mercoledì 31 ottobre 2018

La bellezza è nel VOLTO di Dio di Luis Antonio Tagle

La bellezza è nel VOLTO di Dio 
di Luis Antonio Tagle




22.10.2018 - La riflessione del cardinale Tagle 
per la Settimana della Bellezza 
della Diocesi di Grosseto: 
«È rivolgendosi a Lui che ritroveremo 
il valore attuale della compassione» 
«Il Tuo Volto Io Cerco».
Testo anticipato da "Avvenire"



Il Salmo 27 esprime la sicura e illimitata certezza che Dio ci verrà in aiuto nelle avversità.

Con Dio i nostri nemici sono impotenti. Nel tempio di Dio, luogo sicuro e di pace, troviamo rifugio. Nella seconda parte il salmista prega Dio che non lo abbandoni e lo implora di essere sua guida. (...) Di fronte «al brutto volto» della vita: combattimenti, odio, pericoli e minacce, costantemente il salmista cerca il volto del Signore. Nel volto del Signore si trova la bellezza. Il volto del Signore si trova nel suo tempio, luogo della bellezza divina.

L' esperienza del salmista nel Salmo 27 è molto attuale, specialmente ai nostri tempi. Se possiamo combattere il male solo con il bene, allora possiamo combattere la bruttezza della vita con la bellezza. Per noi cristiani questa bellezza si trova nel volto di Dio che la Chiesa ha la missione di manifestare e irradiare. Thomas Troeger dice: «In un mondo pieno di orrori, il cuore anela alla visione della bellezza divina, e quando la Chiesa fallisce nel trasmettere la bellezza, la vita di fede spesso diventa triste e pesante. Noi distorciamo l' immagine di Dio in noi e nel nostro modo di vedere Dio quando ci concentriamo sul Suo potere e sulla Sua potenza, trascurando gli altri attributi divini».

(...) Il mondo va cercando la bellezza nei volti. Non c' è da stupirsi! Ci sono molti prodotti di bellezza per rendere il viso più bello e radioso. Ma qual è il volto umano? È solo una delle tante parti del corpo? (...) Il volto rivela i nostri atteggiamenti e le nostre reazioni. Se noi vogliamo conoscere gli altri, leggiamo i loro volti. Non sorprende che nella Bibbia il volto sia uno dei simboli della persona umana e di Dio. (...) 

Nella nostra cultura contemporanea l' eccessiva attenzione alla bellezza rappresenta un grande business. Gli interventi chirurgici per cambiare naso, occhi, zigomi e pelle sono un grande affare. Ma qual è il tuo vero volto? Quello con cui sei nato o quello che hai scelto, modellato sui volti di alcune celebrità? In tanti paesi, oggi, i volti mutilati raccontano storie di guerre, di aspri conflitti, di schiavitù, di abusi e di vendette. Massimo Leone, dell' Università di Torino, afferma: «Nei social network digitali gli esseri umani sono esposti a quantità di immagini di volti senza precedenti; essi interagiscono visivamente con loro in modi nuovi, come attraverso touch screen digitali ... attraverso la mobilità degli smart phone e l' architettura delle piattaforme digitali. La maggior parte degli uomini, oggi, memorizza, trasporta e manipola centinaia, se non migliaia, di piccole icone di volti al giorno.

Abbiamo bisogno di studiare l' impatto che hanno i selfie sulla nostra comprensione del volto. Quello che facciamo con i nostri volti e con i volti di altre persone su Internet non dovrebbe essere ignorato. Abbiamo immagini digitali di volti senza una storia». Aggiunge: «Dal punto di vista emotivo, la manipolazione globale dei volti sta cambiando il meccanismo dell' empatia: gli esseri umani sono sempre più visti come carte di scambio che si possono facilmente sostituire; in qualsiasi momento, l' empatia, con l' immagine della faccia dell' altro, diventa più difficile nel momento in cui ogni icona del viso annega in un oceano di immagini simili formattate» ( La semiotica del volto nell' era digitale).

Se è vero che la «manipolazione » digitale del volto ha reso più difficile l' empatia, allora la ricerca del volto di Dio compassionevole, pieno di tenerezza, è una delle sfide del nostro tempo. Nel brutto mondo dell' indifferenza, della violenza e della disumanizzazione, possiamo sentire il salmista ripetere: «Il tuo volto pieno di compassione io cerco». La compassione è il no- me contemporaneo della bellezza. 

Lasciatemi focalizzare l' attenzione sui bambini sofferenti.

I bambini sofferenti servono da ponte tra noi e il mondo, suscitando compassione nei nostri cuori, un valore umano e cristiano di cui l' umanità ha urgente bisogno. Tutte le nostre soluzioni fiscali, politiche e finanziarie, come anche i problemi che riguardano i giovani, fallirebbero se non scaturissero dalla compassione. Immagini di bambini che cercano cibo nei cassonetti della spazzatura dei ristoranti, campi di bambini feriti e traumatizzati in luoghi devastati dalla guerra, che vengono portati di corsa in un ospedale, il rumore ossessivo delle onde che portano a riva i cadaveri dei bambini rifugiati - tutto questo ci interroga: dov' è l' uomo? Dove è finito il nostro senso dell' umanità? Dov' è la compassione? Dove manca la compassione, l' umanità muore. Ma dove andiamo per risvegliare la compassione? Dobbiamo rivolgerci a Dio che ci ricondurrà alla compassione, ai nostri fratelli e alle nostre sorelle e al nostro essere umani.

(...) Quando nel 2015 Papa Francesco ha visitato le Filippine, ha avuto un incontro speciale con i giovani. Alcuni di loro gli hanno rivolto delle domande. Una ragazza di nome Glyzelle, che viveva in una casa della Fondazione Anak per bambini poveri, gridando forte, con lacrime di dolore innocente che le bagnavano il viso, ha chiesto al Santo Padre: «Perché Dio permette la sofferenza dei bambini?». Cercava il grembo, il volto della compassione di Dio.

Papa Francesco le si è avvicinato e l' ha abbracciata in silenzio. Quando è giunto il momento di rispondere, il Papa ha messo da parte il suo discorso preparato. Ha semplicemente detto: «Ci sono domande per le quali non abbiamo risposte. Ma voglio dirtelo - non aver paura di piangere. Quando le lacrime avranno lavato i nostri occhi, potremmo vedere più chiaramente».

Papa Francesco sapeva che, più delle parole, una presenza amorevole e tranquilla poteva dare a una ragazza sofferente la certezza che la compassione di Dio è vera e che lei è un' amata figlia di Dio
La missione della Chiesa e delle persone di buona volontà è di essere il grembo e il volto della compassione per molti bambini che sentono di non appartenere a nessuno.

Vengono usati, poi scartati e dimenticati.

Compassione significa abbracciare le loro ferite come se fossero le nostre stesse ferite, alla maniera di Gesù.

(...) In una delle mie visite alla casa per bambini poveri ho incontrato Paulo e Maria, ex residenti. Crescendo poveri e senza ideali nelle strade e nelle baraccopoli di Manila, hanno trovato asilo e accoglienza nella casa Anak. Dopo aver terminato gli studi, innamoratisi l' uno dell' altra, hanno deciso di sposarsi. Mi hanno mostrato con orgoglio il loro bambino, Justin James.

Ho ricordato loro di essere buoni genitori per lui. Hanno risposto: «Eminenza, abbiamo vissuto molte cose tristi e terribili nella vita, per quanto dipende da noi, non permetteremo mai che Justin James li sperimenti anche lui. Abbiamo assaporato tanto amore ad Anak. Ricopriremo Justin James dello stesso amore». La compassione genera compassione.

Molti bambini cercano, stanno cercando ora il volto di Dio. 
Speriamo che il mondo veda il volto di Dio, la bellezza di Dio, nella nostra compassione.

(Fonte: Avvenire)