martedì 28 novembre 2017

VIAGGIO APOSTOLICO DI PAPA FRANCESCO IN MYANMAR E BANGLADESH (26 NOVEMBRE - 2 DICEMBRE 2017) 2 - Incontri con i leader religiosi e con le autorità del Myanmar (cronaca, foto, testi e video)

VViaggio Apostolico del Santo Padre in Myanmar e Bangladesh (26 novembre - 2 dicembre 2017)VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ FRANCESCO
IN MYANMAR E BANGLADESH
26 NOVEMBRE - 2 DICEMBRE 2017




28 novembre 2017
Seconda giornata per il Papa in Myanmar


Alle ore 10 locali (ore 04.30 di Roma) Papa Francesco ha ricevuto la visita di un gruppo di 17 rappresentanti delle religioni presenti nel Paese: buddisti, islamici, hindu, ebrei e, per quanto riguarda i cristiani, il Consiglio delle Chiese, gli anglicani e i battisti oltre ad alcuni esponenti cattolici.

L'incontro si è svolto nel refettorio dell'arcivescovado di Yangon ed è durato 40 minuti dalle 10 alle 10.40 ora locale. Clima cordiale, come riferisce il portavoce vaticano Greg Burke, con i diversi esponenti religiosi che hanno preso ognuno brevemente la parola, dopo una una piccola introduzione del vescovo John Hsane Hgyi. Il Papa, che ha parlato in spagnolo (testo integrale) con traduzione in inglese, ha citato il salmo che sottolinea come è bello che i fratelli siano uniti.

«Siamo fratelli, ha aggiunto Francesco, uno è il padre e non dobbiamo avere paura delle differenze. Ognuno ha i suoi valori e la sua ricchezza e le sue mancanze. lo stesso vale per le religioni. Unità non è uniformità, piuttosto una armonia, invece la tendenza attuale verso la uniformità è una colonizzazione culturale. tra le differenze etniche e religiose serve il dialogo».
«In questo modo - ha proseguito il Papa - potremo aiutarci reciprocamente a edificare questo Paese. Anche se litighiamo, dobbiamo essere pronti come fratelli a riconciliarci. Questo, ha concluso il Papa, è l'unico modo per costruire la pace». 

Francesco ha voluto terminare l'incontro con una preghiera «da fratello ai fratelli» augurando a tutti che il Signore li benedica e li protegga e che il suo volto risplenda di fronte a ognuno e gli mostri la sua grazia e gli doni la sua pace.







Dopo l'incontro interreligioso e prima di celebrare la Messa in privato, il Papa ha ricevuto brevemente il leader buddista Sitagu Sayadaw, sempre nel tentativo di incoraggiare la pace e la convivenza fraterna in Myanmar. 

Dopo il pranzo, il Papa si è trasferito in auto all’Aeroporto Internazionale di Yangon da dove, alle ore 14 locali (8.30 ora di Roma), decolla a bordo di un B737 della MAI (Myanmar Airways International) alla volta di Nay Pyi Taw.

Al Suo arrivo all’Aeroporto Internazionale di Nay Pyi Taw, Papa Francesco è stato accolto da un Ministro Delegato del Presidente. Quindi si è recato in auto al Palazzo Presidenziale dove, nel piazzale antistante, alle ore 15.50 locali (10.20 ora di Roma), ha avuto luogo la Cerimonia di benvenuto in Myanmar.

Dopo l’esecuzione degli inni, gli onori militari e la presentazione delle rispettive Delegazioni, il Santo Padre Francesco e il Presidente della Repubblica dell’Unione del Myanmar, Sig. Htin Kyaw, entrano nel Palazzo Presidenziale per la Visita di cortesia.
Il Papa firma il Libro d’Onore in cui ha scritto: «Sull'amato popolo del Myanmar invoco la divina benedizione di giustizia, pace e unità».

Quindi, nella Credentials Hall, al pianterreno, si svolge l’incontro privato che si conclude con la presentazione dei familiari e lo scambio dei doni. 
Al termine, il Presidente accompagna Papa Francesco nella Sala del Corpo Diplomatico per l’incontro con il Consigliere di Stato e Ministro degli Affari Esteri, Sig.ra Aung San Suu Kyi, insignita nel 1991 del Premio Nobel per la Pace.

Successivamente, il Santo Padre si trasferisce in auto al Myanmar International Convention Center per l’incontro con le Autorità, con la Società Civile e con il Corpo Diplomatico.






Il discorso di San Suu Kyi

La signora nel discorso pubblico rivolto al Papa, lo ha ringraziato per quanto ha fatto finora per la pacificazione in Myanmar. La leader che ha molto sofferto a causa del suo impegno politico ha voluto sottolineare l'impegno del suo governo per «proteggere i diritti, promuovere la tolleranza, garantire la sicurezza per tutti», portando avanti «il processo di pace basato sul cessate il fuoco a livello nazionale». Pace basata sulla giustizia, ha rimarcato citando anche l'insegnamento dei cristiani.
Quindi, con accenti espliciti e coraggiosi in cui non ha nascosto i problemi, ha anche fatto accenno alla questione dei Rohingya, pur senza pronunziare la parola. «Tra le molte sfide che il nostro governo ha dovuto affrontare – ha detto -, la situazione nel Rakhine ha catturato più fortemente l'attenzione del mondo. Mentre affrontiamo questioni di lunga data, sociali, economiche e politiche, che hanno eroso la fiducia e la comprensione, l'armonia e la cooperazione, tra le diverse comunità di Rakhine, il sostegno della nostra gente e dei buoni amici che desiderano vederci solo nei nostri sforzi, è stato inestimabile. Santità, i doni di compassione e di incoraggiamento che Lei ci porta saranno apprezzati e prendiamo a cuore le Sue parole nel messaggio per la cinquantesima Giornata mondiale della pace, il 1° gennaio 2017». Parole che esortano anche i politici a far tesoro delle beatitudini nella loro azione politica.
«Le sfide che affronta il Myanmar – ha aggiunto - sono molte e ogni sfida richiede forza, pazienza e coraggio. La nostra nazione è un ricco arazzo di diversi popoli, lingue e religioni, tessuti su uno sfondo di grande potenziale naturale. Lo scopo del nostro governo è di far emergere la bellezza delle nostre diversità». «La strada per la pace non è sempre levigata – ha concluso San Suu Kyi -, ma è l'unico modo che porterà il nostro popolo al sogno di una terra giusta e prospera che sarà il loro rifugio, il loro orgoglio, la loro gioia. La ricerca della pace deve essere rafforzata dal raggiungimento di uno sviluppo sostenibile sviluppo, in modo che il futuro delle prossime generazioni possa essere assicurato». San Suu Kyi ha infine detto in italiano: «Continuiamo a camminare insieme».

Guarda il video



Il discorso di Papa Francesco

Signora Consigliere di Stato,
Onorevoli Membri del Governo e altre Autorità,
Signor Cardinale, Venerati Fratelli nell’Episcopato,
Distinti Membri del Corpo Diplomatico,
Signore e Signori,

Esprimo viva riconoscenza per il gentile invito a visitare il Myanmar e ringrazio la Signora Consigliere di Stato per le sue cordiali parole.

Sono molto grato a tutti coloro che hanno lavorato instancabilmente per rendere possibile questa visita. Sono venuto, soprattutto, a pregare con la piccola ma fervente comunità cattolica della nazione, per confermarla nella fede e incoraggiarla nella fatica di contribuire al bene del Paese. Sono molto lieto che la mia visita si realizzi dopo l’istituzione delle formali relazioni diplomatiche tra Myanmar e Santa Sede. Vorrei vedere questa decisione come segno dell’impegno della nazione a perseguire il dialogo e la cooperazione costruttiva all’interno della più grande comunità internazionale, come anche a rinnovare il tessuto della società civile.

Vorrei anche che la mia visita potesse abbracciare l’intera popolazione del Myanmar e offrire una parola di incoraggiamento a tutti coloro che stanno lavorando per costruire un ordine sociale giusto, riconciliato e inclusivo. Il Myanmar è stato benedetto con il dono di una straordinaria bellezza e di numerose risorse naturali, ma il suo tesoro più grande è certamente il suo popolo, che ha molto sofferto e tuttora soffre, a causa di conflitti interni e di ostilità che sono durate troppo a lungo e hanno creato profonde divisioni. Poiché la nazione è ora impegnata per ripristinare la pace, la guarigione di queste ferite si impone come una priorità politica e spirituale fondamentale. Posso solo esprimere apprezzamento per gli sforzi del Governo nell’affrontare questa sfida, in particolare attraverso la Conferenza di Pace di Panglong, che riunisce i rappresentanti dei vari gruppi nel tentativo di porre fine alla violenza, di costruire fiducia e garantire il rispetto dei diritti di tutti quelli che considerano questa terra la loro casa.

In effetti, l’arduo processo di costruzione della pace e della riconciliazione nazionale può avanzare solo attraverso l’impegno per la giustizia e il rispetto dei diritti umani. La sapienza dei saggi ha definito la giustizia come la volontà di riconoscere a ciascuno ciò che gli è dovuto, mentre gli antichi profeti l’hanno considerata come il fondamento della pace vera e duratura. Queste intuizioni, confermate dalla tragica esperienza di due guerre mondiali, hanno portato alla creazione delle Nazioni Unite e alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo come base per gli sforzi della comunità internazionale di promuovere in tutto il mondo la giustizia, la pace e lo sviluppo umano e per risolvere i conflitti mediante il dialogo e non con l’uso della forza. In questo senso, la presenza del Corpo Diplomatico in mezzo a noi testimonia non solo il posto che il Myanmar occupa tra le nazioni, ma anche l’impegno del Paese a mantenere e osservare questi principi fondamentali. Il futuro del Myanmar dev’essere la pace, una pace fondata sul rispetto della dignità e dei diritti di ogni membro della società, sul rispetto di ogni gruppo etnico e della sua identità, sul rispetto dello stato di diritto e di un ordine democratico che consenta a ciascun individuo e ad ogni gruppo – nessuno escluso – di offrire il suo legittimo contributo al bene comune.

Nel grande lavoro della riconciliazione e dell’integrazione nazionale, le comunità religiose del Myanmar hanno un ruolo privilegiato da svolgere. Le differenze religiose non devono essere fonte di divisione e di diffidenza, ma piuttosto una forza per l’unità, per il perdono, per la tolleranza e la saggia costruzione del Paese. Le religioni possono svolgere un ruolo significativo nella guarigione delle ferite emotive, spirituali e psicologiche di quanti hanno sofferto negli anni di conflitto. Attingendo ai valori profondamente radicati, esse possono aiutare ad estirpare le cause del conflitto, costruire ponti di dialogo, ricercare la giustizia ed essere voce profetica per quanti soffrono. È un grande segno di speranza che i leader delle varie tradizioni religiose di questo Paese si stiano impegnando a lavorare insieme, con spirito di armonia e rispetto reciproco, per la pace, per soccorrere i poveri e per educare agli autentici valori religiosi e umani. Nel cercare di costruire una cultura dell’incontro e della solidarietà, essi contribuiscono al bene comune e pongono le indispensabili basi morali per un futuro di speranza e prosperità per le generazioni a venire.

Quel futuro è ancora oggi nelle mani dei giovani della nazione. I giovani sono un dono da amare e incoraggiare, un investimento che produrrà una ricca rendita solo a fronte di reali opportunità di lavoro e di una buona istruzione. Questo è un requisito urgente di giustizia tra le generazioni. Il futuro del Myanmar, in un mondo in rapida evoluzione e interconnessione, dipenderà dalla formazione dei suoi giovani, non solo nei settori tecnici, ma soprattutto nei valori etici di onestà, integrità e solidarietà umana, che possono garantire il consolidamento della democrazia e della crescita dell’unità e della pace a tutti i livelli della società. La giustizia intergenerazionale richiede altresì che le generazioni future possano ereditare un ambiente naturale incontaminato dall’avidità e dalla razzia umana. È indispensabile che i nostri giovani non siano derubati della speranza e della possibilità di impiegare il loro idealismo e i loro talenti nella progettazione del futuro del loro Paese, anzi, dell’intera famiglia umana.

Signora Consigliere di Stato, cari amici!

In questi giorni, desidero incoraggiare i miei fratelli e sorelle cattolici a perseverare nella loro fede e a continuare a esprimere il proprio messaggio di riconciliazione e fraternità attraverso opere caritative e umanitarie, di cui tutta la società possa beneficiare. È mia speranza che, nella cooperazione rispettosa con i seguaci di altre religioni e con tutti gli uomini e le donne di buona volontà, essi contribuiscano ad aprire una nuova era di concordia e di progresso per i popoli di questa amata nazione. Lunga vita al Myanmar! Vi ringrazio per la vostra attenzione e, con i migliori auguri per il vostro servizio per il bene comune, invoco su tutti voi le benedizioni divine di saggezza, forza e pace. Grazie.

Guarda il video del discorso di Papa Francesco


Guarda il video integrale dell'incontro con le autorità