lunedì 23 dicembre 2019

Papa Francesco 22 dicembre 2019 - Festa di compleanno con bambini e famiglie del dispensario Santa Marta: «Dare gioia ai bambini è una cosa molto grande.» - Angelus: «In San Giuseppe è racchiusa tutta la sapienza cristiana... non predica, non parla, ma cerca di fare la volontà di Dio; e la compie nello stile del Vangelo e delle Beatitudini.» (Testo e video)

INCONTRO DI PAPA FRANCESCO
CON I BAMBINI E LE FAMIGLIE
DEL DISPENSARIO “SANTA MARTA”
Aula Paolo VI
Domenica, 22 dicembre 2019


Con un caloroso scambio di auguri in Aula Paolo VI, si rinnova prima dell’Angelus l’ormai consueto incontro pre natalizio del Papa con i bambini e il personale del Dispensario pediatrico Santa Marta, che si occupa di offrire assistenza sanitaria ai bimbi dalla nascita fino a 5 anni di famiglie in difficoltà economica provenienti da tutto il mondo.

Anche questa volta la gioia dei piccoli si esprime sul palco dell'Aula Nervi, circondando d’affetto Francesco con canti e animazioni sul Natale. Come ogni anno l’appuntamento cade in corrispondenza con il compleanno di Francesco. Per il Pontefice è sempre una felice occasione per festeggiare questa ricorrenza insieme ai piccoli assistiti e ai volontari dalla struttura caritativa vaticana fondata nel 1922 da Papa Pio XI.

La “famiglia” del dispensario rivolge quindi gli auguri al Papa con un dolce pensiero per il suo compleanno e lo ringrazia per il tempo passato insieme, portando una grande torta che sarà consumata nel pranzo organizzato dopo l’Angelus.

Terminata l’esibizione dei bambini, Papa Francesco si rivolge alle suore, ai volontari del Dispensario Santa Marta e ai genitori dei bambini assistiti dalla struttura.








Di seguito le parole del Papa:

Buongiorno a tutti!

Questi bambini, questi ragazzi fanno cose meravigliose! Sono contento, sono contento di vedervi fare così! Anche voi cantate bene, molto bene! Siete bravi. E la torta sembra che è buona... Possiamo mangiarla? Sì? Tutti insieme… O aspettiamo? Aspettiamo, è più prudente...

Anche a voi, grazie per aver portato i bambini qui. Dare gioia ai bambini è una cosa molto grande. Anche i genitori quando sanno giocare con i bambini fanno una cosa molto grande. Giocare con i bambini, l’espressione dei bambini che sono innocenza, promessa, tante cose buone... Grazie per questo incontro.

E adesso una cosa. Io ho letto in queste tre scatole che hanno portato i Magi, tre parole: Speranza, Amore e... qual era?... [i bambini gridano: Pace!] Ah, non c’era scritto guerra?... [i bambini dicono: No!] Sicuro? [i bambini rispondono: Sì!] Cosa è più bella, la guerra o la pace? [i bambini gridano: La pace!] Sicuro? Non è più bella la guerra? Cosa fa la guerra? Forte, tu! [un bambino dice: Distrugge] Uccide, ammazza... La guerra uccide la vita, uccide i vecchi, i giovani, i bambini, uccide tutto. Ma per sconfiggere la guerra c’è bisogno di amore. Come si può vivere senza guerra? Con amore. Tutti insieme! Come si può vivere senza guerra? [tutti: Con amore]. Come? [tutti: Con amore]. Pace, amore… e la terza qual era? [i bambini dicono: Speranza]. Ecco, andare avanti con la speranza. Sempre guardare il futuro, guardare l’orizzonte, con la speranza che venga sempre dal Signore, e anche dal nostro lavoro, un mondo migliore. Diciamo le tre parole: Speranza, Amore, guerra... ah, no! Com’era? [i bambini dicono: Pace!] Ah, scusate. Speranza, Amore e Pace. Un’altra volta, tutti! [i bambini gridano: Speranza, Amore e Pace!]

Siete stati bravi. Grazie! Complimenti! Grazie a voi genitori di essere qui e a tutti coloro che hanno aiutato per questa festa. Adesso io devo andare all’Angelus e pregherò per voi, e voi pregate per me. D’accordo? Ciao! Grazie.

Guarda il video
Servizio del Tg2000


ANGELUS
Piazza San Pietro
Domenica, 22 dicembre 2019


Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

In questa quarta e ultima domenica di Avvento, il Vangelo (cfr Mt 1,18-24) ci guida verso il Natale attraverso l’esperienza di San Giuseppe, una figura apparentemente di secondo piano, ma nel cui atteggiamento è racchiusa tutta la sapienza cristiana. Egli, insieme con Giovanni Battista e Maria, è uno dei personaggi che la liturgia ci propone per il tempo di Avvento; e dei tre è il più modesto. Uno che non predica, non parla, ma cerca di fare la volontà di Dio; e la compie nello stile del Vangelo e delle Beatitudini. Pensiamo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli» (Mt 5,3). E Giuseppe è povero perché vive dell’essenziale, lavora, vive del lavoro; è la povertà tipica di coloro che sono consapevoli di dipendere in tutto da Dio e in Lui ripongono ogni loro fiducia.

Il racconto evangelico di oggi presenta una situazione umanamente imbarazzate e contrastante. Giuseppe e Maria sono promessi sposi; non abitano ancora insieme, ma lei è in attesa di un bambino per opera di Dio. Giuseppe, di fronte a questa sorpresa, naturalmente resta turbato ma, invece di reagire in modo impulsivo e punitivo – come si usava fare, la legge lo proteggeva –, cerca una soluzione che rispetti la dignità e l’integrità della sua amata Maria. Dice così il Vangelo: «Giuseppe suo sposo, poiché era un uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto» (v. 19). Giuseppe infatti sapeva bene che, se avesse denunciato la sua promessa sposa, l’avrebbe esposta a gravi conseguenze, addirittura alla morte. Egli ha piena fiducia in Maria, che ha scelto come sua sposa. Non capisce ma cerca un’altra soluzione.

Questa inspiegabile circostanza lo induce a mettere in discussione il loro legame; pertanto, con grande sofferenza, decide di distaccarsi da Maria senza creare scandalo. Ma l’Angelo del Signore interviene per dirgli che la soluzione da lui prospettata non è quella voluta da Dio. Anzi, il Signore gli apre una strada nuova, una strada di unione, di amore e di felicità e gli dice: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo» (v. 20).

A questo punto, Giuseppe si fida totalmente di Dio, obbedisce alle parole dell’Angelo e prende con sé Maria. Proprio questa fiducia incrollabile in Dio gli ha permesso di accettare una situazione umanamente difficile e, in un certo senso, incomprensibile. Giuseppe capisce, nella fede, che il bambino generato nel grembo di Maria non è suo figlio, ma è il Figlio di Dio e lui, Giuseppe, ne sarà il custode assumendone pienamente la paternità terrena. L’esempio di questo uomo mite e saggio ci esorta ad alzare lo sguardo e spingerlo oltre. Si tratta di recuperare la logica sorprendente di Dio che, lontano da piccoli o grandi calcoli, è fatta di apertura verso orizzonti nuovi, verso Cristo e la sua Parola.

La Vergine Maria e il suo casto sposo Giuseppe ci aiutino a metterci in ascolto di Gesù che viene, e che chiede di essere accolto nei nostri progetti e nelle nostre scelte.

DOPO ANGELUS

Cari fratelli e sorelle!

Saluto tutti voi, fedeli di Roma e pellegrini dall’Italia e da vari Paesi.

In particolare, saluto la delegazione di cittadini italiani che vivono in territori gravemente inquinati e che aspirano ad una migliore qualità dell’ambiente e a una giusta tutela della salute.

Fra tre giorni sarà Natale e il mio pensiero va specialmente alle famiglie, alle vostre famiglie, che in questi giorni di festa si ricongiungono: chi vive lontano dai genitori parte e torna a casa; i fratelli cercano di ritrovarsi. Il Santo Natale sia per tutti occasione di fraternità, di crescita nella fede e di gesti di solidarietà verso quanti sono nel bisogno. E che San Giuseppe ci accompagni in questo cammino verso il Natale.

Vi auguro buona domenica. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci.

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