martedì 28 marzo 2017

Combattere il terrorismo con la guerra? risultato: si moltiplicano le vittime tra i civili...

Il terrorismo della guerra USA
di Tonio Dell'Olio

Anche secondo la tardiva ammissione degli stessi vertici militari USA, il 17 marzo scorso, un bombardamento delle forze aree statunitensi nella zona ovest di Mosul in Iraq ha causato non meno di 150 vittime tra la popolazione civile. È stata aperta un’indagine per verificare le responsabilità di questo tragico “errore” ma intanto ci sono vite stroncate, distruzioni e lutti che si aggiungono alle altre sofferenze inflitte dai terroristi dell’ISIS e dalle forze irachene. A quanto scrivono gli osservatori di questioni militari, la recrudescenza degli attacchi targati USA sono aumentati in diversi scenari di guerra da quando Trump è stato eletto presidente e ha ordinato allo Stato Maggiore di usare il pugno di ferro contro i terroristi. Ci sono indagini in corso su un attacco aereo che ha colpito per errore una moschea in Siria provocando numerosi morti tra i civili come anche è successo lo scorso mese di gennaio in Yemen quando i Navy Seal hanno compiuto un raid nella provincia di Bayda. Insomma, ancora una volta la guerra semina morte e violenza come il terrorismo che si vorrebbe combattere. Al punto che la stessa popolazione civile fatica a distinguere la guerra del terrorismo dal terrorismo della guerra. Il risultato ancora una volta è che la distruzione seminata da attacchi di questo tipo rischia di favorire l’adesione di altri adepti a ISIS e Al Qaeda. Insomma, un pugno di ferro che produce esattamente l’effetto opposto a quello dichiarato. Chissà se sono questi argomenti sufficienti per convertire le semplificazioni finora utilizzate dal presidente USA.



Raid USA su Mosul: uccisi 150 civili per errore


Bombe piovute dal cielo iracheno di Mosul il 17 marzo scorso. Dovevano colpire gli jiiadisti, hanno ucciso oltre 150 innocenti tra civili e attivisti dei diritti umani. Solo oggi, a distanza di dieci giorni, i militari statunitensi avrebbero riconosciuto, per la prima volta, di aver sferrato per errore quell’attacco aereo. Se confermato, l’episodio rappresenterebbe la maggiore perdita di vite umane tra i civili da quando gli Stati Uniti hanno iniziato a prendere di mira lo Stato Islamico in Iraq e Siria nel 2014.

Lo rivela il Washington Post spiegando che alla luce di una “prima analisi” è emerso che la coalizione ha colpito i combattenti dello Stato Islamico nella parte ovest della città su richiesta delle forze irachene. Finora la coalizione a guida americana aveva detto che non vi erano certezze di un raid compiuto nel quartiere al-Jadida di Mosul dove gli abitanti hanno denunciato la morte di 137 civili. Le forze irachene che partecipano ai soccorsi hanno parlato del ritrovamento di oltre 100 corpi senza vita, tra cui molte donne e bambini, all’interno di un edificio andato distrutto.

Sono però gli stessi militari iracheni a mettere in dubbio la ricostruzione. Secondo queste fonti, si legge sul sito della Bbc, sarebbero state trappole esplosive piazzate dagli uomini dell’Is a causare la strage. Sulla pagina Facebook, i militari iracheni sostengono di aver ispezionato l’edificio che sarebbe stato colpito dal raid e di aver verificato che che era “stato completamente distrutto e che non vi erano segni che fosse stato distrutto da un raid aereo”.

Nel dubbio proseguono le indagini, anche perché se la versione che filtra dai comandi americani fosse confermata, l’episodio solleverebbe nuove domande sulle operazioni antiterrorismo svolte da quando il presidente Donald Trump è alla Casa Bianca e che hanno fatto registrare altri potenziali errori, sottolinea il quotidiano americano, ricordando le indagini in corso sull’attacco che recentemente ha provocato numerosi morti tra i civili all’interno di una moschea in Siria e la morte di civili – riconosciuta dai militari statunitensi – nel raid dei Navy Seal in Yemen a gennaio.

I vertici militari americani assicurano di aver adottato misure estese a tutela della popolazione civile, ricorda il Washington Post. “Ma la coalizione – hanno anche precisato – non abbandonerà il suo impegno nei confronti dei partner iracheni a causa delle tattiche disumane usate dall’Is, che terrorizza i civili, usa scudi umani e conduce i combattimenti a partire da scuole, ospedali, siti religiosi e quartieri popolati da civili”. Effetto immediato dell’ammissione delle responsabilità Usa nel raid è stata l’interruzione delle operazioni a Mosul ovest da parte dei militari iracheni, riferisce il Guardian. Ieri i soccorritori erano ancora al lavoro per estrarre cadaveri dalle macerie.
(fonte: PERLAPACE)

Un pianeta armato fino ai denti, come non succedeva dai tempi della Guerra fredda: il riarmo globale non ha soltanto il volto di Donald Trump o l’espressione glaciale di Vladimir Putin, ha lo sguardo allucinato di tanti nuovi nazionalisti, a partire da quelli dei Paesi asiatici, che si avviano a diventare il mercato più florido per il commercio di strumenti di morte.
Negli ultimi cinque anni l’aumento di spesa in sistemi d’arma “pesanti” è stato vertiginoso: i dati del Sipri, l’istituto svedese che ne registra l’andamento, parlano di una crescita dell’8,4 per cento, livello che non si raggiungeva dal 1990, quando ancora il mondo era diviso in blocchi contrapposti, prima dello scioglimento dell’Urss. E l’aumento è più significativo perché la spesa globale resta stabile. Questo vuol dire che la quota destinata agli armamenti cresce rispetto alle spese di gestione: personale, addestramento, eccetera. Nei fatti, è un segnale inquietante.
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