martedì 17 novembre 2020

“Le parabole di Gesù” di Amy-Jill Levine - Recensione di Aldo Pintor


“Le parabole di Gesù”
 
di Amy-Jill Levine


Recensione di Aldo Pintor



Mi sono sempre domandato come ci si sentiva a sentir parlare Gesù. Me lo sono spesso chiesto da quando Enzo Bianchi mi fece intravedere l'aspetto umanissimo di Gesù. Quest'uomo che duemila anni fa ha percorso le martoriate terre del Medio Oriente ha cambiato la nostra sensibilità. 
Per ascoltare Gesù ci sono certamente d'aiuto le parabole che probabilmente sono le parti del Vangelo dove sono riportate le parole autentiche. Infatti i quattro Vangeli sono il racconto dell'esperienza avuta dall'autore o da chi glielo ha raccontato con Gesù ma non sempre le parole riportate in questi scritti sono quelle storicamente pronunciate da Gesù. 
Invece i racconti delle parabole sono quasi certamente parole uscite dalla bocca di Gesù. Per questo lo studio delle parabole è sempre illuminante. 

Di recente è uscito il bellissimo “Le parabole di Gesù” di Amy-Jill Levine (pref. di Gian Luca Carrega; Effatà Ed., pp 384, € 18) studiosa ebrea americana del Nuovo Testamento. 
Il libro prende in esame undici parabole. Quelle più conosciute. Il padre e i due figli, il Samaritano, il fariseo e il pubblicano, gli operai nella vigna, l'uomo ricco e il povero Lazzaro e altre ancora. 

Gesù utilizza la narrazione in parabole per portare la gente a guardare la realtà in un modo diverso da quello in cui si rifugia chi dice “così fan tutti”. Queste brevi narrazioni erano fatte per eradicare dal cuore e dai pensieri quei pregiudizi che crearono categorie di persone escluse dalla società narrando agli uomini anche un diverso concetto di giustizia. Questi racconti che nessun altro ha utilizzato se non Gesù (almeno da quanto si sa) ci portano a una dimensione che ci porta fuori dal moralismo legalistico e ci conducono dalla religione alla fede e dalla legge alla grazia rendendo leggero il giogo della vita. Questo nuovo atteggiamento crea molti fastidi a tutti coloro che si ritengono giusti secondo le vecchie norme umane che spesso erano usate dalle classi dominanti per consolidare il loro potere.

Scrive l'autrice “Molto spesso le parabole ci provocano, invitandoci a rivalutare ciò che abbiamo sempre saputo e lo fanno dando un nuovo orientamento al nostro modo di vedere le cose. Più studio le parabole più mi sento provocata da esse. Non è necessario credere in Gesù Signore e Salvatore per comprendere quante cose straordinarie avesse da dire. Vorrei proporre al lettore di mettersi all'ascolto in modo nuovo e più fine, di immaginare come suonassero le parabole agli orecchi di persone che non avevano idea che Gesù sarebbe stato crocifisso dai romani e proclamato Figlio di Dio da milioni di persone. Che cosa voleva dire loro quel narratore ebreo? E perché duemila anni dopo questi argomenti non solo continuano a essere importanti e forse sono più urgenti che mai”.

Lo studio delle parabole nel libro che stiamo recensendo è condotto con ampio richiamo a testi biblici e rabbinici oltre che dai numerosi studi sull'argomento.

Leggendo questo libro scopriamo che a quanto già detto c'è sempre un andare oltre uno scoprire un significato ulteriore. Pertanto nessuna lettura può essere esaustiva. Ogni commento per valido che sia non chiude la porta ad ulteriori letture. Pertanto salutiamo con favore la pubblicazione di questo libro e concludiamo con quanto scrive questa bravissima studiosa. “Ogni volta che leggo so che qualcosa mi sfugge ancora e devo ricominciare a leggerle. Sono perle della saggezza ebraica e brillano di una luce che non può rimanere nascosta”.

Credo che per presentare questo libro non possiamo trovare parole migliori.