mercoledì 31 ottobre 2018

Una maglietta non "spiritosa" ma "vergognosa" su Auschwitz segno della "perdita di umanità" dei nostri tempi?


SE IL SONNO DELLA RAGIONE GENERA MAGLIETTE

La vergognosa t-shirt contro l'olocausto esibita al raduno fascista di Predappio

La sorridente signora ritratta al tradizionale raduno di Predappio, paese natale di Mussolini, in occasione dell’anniversario della Marcia su Roma, si chiama Selene Ticchi, è militante di Forza Nuova (almeno fino a ieri, perché è stata espulsa) già candidata sindaco di Budrio, in provincia di Bologna, con la lista neofascista Aurora Italiana. Si è guadagnata l’attenzione dei media grazie a questa maglietta negazionista, che paragona Auschwitz, simbolo dell’olocausto in cui sono morti sei milioni di ebrei, a una Disneyland (“Auschwitzland”, che ridere, vero?).

C’è chi sostiene che in uno Stato civile e democratico una che paragona un campo di sterminio a un parco giochi sarebbe stata arrestata per apologia del fascismo e vilipendio (il fascismo è ancora un reato in Italia, Repubblica nata con il sangue della Resistenza), ma c’è anche chi sostiene che in uno Stato civile e democratico una maglietta così non sarebbe nemmeno esistita perché nessun essere pensante ci avrebbe pensato. Ma qui, come si vede dalla foto, la signora fa persino parte del servizio d’ordine dell’adunata nostalgica di camicie nere, fez, labari, bambini vestiti da balilla che fanno il saluto romano e altre carnevalate del genere.

"Volevano vietarci la manifestazione, che democrazia è questa?" si è chiesta la Ticchi, sorridente come se la sua mamma avesse fatto gli gnocchi. E qui viene in mente un pensiero ricorrente: è molto facile fare atti di trasgressione in democrazia, provateci in un regime fascista se siete capaci. Non so se quest’oltraggio al popolo ebraico e all’umanità sia figlio del periodo che stiamo vivendo, della licenza immorale cui hanno dato stura per primi certi politici che vanno per la maggiore.

Personalmente però, saprei come sistemare la signora: non con l’arresto e nemmeno con la denuncia, bensì con la lettura di “Se questo è un uomo” di Primo Levi (se la signora non fosse avvezza alla lettura è disponibile l’audiolibro), in abbinata con la visione di “Schindler’s list” e un bel viaggio con guida (a sue spese) ad Auschwitz e Birkenau, la località a 70 chilometri da Cracovia dove il gorgo del nazismo fissò la sua infernale faccenda. La denuncia semmai, me la terrei con chi ha prodotto quell’infame e vergognosa t-shirt. E speriamo che valga anche di lezione per quegli insegnanti che non fanno leggere Primo Levi a scuola, perché il sonno della ragione genera mostri, in questo caso sotto forma di magliette.
(fonte: Famiglia Cristiana, articolo di Francesco Anfossi 29/10/2018 )

Predappio, la militante scherza sui lager: 
"La mia maglietta 'Auschwitzland'? Humor nero"

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La sorridente signora in gita a Predappio con la maglietta "spiritosa" su Auschwitz, nelle poche battute concesse, di cose atroci ne dice almeno due. Una è quella già nota, ovvero mettere lo sterminio degli ebrei nel suo angolino del buonumore. L’altra, formalmente meno spaventosa, ma almeno altrettanto devastante, è dire che «dopo Mussolini non è stato fatto niente, in sessant’anni, per l’Italia e gli italiani». Niente, capite? I padri e i nonni usciti dalle macerie e dalla guerra (di Mussolini), che si sono rimboccati le maniche per ricostruire un Paese distrutto (da Mussolini): non hanno fatto niente. La democrazia, le libertà politiche, la Costituzione, l’ingresso in Europa: è niente. L’uscita dall’analfabetismo, la scuola dell’obbligo, l’istruzione di massa: niente. Il boom economico, i diritti sindacali, gli aumenti salariali, la dignità in fabbrica: niente. La sanità pubblica, gli ospedali, la ricerca medica: niente. I diritti civili, la tutela della maternità, la parità femminile, il divorzio: niente. Il benessere diffuso, l’aumento vertiginoso del tenore di vita, due generazioni cresciute senza guerre, senza dover scappare in cantina sotto le bombe: niente. Dal 1945 al 2018: niente. Nulla di più falso, di più ingrato, di più meschino può uscire di bocca a un italiano dei nostri giorni. Metà lagnosa, metà insolente, c’è un’Italia convinta che settant’anni di democrazia, e la fatica di due generazioni, siano "niente". Se la meriterebbero, loro sì, un’altra bella ripassata di fascismo, di miseria e di guerra.
(fonte: Repubblica, L'Amaca di Michele Serra 31/10/2018)