IV Domenica di Quaresima – A
L’incontro di Gesù con il cieco nato
a cura della Fraternità Carmelitana
di Barcellona P.G.
1. Ascolto orante
del vangelo di Giovanni (9,1-41)
Con la consapevolezza che nel battesimo (o
iniziazione cristiana) siamo stati inseriti
in Cristo e resi realmente e ontologicamente partecipi della sua missione profetica, sacerdotale e regale – missione
che ci ha resi capaci come Gesù di ascoltare, comprendere,
vivere ed annunciare la Parola di Dio (missione profetica), di pregare, di
intercedere, di celebrare il Vangelo e di donare la vita (missione
sacerdotale), di servire il prossimo e non di essere serviti (missione regale)
– e con la consapevolezza che ogni famiglia cristiana è stata costituita nel
sacramento del matrimonio come chiesa domestica,
apriamo oggi con fiducia il vangelo di Giovanni al cap. 9.
Facciamo una breve pausa di silenzio, chiedendo allo Spirito che ci apra alla
comprensione di questo scritto che contiene la Parola di Dio per noi oggi.
Adesso leggiamo
attentamente e con calma la pagina del cap. 9 dal verso 1 fino al verso 41.
1.
Anche questa pagina del vangelo di Giovanni apre davanti a noi il percorso di un
itinerario battesimale, sorprendente
e per nulla scontato.
È scritto che Gesù vede «un uomo cieco fin dalla nascita». È Gesù che continua il suo
cammino alla ricerca dei perduti. Egli non si distrae, ma guarda attentamente e in profondità ogni persona che incontra e ogni
situazione che si presenta. Il suo sguardo è certamente rivolto al Padre, ma
nello stesso tempo è rivolto anche all’umanità. Non è uno sguardo “strabico”,
perché egli ha imparato – ascoltando la parola del Padre – a guardare il mondo
e l’umanità con gli occhi di Dio, con
lo sguardo contemplativo di Dio, sguardo attento, premuroso perché amante,
sguardo che non si ferma all’apparenza ma scruta il cuore, le profondità della coscienza della persona umana, le sue
intenzioni più profonde e anche i suoi angoli oscuri (si legga la prima lettura
di questa domenica: 1Sam 16,1-13; anche Gv 2,24-25; Mc 10,21; Eb 4,12-13).
Quest’uomo “cieco fin dalla nascita” come
lo vede Gesù e come lo vedono i suoi discepoli e gli altri?
I suoi discepoli lo vedono semplicemente
come un peccatore, poiché si sono omologati a quella certa visione di fede,
presente lungo i secoli e anche al tempo di Gesù, che affermava ad ogni
sventura o dramma umano la corrispondenza di un peccato e quindi un castigo da
parte di Dio: “se sei cieco o povero o malato… certamente hai commesso un
peccato e Dio ti ha punito”. Anche al giorno d’oggi ci sono cristiani insipienti
che hanno questa stessa visione di fede (vedi a proposito del coronavirus), la
quale esprime una visione blasfema di Dio, di un dio considerato più alla maniera
di Zeus e meno con la più genuina e sana fede ebraico-cristiana trasmessa dalla
Bibbia.
Ora, proprio in consonanza con la più
genuina fede biblica, che afferma la presenza di Dio misericordioso e
compassionevole, amante della vita, che non vuole la morte del peccatore ma che
egli viva e ricominci a sperare (si legga ad esempio Ezechiele 33,11), Gesù
prende le distanze da questa visione di “Dio castigatore”, e afferma
chiaramente che se quest’uomo è cieco fin dalla nascita non lo è perché ha
peccato lui o i suoi genitori, ma perché «in lui siano manifestate le opere di
Dio» (Gv 9,3): vale a dire, la presenza paterna e materna di Dio che nella
sventura non ti castiga, ma si pone accanto
a te, soffre con te, si prende cura di te, ti dona il coraggio e la forza
di superare la tua situazione o quanto meno di viverla con maturità umana e di
fede. Ecco: Gesù vede in quest’uomo, non un peccatore da castigare, ma un uomo
che ha bisogno (infatti è un mendicante: Gv 9,8) di una presenza amica e
fraterna che gli stia accanto, e lo sostenga e lo consoli nella sventura.
2.
Ma lo sguardo di Gesù va ancora più in profondità: vede in quest’uomo l’umanità
accecata dalle sue stesse logiche e visioni della vita e modi di agire spesso
insipienti; vede una umanità cieca che ha la “vista corta”, lo sguardo ricurvo su se stessa: uno sguardo
autoreferenziale, egoistico. È una umanità che cammina al buio e senza punti
veri di riferimento, se non quelli dettati dal primato del proprio io e dalla
morte del prossimo.
E allora Gesù, Luce del mondo, che irradia
dalla sua esistenza la luce di Dio (Gv 8,12; 9,5), come sempre, prende
l’iniziativa e compie l’opera di Dio
(Gv 9,6-7): con la polvere impastata con la sua saliva fa del fango e lo sparge
– come fosse l’olio del crisma che i cristiani usano nel battesimo – sugli
occhi dell’uomo, accecando così la cecità
dell’uomo. E poi lo invia a immergersi nelle acque della piscina detta
dell’“Inviato”. Anche qui abbiamo un
riferimento esplicito al fonte battesimale e al battesimo: l’Inviato è Gesù,
egli è l’Inviato del Padre (così spesso lui si presenta: Gv 8,27-29; 10,29-30;
17,1-3). In Lui il cieco nato deve immergersi (= battesimo) per morire alla sua
“cecità” insipiente a cui è stato educato e per rinascere come uomo nuovo e con
una vista “nuova”, ovvero con un modo di vedere la vita, il mondo, Dio, Gesù,
gli altri e se stesso in un modo diverso.
Quest’uomo, che è cifra simbolica della nostra umanità, ha ricevuto in questa
esperienza battesimale il dono di vedere
con gli stessi occhi e lo stesso sguardo di Gesù, che è poi lo stesso
sguardo di Dio. Ecco l’opera di Dio che ha compiuto Gesù.
Ciò che è avvenuto in quest’uomo desta lo
stupore dei vicini, i quali hanno qualche difficoltà a riconoscerlo. Qualcuno
dice: «gli assomiglia». Ma assomiglia ancora a se stesso? No, ora assomiglia a Gesù. Infatti risponde: «Io sono» (così è scritto nel testo
greco: Gv 9,9), allo stesso modo con cui spesso risponde Gesù (Gv 8,12.28.58; 18,5.8)
per indicare la sua comunione profonda con il Padre, la presenza del Padre in
lui.
Quest’uomo, dunque, sta diventando somigliante a Gesù, sta crescendo nella
statura di Cristo, sta diventando conforme a lui (Rm 8,29), sta assimilando il
suo stile di vita, il suo agire, il suo modo di vedere il mondo e le persone
umane diversamente, cioè con gli
occhi di Gesù.
Ecco: Gesù gli ha aperto
gli orizzonti della vita ed egli – come ogni cristiano che ha ricevuto il
battesimo – è diventato realmente un Altro
Cristo (ricordiamoci che Cristo non è il cognome di Gesù, ma indica la
qualità messianica del suo essere ed
agire: si legga Lc 4,16-22).
3.
E come Gesù, anche quest’uomo è sottomesso ad un interrogatorio, quasi ad un
processo, da parte di alcuni farisei (non tutti i farisei erano così) e dei
Giudei, i quali voglio sapere che cosa è avvenuto. In realtà sono costoro i veri ciechi, anche se presumono di
vedere: hanno una concezione legalista di Dio, sono credenti tradizionalisti
attaccati alle loro tradizioni e lontani dalla Parola di Dio, e perciò spiano
ogni gesto e movimento e ogni parola di Gesù per condannarlo e con lui coloro
che lo seguono. E poiché sono ciechi, non sanno ascoltare attentamente nemmeno la
testimonianza di quest’uomo. Anzi «lo cacciano fuori» (Gv 9,34), che equivale
alla scomunica.
Invece quest’uomo, pur sottoposto
all’interrogatorio, non si scoraggia, ma l’affronta con coraggio profetico, e,
paradossalmente, più l’interrogatorio è stressante, più lui cresce, non nel rancore, ma in umanità e
nella fede, cresce come Gesù in età, grazie e sapienza (Lc 2,52). Infatti,
prima dice che Gesù è un uomo (Gv 9,11), poi lo riconosce come profeta (Gv
9,17), poi come uno che onora Dio e fa la sua volontà (Gv 9,31), fino a quando,
accolto da Gesù, colui che è il Pastore
Buono/Bello (Gv 10), lo riconosce e lo adora come Signore della storia (Gv
9,38). Mentre quei farisei, credenti tradizionalisti, insipienti e ricurvi su
di sé, sono giudicati loro i veri ciechi, bisognosi di essere accecati da Gesù nella loro cecità, per imparare
a vedere con gli occhi di Dio. Ma questo dipende da loro…
4.
A motivo del coronavirus, viviamo tempi bui e di grande incertezza. Preghiamo,
allora, chiedendo al Signore che apra anche i nostri occhi, allarghi i nostri
orizzonti, affinché impariamo a guardare questo nostro mondo con i suoi occhi e
a riscoprire l’umano fraterno e solidale che è in ognuno di noi.
Andiamo, allora, nella Bibbia al Libro dei
Salmi e preghiamo con il Salmo 23, il
salmo di Dio Pastore, che è il salmo responsoriale della liturgia di questa
domenica.
2. Intercessioni
Con
il mistero della sua Incarnazione Cristo Gesù si è fatto guida dell’umanità che
cammina nelle tenebre dell’odio e della disumanità per dischiudere a tutti la
via della vita attraverso la sua Pasqua di morte e di resurrezione. Confidenti
in Lui esprimiamo le nostre preghiere ed insieme diciamo:
Sii
Tu la nostra luce e la nostra forza, Signore.
- Tu,
Signore Gesù, sei colui che scruta gli affetti ed i pensieri degli uomini: guarda
con misericordia al cuore della tua Chiesa, del tuo popolo, perché ritorni ad
abbracciare la luce del tuo Vangelo così da poter guardare il mondo e l’umanità
di oggi con i tuoi stessi occhi. Preghiamo.
- Ti
affidiamo, Signore Gesù, questo nostro mondo così provato da questa improvvisa
pandemia. Aiuta governanti e gente comune a poter dare un senso a tutto ciò che
sta accadendo. Fa’ che non venga meno la luce della tua Parola ad un mondo
sempre più refrattario a prendersi cura della vita e della salute del pianeta.
Preghiamo.
- Ti
preghiamo, Signore Gesù, per il nostro Paese, che sta affrontando un momento
veramente drammatico. Ti affidiamo in modo particolare le città di Bergamo e di
Brescia con il loro carico di malati e di morti. Sii vicino ad ognuno di noi
con il tuo Santo Spirito perché illumini e diriga le nostre menti ed il nostro
cuore verso comportamenti sapienti che proteggano la vita. Preghiamo.
- Ti
vogliamo rivolgere, Signore Gesù, un ringraziamento ed una preghiera
particolare per tutto il personale medico e paramedico, che con grande
generosità stanno affrontando un’emergenza difficile da prevedere con l’incalzare
di questi numeri. I loro gesti di gratuità e di abnegazione possano costituire
dei semi gettati su un terreno arido, perché la pioggia di primavera li faccia
fecondare e fruttificare. Preghiamo.
-
Ti vogliamo affidare, o Signore Gesù, i malati dal coronavirus: dona a tutti il
tuo sostegno, la tua forza e la tua sapienza. Ti vogliamo affidare anche,
assieme ai morti per il coronavirus, i nostri amici e parenti defunti (pausa di silenzio): dona a tutti di
contemplare la luce del tuo Volto. Preghiamo.
-
Pregare il Padre Nostro…
-
Concludere con la seguente preghiera:
Accogli, o
Signore Gesù, le nostre intercessioni, affinché, rinnovati e illuminati dalla
luce del tuo Spirito, possiamo assomigliare sempre di più a Te e come Te
crescere in età, sapienza e grazia, perché Tu sei nostro Fratello e Pastore,
benedetto nei secoli dei secoli. AMEN.
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