mario, nel campo sportivo di Limbiate, concelebrano il vescovo ausiliare monsignor Erminio De Scalzi, don Angelo Gornati, il parroco della gioventù di Luca, don Antonio Novazzi, vicario episcopale della Zona 7, il parroco di Limbiate, don Valerio Brambilla. Una ventina di altri presbiteri concelebrano ai piedi dell’altare.
La giovane moglie Zakia, i genitori Alida e Salvatore, la sorella Maria, i parenti, gli amici, i tanti che lo hanno conosciuto in questa città alle porte di Milano, dove Attanasio era cresciuto e a cui era legatissimo, persino i semplici canti oratoriani che accompagnano la celebrazione, raccontano una storia di affetti scritta anche sui volti delle centinaia di persone che non hanno voluto mancare a questo saluto e, nelle ore precedenti, alla preghiera presso la Camera ardente.
Le autorità – partecipano alla Messa, tra agli altri, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, il presidente del Consiglio regionale Alessandro Fermi, Riccardo Borgonovo, vicepresidente della Provincia di Monza Brianza e tanti sindaci del territorio – i ragazzi, i volontari della Protezione civile e della parrocchia di San Giorgio, i carabinieri, sono testimonianza viva di un tributo di affetto evidente e sincero che prende la forma anche di un mazzo di fiori deposti da rappresentanti del mondo islamico. Infatti – e l’Arcivescovo li ringrazia per la presenza alla fine della funzione – ci sono Maher Kabakebbji, presidente della Moschea Mariam di Milano, con Souheir Katkhouda, delle Donne Musulmane d’’Italia. Particolarmente commossi appaiono André Siani, presidente del Centro Orientamento Educativo-COE, arrivato con altri aderenti e il referente lombardo della Comunità congolese in Italia, Mulumba Bin Kazadi.
La bara avvolta dal Tricolore, posta davanti al semplice altare fatto di tubi di ferro, è incensata dall’Arcivescovo e benedetta, mentre montano la guardia d’onore i carabinieri in alta uniforme.
«Ci raccogliamo in preghiera, rinnoviamo in questa celebrazione la nostra speranza in Cristo. A Lui che ha conosciuto le lacrime per la morte di una persona amata affidiamo il nostro smarrimento e pianto perché ci dia pace e serenità», dice, in apertura della Messa, l’Arcivescovo che, poi, nella sua omelia – ispirata dalla pagina del Vangelo di Matteo al capitolo 25 – immagina, appunto, il dialogo. 
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Una “presenza dell’assenza” evocata anche dalle parole conclusive del sindaco di Limbiate, Antonio Romeo, che chiamando Attanasio, «mio carissimo amico Luca», ricorda il messaggio ricevuto venerdì 19 febbraio alle ore 18.06 nel quale l’ambasciatore si complimentava per l’acquisto, da parte del Comune, di Villa Medolago, che diventerà un polo educativo e che verrà intitolata proprio al diplomatico. Poi, i ricordi di tre amici, tra cui uno legge il messaggio a nome della famiglia. «Siamo distrutti dal dolore, ma dobbiamo essere forti per essere accanto a Zackia e alle nostre splendide nipotine. Addio ambasciatore di pace e caro figlio», concludono i parenti ricordando anche il sacrificio del carabiniere Iacovacci, mentre gli amici confermano il loro sostegno a “Mama Sofia”, la Onlus fondata nel 2017 dalla moglie di Attanasio e di cui lui era presidente onorario, nata per salvare dalla strada i bimbi congolesi.
Alla fine, a sorpresa, si ascolta anche la voce dell’ambasciatore in un breve messaggio vocale in cui annunciava la partenza di due voli carichi di 300 persone, di cui 100 italiani, che avevano chiesto di lasciare il Congo a causa dei disordini nel Paese.
«Ce l’abbiamo fatta. Pace e amore. Viva l’Italia, sempre un passo avanti», le ultime parole.
Come un addio, prima che il feretro, tra gli applausi, venga portato al Cimitero maggiore di Limbiate.
(fonte: Chiesa di Milano, articolo di Annamaria Braccini 27/02/2021)




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L'omelia di mons. Delpini


Infine, solo, alla presenza del Signore
 

1. Alla presenza del Signore. Viene poi il momento in cui ciascuno sta solo, alla presenza del Signore. Finiscono i clamori, tacciono le parole, la gente radunata si disperde e ciascuno sta, solo, alla presenza del Signore. Sono dimenticate le imprese, risultano insignificanti gli onori, i titoli, i riconoscimenti e ciascuno sta, solo, alla presenza del Signore. Perde interesse la cronaca, le parole buone e le parole amare, la retorica e le celebrazioni e ciascuno sta, solo, alla presenza del Signore. 

2. Che cosa mi dirà il Signore? Che cosa dirò al Signore? La pagina del Vangelo descrive quello che mi potrà dire il Signore, quello che io potrò dire al Signore, quando, come tutti, starò, starò solo alla presenza del Signore. 

Il Signore dirà: “Da dove vieni, Luca, fratello?”. 

E Luca risponderà: “Vengo da una terra in cui la vita non conta niente; vengo da una terra dove si muore e non importa a nessuno, dove si uccide e non importa a nessuno, dove si fa il bene e non importa a nessuno. Vengo da una terra in cui la vita di un uomo non conta niente e si può far soffrire senza motivo e senza chiedere scusa!”

Il Signore dirà: “Non dire così, Luca, fratello mio. Io scrivo sul libro della vita il tuo nome come il nome di un fratello che amo, di un fratello che mi è caro, che desidero incontrare per condividere la vita e la gioia di Dio! non dire così fratello. Io ti benedico per ogni bicchiere d’acqua, per ogni pane condiviso, per ospitalità che hai offerto. Vieni benedetto del Padre mio e ricevi in eredità il regno preparato per te fin dalla creazione del mondo”

Il Signore dirà: “Perché ti volgi indietro, Luca, fratello mio?”

E Luca risponderà: “Mi volgo indietro perché considero quello che resta da fare, considero l’incompiuto che attende il compimento, le promesse che avrei dovuto onorare, la missione che avrei dovuto compiere. Ecco: troppo breve la vita. Ecco, troppe attese sospese! Perciò mi volgo indietro!”. 

E il Signore dirà: “Non volgerti indietro, Luca, fratello mio. Troppo breve è stata la tua vita, come troppo breve è stata la mia vita. Eppure dall’alto della croce si può gridare: “È compiuto!”, come nel momento estremo si può offrire il dono più prezioso, senza che il tempo lo consumi. Perciò non volgerti indietro, Luca, fratello mio; entra nella vita di Dio: tu sarai giovane per sempre!” 

E il Signore dirà ancora: “Perché sei ferito, Luca, fratello mio?” 

E Luca risponderà: “Sono ferito perché così gli uomini trattano coloro che li amano e coloro che li servono: mi rendono male per bene e odio in cambio di amore (Sal 108,5). Sono ferito perché ci sono paesi dove la speranza è proibita, dove l’impresa di aggiustare il mondo è dichiarata fallita, dove la gente che conta continua a combinare i suoi affari e la gente che non conta continua a ferire e ad essere ferita. Ecco perché sono ferito, perché ecco come sono i malvagi: sempre al sicuro, ammassano ricchezze (Sal 73,12) e contro il giusto tramano insidie (cfr Sal 37,12) e non c’è chi faccia giustizia!”. 

E il Signore dirà: “Non dire così, Luca, fratello mio. Guarda le mie ferite, le ho ricevute dai miei fratelli; e guarda il mio cuore: dal mio fianco esce sangue e acqua; se il chicco di grano, caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore porta molto frutto (Gv 12,24). Ho seminato nella storia un seme di amore che produce frutti di amore, e chi rimane nell’amore rimane in me e io in lui. La gente che conta e ammassa ricchezze è destinata a morire e per loro sarà pronunciato il giudizio: via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli (Mt 25,41). Ma i miti erediteranno la terra, i giusti sono benedetti e benedetta la loro discendenza”. 

E il Signore dirà ancora: “Perché piangi, Luca, fratello mio?” 

E Luca risponderà: “Piango perché piangono le persone che amo; piango perché restano giovani vite che hanno bisogno di abbracci e di baci, di coccole e di parole vere e forti e non sarò là per asciugare le loro lacrime e condividere le loro gioie; piango perché dopo il clamore scenderà il silenzio, dopo la notorietà arriverà l’oblio: chi si prenderà cura delle giovani vite che io non vedrò camminare nella vita”. 

E il Signore dirà: “Non dire così, Luca, fratello mio. Io manderò lo Spirito Consolatore, Spirito di sapienza e di fortezza, Spirito di verità e di amore e si stringeranno in vincoli d’affetto invincibile coloro che ti sono cari e nessuno sarà abbandonato e io stesso tergerò ogni lacrima dai loro occhi, e i vincoli di sangue, i vincoli di affetto, i vincoli di amicizia saranno più intensi e più veri, più liberi e più lieti. La tua partenza non diventerà una assenza, la tua presenza nella gioia del Padre non sarà una distanza. Non piangere più, Luca, fratello mio!”. 

Guarda il video dell'omelia

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“Viva l’Italia, sempre“. Così si conclude il messaggio vocale di Luca Attanasio fatto ascoltare al termine delle esequie 

Guarda il video

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Vedi anche il post precedente:



IL FASCINO DI DIO - Dalla domenica del deserto al Vangelo dell’estasi. Il mondo è imbevuto di luce, lo sanno tutte le religioni, lo sanno gli innamorati, gli artisti, i puri. - Commento al Vangelo - II Domenica di Quaresima (B) a cura di P. Ermes Ronchi

IL FASCINO DI DIO
 

Dalla domenica del deserto al Vangelo dell’estasi. 
Il mondo è imbevuto di luce, lo sanno tutte le religioni,
 lo sanno gli innamorati, gli artisti, i puri. 
 

I commenti di p. Ermes al Vangelo della domenica sono due:
  • il primo per gli amici dei social
  • il secondo pubblicato su Avvenire
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!» (…). Mc 9, 2-10


per i social

Dalla domenica del deserto al Vangelo dell’estasi. Il mondo è imbevuto di luce, lo sanno tutte le religioni, lo sanno gli innamorati, gli artisti, i puri.

IL FASCINO DI DIO

La montagna è la terra che penetra nel cielo, il luogo dove si posa il primo raggio di sole e indugia l’ultimo. E’ il mondo che si innalza nella luce, che la cerca, la vuole.

Quella che Dio sceglie per parlare e rivelarsi.

Dalla domenica del deserto al Vangelo dell’estasi. Il mondo è imbevuto di luce, lo sanno tutte le religioni, lo sanno gli innamorati, gli artisti, i puri.

Le prime due domeniche di Quaresima sono sintesi del percorso che noi credenti dobbiamo affrontare: evangelizzare le nostre zone d’ombra e di durezza, liberando la luce sepolta in noi. Il Vangelo di domenica scorsa chiedeva: convertiti.


Il Vangelo di questa domenica ne offre il risultato: mi giro e sono irradiato, mi illumino, mi imbevo e mi immergo nel sole, simbolo primo di Dio.

Gesù porta i tre discepoli sopra un monte alto, e le sue vesti diventano splendenti e luminose, come il volto.

Inevitabile, quando si è vicini a Dio.
Anche la materia è travolta dalla luce. Pietro ne è sedotto, ed esplode: che bello essere qui, Rabbì! Non scendiamo! Mai più! La sua foga dice che il pane nutriente della fede, per saziare, deve discendere da un innamoramento incontenibile, che tracima.
Guardano i tre, si emozionano, sono storditi: davanti a loro ecco un padre che in ogni figlio semina la sua grande bellezza.

Vedono il volto di Gesù come il volto ultimo dell’uomo, come il presente del futuro.
E come tante cose intense, la visione non fu che un attimo.
«Una nube li coprì e venne una voce: ascoltate Lui». Il Padre prende la parola, ma per scomparire dietro quella del Figlio.
Bellissimo questo Onnipotente che si fa da parte. “Ascolta. Il Signore è nostro Dio. Signore, solo Lui”. Ma il Suo mistero è ormai tutto dentro Gesù: con Mosè, dal volto intriso di luce, con Elia, rapito su un carro di fuoco, ora tutta la bibbia tende a Cristo.
Sali sul monte per vedere e sei rimandato all’ascolto. Scendi, e ti rimane nella memoria l’eco dell’ultima parola: ascoltate Lui.

Nostalgia infinita.


La nostra via lucis è l’ascolto, luce che è ancora qui, nella Parola, nei sacramenti, nella bontà delle persone, nella bellezza delle cose, talvolta una scintilla breve, talvolta fiume di fuoco.
La forza del cuore di Pietro è la scoperta della bellezza di Gesù, che lo spinge ad agire (facciamo, qui, subito…). Succede anche a me: la vita avanza per seduzione nata da una bellezza almeno intravista, anche solo come freccia di un istante. Non certo da divieti.
È sbirciare dentro il Regno, vederlo come forza possente che preme con urgenza per trasformarci, per spalancare infinite finestre di cielo.
Nostra vocazione è liberare, con gioiosa fatica, tutta la bellezza di Dio nascosta in noi. Guardarla. Ascoltarla. Riconoscerla.

Lo potremo fare attraverso l’ascolto della Parola, memoria della luce, e come lei leggera.

per Avvenire

Il monte della luce, collocato a metà del racconto di Marco (…)



"La via crucis della rotta balcanica" di Simonetta Venturin

"La via crucis della rotta balcanica"
di Simonetta Venturin (*)


E' iniziata in sordina, a partire dal 2015, e via via è andata prendendo vigore. Oggi migliaia di migranti la percorrono, con incerta - sempre più incerta - fortuna, finendo per lo più bloccati in un campo nelle isole greche o in qualche altro paese dalla Macedonia alla Bulgaria, passando per Serbia e Croazia fino a bussare all’Italia. Sono malvisti, cacciati e scacciati: nessuno li vuole, tutti li respingono, talvolta vengono letteralmente braccati.

foto: archivio Ipsia-Acli

E’ iniziata in sordina, a partire dal 2015, e via via è andata prendendo vigore. Oggi migliaia di migranti la percorrono, con incerta – sempre più incerta – fortuna, finendo per lo più bloccati in un campo nelle isole greche o in qualche altro paese dalla Macedonia alla Bulgaria, passando per Serbia e Croazia fino a bussare all’Italia. Sono malvisti, cacciati e scacciati: nessuno li vuole, tutti li respingono, talvolta vengono letteralmente braccati.

L’argomento della rotta Balcanica è spinosissimo e sempre legato alla prospettiva da cui lo si guarda. Per i paesi che vengono attraversati questi migranti sono un peso da scrollarsi di dosso. Visti da fuori sono persone a cui si chiede di vivere sotto, profondamente sotto, la soglia della dignità che all’umano appartiene.

Nella politica – comune e condivisa – dello scaricabarile le contraddizioni si sommano senza escludere nessuno dei coinvolti a partire dall’Europa stessa, che con una mano paga alla Turchia sei miliardi di euro purché trattenga i migranti e non li lasci risalire fin nel suo cuore e con l’altra le rifiuta l’ingresso nell’Unione a causa del mancato rispetto dei diritti umani. Un cortocircuito logico dai disastrosi esiti umanitari.

Poi ci sono gli stati citati, che i migranti devono attraversare per raggiungere le loro mete, di solito orientate al nord. Nello Scavo, giornalista di Avvenire che da tempo segue la questione migranti nelle rotte di terra e di mare (Lampedusa), ha scritto più volte – e ribadito di recente in un webinar aperto alle Caritas italiane – che neanche a pagamento gli stati attraversati dalla rotta sono disposti a gestire il problema, né a dare ospitalità, accoglienza, campi migliori e integrazione alle persone in fuga. Rifiutano pure l’apertura di corridoi umanitari. Il perché sta nella logica umana di chi sta meglio: se si diffonde la voce, di migranti ne arriveranno ancora di più, invece l’obiettivo è fermarli. Nel frattempo, la realtà di quel che accade è scritta su braccia e gambe di chi è stato fermato, nelle cronache dei campi incendiati, negli scioperi della fame di questi invisibili.

Emblema della situazione è diventato il campo profughi di Lipa, andato a fuoco il 23 dicembre e ancora senza soluzione. Quasi mille uomini cercano ora di sopravvivere nella neve della Bosnia sotto tende precarie: li abbiamo visti tutti nei tg.

La strategia di dividere gli uomini dalle donne e bambini (assonanze da brivido ad un mese dal Giorno della memoria) è funzionale ai guardiani: meno problemi, meno tensioni, ma non meno violenze che si abbattono su donne e bambini. Questa divisione distorce pure la verità per chi guarda da fuori: non sono solo giovani maschi a spostarsi, a sognare un’Europa che ora scoprono così lontana.

Fuori dai campi, in zone abbandonate dalla guerra della ex Jugoslavia e in ruderi fatiscenti, intere famiglie – con bambini senza scuola – cercano di vivere, senza porte e finestre nell’inverno balcanico, provando il game. Così viene chiamato ogni tentativo di ingresso nello stato successivo: una roulette affidata alla buona sorte e aiutata da laute mance ai passeur – gli scafisti di terra – nuova veste di mafie e malavita. Sono tante le frontiere da passare dalla Turchia a Trieste: ogni filo spinato esige soldi, ripetuti tentativi, mesi di attesa e rischio perenne di essere ricacciati indietro.

Si tratta perlopiù di afghani e pakistani, ma come ha spiegato Scavo, sono così giovani che spesso l’Afghanistan non lo hanno quasi visto: vissuti a loro volta nei campi per rifugiati, dove hanno coltivato il sogno – e il bisogno – di un futuro altrove. A volte si nascondono nei boschi, sperando in un varco dal quale entrare nella civiltà sognata.

Anche Laurence Hart dell’Agenzia internazionale per le migrazioni ha confermato: “Non sono capricci che li guidano, ma situazioni tragiche di pericolo di vita” (Radio Rai3, Fahrenheit, 4 febbraio). Si tratta di richiedenti asilo, tra i quali ci sono donne e tanti minori anche non accompagnati di cui spesso si perdono le tracce: “E perderli significa alimentare la tratta e la prostituzione” (sempre Hart).

Un quarto dei migranti presenti in Italia è arrivato dalla rotta balcanica; nel 2020 circa 4mila persone sono entrate via terra da Nordest. Hart ha confermato concentrarsi nei confini tra Stati le zone più insidiose, quelle in cui si verificano le riammissioni, eufemismo per respingimenti: con cani, fucili, bande armate che la polizia dei confini – specie della Bosnia – dice costituite da privati armatisi spontaneamente per difendere il territorio.

Eppure le migrazioni sono, per definizione, un fenomeno naturale per i popoli. Diventano un problema quando manca la volontà di un coordinamento sul da farsi, di una sinergia nelle accoglienze. A nulla o poco vale ricordare che gli immigrati producono il 9,5 del Pil italiano; inascoltato l’invito a vederli come portatori di ricchezza economica oltre che umana e culturale. La realtà è un’altra: se la rotta balcanica si è trasformata in una Via Crucis, anche molti tra noi gridano Crucifige.

(*) direttore “Il Popolo” (Pordenone)
(Fonte: Sir 25 febbraio 2021)

Guarda anche il post precedente (all'interno link ad altri post):


venerdì 26 febbraio 2021

VIA CRUCIS CON IL MESSAGGIO DI PAPA FRANCESCO PER LA QUARESIMA 2021


VIA CRUCIS
CON IL MESSAGGIO DI PAPA FRANCESCO
PER LA QUARESIMA 2021



Preghiera al Creatore

Signore e Padre dell’umanità,
che hai creato tutti gli esseri umani con la stessa dignità,
infondi nei nostri cuori uno spirito fraterno.
Ispiraci il sogno di un nuovo incontro, di dialogo, di giustizia e di pace.
Stimolaci a creare società più sane e un mondo più degno,
senza fame, senza povertà, senza violenza, senza guerre.
Il nostro cuore si apra
a tutti i popoli e le nazioni della terra,
per riconoscere il bene e la bellezza
che hai seminato in ciascuno di essi,
per stringere legami di unità, di progetti comuni,
di speranze condivise. Amen.


PRIMA STAZIONE
Gesù è condannato a morte.

Canto Ti adoriamo o Cristo, e ti benediciamo…

Lettore Tutto il popolo disse: «Il suo sangue ricada sopra noi e sopra i nostri figli!». Allora Pilato liberò Barabba e consegnò Gesù ai soldati perché fosse crocifisso (Mt. 27, 2526).

Dal messaggio di Papa Francesco per la Quaresima 2021

Annunciando ai suoi discepoli la sua passione, morte e risurrezione, a compimento della volontà del Padre, Gesù svela loro il senso profondo della sua missione e li chiama ad associarsi ad essa, per la salvezza del mondo.

Preghiera

Siamo qui, davanti a te, per contemplare la tua passione e morte, per associarci a questo cammino che dal dolore porta alla gloria, dal rifiuto indica la strada per la vera realizzazione, un cammino che è il tuo e dell’umanità che desidera fare anche di questo tempo di sofferenza un tempo di salvezza. Insegnaci a prendere le nostre croci quotidiane e seguirti, Signore Gesù.

Chiuso in un dolore atroce,
eri la sotto la croce,
dolce Madre di Gesù.

SECONDA STAZIONE
Gesù è caricato della Croce

Canto Ti adoriamo o Cristo, e ti benediciamo…

Lettore Presero dunque Gesù e lo condussero via. Ed egli, portando la Croce, uscì verso il luogo chiamato Calvario, in ebraico Golgota (Gv. 19,16-17).

Dal messaggio di Papa Francesco per la Quaresima 2021

Nel percorrere il cammino quaresimale, che ci conduce verso le celebrazioni pasquali, ricordiamo Colui che «umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce» (Fil 2,8). In questo tempo di conversione rinnoviamo la nostra fede, attingiamo l’“acqua viva” della speranza e riceviamo a cuore aperto l’amore di Dio che ci trasforma in fratelli e sorelle in Cristo. Nella notte di Pasqua rinnoveremo le promesse del nostro Battesimo, per rinascere uomini e donne nuovi, grazie all’opera dello Spirito Santo. Ma già l’itinerario della Quaresima, come l’intero cammino cristiano, sta tutto sotto la luce della Risurrezione, che anima i sentimenti, gli atteggiamenti e le scelte di chi vuole seguire Cristo.

Preghiera

Ti chiediamo di rinnovare la nostra fede, di dare forza alla nostra speranza, di educare la nostra carità perché anche per ciascuno di noi il tempo della quaresima e le pratiche di pietà che viviamo siano dono del tuo amore, come acqua che scende in una terra assetata, come fuoco che riscalda la nostra casa, una casa che vuole essere accogliente per ogni uomo e donna, di cui ci sentiamo chiamati a diventare davvero fratelli.

Il tuo cuore desolato
fu in quell'ora trapassato
dallo strazio più crudel.

TERZA STAZIONE
La prima caduta

Canto Ti adoriamo o Cristo, e ti benediciamo…

Lettore Il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti ed egli ha portato il peccato della moltitudine (Isaia 15, 6 e 12).

Dal messaggio di Papa Francesco per la Quaresima 2021

Il digiuno, la preghiera e l’elemosina, come vengono presentati da Gesù nella sua predicazione (cfr Mt 6,1-18), sono le condizioni e l’espressione della nostra conversione. La via della povertà e della privazione (il digiuno), lo sguardo e i gesti d’amore per l’uomo ferito (l’elemosina) e il dialogo filiale con il Padre (la preghiera) ci permettono di incarnare una fede sincera, una speranza viva e una carità operosa.

Preghiera

Rendici come il Samaritano che passa per la strada di tutti, vede l’uomo ferito e abbandonato, prova compassione, scende dal suo cavallo, si china su quell’uomo e lava le sue ferite, lo prende sul suo cavallo e lo conduce alla locanda dove ordina di prendersi cura di lui senza risparmiare per compiere ciò che serve alla sua salvezza. Rendici come te, Buon Samaritano dell’umanità.

Quanto triste, quanto affranta
ti sentivi, o Madre santa
del divino Salvator.

QUARTA STAZIONE
Gesù incontra sua Madre

Canto Ti adoriamo o Cristo, e ti benediciamo…

Lettore Guardate e vedete se c’è un dolore simile al mio! (Lam. 1, 12).

Dal messaggio di Papa Francesco per la Quaresima 2021

In questo tempo di Quaresima, accogliere e vivere la Verità manifestatasi in Cristo significa prima di tutto lasciarci raggiungere dalla Parola di Dio, che ci viene trasmessa, di generazione in generazione, dalla Chiesa. Questa Verità non è una costruzione dell’intelletto, riservata a poche menti elette, superiori o distinte, ma è un messaggio che riceviamo e possiamo comprendere grazie all’intelligenza del cuore, aperto alla grandezza di Dio che ci ama prima che noi stessi ne prendiamo coscienza. Questa Verità è Cristo stesso, che assumendo fino in fondo la nostra umanità si è fatto Via – esigente ma aperta a tutti – che conduce alla pienezza della Vita.

Preghiera

Donaci, Signore, l’intelligenza del cuore, donaci lo Spirito che ci illumini con la tua tenerezza per aiutarci a comprendere, accogliere, amare e vivere la tua Parola che ci dice di te e di noi, che ti rivela a noi e fa conoscere a noi stessi chi siamo e chi sono le persone che poni al nostro fianco, i fratelli e le sorelle che sono ugualmente tuoi figli e figlie, e per questo degni del nostro sguardo d’amore, come riflesso e attualizzazione del tuo stesso sguardo di amore.

Con che spasmo piangevi,
mentre trepida vedevi
il tuo figlio nel dolor.

QUINTA STAZIONE
Gesù aiutato da Simone di Cirene

Canto Ti adoriamo o Cristo, e ti benediciamo…

Lettore Nell’uscire trovarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e i soldati lo costrinsero a portare la Croce di Lui (Mt. 27,1-32).

Dal messaggio di Papa Francesco per la Quaresima 2021

Il digiuno vissuto come esperienza di privazione porta quanti lo vivono in semplicità di cuore a riscoprire il dono di Dio e a comprendere la nostra realtà di creature a sua immagine e somiglianza, che in lui trovano compimento. Facendo esperienza di una povertà accettata, chi digiuna si fa povero con i poveri e “accumula” la ricchezza dell’amore ricevuto e condiviso. Così inteso e praticato, il digiuno aiuta ad amare Dio e il prossimo in quanto, come insegna San Tommaso d’Aquino, l’amore è un movimento che pone l’attenzione sull’altro considerandolo come un’unica cosa con se stessi (cfr Enc. Fratelli tutti, 93).

Preghiera

Se vediamo l’altro come un’unica cosa non distante da noi, come il fratello e la sorella che metti sulla nostra strada abbiamo compreso il tuo amore; quella tenerezza che provi per ciascuno dei tuoi figli. La provi per noi e per chi ci sta accanto, anche se non lo conosciamo ancora, perché se lo guardiamo con il tuo amore da straniero diventa fratello, da lontano ci rende prossimo, ci fa diventare il suo prossimo; un prossimo che si prende cura

Se ti fossi stato accanto
forse che non avrei pianto,
o Madonna, anch'io con te?


SESTA STAZIONE
La Veronica asciuga il Volto di Gesù

Canto Ti adoriamo o Cristo, e ti benediciamo…

Lettore Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori, familiare con il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia (Isaia, 53, 2-3).

Dal messaggio di Papa Francesco per la Quaresima 2021

La Quaresima è un tempo per credere, ovvero per ricevere Dio nella nostra vita e consentirgli di “prendere dimora” presso di noi (cfr Gv 14,23). Digiunare vuol dire liberare la nostra esistenza da quanto la ingombra, anche dalla saturazione di informazioni – vere o false – e prodotti di consumo, per aprire le porte del nostro cuore a Colui che viene a noi povero di tutto, ma «pieno di grazia e di verità» (Gv 1,14): il Figlio del Dio Salvatore.

Preghiera

Siamo stanchi di parole che non generano amore; siamo appesantiti da parole cattive, che sono solo giudizi, condanne su tutto e su tutti; siamo nauseati da parole false che ci rendono incerti davanti alla verità, timidi davanti alle scelte da compiere, ingenui e in balia di qualsiasi parola che ci porta a odiare, a dividerci, a lottare solo perché ci viene gettata addosso la paura che ci allontana dai nostri fratelli.

Dopo averti contemplata
col tuo Figlio addolorata,
quanta pena sento in cuor!

SETTIMA STAZIONE
La seconda caduta

Canto Ti adoriamo o Cristo, e ti benediciamo…

Lettore Io sono prostrato nella polvere; dammi vita secondo la tua parola! (Sal 118, 25).

Dal messaggio di Papa Francesco per la Quaresima 2021

La samaritana, alla quale Gesù chiede da bere presso il pozzo, non comprende quando lui le dice che potrebbe offrirle un’“acqua viva” (Gv 4,10). All’inizio lei pensa naturalmente all’acqua materiale, Gesù invece intende lo Spirito Santo, quello che lui darà in abbondanza nel Mistero pasquale e che infonde in noi la speranza che non delude. Già nell’annunciare la sua passione e morte Gesù annuncia la speranza, quando dice: «e il terzo giorno risorgerà» (Mt 20,19). Gesù ci parla del futuro spalancato dalla misericordia del Padre. Sperare con lui e grazie a lui vuol dire credere che la storia non si chiude sui nostri errori, sulle nostre violenze e ingiustizie e sul peccato che crocifigge l’Amore. Significa attingere dal suo Cuore aperto il perdono del Padre.

Preghiera

Rendici testimoni di speranza, annunciatori della potenza rinnovatrice della tua Pasqua, per condividere la gioia della fede con ogni uomo e donna. Aiutaci a diventare come la donna che incontri al pozzo di Sicar, anche se ora possiamo sembrare come lei più pronti alla polemica che all’ascolto, difficili interlocutori perché come lei non comprendiamo subito la grazia che ci offri nella tua passione, morte e risurrezione.

Santa Vergine, hai contato
tutti i colpi del peccato
nelle piaghe di Gesù.

OTTAVA STAZIONE
Gesù incontra le pie donne

Canto Ti adoriamo o Cristo, e ti benediciamo…

Lettore Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltatosi verso le donne, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma su voi stesse e sui vostri figli» (Lc. 23, 27-29):

Dal messaggio di Papa Francesco per la Quaresima 2021

Nell’attuale contesto di preoccupazione in cui viviamo e in cui tutto sembra fragile e incerto, parlare di speranza potrebbe sembrare una provocazione. Il tempo di Quaresima è fatto per sperare, per tornare a rivolgere lo sguardo alla pazienza di Dio, che continua a prendersi cura della sua Creazione, mentre noi l’abbiamo spesso maltrattata (cfr Enc. Laudato si’, 32-33.43-44). È speranza nella riconciliazione, alla quale ci esorta con passione San Paolo: «Lasciatevi riconciliare con Dio» (2 Cor 5,20). Ricevendo il perdono, nel Sacramento che è al cuore del nostro processo di conversione, diventiamo a nostra volta diffusori del perdono: avendolo noi stessi ricevuto, possiamo offrirlo attraverso la capacità di vivere un dialogo premuroso e adottando un comportamento che conforta chi è ferito. Il perdono di Dio, anche attraverso le nostre parole e i nostri gesti, permette di vivere una Pasqua di fraternità.

Preghiera

Riceviamo il perdono e lo usiamo meglio che possiamo solo se lo condividiamo con altri, se sappiamo perdonare chi ha fatto del male a noi; per questo abbiamo bisogno di gustare fino in fondo la forza rigenerante della vita nuova che infondi in noi ogni volta che ti getti dietro le spalle i nostri peccati e dimentichi ciò che ci ha allontanati da te, perché il tuo amore si chiama misericordia.

E vedesti il tuo Figliuolo
così afflitto, così solo,
dare l'ultimo respir.


NONA STAZIONE
La terza caduta

Canto Ti adoriamo o Cristo, e ti benediciamo…

Lettore Gesù Cristo, pur essendo di natura divina umiliò se stesso, rendendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce: per questo Dio lo ha esaltato (Fil. 21 5-9).

Dal messaggio di Papa Francesco per la Quaresima 2021

Nella Quaresima, stiamo più attenti a «dire parole di incoraggiamento, che confortano, che danno forza, che consolano, che stimolano, invece di parole che umiliano, che rattristano, che irritano, che disprezzano» (Enc. Fratelli tutti [FT], 223). A volte, per dare speranza, basta essere «una persona gentile, che mette da parte le sue preoccupazioni e le sue urgenze per prestare attenzione, per regalare un sorriso, per dire una parola di stimolo, per rendere possibile uno spazio di ascolto in mezzo a tanta indifferenza» (ibid., 224). Nel raccoglimento e nella preghiera silenziosa, la speranza ci viene donata come ispirazione e luce interiore, che illumina sfide e scelte della nostra missione: ecco perché è fondamentale raccogliersi per pregare (cfr Mt 6,6) e incontrare, nel segreto, il Padre della tenerezza.

Preghiera

Siamo felici quando le persone accanto a noi dimostrano la loro vicinanza e solidarietà… e possiamo condividere questa gioia se anche noi mettiamo i tuoi doni a servizio delle persone che ci stanno accanto, così che la loro speranza si alimenta con la nostra carità. Dalla nostra fede viva può crescere una fede più viva anche in chi incontriamo.

Dolce Madre dell'amore,
fa' che il grande tuo dolore
io lo senta pure in me.


DECIMA STAZIONE
Gesù spogliato delle vesti

Canto Ti adoriamo o Cristo, e ti benediciamo…

Lettore Io sono un verme e non un uomo, infamia degli uomini e rifiuto del mio popolo. Quelli che mi vedono mi scherniscono, mi guardano, mi osservano: si dividono le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte (Sal 21).

Dal messaggio di Papa Francesco per la Quaresima 2021

Vivere una Quaresima con speranza vuol dire sentire di essere, in Gesù Cristo, testimoni del tempo nuovo, in cui Dio “fa nuove tutte le cose” (cfr Ap 21,1-6). Significa ricevere la speranza di Cristo che dà la sua vita sulla croce e che Dio risuscita il terzo giorno, «pronti sempre a rispondere a chiunque ci domandi ragione della speranza che è in noi» (1Pt 3,15).

Preghiera

Insegnaci ad attendere il cielo nuovo e la terra nuova che tu ci offri; insegnaci a collaborare con i piccoli gesti di amore che possiamo vivere giorno dopo giorno per essere con te costruttori del regno, così da riconoscerlo come tuo e come nostro. Tu ci chiami come collaboratori della tua creazione e della salvezza che offri a tutti gli uomini.

Fa' che il tuo materno affettò
per il Figlio benedetto
mi commuova e infiammi il cuor.


UNDICESIMA STAZIONE
Gesù è inchiodato alla Croce

Canto Ti adoriamo o Cristo, e ti benediciamo…

Lettore E giunsero al luogo detto Golgota, che tradotto significa luogo del teschio. Gli offersero del vino con mirra, ma egli non ne prese. Poi lo crocifissero. Era l’ora terza quando lo crocifissero. Gesù diceva. «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno!» (Mc. 15, 22-25; Lc. 23, 34).

Dal messaggio di Papa Francesco per la Quaresima 2021

La carità si rallegra nel veder crescere l’altro. Ecco perché soffre quando l’altro si trova nell’angoscia: solo, malato, senzatetto, disprezzato, nel bisogno… La carità è lo slancio del cuore che ci fa uscire da noi stessi e che genera il vincolo della condivisione e della comunione.

«A partire dall’amore sociale è possibile progredire verso una civiltà dell’amore alla quale tutti possiamo sentirci chiamati. La carità, col suo dinamismo universale, può costruire un mondo nuovo, perché non è un sentimento sterile, bensì il modo migliore di raggiungere strade efficaci di sviluppo per tutti» (FT, 183).

Preghiera

Insegnaci a gioire per chi accanto a noi cresce nell’amore, anche grazie ai nostri gesti di amore; chi trova autonomia perché favoriamo la sua dignità di uomo o donna, di padre o madre di famiglia, di chi è responsabili di altre persone e grazie anche al nostro aiuto riesce ad assolvere con dignità ai suoi compiti. I compiti che tu stesso, Dio di amore, gli hai affidato.

Le ferite che il peccato
sul tuo corpo ha provocato,
siano impresse, o Madre, in me.


DODICESIMA STAZIONE
Gesù muore in Croce

Canto Ti adoriamo o Cristo, e ti benediciamo…

Lettore Era verso mezzogiorno quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Gesù. gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito!». E, detto questo, spirò (Lc. 23, 45-46).

Dal messaggio di Papa Francesco per la Quaresima 2021

La carità è dono che dà senso alla nostra vita e grazie al quale consideriamo chi versa nella privazione quale membro della nostra stessa famiglia, amico, fratello. Il poco, se condiviso con amore, non finisce mai, ma si trasforma in riserva di vita e di felicità. Così avvenne per la farina e l’olio della vedova di Sarepta, che offre la focaccia al profeta Elia (cfr 1 Re 17,7-16); e per i pani che Gesù benedice, spezza e dà ai discepoli da distribuire alla folla (cfr Mc 6,30-44). Così avviene per la nostra elemosina, piccola o grande che sia, offerta con gioia e semplicità.

Preghiera

Tu ci ricordi che davanti a te non ci sono figli e stranieri, non ci sono persone che tu ami e accogli e altre che ignori e allontani. Se vogliamo essere davvero tuoi figli, assomigliare a te, vivere il Vangelo, nemmeno noi possiamo dividere il mondo in persone da amare e altre da abbandonare al loro destino. Siamo fratelli perché tuoi figli; e solo se ci amiamo come cuore sincero siamo degli di chiamarci tuoi figli.

Del Figliuolo tuo trafitto
per scontare ogni delitto
condivido nel dolor.

TREDICESIMA STAZIONE
Gesù è deposto dalla Croce

Canto Ti adoriamo o Cristo, e ti benediciamo…

Lettore Uno dei soldati gli trafisse il costato con la lancia: e subito ne uscì sangue e acqua… Poi Giuseppe d’ Arimatea, comprato un lenzuolo, calò Gesù dalla Croce (Gv. 19, 34; Mc. 15, 46).

Dal messaggio di Papa Francesco per la Quaresima 2021

Vivere una Quaresima di carità vuol dire prendersi cura di chi si trova in condizioni di sofferenza, abbandono o angoscia a causa della pandemia di Covid-19. Nel contesto di grande incertezza sul domani, ricordandoci della parola rivolta da Dio al suo Servo: «Non temere, perché ti ho riscattato» (Is 43,1), offriamo con la nostra carità una parola di fiducia, e facciamo sentire all’altro che Dio lo ama come un figlio. «Solo con uno sguardo il cui orizzonte sia trasformato dalla carità, che lo porta a cogliere la dignità dell’altro, i poveri sono riconosciuti e apprezzati nella loro immensa dignità, rispettati nel loro stile proprio e nella loro cultura, e pertanto veramente integrati nella società» (FT, 187).

Preghiera

Donaci il coraggio di guardare a chi ci sta accanto con il sentimento con cui chiediamo che tu ci guardi ogni giorno; donaci di usare misericordia, quella stessa che ci attendiamo di ricevere, da te e dalle persone che abbiamo vicino e di cui ci chiami a diventare “il prossimo”. Donaci di amare, perché solo l’amore, quello che ha origine in te, riesce a dare senso alla vita. Nostra e del mondo intero.

Di dolori quale abisso!
Presso, o Madre, al Crocifisso
voglio piangere con te.

QUATTORDICESIMA STAZIONE
Gesù è sepolto

Canto Ti adoriamo o Cristo, e ti benediciamo…

Lettore Giuseppe d’Arimatea, avvolse Gesù nel lenzuolo e lo depose in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare un masso contro l’entrata del sepolcro (Mc. 15,

Dal messaggio di Papa Francesco per la Quaresima 2021

Cari fratelli e sorelle, ogni tappa della vita è un tempo per credere, sperare e amare. Questo appello a vivere la Quaresima come percorso di conversione, preghiera e condivisione dei nostri beni, ci aiuti a rivisitare, nella nostra memoria comunitaria e personale, la fede che viene da Cristo vivo, la speranza animata dal soffio dello Spirito e l’amore la cui fonte inesauribile è il cuore misericordioso del Padre.

Maria, Madre del Salvatore, fedele ai piedi della croce e nel cuore della Chiesa, ci sostenga con la sua premurosa presenza, e la benedizione del Risorto ci accompagni nel cammino verso la luce pasquale.

Preghiera

Dio nostro, Trinità d’amore,
dalla potente comunione della tua intimità divina
effondi in mezzo a noi il fiume dell’amore fraterno.
Donaci l’amore che traspariva nei gesti di Gesù,
nella sua famiglia di Nazaret e nella prima comunità cristiana.
Concedi a noi cristiani di vivere il Vangelo
e di riconoscere Cristo in ogni essere umano,
per vederlo crocifisso nelle angosce degli abbandonati
e dei dimenticati di questo mondo
e risorto in ogni fratello che si rialza in piedi.
Vieni, Spirito Santo! Mostraci la tua bellezza
riflessa in tutti i popoli della terra,
per scoprire che tutti sono importanti,
che tutti sono necessari, che sono volti differenti
della stessa umanità amata da Dio. Amen. (Papa Francesco)

Santa Madre, deh, voi fate
che le piaghe del Signore
siano impresse nel mio cuor.


La Via Crucis con il Messaggio di Francesco per la Quaresima 2021, e preghiere in parte del Papa, in parte originali, l'autore è don Remigio Menegatti (fonte: Qumran.net)