Il 12 febbraio di ogni anno, in tutto il mondo, si celebra la Giornata Internazionale contro l’uso dei bambini soldato. Dal 25 maggio 2000, quando l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato il testo definitivo del “Protocollo Opzionale alla Convenzione Internazionale sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza sul coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati”, si è compiuto un passo formalmente decisivo contro lo scandalo dell’arruolamento di bambini al di sotto dei 15 anni di età ancora oggi perpetrato da diversi Paesi. Ma ancora oggi questa piaga, che costituisce una intollerabile violazione dei diritti dell'infanzia, non è ancora stata debellata e addirittura secondo le ultime rilevazioni è addirittura in aumento.
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BAMBINI SOLDATO: FENOMENO GLOBALE,
IN PRIMA LINEA PER SALVARE E REINTEGRARE
L’appello di INTERSOS in occasione della giornata internazionale contro l’uso dei bambini soldato del 12 febbraio
Sono decine, forse centinaia di migliaia, in questo momento, i bambini arruolati nei gruppi armati in almeno 14 paesi del mondo. Non esiste una statistica ufficiale, solo stime, per un fenomeno volutamente nascosto, considerato illegale dalle convenzioni internazionali. Oltre 30mila gli arruolamenti documentati a partire dal 2012. Solo la punta dell’iceberg di un fenomeno molto più diffuso.
Nel mese di febbraio, in occasione della Giornata Internazionale contro l’uso dei bambini soldato del 12 febbraio, l’organizzazione umanitaria italiana INTERSOS dedica la campagna #STOPBAMBINISOLDATO alla battaglia positiva condotta da organizzazioni, operatori e attivisti della società civile per reintegrare gli ex bambini soldato nella società e consentire loro una vita normale.
“Quella dei bambini soldato è un’emergenza umanitaria ben presente in molti dei paesi in cui lavoriamo – sottolinea il Segretario Generale di INTERSOS Kostas Moschochoritis – Un fenomeno globale, che trae nutrimento dalla natura dei conflitti contemporanei: protratti nel tempo, asimmetrici, che vedono il coinvolgimento di una miriade di attori informali e un’elevata esposizione della popolazione civile. Il nostro appello è a non spegnere i riflettori su quello che è sempre un atto di violenza e una delle più gravi violazioni dei diritti dell’infanzia”
Ma chi sono i “bambini soldato”? Per bambino associato a una forza armata o a un gruppo armato si intende qualsiasi persona di età inferiore ai 18 anni che è, o che è stata, reclutata o utilizzata da una forza armata o da un gruppo armato a qualsiasi titolo, inclusi bambini, ragazzi e ragazze, usate come combattenti, cuochi, facchini, spie o per scopi sessuali.
Nel 2017 le Nazioni Unite hanno identificato 14 paesi dove è ancora presente un massiccio arruolamento di bambini soldato: Afghanistan, Colombia, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Iraq, Mali, Myanmar, Nigeria, Filippine, Somalia, Sud Sudan, Siria e Yemen.
Nel 2020 INTERSOS conduce progetti di reintegrazione di ex bambini soldato in Somalia e nella Repubblica Centrafricana. Il nostro obiettivo è prendere in carico e reintegrare 150 ex bambini soldato in Somalia e 200 ex bambini soldato nella Repubblica Centrafricana.
Oscar e Samira, ospiti di una delle scuole professionali promosse da INTERSOS nella Repubblica Centrafricana, sono due di loro. Fino a tre mesi fa erano nemici, combattevano per due fazioni contrapposte. Oscar, che oggi ha 16 anni, ha combattuto per 5 anni per vendicare l’uccisione dei propri familiari, e Samira, che di anni ne ha 17, si è arruolata dopo aver perso tutta la sua famiglia. Se un kalashnikov li divideva, ora una macchina da cucire li unisce. Lavorano ed imparano gomito a gomito, come se il passato non fosse mai esistito e l’odio fosse un ricordo troppo lontano per portare rancore. E hanno ripreso ad aggrapparsi ai loro sogni, come ogni bambino deve poter essere libero di fare.
La piena reintegrazione di un ex bambino soldato è un percorso lungo e complesso, ma possibile. Significa dare a un minore che ha ancora tutta la vita davanti la possibilità di reinserirsi nella vita civile, accettando di riconoscersi in un nuovo ruolo e in una nuova identità sociale e venendo accettati in questa nuova veste dalle famiglie e dalla comunità di residenza, a partire dal pieno riconoscimento politico e legale. E poi vedersi e potersi garantire le condizioni materiali per vivere in dignità, attraverso la partecipazione a percorsi di educazione formale e informale e l’acquisizione di nuove competenze, la tutela dell’unità famigliare, la possibilità di contare su mezzi di sussistenza di base.
Nella prima fase, una volta accolto in un luogo protetto, il minore ha accesso alle cure mediche necessarie e riceve un costante supporto psicologico ed emozionale.
Nella seconda fase, i minori vengono ricongiunti con la famiglia di origine o affidati a tutori. Se hanno meno di 15 anni si favorisce il loro reinserimento nel sistema scolastico, sia attraverso corsi di alfabetizzazione e acquisizione di competenze di base, sia supportando economicamente chi si prenderà cura di loro. Se, invece, hanno più di 15 anni e non sono intenzionati a riprendere un percorso di studio, vengono coinvolti in attività formative utili a consolidare un’istruzione di base e ad imparare un mestiere confacente alla propria vocazione. Inoltre, viene garantito un sostegno utile all’inserimento lavorativo.
Con il perpetuarsi di conflitti, in paesi come la Somalia e la Repubblica Centrafricana il fenomeno del reclutamento dei bambini soldato è sempre più un’emergenza umanitaria. INTERSOS con i Programmi di Reintegrazione accompagna questi ragazzi nel lungo e difficile percorso di reinserimento sociale.
Roma, 10 Febbraio 2020
(fonte: INTERSOS)
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Reclutamento di bambini soldato: gli interessi dietro la piaga
Ogni anno, il 12 febbraio, si celebra la Giornata Internazionale contro l’uso dei bambini soldato. Lo stesso giorno del 2002 entrava in vigore il protocollo opzionale sul coinvolgimento dei minori nei conflitti armati, aggiuntivo alla Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
In occasione della Giornata 2020, l’Istituto di ricerche internazionali Archivio Disarmo IRIAD pubblica un numero speciale di IRIAD Review sui bambini soldato, «un fenomeno che a lungo si è tentato di combattere – spiega Serena Doro, autrice di un dettagliato e documentato report interno – ma che purtroppo è ancora diffuso in diverse parti del mondo». Quella che è cambiata, nel frattempo, è la modalità di reclutamento, prima forzata e oggi volontaria, «frutto di un indottrinamento e di un generale deterioramento delle condizioni economiche tale per cui la vita sotto le armi è paradossalmente meglio di quella civile».
«Arruolare o ricorrere a bambini soldato è oggi più facile che in passato – denuncia Doro – anche a causa dell’ampia diffusione (e della facile reperibilità) delle armi leggere e di piccolo calibro», utilizzabili anche da bambini. Per esempio il Kalashnikov AK-47, mitragliatore tra i più diffusi e più facile da gestire, può pesare anche meno di 3kg.
(fonte: Adista, 11/02/2020)
Vedi anche il sito STOP ALL'USO DI BAMBINI SOLDATO