giovedì 14 giugno 2018

«Bisogna chiedere al Padre celeste per i giovani di oggi il dono della sana inquietudine. ... Dobbiamo scrutare l’ordinario per aprirci allo straordinario» Papa Francesco Udienza Generale 13/06/2018 (foto, testo e video)


UDIENZA GENERALE
Piazza San Pietro
Mercoledì, 13 giugno 2018

Il Papa ha fatto il suo ingresso in piazza San Pietro poco prima delle 9.20, per cominciare l’abituale giro tra i 15mila fedeli presenti all’appuntamento del mercoledì. Protagonisti assoluti, come di consueto, i bambini di tutte le età, baciati e accarezzati lungo il percorso. Una di loro, con tanto di velo sui fluenti capelli castani, indossava l’abito della Prima Comunione. A fare da coreografia alla giornata romana baciata dal sole, nonostante le previsioni di pioggia incombente, anche alcuni palloncini gialli con la scritta nera in stampatello: “W Papa Francesco”. Non è mancata, anche oggi, la sosta per sorseggiare il mate, che Francesco ha accettato di buon grado da chi gliel’ha offerto dalle transenne, scambiando anche qualche parola scherzosa con lui. A metà percorso, il tradizionale “scambio dello zucchetto” con la scelta del copricapo più adatto, tra quello in dotazione e quello donato dai fedeli, da parte del Papa. Sceso dalla papamobile, al termine del giro della piazza, il Papa si è diretto a piedi verso un gruppo di ragazzi con il cappellino giallo e la scritta “W il Papa”, provenienti dalla parrocchia di Ponsacco, che l’hanno richiamato a gran voce, fermandosi a chiacchierare con loro. Poi ha fatto cenno di seguirlo durante il tragitto a piedi verso la sua postazione al centro del sagrato. Ad accogliere l’insolito corteo, sulla gradinata, il gruppo Storico Sbandieratori della città di Volterra, con i costumi di foggia medievale bianchi e rossi, stesso colore delle bandiere che hanno sventolato al passaggio di Francesco, insieme al rullo dei tamburi.






 




Catechesi sui Comandamenti. 1. Introduzione: Il desiderio di una vita piena

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Oggi è la festa di Sant’Antonio di Padova. Chi di voi si chiama Antonio? Un applauso a tutti gli “Antoni”. Iniziamo oggi un nuovo itinerario di catechesi sul tema dei comandamenti. I comandamenti della legge di Dio. Per introdurlo prendiamo spunto dal brano appena ascoltato: l’incontro fra Gesù e un uomo - è un giovane - che, in ginocchio, gli chiede come poter ereditare la vita eterna (cfr Mc 10,17-21). E in quella domanda c’è la sfida di ogni esistenza, anche la nostra: il desiderio di una vita piena, infinita. Ma come fare per arrivarci? Quale sentiero percorrere? Vivere per davvero, vivere un’esistenza nobile… Quanti giovani cercano di “vivere” e poi si distruggono andando dietro a cose effimere.

Alcuni pensano che sia meglio spegnere questo impulso - l’impulso di vivere - perché pericoloso. Vorrei dire, specialmente ai giovani: il nostro peggior nemico non sono i problemi concreti, per quanto seri e drammatici: il pericolo più grande della vita è un cattivo spirito di adattamento che non è mitezza o umiltà, ma mediocrità, pusillanimità. Un giovane mediocre è un giovane con futuro o no? No! Rimane lì, non cresce, non avrà successo. La mediocrità o la pusillanimità. Quei giovani che hanno paura di tutto: “No, io sono così …”. Questi giovani non andranno avanti. Mitezza, forza e niente pusillanimità, niente mediocrità. Il Beato Pier Giorgio Frassati – che era un giovane - diceva che bisogna vivere, non vivacchiare. I mediocri vivacchiano. Vivere con la forza della vita. Bisogna chiedere al Padre celeste per i giovani di oggi il dono della sana inquietudine. Ma, a casa, nelle vostre case, in ogni famiglia, quando si vede un giovane che è seduto tutta la giornata, a volte mamma e papà pensano: “Ma questo è malato, ha qualcosa”, e lo portano dal medico. La vita del giovane è andare avanti, essere inquieto, la sana inquietudine, la capacità di non accontentarsi di una vita senza bellezza, senza colore. Se i giovani non saranno affamati di vita autentica, mi domando, dove andrà l’umanità? Dove andrà l’umanità con giovani quieti e non inquieti?

La domanda di quell’uomo del Vangelo che abbiamo sentito è dentro ognuno di noi: come si trova la vita, la vita in abbondanza, la felicità? Gesù risponde: «Tu conosci i comandamenti» (v. 19), e cita una parte del Decalogo. È un processo pedagogico, con cui Gesù vuole guidare ad un luogo preciso; infatti è già chiaro, dalla sua domanda, che quell’uomo non ha la vita piena, cerca di più è inquieto. Che cosa deve dunque capire? Dice: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza» (v. 20).

Come si passa dalla giovinezza alla maturità? Quando si inizia ad accettare i propri limiti. Si diventa adulti quando ci si relativizza e si prende coscienza di “quello che manca” (cfr v. 21). Quest’uomo è costretto a riconoscere che tutto quello che può “fare” non supera un “tetto”, non va oltre un margine.

Com’è bello essere uomini e donne! Com’è preziosa la nostra esistenza! Eppure c’è una verità che nella storia degli ultimi secoli l’uomo ha spesso rifiutato, con tragiche conseguenze: la verità dei suoi limiti.

Gesù, nel Vangelo, dice qualcosa che ci può aiutare: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento» (Mt 5,17). Il Signore Gesù regala il compimento, è venuto per questo. Quell’uomo doveva arrivare sulla soglia di un salto, dove si apre la possibilità di smettere di vivere di se stessi, delle proprie opere, dei propri beni e – proprio perché manca la vita piena – lasciare tutto per seguire il Signore. A ben vedere, nell’invito finale di Gesù – immenso, meraviglioso – non c’è la proposta della povertà, ma della ricchezza, quella vera: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!» (v. 21).

Chi, potendo scegliere fra un originale e una copia, sceglierebbe la copia? Ecco la sfida: trovare l’originale della vita, non la copia. Gesù non offre surrogati, ma vita vera, amore vero, ricchezza vera! Come potranno i giovani seguirci nella fede se non ci vedono scegliere l’originale, se ci vedono assuefatti alle mezze misure? È brutto trovare cristiani di mezza misura, cristiani – mi permetto la parola – “nani”; crescono fino ad una certa statura e poi no; cristiani con il cuore rimpicciolito, chiuso. È brutto trovare questo. Ci vuole l’esempio di qualcuno che mi invita a un “oltre”, a un “di più”, a crescere un po’. Sant’Ignazio lo chiamava il “magis”, «il fuoco, il fervore dell’azione, che scuote gli assonnati».

La strada di quel che manca passa per quel che c’è. Gesù non è venuto per abolire la Legge o i Profeti ma per dare compimento. Dobbiamo partire dalla realtà per fare il salto in “quel che manca”. Dobbiamo scrutare l’ordinario per aprirci allo straordinario.

In queste catechesi prenderemo le due tavole di Mosè da cristiani, tenendoci per mano a Gesù, per passare dalle illusioni della giovinezza al tesoro che è nel cielo, camminando dietro di Lui. Scopriremo, in ognuna di quelle leggi, antiche e sapienti, la porta aperta dal Padre che è nei cieli perché il Signore Gesù, che l’ha varcata, ci conduca nella vita vera. La sua vita. La vita dei figli di Dio.

Guarda il video della catechesi

Saluti:
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APPELLO 

Domani si apriranno i Campionati Mondiali di Calcio in Russia. Desidero inviare il mio cordiale saluto ai giocatori e agli organizzatori, come pure a quanti seguiranno tramite i mezzi di comunicazione sociale questo evento che supera ogni frontiera.

Possa questa importante manifestazione sportiva diventare occasione di incontro, di dialogo e di fraternità tra culture e religioni diverse, favorendo la solidarietà e la pace tra le nazioni.

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Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana.
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Un pensiero speciale porgo ai giovani, agli anziani, agli ammalati e agli sposi novelli. Oggi ricorre la memoria di Sant’Antonio di Padova, Dottore della Chiesa e Patrono dei poveri. Egli vi insegni la bellezza dell’amore sincero e gratuito; solo amando come Lui amò, nessuno intorno a voi si sentirà emarginato e, allo stesso tempo, voi stessi sarete sempre più forti nelle prove della vita.

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