Moriva il 1° dicembre 1916, in maniera quasi accidentale dopo un assalto di predoni, quello che può essere considerato un padre del deserto contemporaneo. Voleva fondare un ordine religioso e in vita non ci riuscì. Rifiutò di essere ciò che di volta in volta gli veniva richiesto dalla famiglia e dalle circostanze: studente modello, soldato valoroso. Scelse la vita nascosta, il silenzio e la preghiera mistica. Nella sua immagina possono riconoscersi tutti i “falliti” della storia
Colui che un giorno verrà definito il fratello universale, l’uomo che ha gridato il Vangelo con tutta la sua vita, che ha sognato di fondare una qualche congregazione e ne ha scritto e riscritto le costituzioni, di fatto è morto solo nel deserto, in modo quasi accidentale, senza la soddisfazione di avere al fianco qualcuno che gli garantisse la continuità. In compenso, vent’anni dopo la sua morte, sono nate quelle congregazioni che aveva sognato, e soprattutto dal suo esempio e dai suoi scritti è scaturita una forma di spiritualità a cui si ispirano migliaia di persone, di gruppi, di famiglie spirituali che nei modi più diversi fanno riferimento al suo nome.
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Moriva cento anni fa, il 1° dicembre 1916, quello che può essere considerato un padre del deserto contemporaneo che preferì gli ultimi posti ai primi e la vita nascosta a quella pubblica. Charles de Foucauld fu prete, eremita e missionario sui generis. Un monaco senza monastero, un cercatore di Dio che a chiunque passasse dal suo villaggio nel deserto del Sahara, cristiani, musulmani, ebrei e idolatri, si presentava come «fratello universale» e offriva a tutti ospitalità. Fratel MichaelDavide Semeraro, benedettino, in Charles de Foucauld. Esploratore e profeta di fraternità universale traccia un ritratto del religioso francese beatificato nel 2005 mettendone in luce tutta la carica di novità.
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