venerdì 1 maggio 2020

Restiamo umani! HOREB N. 1 del 2020 (85) - Numero integrale in pdf

Restiamo umani!
 HOREB N. 1 del 2020
(85)


TRACCE DI SPIRITUALITÀ
A CURA DEI CARMELITANI



Editoriale
«Il vostro ornamento non sia quello esteriore – capelli intrecciati, collane d’oro, sfoggio di vestiti – ma piuttosto, l’umano nascosto nel cuore, un’anima incorruttibile, piena di mitezza e di pace: ecco ciò che è prezioso davantia Dio» (1Pt 3,3-4).
Così scriveva Pietro nella sua prima lettera, rivolgendosi alle donne.
Riteniamo che l’esortazione dell’apostolo sia invito a riflettere non solo alle donne ma anche agli uomini di tutti i tempi, perché c’è un “umano”, cioè un desiderio di attenzione, di accoglienza, di mitezza e di pace, presente nell’intimo di ogni persona che spesso viene soffocato da altri interessi. Consentirea questo “umano” di determinare le nostre scelte e di affiorare nei nostri volti e nei nostri gesti è urgente anche oggi, se vogliamo che la nostra storia abbia una svolta e un futuro.
L'esperienza quotidiana, infatti, ci pone davanti il dramma dell'uomo, che, nonostante le grandi conquiste, resta sull'orlo dell'abisso, della nevrosi,della disperazione, e la tragedia di un’umanità divisa tra Nord e Sud, tra ricchi e poveri, tra efficienti e scarti. 
Questa situazione del mondo, ovviamente, non è dovuta al caso, e non dipende neppure da una inferiorità costitutiva degli abitanti dei paesi poveri, ma è frutto di scelte ben precise, del passato e di oggi, ed è alla base del fenomeno della trasmigrazione di popoli dai paesi più poveri verso i paesi dove c’è maggiore benessere. 
Di fronte a questo fenomeno migratorio, anestetizzato l’umano, si sta determinando “un naufragio delle coscienze” e, sulle labbra di molti affiorano verbi come: “affondare”, “distruggere”, “respingere”.
E allora è urgente recuperare l’umano, lasciandosi interpellare dal volto di Gesù, che ha fatto suo il volto del forestiero, dell’affamato e del nudo (cf.Mt 25, 31-46), e aprirsi, lasciarsi interpellare, modificare, arricchire, ridefinire dal volto dell’altro, un volto che non ha barriere confessionali, politiche, sociali, di razza.
Dall’esperienza umana di Gesù scaturisce un invito a saper guardare con lucidità i frammenti di storia, come spazio in cui Dio costruisce il Regno, a saper crescere nella consapevolezza che il Dio in cui crediamo è un Dio che
non si è rifiutato di attraversare anche le tragiche esperienze di oscurità e di solitudine che segnano la vita di ogni uomo e che l’evento dell’Incarnazione e della Croce è in definitiva, lo spazio per il recupero della radicalità cristiana come annuncio di una forma storica di esistenza, caratterizzata dalla piena condivisione del destino umano per rendere trasparente l’amore gratuito e fedele di un Dio che, in Gesù-Uomo, ha dato totalmente se stesso per la vita degli uomini.
È questo l’orizzonte in cui si colloca la presente monografia.

L’apertura innalza un “grido” che avverte l’urgenza di superare decisamente l’attuale involuzione verso l’“homo necans”, che avvelena le relazioni tra gli umani con la diffusione di una cultura “tribale”, alimentata dalla violenza, dal rancore, dall’odio etnico, razziale e religioso, come pure dal
disprezzo verso ogni pratica di benevolenza, di gratuità e di compassione. È necessario allora recuperare il senso vero dell’umano che ci viene dalla millenaria riflessione filosofica e teologica riguardo all’uomo come fine e non come mezzo, e ai valori di uguaglianza, fraternità, solidarietà e di rispetto dei diritti umani fondamentali (F. Scalia).
Dalla fede biblica invece ci viene la sollecitazione a diventare umani “ad immagine di Dio”, vale a dire ad essere generativi e nel contempo capaci di governare con responsabilità noi stessi, gli altri e la terra (P. Stefani). Nondimeno Gesù, proprio in fedeltà al precetto biblico del riposo sabbatico, sollecita i suoi accusatori-provocatori – e di riflesso noi tutti – a costruire relazioni più umane, vivendole nell’ottica della misericordia accogliente di Dio e dell’amore verso il prossimo (G. Del Signore).
Segue la riflessione teologico-spirituale. Essa evidenzia quei “punti fermi” dell’esperienza cristiana che si rende non omologabile all’andazzo della disumanità dominante: resistere in modo creativo e aprirsi al futuro di Dio con discernimento e coraggio profetico (M. Assenza); formarsi una coscienza
morale libera e responsabile (V. Rocca); vivere la liturgia come celebrazione di Cristo Sacerdote e del suo Vangelo che orienta il nostro modo di umanizzare il mondo (E. Palumbo); di fronte alla emergente cultura bio-tecnologica del post-umano, impegnata a costruire “macchine intelligenti” a imitazione dell’essere umano, la coscienza credente non dimentichi di essere stata creata ad immagine di Dio Trinità, che è comunione di persone ontologicamente libere, uniche, insostituibili e irripetibili (M. Aliotta).
In questo cammino impegnativo di umanizzazione del mondo, ci fanno da compagnia alcuni cristiani esemplari: tra i tanti, sono stati scelti il carmelitano b. Tito Brandsma, martire a Dachau (A. Neglia), e il presbitero don Primo Mazzolari (G. Battaglia).
E guardando alla realtà sociale, l’impegno ad umanizzare le relazioni umane si è concentrato su tre ambiti: la famiglia (R. Lisi), la realtà giovanile(S. Basha), i migranti (N. Basile).
La rubrica “Guardando oltre”, curata da M. Assenza, offre una riflessione sull’esigenza oggi di saper vivere la mitezza come stile di vita.
Il quaderno si chiude con gli “Itinerari”.
 Per “Testimoni del nostro tempo”, un primo articolo sull’esperienza spirituale di Benedetta Bianchi Porro (A. Neglia). 
Per “Letteratura e Spiritualità”, una riflessione su scrittura e umanizzazione della vita (A. Sichera). 
Per “Ricerche sul Carmelo”, un primo
articolo che traccia profilo biografico del frate carmelitano Giovanni di S. Sansone (C. Cicconetti).

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In questo numero
Il saluto e il ringraziamento 
Gabriella del Signore

"Carissima Gabriella, grazie per questa tua ultima riflessione, l’accogliamo come tuo testamento spirituale per noi e per i lettori. Ce l’hai offerta, verbalmente, nella “settimana di spiritualità”, dell’agosto scorso, alla quale da circa trent’anni partecipavi, prima da sola, e poi, con il tuo sposo Francesco e tuo figlio Lucas, ai quali esprimiamo ancora il nostro affetto e la nostra vicinanza.
Sei stata per noi, ma anche per i lettori di Horeb, una sorella e una compagna nel cammino della fede. Con le tue riflessioni bibliche, sempre profonde e attuali, ci ha offerto delle brecce per intravedere il volto luminoso del Signore Gesù. Ci mancherai, ma siamo convinti che, dal 13 dicembre, da quando il Signore ti ha chiamato a Sé, tu contempli il Suo Volto, che hai sempre cercato, e continui ad esserci sorella e compagna nel viaggio della vita. Con riconoscenza, la fraternità carmelitana di Barcellona P.G. e gli amici-lettori di Horeb."


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