lunedì 27 marzo 2017

25 marzo 2017 Papa Francesco conquista Milano / 3 (foto, testi e video)

 25 marzo 2017 


Tre ore su dieci, lontano dalle telecamere. La tappa al carcere di San Vittore è il “cuore” della visita pastorale del Papa alla diocesi ambrosiana. Francesco, dopo la prima sosta alle Case Bianche, l’incontro con il clero all’interno del Duomo e la recita dell’Angelus sul sagrato esterno, è in visita alla Casa Circondariale di San Vittore. Al suo ingresso, in piazza Filangieri, è stato accolto da Luigi Pagano, provveditore regionale della Lombardia, dalla direttrice del penitenziario, Gloria Manzelli, dal Commissario Capo Manuela Federico e dal cappellano, don Marco Recalcati. Nel corridoio d’ingresso, il saluto al personale della direzione e della polizia penitenziaria, poi, in diverse aree della struttura, il saluto personale del Papa a ogni singolo detenuto. Alle 12.30, il pranzo con 100 detenuti nel terzo raggio della Casa Circondariale. Prima di trasferirsi in auto al Parco di Monza, per la celebrazione della Messa, il Papa ha deciso di sostituire l’abituale momento di riposo pomeridiano in vescovado con una “siesta” all’interno del penitenziario, nella stanza adibita normalmente al cappellano. È la prima volta che un Papa entra nel carcere di San Vittore, costruito nel 1879, seguendo la pedagogia del tempo che voleva le carceri come luogo di sorveglianza e di rieducazione attraverso la punizione.

Diretto dal 2004 da Gloria Manzelli, 56 anni, può contare su un personale di polizia penitenziaria di 779 agenti (contro 936 previsti). Gli educatori previsti sarebbero 16, i presenti sono 10. I detenuti presenti sono 893, ma i posti regolamentari sarebbero 703, di cui 285 non disponibili. San Vittore è un carcere giudiziario, non penale. I reclusi sono tutti in fase di giudizio, non stanno scontando una pena: la permanenza media è tra i 9 e i 12 mesi, c’è chi rimane solo una settimana e chi fino a due anni. Diversi i reparti: quello femminile, quello clinico per chi ha patologie non così gravi da consentire la scarcerazione, quello per giovani adulti dai 18 ai 25 anni, quello di chi ha dipendenze, quello dei protetti (forze dell’ordine, transessuali, o chi ha commesso reati verso donne, bambini e anziani). Infine i reparti per i detenuti comuni, dagli accusati di omicidio a truffe. Sono presenti a San Vittore due sacerdoti, un diacono, 10 suore e 4 seminaristi.
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Speravano in una sosta ma il programma era talmente serrato che c'è stato solo il tempo per un saluto dalla papamobile che ha rallentato davanti all'ingresso. Sul marciapiede davanti al Collegio San Carlo, antica istituzione educativa della diocesi con centinaia di bambini e ragazzi in tutti i cicli scolastici, erano in 3mila tra famiglie, insegnanti, bambini e ragazzi, e al passaggio del Papa diretto a San Vittore - il Collegio, di fronte a Santa Maria delle Grazie, è a poche centinaia di metri dal carcere - hanno fatto sentire il loro entusiasmo per poter vedere e salutare da vicino Francesco, in testa il rettore don Alberto Torriani (che da poche settimane ha preso il posto dello scomparso don Aldo Geranzani). Una festa lo stesso, che ha completato la gioia di poter ospitare il seguito papale che ha preparato la visita, alloggiato nei locali del Collegio.

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Appena entrato a San Vittore Francesco ha salutato i bambini, figli delle detenute, poi ha visitato i malati del Centro clinico; uno di loro gli ha detto: «Papa fatti coraggio» e lui ha sorriso. Poi ha visitato il settore femminile, il corridoio del primo raggio con la delegazione dei giovani adulti e del quinto raggio. Poi è arrivato nello spiazzo centrale (coperto) di San Vittore, dove ha ha stretto le mani a tutti i volontari, al personale dell'infermeria e alla delegazione di agenti. Infine il pranzo.



All’ingresso del penitenziario, papa Francesco ha salutato le mamme dell’Icam (Istituto a custodia attenuata per madri) con i loro bambini. E nel corridoio del “Comando” ha invece incontrato oltre 60 tra operatori, educatori, sanitari, volontari… Un saluto particolare ha rivolto a Francesco, un giovane agente in carrozzina che ha dovuto lasciare il servizio, e a Maria, la decana dei volontari, con 93 anni di età e 27 di volontariato a San Vittore. E il Papa scherzando le ha chiesto: «Mi dia la ricetta».

«Vi ringrazio dell’accoglienza. Io mi sento a casa con voi», ha detto papa Francesco ai 130 detenuti e detenute che dalle 10.30 lo attendevano nella “rotonda” di San Vittore. E poi ha aggiunto: «Gesù ha detto: “Ero carcerato e tu sei venuto a visitarmi”. Voi per me siete Gesù, siete fratelli. Io non ho il coraggio di dire a nessuna persona che è in carcere: “Se lo merita”. Perché voi e non io? Il Signore ama me quanto voi, lo stesso Gesù è in voi e in me, noi siamo fratelli peccatori. Pensate ai vostri figli, alle vostre famiglie, ai vostri genitori. Voi che siete il cuore di Gesù ferito».

Il Papa ha ascoltato attentamente due dei 130 detenuti intervenuti a nome di tutti. «Rischiamo di sprofondare nel buio», ha esordito una donna tra le 80 carcerate a San Vittore. «Vogliamo fare un percorso di fede e di inserimento sociale». E rivolgendosi al Papa ha riconosciuto il «grande esempio» che dà «percorrendo le strade della povertà, portando un messaggio di misericordia e di pace ai diseredati». Il desiderio di tutti i carcerati, ha spiegato la donna, «è di tornare a vivere la nostra vita quotidiana, lavorare e rientrare a casa la sera in famiglia. Siamo peccatori come tutti, ma capaci di provare sentimenti come ogni essere umano». Poi ha concluso: «Prega per noi e per le nostre famiglie».

Il detenuto che ha parlato subito dopo ha chiesto al Papa di pregare insieme «per coloro ai quali abbiamo fatto del male perché possano perdonarci». Ha chiesto preghiere perché in carcere ci sia «pace», pur con persone di diverse etnie, ma anche «perché il mondo politico affronti quanto prima la riforma delle carceri», perché ci sia «dignità» e possibilità di «recupero» per tutti. Ha chiesto preghiere «perché cessino le ingiustizie, le persecuzioni, le violenze, le discriminazioni razziali…».

Ha ricordato anche il mondo del volontariato: «Per tutti i volontari che ci aiutano, che portano speranza e amore. I volontari sono vicini ai detenuti senza pregiudizi». E poi ha aggiunto: «Noi preghiamo per lei, perché abbia la forza di perseverare e di visitare altri carceri in Italia e nel mondo. Lei rimarrà sempre nei nostri cuori e nelle nostre preghiere quotidiane».


Il Papa ha stretto le mani a tutti, prima di fare visita agli altri reparti, passando dal “Clinico”, dai “protetti”, dai “giovani adulti”… Alla fine ha raggiunto il terzo raggio dove lo attendeva una lunga tavolata con 100 detenuti che hanno pranzato con lui. Tutto si è svolto in piena tranquillità e convivialità.
 

Il commento dei detenuti al termine della visita è stato: «Per qualche minuto non ci siamo sentiti in carcere».

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