sabato 18 novembre 2017

“Il bisogno di pensare” di Vito Mancuso - Recensione di Aldo Pintor

“Il bisogno di pensare” 
di Vito Mancuso

Recensione di Aldo Pintor


Nonostante talvolta il suo autore non susciti sempre soverchia simpatia l'ultimo libro di Vito Mancuso “Il bisogno di pensare” (Garzanti, p. 192, € 16) risulta utilissimo per poter affrontare la vita con discernimento. Ossia per acquisire la capacità di valutare le situazioni che durante l'esistenza si presentano e a scegliere come comportarci in base a quanto percepiamo sia col cuore che col ragionamento. E talvolta ci rendiamo conto che l'azione che si deve far scaturire è quella del ringraziamento. 

Sicuramente da questa lettura si riceverà l'impressione di come la necessità di pensare agevoli non solo la spiritualità ma anche in concreto la vita quotidiana. 

Vito Mancuso filosofo e teologo spesso in controtendenza almeno per quanto riguarda l'ambito cattolico di cui si possono leggere le opinioni sulle pagine del quotidiano La Repubblica si propone con questa sua ultima fatica di far pensare e ragionare i lettori senza però mai staccare il pensiero razionale dalla passione. Insomma il nostro autore non separa mai il cervello dal cuore. Apparentemente questa ultima sua opera è un libro che parla di filosofia ma in realtà leggendolo scopriamo che sono pagine che ci pongono interrogativi profondi sul senso della vita e ci invitano a trovare il nostro posto, quello che spetta solo a noi, nella grande storia dell'umanità. 

Invitando a fidarsi solo di chi “dice quello che pensa e pensa quello che dice”, l'autore anche in questo libro fa ricorso alla sua vasta cultura circa la storia del pensiero umano. Cosa non comune ne l libro vi sono diversi excursus culturali che comprendono anche il sapere scientifico. Tutto questo bagaglio culturale viene rapportato a ciò che ci fa pienamente uomini overossia razionismo desideri passioni emozioni paure sentimenti e perfino dubbi. Tutte queste caratteristiche di cui sono fatte le nostre vite umane Mancuso le pone in relazione con gli altri nostri compagni di umanità e con tutti quegli eventi di cui sono costituite le nostre esistenze. L'autore riporta una frase a lui molto cara di uno dei suoi maestri il Cardinale di Milano Carlo Maria Martini frase che fu fatta propria anche da uno dei maestri del pensiero laico d'Italia Norberto Bobbio anche egli citato nel libro “La differenza rilevante non passa tra i credenti e non credenti ma tra pensanti e non pensanti”. 

Non potevano ovviamente mancare in questo libro pagine dedicate alla fede e alla vita eterna e questi argomenti vengono presentati come risposta affermativa alla vita e mai sono posti in modo angoscioso. Poi nell'ultimo capitolo di questo libro, quello intitolato “verso un pensiero che si fa vita” il tono filosofico si attenua e anche per il lettore digiuno di filosofia verrà spiegato con un linguaggio più quotidiano come diventare persone pensanti in modo semplice ma mai banale. 

Infine nell'appendice ci sono indicati i termini con cui si indica il verbo pensare nelle varie lingue. 

Finito il libro devo dire che viene voglia di rileggerlo per ripercorrere con Vito Mancuso la millenaria storia umana e le scoperte scientifiche cui l'uomo è giunto per trovare anche noi un posto in questo grandioso panorama (leggendo più volte mi è venuto in mente una frase del grande mistico italiano del 900 Giovanni Vannucci: “ognuno di noi è un messaggio che Dio manda al mondo e che dopo di noi non manderà più”). La capacità di pensare e discernere è tra le caratteristiche che ci fanno umani e questo come dice proprio Mancuso ci spinge a trovare “l'energia per camminare in equilibrio sul sottile filo della vita”. 

Questo libro ci fa sentire parte del grande cammino dell'umanità e inseriti nell'immensità del cosmo (come ho già detto non sono rari i riferimenti alle scienze, utilissimi) così guardando la volta stellata ci interroghiamo su cosa ognuno di noi ha da comunicare sia ai fratelli in umanità che alle creature non umane che con noi hanno una parte in questa grande immensità.