sabato 18 aprile 2020

II Domenica di Pasqua (A) 2020 - "Manifestazione di Gesù Risorto ai discepoli" a cura della Fraternità Carmelitana di Barcellona P.G.

II Domenica di Pasqua (A) 2020
Manifestazione di Gesù Risorto ai discepoli
a cura della Fraternità Carmelitana
di Barcellona P.G.




1. Ascolto orante del vangelo di Giovanni (20,19-31)
1. Siamo nel Tempo Pasquale: cinquanta giorni fino alla Pentecoste, dono dello Spirito che porta a compimento la Pasqua del Signore.
Questo Tempo è iniziato il giorno di Pasqua, giorno che, nel computo della settimana ebraica, è venuto dopo il settimo giorno del sabato (cf. Gen 2,1-3) – così è scritto nei vangeli –, e che quindi è considerato il giorno ottavo, un giorno nuovo che si aggiunge ai sette giorni della settimana. Questo nuovo giorno è «il giorno che ha fatto il Signore»: così ripete la Chiesa in questo tempo, con un versetto, il v. 24, preso dal Salmo 118 («Questo è il giorno che ha fatto il Signore, rallegriamoci ed esultiamo»). Questo giorno «fatto dal Signore» è opera della creatività di Dio: risuscitando il Figlio, colui che gli uomini hanno scartato (cf. Sal 118,22), Dio ci ha donato un giorno nuovo, l’ottavo, un giorno senza tramonto, un giorno che non avrà fine, il giorno in cui sperimentiamo, già qui e adesso, la creazione nuova, l’eternità, la condizione di figli e figlie risorti davanti al suo Volto.
Adottando il calendario planetario, dove i giorni assumono il nome dei pianeti, la Chiesa ha collocato il giorno della Risurrezione del Signore nel settimo giorno dedicato al sole, dando a questo giorno il nome di “Domenica”, cioè “Giorno del Signore”. In questo giorno si celebra la memoria-attualizzazione della Resurrezione del Signore. È considerato il settimo giorno, perché indica la pienezza, e nello stesso tempo è l’ottavo giorno, perché ci apre al giorno che non avrà fine, come si diceva sopra.
Per queste ragioni la Pasqua come festa annuale si celebra di Domenica e le altre domeniche dell’anno vengono celebrate come Pasqua settimanale, la quale conferisce senso e significato ai giorni feriali della settimana, dove siamo chiamati a vivere come uomini e donne risorti in Cristo, collaborando all’opera creativa di Dio, nel rispetto e nella cura amorevole di ogni persona umana, dell’ambiente e della natura. È questo un impegno che noi cristiani non possiamo più trascurare dopo la quarantena forzata a causa del coronavirus.

2. Con questa consapevolezza apriamo oggi con fiducia il vangelo di Giovanni al cap. 20.
Facciamo una breve pausa di silenzio, chiedendo allo Spirito che ci apri alla comprensione di questo scritto che contiene la Parola di Dio per noi oggi.
Adesso leggiamo attentamente e con calma la pagina del cap. 20 dal verso 19 fino al verso 31.

3. La pagina del vangelo ci parla della manifestazione agli apostoli del corpo di Gesù che Dio ha trasfigurato risorgendolo dai morti. Non si tratta di un’apparizione, nel senso di come noi intendiamo le varie apparizioni mariane o di santi. No. È una manifestazione, che chiede da parte nostra un serio discernimento nella fede, così come allora è stato chiesto agli apostoli. Vale a dire: discernere i segni della Presenza del Risorto in mezzo a noi, nella nostra esistenza e nella nostra storia. Sì, perché Gesù Risorto non è un fantasma, uno spirito vagante. È, invece, un corpo trasfigurato (si legga la pagina del vangelo della trasfigurazione, ad esempio Mt 17,1-8, che “anticipa” Gesù nella condizione di Risorto), e proprio perché “corpo” è una presenza relazionale che si manifesta nei “segni” e non fisicamente.
Assieme agli apostoli, anche noi dobbiamo saper discernere questi segni. E non a caso la Chiesa intende i cinquanta giorni del Tempo Pasquale come tempo di mistagogia. La mistagogia, infatti, è quella azione pedagogica finalizzata ad accompagnare verso un’autentica esperienza di Dio. Quindi chiede il discernimento.
Riguardo ai segni della Presenza del Risorto, il vangelo di Giovanni, come anche gli altri evangeli, li indicano chiaramente. Il Signore Risorto è presente stabilmente («stette») in mezzo a noi:
- Nel “segno” della Pace (cf. Gv 20,19.21.26): là dove si opera per la pace, si creano rapporti di fraternità, di amicizia vera, di giustizia, di solidarietà e di accoglienza, là è presente il Signore Risorto.
- Nel “segno” del perdono (cf. Gv 20,23): là dove si vive l’esperienza faticosa e creativa del perdono che riconcilia, che riapre una relazione, che dona un futuro di speranza, là è presente il Signore Risorto. Notare che qui il dono della capacità e responsabilità di perdonare è accompagnato dal soffio creativo dello Spirito ed è affidato a tutti gli apostoli e a tutti i cristiani, non soltanto ad alcuni.
- Nel “segno” di un fianco trafitto e di una mano ferita (cf. Gv 20,27), segno di una vita sofferta ma anche donata: là dove incontriamo un corpo ferito, torturato, scartato, emarginato, escluso e disprezzato, là è presente il Signore Risorto; là dove incontriamo persone (i santi della vita quotidiana, i santi della porta accanto che non fanno notizia…) che donano la vita per gli altri, che non badano esclusivamente ai propri interessi, che non vivono solo per se stessi, ma hanno attenzione agli altri, là è presente il Signore Risorto.

Ecco, questi sono i segni che dobbiamo discernere. Non sono “apparizioni”. No. Sono segni eloquenti che parlano attraverso le persone. E noi dobbiamo saperli ascoltare e discernerli nella fede del Signore Risorto, perché sono segni che ci permettono di uscire dalle nostre chiusure, come gli apostoli dalle loro chiusure e paure. Solo così il Signore dirà di noi: «Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!» (Gv 20,29).
Nei cinquanta giorni del Tempo Pasquale – giorni di mistagogia e di discernimento – ci accompagni Maria, nostra Madre e Sorella nella fede e in umanità. Non è scritto nei vangeli che a lei si manifestò il Figlio Risorto. Perché?
Don Tonino Bello nella sua fine intelligenza spirituale delle S. Scritture diede questa risposta: perché non ne aveva bisogno! Lei fu testimone della Risurrezione. Gli altri, la Maddalena e gli apostoli, invece furono testimoni del Risorto.
Maria fu testimone della Risurrezione quando al “terzo giorno” ritrovò Gesù nel Tempio (cf. Lc 2,46), quando nelle nozze a Cana – siamo anche qui al “terzo giorno” – fa anticipare l’Ora del Figlio che dona il “vino bello” della nuova alleanza pasquale (cf. Gv 2,1-11).

«Santa Maria, donna del terzo giorno, destaci dal sonno della roccia. E l’annuncio che è Pasqua pure per noi, vieni a portarcelo tu, nel cuore della notte. […] Vieni prima tu, coi riflessi del Risorto negli occhi e con i profumi della tua testimonianza diretta. […]
Santa Maria, donna del terzo giorno, donaci la certezza che, nonostante tutto, la morte non avrà più presa su di noi. Che le ingiustizie dei popoli hanno i giorni contati. Che i bagliori delle guerre si stanno riducendo a luci crepuscolari. Che le sofferenze dei poveri sono giunte agli ultimi rantoli. Che la fame, il razzismo, la droga, sono il riporto di vecchie contabilità fallimentari. […]
E che, finalmente, le lacrime di tutte le vittime delle violenze e del dolore saranno presto prosciugate come la brina dal sole della primavera» (Don Tonino Bello).

Apriamo adesso il Libro dei Salmi e preghiamo con il Salmo 118, salmo pasquale che ringrazia delle opere che Dio opera per noi, la più significativa: la Risurrezione del Figlio, che gli uomini hanno scartato e che Dio, invece, ha posto a fondamento della nostra esistenza, dedicando a lui anche un Giorno per gioire in lui e con lui.


2. Intercessioni
Il Signore Crocifisso Risorto è il Vivente ed è sempre presente in mezzo alla comunità radunata nel suo nome. Guidati dal suo Santo Spirito innalziamo al Signore Risorto le nostre preghiere ed insieme diciamo:
            R/ Donaci la tua pace, Signore

- Abbi pietà della tua Chiesa, Signore Gesù. Essa è sempre tentata di rinchiudersi nei suoi dogmi, nelle sue paure, nei suoi privilegi. Come hai fatto quel giorno con i tuoi discepoli nel cenacolo chiuso per la paura, così anche oggi torna a soffiare sulla Chiesa, perché possa respirare a pieni polmoni e sia pronta ad aprirsi al mondo per annunciare con la vita il tuo perdono la tua misericordia e la tua liberazione. Preghiamo.

- Scenda, Signore Gesù, la tua pace su tutti i popoli e su ogni terra. Fa’ che la dura esperienza di questa pandemia possa tramutarsi da tragedia in un’occasione irripetibile per riconsiderare il valore della vita e della dignità di ogni singola persona, non riducibile a semplice consumatore o a forza lavoro a buon mercato. Preghiamo.

- Accogli, Signore Gesù, come lode della tua gloria il silenzio liturgico di queste settimane. Accogli lo smarrimento vissuto da tanti credenti per l’impossibilità di partecipare all’eucarestia domenicale. Riversa su tutti e su ciascuno la tua luce e la tua sapienza, perché si possa riscoprire la casa, chiesa domestica, e la stessa cella del cuore come luoghi di incontro con Te. Preghiamo.

- Nella tua misericordia, Signore Gesù, chinati su tutti i malati, su quanti sono costretti alla misura della quarantena. Accompagna e dona forza al personale sanitario, a quanti sono addetti alla vigilanza, al trasporto e alla raccolta dei rifiuti. Dona pazienza e comprensione a quanti si ritrovano in difficoltà economiche o privi della necessaria assistenza. Preghiamo.

- Davanti a te, Signore Gesù, assieme ai nostri parenti e amici defunti, ci ricordiamo delle numerose vittime del coronavirus (pausa di silenzio); come pure ci ricordiamo di tutti i migranti che continuano a morire nel mare e delle vittime delle varie guerre disseminate nel mondo. Dona a tutti di partecipare alla tua Risurrezione. Preghiamo.

- Pregare il Padre Nostro

- Concludere con la seguente preghiera:
Ascolta la nostra preghiera Signore Gesù. Fa’ che sappiamo essere cristiani veri e sinceri nella pace, nella misericordia e nella comunione fraterna. Te lo chiediamo perché sei nostro Fratello e Pastore misericordioso, vivente nei secoli dei secoli. AMEN

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