lunedì 15 ottobre 2018

Lodi, i bambini umiliati a scuola di Chiara Saraceno - La risposta solidale da tutta Italia: COLMIAMO LA DIFFERENZA - Già raccolti i fondi necessari!!



Il caso mensa a Lodi risale ormai a inizio settembre, essendo esploso con l'inizio dell'anno scolastico. Diverse testate si erano già occupate della vicenda: eppure solo negli ultimi giorni, dopo la pubblicazione di un servizio realizzato dalla trasmissione tv Piazzapulita su "La7", la situazione ha finalmente suscitato il clamore che merita.


Non deve passare in secondo piano però che fin da subito molti genitori, anche di famiglie italiane o comunque che hanno prodotto i documenti chiesti dal Comune, si sono ribellati al nuovo regolamento della giunta leghista. Di seguito dunque il testo di una lettera scritta il 19 settembre dai genitori delle scuole comunali lodigiane in cui si applica il regolamento e sottoscritta da 150 famiglie.

LETTERA APERTA PER UNA SCUOLA DI TUTTI!
Lodi, 19 settembre 2018

Come genitori non possiamo accettare in silenzio che ai bambini, ai compagni di classe dei nostri figli, sia impedito l’accesso alla mensa e siano collocati in altre aule durante l’ora del pranzo. Quanto sta accadendo in questi giorni a Lodi ai bambini di genitori extracomunitari riguarda tutti noi.
Non ci interessa disquisire nel merito del provvedimento dell’Amministrazione comunale, anche se appare evidente che la documentazione supplementare richiesta ai genitori extracomunitari è, in molti casi, impossibile da produrre (a detta delle stesse Ambasciate e Consolati), ma sicuramente non possono essere i bambini a rimetterci, né su di loro possono ricadere le conseguenze delle scelte degli adulti.
A tutti i bambini deve essere garantita la possibilità di avere pasti nutrienti. La mensa rappresenta inoltre un importante momento di socialità nella vita scolastica.
Di fronte a questo provvedimento, le scuole sono state lasciate a se stesse a gestire una situazione di emergenza. Ringraziamo i dirigenti scolastici e il personale delle scuole che si stanno facendo carico della gestione quotidiana e che stanno trovando delle soluzioni tampone che comunque permettano ai bambini di mangiare, anche portandosi il cibo da casa.
Crediamo però che creare spazi separati, seppur animati da buone intenzioni, non possa essere la soluzione. La partecipazione alle attività scolastiche, tutte incluse mensa e scuolabus, deve essere favorita in tutti i modi perché la scuola, oltre alle funzioni didattiche, è il luogo fondamentale per l’integrazione e la formazione dei cittadini di domani. Questo provvedimento vanifica e mortifica il lavoro che si svolge in tal senso da anni nelle scuole di Lodi.
I bambini sono tutti uguali, non vogliamo credere che oggi, nel 2018, a Lodi non sia possibile trovare una soluzione giusta che non segreghi alcuni bambini rispetto ad altri.
Chiediamo quindi che a tutti i bambini sia garantito l’accesso alla mensa e, se non è possibile dare loro un pasto, chiediamo che siano condivisi con loro i pasti dei nostri figli.
Invitiamo tutti i genitori che vogliono sottoscrivere questo appello ad inviare la propria adesione a lodiscuoladitutti@gmail.com, indicando il proprio NOME, COGNOME e SCUOLA frequentata dal proprio figlio.
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Lodi, i bambini umiliati a scuola 
di Chiara Saraceno*

A Lodi oltre duecento bambini che frequentano la scuola di base sono esclusi dal servizio mensa, dallo scuolabus, persino dallo yogurt che viene offerto come merenda a tutti i bambini indipendentemente dal reddito, perché i loro genitori, stranieri non comunitari, non possono dimostrare la loro condizione di ristrettezze economiche non solo in Italia, ma anche nel paese di provenienza. Non basta l’Isee che certifica la loro condizione economica in Italia. Per decisione della sindaca, della Lega, devono produrre una certificazione analoga anche per il paese d’origine, anche se lo hanno lasciato da tempo o ne sono fuggiti o se le amministrazioni locali non sono in grado di fornirle. Ed anche se riescono a procurarsi una qualche documentazione, spesso a caro prezzo, per lo più non viene accolta, non perché dimostra il loro status di abbienti, ma perché non corrisponde alla certificazione italiana. Quasi che l’Isee fosse uno standard internazionale, analogo a un certificato di nascita. Per altro, questa richiesta viene fatta solo ai non comunitari. Ai genitori italiani, francesi, rumeni o polacchi basta l’autocertificazione. Nella impossibilità di produrre la documentazione richiesta, i genitori non comunitari, invece, dovrebbero pagare il prezzo intero del servizio, come se fossero abbienti, anche se il loro Isee italiano certifica il contrario. D’altra parte, è un dato ben noto che la condizione di povertà, specie al Nord, è particolarmente concentrata tra le famiglie migranti e che si trova in povertà oltre il 30% dei bambini stranieri. Sono dati basati sui comportamenti di consumo, non sul reddito dichiarato, quindi non facilmente confutabili come frutto di menzogna. Se queste famiglie potessero contare su ricchezze nascoste nel loro paese, avrebbero un livello di consumo più elevato. Al contrario, spesso devono mandare denaro nei paesi di origine, per aiutare i familiari rimasti là o ripagare per l’aiuto ricevuto quando sono partiti. In alcune scuole questi bambini vengono mandati a casa a mangiare, con buona pace del principio del tempo mensa come tempo educativo, sostenuto sia da chi difende il servizio mensa, sia da chi ne rifiuta il cibo ma non, appunto, il tempo/spazio. In altre scuole si consente di portare il pranzo da casa, che deve tuttavia essere consumato in luoghi separati, in nome di "insormontabili problemi igienici", anche in questo caso in contrasto con il principio che anche il tempo del pasto è un tempo educativo e di socialità condivisa. Quel principio che i genitori italiani no-mensa hanno fatto valere vittoriosamente in diversi tribunali. Ma non erano stranieri e non erano poveri. Questi bambini invece vengono stigmatizzati e ghettizzati con il doppio marchio di stranieri e poveri. Quanto di più diseducativo ci sia per loro e per i loro compagni, oltre che in contrasto con i principi ispiratori dei diritti internazionali dei bambini che anche l’Italia ha sottoscritto. 
Che cosa ne pensa il ministro della Pubblica istruzione? Tanto più che fa parte di un governo che si appresta ad un maxi condono a favore di accertati evasori su suolo italiano, talvolta molto abbienti e con tenore di vita alto, che hanno fruito e fruiscono a sbafo dei servizi pagati dalla collettività. La decisione avrà procurato sicuramente alla sindaca molti consensi tra chi pensa che l’assistenza debba andare solo agli italiani. Sospetto che tra questi ci siano anche piccoli o grandi evasori che si ritengono furbi, non indebitamente assistiti. 
*Chiara Saraceno, sociologa, si occupa di famiglia, disuguaglianze, povertà e welfare 
Tra i suoi ultimi libri "Mamme e papà" (il Mulino, 2016) e "L’equivoco della famiglia" (Laterza, 2017)

(fonte: Repubblica 13/10/2018)
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A Lodi, per accedere ai servizi sociali agevolati, gli stranieri non provenienti da Paesi dell'Unione Europea devono presentare oltre all'Ise una documentazione che attesti di non avere proprietà nel Paese di origine. Un'operazione difficile in alcuni Paesi, costosa e da rifare ogni anno. Senza questi documenti anche la mensa scolastica va pagata 5 euro al giorno. Per genitori che hanno due, tre figli è un prezzo impossibile da pagare i bambini in questi giorni hanno mangiato un panino portato da casa. 
Lodi, niente mensa per i figli degli stranieri - #cartabianca 25/09/2018

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Il provvedimento era già noto da tempo ma l'inizio dell'anno scolastico ha fatto scoppiare il caso. La giunta di centrodestra, guidata dalla leghista Sara Casanova, ha approvato un nuovo regolamento sull'accesso ai servizi accessori della scuola come mense e scuolabus. I nuclei familiari dove compare anche solo un extracomunitario devono presentare una dichiarazione patrimoniale del paese d'origine. "Abbiamo provato e speso soldi - dicono i genitori interessati - ma in Senegal o in Egitto è impossibile avere quel tipo di documenti". Si difende la sindaca: "Applico la legge, chi non è in regola o paga o trova altre soluzioni"... 
Lodi, mense e scuolabus inaccessibili per gli stranieri. La sindaca leghista: "Applico la legge"

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Dalla Caritas di Lodi:

COLMIAMO LA DIFFERENZA

Questa pagina è creata dal Coordinamento UGUALI DOVERI e nasce a sostegno delle famiglie che, a Lodi, sono state escluse dalle agevolazioni comunali riguardanti scuola, mensa, e servizi vari.


Le diverse realtà, fra le quali la Caritas, che sostengono questo diritto hanno creato il coordinamento UGUALI DOVERI e aperto un conto corrente destinato alla raccolta fondi. Il conto corrente è intestato all’associazione PROGETTO INSIEME, ed è gestito dal COORDINAMENTO UGUALI DOVERI in favore dei bambini e delle loro famiglie discriminati dall’amministrazione del comune di Lodi.

Facendo una donazione, con PAY PAL o bonifico, a sostegno della campagna TUTTI I BAMBINI SONO UGUALI – COLMIAMO LA DIFFERENZA.
si possono sostenere dunque le spese ingiuste che le famiglie non comunitarie di Lodi devono pagare in seguito all’introduzione del nuovo regolamento per l’accesso ai servizi scolastici agevolati.
L’obiettivo di questa raccolta fondi è quello di permettere a tutti i loro bambini di frequentare la scuola e i suoi servizi – mensa, pre e post scuola, scuolabus – senza essere discriminati, in attesa del esito dell’azione collettiva contro il Comune di Lodi (prima udienza il 6/11/2018) presentato dall’ASGI volto a ottenere la rimozione del Regolamento comunale.

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GIÀ RACCOLTI I FONDI NECESSARI
SOSPESE LE DONAZIONI 

(ANSA) - LODI, 14 OTT 2018 ore 18.33 - Il coordinamento 'Uguali Doveri', nato per protestare contro il nuovo regolamento comunale di Lodi che impone agli extracomunitari di produrre un certificato per far accedere i figli a scuolabus e mense a tariffe agevolate, ha raccolto donazioni per 60mila euro e con oggi ha sospeso la raccolta fondi. "Tutte le minoranze in consiglio comunale - spiega il consigliere Stefano Caserini - con le associazioni Asgi e Naga hanno promosso un ricorso non al Tar, come è stato erroneamente detto, ma al tribunale di Milano contro il regolamento considerato 'discriminatorio ai sensi del diritto nazionale e/o del diritto Ue'. Questo ricorso verrà analizzato in breve tempo e quindi la raccolta fondi è stata sospesa perché ci aspettiamo che il tribunale accolga il ricorso: fino a quel momento i fondi saranno sufficienti". A donare sono state più di 2.000 persone.

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Il coordinamento ha inoltre invitato tutti a scrivere via mail al sindaco Sara Casanova per chiedere l'annullamento delle modifiche
Sulla pagina Facebook del coordinamento verrà pubblicato un rendiconto dettagliato e trasparente delle fondi raccolti e delle spese sostenute.

Non è possibile per ragione di privacy sapere i bambini che si aiuterà, ma verranno pubblicate delle telling stories che racconteranno questa discriminazione.

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