venerdì 10 luglio 2015

Il creato è un “dono da condividere”, da coltivare e soprattutto oggi “da custodire”. .. Le comunità educative hanno un ruolo vitale, un ruolo essenziale nella costruzione della cittadinanza e della cultura-Papa Francesco -VIAGGIO IN ECUADOR, BOLIVIA E PARAGUAY 5-13 LUGLIO 2015 / 6

VIAGGIO IN ECUADOR, BOLIVIA E PARAGUAY 5-13 LUGLIO 2015 / 6

Il creato è un “dono da condividere”,
da coltivare e soprattutto oggi “da custodire”.
Le comunità educative hanno un ruolo vitale, un ruolo essenziale 
nella costruzione della cittadinanza e della cultura.
Mi chiedo insieme con voi educatori:
 vegliate sui vostri studenti aiutandoli a sviluppare uno spirito critico,
 uno spirito libero, in grado di prendersi cura del mondo d’oggi? 

Papa Francesco


INCONTRO CON IL MONDO DELLA SCUOLA

E DELL'UNIVERSITÀ

Pontificia Università Cattolica dell’Ecuador, Quito

7 luglio 2015


A Quito il Papa è stato accolto in modo festoso da alcune migliaia di persone radunate in uno spazio esterno della Pontificia Università dell'Ecuador. Il primo saluto di Francesco è andato ai malati. Ad accogliere il Papa è stato il rettore dell'ateneo, quindi a rivolgere un saluto a Francesco sono stati il vescovo di Loja, mons. Alfredo José Espinoza Mateus, presidente per la Commissione episcopale per l'Educazione e la Cultura, e rappresentanti dei docenti e degli studenti. A chiudere la serie degli interventi è stato lo stesso rettore, Carrasco Castro.L'Università pontificia ecuadoriana, fondata nel 1946, è di proprietà dell'arcidiocesi di Quito ed è retta dai Padri Gesuiti.

... Nel Vangelo abbiamo ascoltato come Gesù, il Maestro, insegnava alla folla e al piccolo gruppo dei discepoli, adeguandosi alla loro capacità di comprensione. Lo faceva con parabole, come quella del seminatore (Lc 8,4-15). Il Signore è stato sempre “plastico” nel modo di insegnare. In modo che tutti potessero capire. Gesù non cercava di “sdottorare”. Al contrario, vuole arrivare al cuore dell’uomo, al suo ingegno, alla sua vita, affinché questa dia frutto. 
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Nel racconto della Genesi, insieme alla parola “coltivare”, immediatamente ne dice un’altra: “custodire”, avere cura. Una si comprende a partire dall’altra. Una mano va verso l’altra. Non coltiva chi non ha cura e non ha cura chi non coltiva.
Non solo siamo invitati ad essere parte dell’opera creatrice coltivandola, facendola crescere, sviluppandola, ma siamo anche invitati ad averne cura, a proteggerla, custodirla. Oggi questo invito si impone a noi con forza. Non come una semplice raccomandazione, ma come un’esigenza che nasce «per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei. Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla…per questo, fra i poveri più abbandonati e maltrattati, c’è la nostra oppressa e devastata terra» (Enc. Laudato si’, 2).

Una cosa è certa: non possiamo continuare a girare le spalle alla nostra realtà, ai nostri fratelli, alla nostra madre terra. Non ci è consentito ignorare quello che sta succedendo attorno a noi come se determinate situazioni non esistessero o non avessero nulla a che vedere con la nostra realtà. 


Non ci è lecito, di più, non è umano entrare nel gioco della cultura dello scarto.
Ancora una volta, si ripete con forza questa domanda di Dio a Caino: “Dov’è tuo fratello?”. Io mi chiedo se la nostra risposta continuerà ad essere: “Sono forse io il custode di mio fratello?” (Gen 4,9).
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In questo contesto universitario sarebbe bello interrogarci sulla nostra educazione di fronte a questa terra che grida verso il cielo.
Le nostre scuole sono un vivaio, una possibilità, terra fertile per curare, stimolare e proteggere. Terra fertile assetata di vita.
Mi chiedo insieme con voi educatori: vegliate sui vostri studenti aiutandoli a sviluppare uno spirito critico, uno spirito libero, in grado di prendersi cura del mondo d’oggi? Uno spirito che sia in grado di trovare nuove risposte alle molte sfide che la società oggi pone all’umanità? Siete in grado di incoraggiarli a non ignorare la realtà che li circonda? A non ignorare ciò che succede intorno? Siete capaci di stimolarli a questo? A questo scopo bisogna farli uscire dall’aula, la loro mente bisogna che esca dall’aula, il loro cuore bisogna che esca dall’aula. Come entra nei diversi programmi universitari o nelle diverse aree di lavoro educativo la vita intorno a noi con le sue domande, i suoi interrogativi, le sue questioni? Come generiamo e accompagniamo il dibattito costruttivo, che nasce dal dialogo in vista di un mondo più umano? Il dialogo, quella parola-ponte, quella parola che crea ponti.
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Le comunità educative hanno un ruolo vitale, un ruolo essenziale nella costruzione della cittadinanza e della cultura. Attenzione: non basta fare analisi, descrivere la realtà; è necessario dar vita ad ambiti, a luoghi di ricerca vera e propria, a dibattiti che generino alternative ai problemi esistenti, specialmente oggi, che è necessario andare al concreto.
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Come Università, come istituzioni educative, come docenti e studenti, la vita ci sfida a rispondere a queste due domande: perché questa terra ha bisogno di noi? Dov’è tuo fratello?





Lo Spirito Santo ci ispiri e ci accompagni, perché Egli ci ha chiamato, ci ha invitato, ci ha dato l’opportunità e, al tempo stesso, la responsabilità di dare il meglio di noi. Ci dia la forza e la luce di cui abbiamo bisogno. È lo stesso Spirito che il primo giorno della creazione aleggiava sulle acque cercando di trasformare, cercando di dare la vita. È lo stesso Spirito che ha dato ai discepoli la forza della Pentecoste. È lo stesso Spirito che non ci abbandona e diventa un tutt’uno con noi per trovare nuovi modi di vita. Che sia Lui il nostro compagno e maestro di viaggio. Grazie!




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Servizio del Centro Televisivo Vaticano





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Il discorso integrale di Papa Francesco






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