martedì 13 ottobre 2020

Bentornato Padre Gigi!


Bentornato Padre Gigi!

 
È atterrato alle 13,49 all'aeroporto di Ciampino, a Roma, l'aereo militare con a bordo Padre Pierluigi Maccalli e Nicola Chiacchio, gli ostaggi liberati in Mali.
Ad accoglierli il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Luigi di Maio.
L'accesso all'aeroporto non è stato permesso alla stampa per ragioni di sicurezza sanitaria. "Viviamo un'immensa gioia e una grande felicità. Dopo tanto tempo di attesa finalmente lo posso riabbracciare", ha dichiarato Clementina Maccalli, la sorella di padre Pier Luigi alla rete delle radio cattoliche In Blu.
"La sua missione - ha aggiunto Clementina Maccalli - è portare il Vangelo dove ancora non è conosciuto. Quando lo vedrò non gli dirò alcuna parola ma lo abbraccerò forte. E un abbraccio vuole dire tanto".
"La speranza - ha proseguito Clementina Maccalli ai microfoni di InBlu Radio - non è mai venuta meno. Abbiamo tanto fede e questa ci ha aiutato. Lo aspettano tutti e in tanti ma non solo in Italia. Coloro che lo hanno conosciuto sono tutti felici".
Foto e notizia da Rai News 24











Dalla pagina Facebook  SMA - Società delle Missioni Africane:

P. Gigi Maccalli, dopo dei colloqui riservati all’aeroporto di Ciampino e alla Farnesina, è arrivato alla casa generalizia della SMA a Roma. È accompagnato dalla sorella Clementina, dal fratello Daniele e dal nipote Andrea, venuti dal suo paese natale di Madignano. 
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15 ore con p. Gigi, appena liberato. La testimonianza di p. Antonio Porcellato

“Dal momento in cui è uscito dal palazzo della Farnesina, venerdì sera alle 18.30, fino a sabato alle 10.30, quando è partito con i familiari per raggiungere la casa di famiglia a Madignano, ho avuto la fortuna di trascorrere con lui 15 ore. Momenti che non dimenticherò mai, che resteranno per sempre impressi nei miei occhi e nella mia mente”, così racconta p. Antonio Porcellato, superiore generale della SMA, che in questi ultimi due anni ha seguito molto da vicino le vicende di p. Gigi, tenendo i contatti, a nome dell’istituto, con l’Unità di Crisi della Farnesina.
P. Antonio ci racconta che P. Gigi ha parlato per un’ora, senza stancarsi. Si vedeva che dopo due anni di silenzio e solitudine, aveva bisogno di sentirsi in famiglia, di sentirsi accolto e ascoltato.
Il missionario è l’uomo della parola, dell’annuncio. P. Gigi per due anni ha invece sperimentato il silenzio. Senza una Bibbia, senza la Parola di Dio e l’Eucaristia, ha detto che ha imparato ad ascoltare il silenzio. Il silenzio del grande deserto del Sahara, il silenzio interiore. Come il profeta Elia, ha potuto sentire la presenza di Dio nella brezza silenziosa, nella solitudine. Ha trovato quel Dio che lo ha sempre sostenuto.
Continua il racconto di p. Antonio: “Stamattina, sabato, p. Gigi con i familiari è venuto alla messa di comunità, alle 7.30. Era la prima messa a cui poteva concelebrare dopo più di due anni di digiuno eucaristico. Presiedeva il giovane confratello nigeriano p. John. Una messa semplice, feriale. Al momento dell’omelia p. John non ha voluto dire niente. Ci ha detto: ‘facciamo silenzio, lasciamo scendere nel cuore quello che abbiamo vissuto in questi giorni’. Abbiamo tutti apprezzato, e in quei momenti di silenzio abbiamo interiorizzato parole e avvenimenti di cui siamo stati testimoni privilegiati.”
P. Antonio ha ricordato un episodio di sabato mattina. P. Gigi e i familiari iniziavano il viaggio verso Madignano, il paese natale. Lì farà la quarantena. Ma prima di uscire da Roma Gigi ha chiesto di poter fermarsi al cimitero di Primaporta. Lì è sepolta Miriam Dawa, una ragazzina del Niger di 13 anni, che p. Gigi era riuscito a far venire in Italia, all’ospedale Bambin Gesù, per delle cure al cuore. Ma la malattia era più grave del previsto e Mariam non ce l’ha fatta. La famiglia aveva accettato che fosse sepolta a Roma.
Sulla sua tomba p. Gigi ha pregato brevemente, si è inginocchiato. Poi ha cercato in auto il suo rosario della prigionia, fatto di stracci annodati. Ha voluto che rimasse lì, appeso a un braccio della croce della tomba.


“Un gesto che mi ha profondamente colpito, un gesto bellissimo, importante”, sottolinea p. Antonio.
Ci sono altre cose che p. Antonio non dimenticherà mai di quelle ore: “La grande fede di Gigi, nonostante i dubbi. Gigi ha detto che all’inizio si è un po’ arrabbiato con Dio: perché aveva permesso questo? In quel deserto si sentiva abbandonato, non sapeva dove ogni volta lo portavano i suoi carcerieri. Dubbi anche sul ruolo della SMA: cosa stanno facendo per liberarmi?”
Ma p. Gigi non ha mai perso la speranza, la fiducia, il senso della presenza di Dio che lo accompagnava ovunque, dice p. Antonio.
I suoi compagni di prigionia si erano convertiti all’Islam, più per convenienza che per convinzione, per aver un trattamento migliore. Lui ha sempre resistito alle insistenze dei terroristi. “È sempre rimasto sereno nella sua fede, indefettibile nel suo rapporto con il Signore”.
“Mi ha colpito anche il suo appello al perdono, alla fraternità, alla speranza che si possa arrivare a una comprensione con i jihadisti”, continua p. Antonio. “Ci sono altri ostaggi rimasti nelle mani dei terroristi. Dobbiamo avere in noi l’ideale della fraternità, insiste p. Gigi, e cercare di risolvere i nostri conflitti e le nostre incomprensioni con la non violenza”.

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La pioggerella che ha iniziato a cadere poco prima di mezzogiorno non ha fatto desistere i fedeli, gli amici, la gente di Madignano; tutti volevano salute padre Gigi.
Così il sacerdote ha percorso viale Risorgimento e via Dante a bordo di una vettura scoperta, unica concessione permessa per il momento, vista che deve osservare un periodo di quarantena, Padre Gigi ha allargato spesso le braccia, come per dare segno di voler cingere idealmente tutti quanti: più di una lacrima è scesa. Ma sono lacrime di gioia.

Accolto dalla sua gente sul sagrato della chiesa, dove ad attenderlo ci sono il parroco don Giovanni Rossetti e il sindaco Elena Festari. Lunghi abbracci commossi, applausi... 
Poi parla lui, tenuto a stretto contatto dal sindaco che lo protegge con un ombrello.











E’ padre Gigi, commosso, contento, raggiante di essere nella sua Madignano, tra la sua gente, come aveva sognato, sperato per oltre due anni. “Un sogno che si è avverato”, ha detto, appena ha potuto parlare con i suoi parenti. Ma adesso padre Gigi racconta: “Scusate, non sono più abituato a parlare. In prigionia non avevo molte occasioni di dire qualcosa. Ho creduto di essere tornato quando ho visto il campanile della mia chiesa. Mi dispiace di aver dato tanto disturbo”. E poi comincia un racconto denso di emozioni...

Un’ultima battuta prima di andare a casa: "Stanotte ho dormito su un materasso: non ero più abituato, là dormivo su una stuoia". Il vescovo della diocesi di Crema, monsignor Daniele Gianotti ha proclamato una 24 ore di adorazione dal 15 al 16 ottobre come ringraziamento per aver riottenuto Padre Gigi.

Il vescovo della diocesi di Crema, monsignor Daniele Gianotti ha proclamato una 24 ore di adorazione dal 15 al 16 ottobre come ringraziamento per il ritorno di Padre Gigi sano e salvo e che ha questo calendario: ore 18 Santa Messa (nella chiesa parrocchiale di S. Giacomo), e a seguire inizio dell’adorazione in S. Giovanni L’adorazione prosegue per tutta la sera e la notte.
Venerdì, 16 ottobre 2020
ore 7:30: Lodi mattutine
ore 8: Santa Messa
ore 17: Vespri e benedizione eucaristica, a conclusione della 24 ore di Adorazione
Tutti coloro che lo desiderano, possono iscriversi, presso le Suore Adoratrici (Tel: 0373.85037; email: suorgiuliana@suoreadoratrici.it), per un turno di adorazione, in modo da assicurare la presenza di almeno una persona davanti al SS.mo Sacramento dell’Eucaristia per tutte le 24 ore

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Vedi anche il post precedente: