'Un cuore che ascolta - lev shomea'
Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione
sul Vangelo della domenica
di Santino Coppolino
Vangelo: Gv 6,24-35
"Io-Sono il pane della vita", dice Gesù alla folla che è accorsa per ascoltarlo. Il linguaggio metaforico che egli usa ha la funzione di portare i suoi ascoltatori - e noi che leggiamo - a comprendere che quel pane simbolo di vita, che il giorno prima ha spezzato e condiviso e che essi hanno mangiato, è segno che rimanda a lui, il Figlio amante del Padre e dei fratelli, e anticipa il grande dono d'amore della sua carne, mangiando la quale abbiamo la redenzione. E' l'amore infatti che costituisce e da' vigore alla vita dell'uomo, sono le relazioni d'amore che la rendono più umana e vivibile. Il pane che fa di noi uomini liberi e ci abilita ad abitare la terra (cfr. Lv 25,18ss) è la sua stessa vita, il suo amore di Figlio per il Padre e per ogni fratello, è "l'Io-Sono" (il Nome Santo con il quale Dio si è rivelato a Mosè) che nella fragilità e debolezza della carne umana si comunica a noi.
"Chi invece fa del pane, di se stesso o di qualunque altra cosa, compresa la Legge e l'Alleanza, (o la Chiesa), il proprio feticcio, è come uno che si innamora dell'anello di fidanzamento e non di chi gliel'ha donato. Allora ciò che è segno perde il suo significato, si mangia pane che perisce anzi, pane avvelenato che conduce alla morte" (S. Fausti).