domenica 31 maggio 2015

Preghiera dei Fedeli - Fraternità Carmelitana di Barcellona Pozzo di Gotto (ME) - SS. TRINITA' - (ANNO B)




Fraternità Carmelitana
di Barcellona Pozzo di Gotto (ME)








Preghiera dei Fedeli

SS. TRINITA' (ANNO B)   
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31.05.2015


"Un cuore che ascolta - lev shomea" - n. 24/2014-2015 (B) di Santino Coppolino

'Un cuore che ascolta - lev shomea'
Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)



Traccia di riflessione
sul Vangelo della domenica
di Santino Coppolino



Vangelo:  Mt 28,16-20












La pagina del Vangelo di questa 9° Domenica del tempo ordinario conclude l'opera dell'evangelista Matteo. Gli apostoli, dopo la resurrezione di Gesù, salgono in Galilea e si ritrovano "sul monte che Gesù aveva loro fissato". E' la "Galilea dei gentili", regione disprezzata perché confinante con le nazioni pagane,luogo della vita quotidiana lontana dalla Giudea, luogo della santità, dove sorge Gerusalemme e il tempio. Essi sono in undici, non dodici; ne manca uno, Giuda, "l figlio della perdizione"(Gv 17,12) morto suicida. E' una comunità imperfetta; il tradimento, così come il peccato,"sta accovacciato alla porta"(Gen 4,7) ed è sempre presente anche in coloro che fin dal principio hanno seguito Gesù, che hanno ascoltato la sua Parola e mangiato il suo Pane. Il monte non è un monte qualunque, è un monte preciso(l'evangelista usa l'articolo determinativo: "eis to oros"), dove Gesù ha ordinato che la comunità può vederlo e che richiama i monti sacri all'ebraismo dove il popolo di Israele fece l'esperienza vitale e fondante di Dio: l'Oreb, dove Elia percepì la Sua presenza in "una voce di sottile silenzio - qol demamà daqà"(1Re 19,12); il Sinài, dove il popolo di Israele ricevette in dono la Torah; il Nebo dove Mosè concluse la sua vita terrena e, secondo un Midrash, fu rapito in cielo "con un bacio di Dio sulla bocca". E' il monte dove Gesù proclama le Beatitudini (5,1ss), guarisce tutti i malati(15,29) ed infine si trasfigura(17,1ss), luoghi questi non strettamente geografici bensì teologici dove, secondo l'evangelista, la comunità ha fatto esperienza della potestà salvifica di Dio e dove è chiamata a incontrare il Signore Risorto. Incontro che, da allora in poi, non solo i discepoli ma tutti i credenti possono fare, a condizione che 'abbandonino il tempio' e "vadano in Galilea"(28,10), in tutte le realtà umane di emarginazione e sofferenza, di miseria e dolore, "nelle periferie del mondo e dell'esistenza" (Papa Francesco). E se ci assale il dubbio che quella di Gesù non è la strada giusta, di non avere la forza necessaria per potercela fare, affidiamoci allo Spirito Santo certi che non ci farà mai mancare il suo aiuto, perché "Egli-con-noi tutti i giorni, fino al compimento del tempo"

sabato 30 maggio 2015

"La fede vera fa miracoli non affari" Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - 29.05.2015

"La fede vera fa miracoli non affari"  
 Papa Francesco




S. Messa Cappella 

della Casa Santa Marta - 

29.05.2015







Sterili, sfruttatori e fiduciosi in Dio. Papa Francesco, nell’omelia della messa a Casa Santa Marta, disegna così i tre stili di vita indicati nel Vangelo di Marco. L’albero di fico, che Gesù vede, rappresenta l’incapacità dell’uomo di dare qualsiasi cosa, “la persona - evidenzia il Papa - che non fa niente per aiutare, che vive sempre per se stessa, affinché non le manchi nulla” e che alla fine diventa nevrotica. C’è poi il modo di vivere degli affaristi del tempio, coloro che arrivano anche a sfruttare il luogo di Dio per guadagnare, approfittando della gente. 
Osserva il Papa: «La gente che andava in pellegrinaggio lì a chiedere la benedizione del Signore, a fare un sacrificio: lì, quella gente era sfruttata! I sacerdoti lì non insegnavano a pregare, non davano loro la catechesi… Era un covo di ladri. Pagate, entrate… Facevano i riti, vuoti, senza pietà. Non so se ci farà bene pensare se da noi accade qualcosa del genere in qualche posto. Non so? E' utilizzare le cose di Dio per il proprio profitto».
....Concludendo, il Papa ha invitato tutti a chiedere al Signore — «nel sacrificio dell’Eucaristia» — che insegni a «ognuno di noi, alla Chiesa», a non cadere mai «nella sterilità e nell’affarismo».

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- "La fede vera fa miracoli, non affari"

- Tre stili di vita



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venerdì 29 maggio 2015

“La chiesa nella città: tra compagnia e profezia” - CHIESA DI S. MARIA ASSUNTA IN CASTROREALE

La chiesa nella città:
tra compagnia e profezia”


IN DIALOGO CON LA CITTÀ - 2015 

CUSTODI DELL’UMANO

VICARIATO 
DI BARCELLONA P.G. (ME)

Arte, fede e cultura

LUNEDÌ 1 GIUGNO h. 19.00
 CHIESA DI S. MARIA ASSUNTA
 IN CASTROREALE (ME)

Presiede e modera:  sac. Giuseppe Turrisi, vicario foraneo 

Intervengono: la dott.ssa Melina Trovato, sac. Antonio Alfieri 

Intermezzo musicale: all’organo Giuseppe Gambino

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“La chiesa nella città: tra compagnia e profezia”  (PDF)


EUROPA E MIGRANTI - NON SCORCIATOIE MA BUONA POLITICA - Nigrizia - Editoriale

EUROPA E MIGRANTI - 
 NON SCORCIATOIE MA BUONA POLITICA
Nigrizia 
- Editoriale Giugno 2015 -




La passione per i più poveri e sofferenti è nel cuore del carisma comboniano. Ecco perché ci rattristano e indignano la grettezza e l’insensibilità con cui l’Europa sta affrontando l’emergenza immigrazione. Dopo avere accettato la proposta di ripartire per quote tra diversi paesi i richiedenti asilo che sbarcano per lo più sulle coste italiane, gli stati membri della Comunità europea – uno dopo l’altro, eccezion fatta per l’Italia – si sono messi a fare marcia indietro, rinnegando le promesse fatte. Con queste premesse sarà difficile che il 16 giugno il Consiglio dei ministri europei arrivi a raggiungere quella maggioranza qualificata necessaria ad approvare le quote di accoglienza degli immigrati.

Ma l’Europa ha il dovere – facciamo nostre le parole del presidente Sergio Mattarella – di farsi carico «collettivamente di un dramma umanitario senza precedenti, con spirito di solidarietà e disponibilità all’accoglienza».

Si tratta di fare la nostra parte verso uomini, donne e minori che scappano dall’incubo delle guerre, da crisi umanitarie, da dittature, da persecuzioni politiche e religiose. O che hanno lasciato le loro terre in cerca di un lavoro e di una vita migliore.

Dobbiamo essere anche consapevoli che soltanto una minima parte dei 56,7 milioni di rifugiati e profughi nel mondo è ospitata dai paesi cosiddetti sviluppati, mentre la maggior parte si trova in campi situati nei paesi d’Africa, Asia e Medio Oriente, dove le disponibilità di accoglienza sono incomparabilmente inferiori rispetto alle nostre.

Alla delusione per una possibile chiusura della “fortezza Europa” di fronte a questa emergenza si aggiunge un’altra preoccupazione: la proposta di un intervento militare, presentata di recente all’Onu dall’Alto rappresentante della politica estera e di sicurezza comune dell’Unione europea, Federica Mogherini, con il sostegno del governo italiano. Operazione con la quale si vorrebbe sgominare la rete criminale che organizza e lucra sul traffico di esseri umani, andando a distruggere i barconi nei porti libici, prima che si carichino di tanti sventurati e prendano il largo.

All’intervento militare si oppone naturalmente il governo di Tobruk, l’unica autorità libica riconosciuta internazionalmente. E lo stesso segretario generale Ban Ki-moon ha espresso riserve sulla proposta della Mogherini.

Lo vogliamo affermare in modo inequivocabile: siamo contrari all’intervento militare. E ci associamo alla protesta di tante associazioni per i diritti umani e ai movimenti per la pace che hanno levato la loro voce per opporsi alla ventilata operazione militare, assurda e inutile. Che rischia di alimentare ulteriormente il conflitto in Libia. 
...
L’emergenza immigrazione è un fenomeno complesso cui si può rispondere solo con una risposta necessariamente complessa, ma usando gli strumenti della politica, del diritto internazionale, della diplomazia e della collaborazione internazionale delle forze di pace. Si tratta di scongiurare, una volta per sempre, la scorciatoia dell’intervento bellico che – lo dobbiamo ripetere – porterà solo altre distruzioni e altre violenze.
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giovedì 28 maggio 2015

I cristiani rigoristi allontanano da Gesù. “Ascoltiamo il grido di chi ha bisogno di Gesù?”...Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - 28.05.2015

I cristiani rigoristi allontanano da Gesù.

“Ascoltiamo il grido di chi ha bisogno di Gesù?”...

Papa Francesco 



S. Messa 

Cappella della Casa Santa Marta 

- 28.05.2015


I cristiani da salotto — che siano egoisti, affaristi, mondani o rigoristi — allontanano la gente che cerca Gesù. Ed è da questa tentazione che Francesco ha messo in guardia, celebrando la messa, giovedì 28 maggio, nella cappella della Casa Santa Marta. Invitando ciascuno a «un esame di coscienza», il Papa ha ricordato che i cristiani devono saper ascoltare «il grido di aiuto» della gente e sostenerla nel cammino per avvicinarsi al Signore.
...
Proprio alla luce di questa riflessione, Francesco ha proposto «un esame di coscienza» che «ci farà bene», attraverso una serie di domande dirette: «Io in che gruppo sono? Nel primo, tra quelli che non sentono le tante grida che chiedono aiuto di salvezza? Mi occupo soltanto del mio rapporto con Gesù, chiuso, egoistico? Appartengo al secondo gruppo, tra quelli che allontanano la gente da Gesù, sia per mancanza di coerenza di vita, mancanza di testimonianza, sia per essere attaccati molto ai soldi, sia per rigidità?». E ancora: «Allontano la gente da Gesù? O appartengo al terzo gruppo, tra quelli che sentono il grido di tante gente e aiuto ad avvicinarsi a Gesù?». A queste domande, ha concluso il Papa, «ognuno di noi può rispondere nel suo cuore».
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- Di che tipo siamo?


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Papa Francesco UDIENZA GENERALE 27 maggio 2015 - Foto, testo e video

 27 maggio 2015 

Il Papa ha fatto il suo ingresso in piazza san Pietro alle 9.30, e poco dopo ha fatto fermare la jeep bianca scoperta per salutare alcuni disabili, un paio in carrozzella e uno portato in braccio, Francesco si è sporto dal lato sinistro della “papamobile” per avvicinarsi il più possibile a loro e accarezzarli. Anche oggi, come era successo nelle scorse due udienze, tra i 27mila fedeli che gremiscono la piazza c’era una rappresentanza di 50 fedeli cinesi, provenienti dalla diocesi di Funing, che al passaggio del Papa hanno sventolato le loro bandierine rosse. Tra i fedeli italiani, una settantina di membri del gruppo “I diversamente abili” di Anagni e circa 200 arbitri, del gruppo Federazione arbitri di Modena. Moltissimi, come sempre, i bambini che gli uomini della gendarmeria vaticana hanno porto a Francesco, alcuni in abiti molto variopinti, come una bimba indonesiana avvolta in un vaporoso abito rosa acceso o una bimba di pochi mesi vestita con una tunica di seta multicolore, con tanto di fascia in vita e cappellino. Prima di raggiungere a piedi la sua postazione al centro del sagrato, il Papa è stato salutato dal Gruppo sbandieratori cavensi di Cava de’ Tirreni, con i loro abiti d’epoca di velluto sgargiante, le bandiere e i il rullo di tamburi. 





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La famiglia - 16. Fidanzamento

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Proseguendo queste catechesi sulla famiglia, oggi vorrei parlare del fidanzamento. Il fidanzamento – lo si sente nella parola – ha a che fare con la fiducia, la confidenza, l’affidabilità. Confidenza con la vocazione che Dio dona, perché il matrimonio è anzitutto la scoperta di una chiamata di Dio. Certamente è una cosa bella che oggi i giovani possano scegliere di sposarsi sulla base di un amore reciproco. Ma proprio la libertà del legame richiede una consapevole armonia della decisione, non solo una semplice intesa dell’attrazione o del sentimento, di un momento, di un tempo breve … richiede un cammino.

Il fidanzamento, in altri termini, è il tempo nel quale i due sono chiamati a fare un bel lavoro sull’amore, un lavoro partecipe e condiviso, che va in profondità. Ci si scopre man mano a vicenda cioè, l’uomo “impara” la donna imparando questa donna, la sua fidanzata; e la donna “impara” l’uomo imparando questo uomo, il suo fidanzato. Non sottovalutiamo l’importanza di questo apprendimento: è un impegno bello, e l’amore stesso lo richiede, perché non è soltanto una felicità spensierata, un’emozione incantata... 

L’alleanza d’amore tra l’uomo e la donna, alleanza per la vita, non si improvvisa, non si fa da un giorno all’altro. Non c’è il matrimonio express: bisogna lavorare sull’amore, bisogna camminare. L’alleanza dell’amore dell’uomo e della donna si impara e si affina. Mi permetto di dire che è un’alleanza artigianale. Fare di due vite una vita sola, è anche quasi un miracolo, un miracolo della libertà e del cuore, affidato alla fede. Dovremo forse impegnarci di più su questo punto, perché le nostre “coordinate sentimentali” sono andate un po’ in confusione. Chi pretende di volere tutto e subito, poi cede anche su tutto – e subito – alla prima difficoltà (o alla prima occasione)...

La Chiesa, nella sua saggezza, custodisce la distinzione tra l’essere fidanzati e l’essere sposi - non è lo stesso - proprio in vista della delicatezza e della profondità di questa verifica. Stiamo attenti a non disprezzare a cuor leggero questo saggio insegnamento, che si nutre anche dell’esperienza dell’amore coniugale felicemente vissuto. I simboli forti del corpo detengono le chiavi dell’anima: non possiamo trattare i legami della carne con leggerezza, senza aprire qualche durevole ferita nello spirito (1 Cor 6,15-20).

Certo, la cultura e la società odierna sono diventate piuttosto indifferenti alla delicatezza e alla serietà di questo passaggio. E d’altra parte, non si può dire che siano generose con i giovani che sono seriamente intenzionati a metter su casa e mettere al mondo figli! Anzi, spesso pongono mille ostacoli, mentali e pratici. Il fidanzamento è un percorso di vita che deve maturare come la frutta, è una strada di maturazione nell’amore, fino al momento che diventa matrimonio.

I corsi prematrimoniali sono un’espressione speciale della preparazione.

...

Il tempo del fidanzamento può diventare davvero un tempo di iniziazione, a cosa? Alla sorpresa! Alla sorpresa dei doni spirituali con i quali il Signore, tramite la Chiesa, arricchisce l’orizzonte della nuova famiglia che si dispone a vivere nella sua benedizione. Adesso io vi invito a pregare la Santa Famiglia di Nazareth: Gesù, Giuseppe e Maria. Pregare perché la famiglia faccia questo cammino di preparazione; a pregare per i fidanzati. Preghiamo la Madonna tutti insieme, un’Ave Maria per tutti i fidanzati, perché possano capire la bellezza di questo cammino verso il Matrimonio. [Ave Maria….]. E ai fidanzati che sono in piazza: “Buona strada di fidanzamento!”.

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mercoledì 27 maggio 2015

Beatificazione Mons. Romero - "Romero, esempio dei migliori figli della Chiesa" Papa Francesco (Testi, foto e video)


Beatificazione di MONSIGNOR ÓSCAR ARNULFO ROMERO GALDÁMEZ-23.05.2015


"Romero, esempio dei migliori figli della Chiesa"
 Papa Francesco

".. In questo giorno di festa per la Nazione salvadoregna, e anche per i Paesi fratelli latinoamericani, rendiamo grazie a Dio perché ha concesso al Vescovo martire la capacità di vedere e di udire la sofferenza del suo popolo ed ha plasmato il suo cuore affinché, in suo nome, lo orientasse e lo illuminasse, fino a fare del suo agire un esercizio pieno di carità cristiana.

La voce del nuovo Beato continua a risuonare oggi per ricordarci che la Chiesa, convocazione di fratelli attorno al loro Signore, è famiglia di Dio, dove non ci può essere alcuna divisione. La fede in Gesù Cristo, correttamente intesa e assunta fino alle sue ultime conseguenze, genera comunità artefici di pace e di solidarietà. A questo è chiamata oggi la Chiesa a El Salvador, in America e nel mondo intero: a essere ricca di misericordia, a divenire lievito di riconciliazione per la società.

Monsignor Romero c’invita al buon senso e alla riflessione, al rispetto per la vita e alla concordia. È necessario rinunciare alla «violenza della spada, quella dell’odio» e vivere «la violenza dell’amore, quella che lasciò Cristo inchiodato a una croce, quella che si fa ognuno per vincere i propri egoismi e affinché non ci siano disuguaglianze tanto crudeli tra noi». Egli ha saputo vedere e ha sperimentato nella sua stessa carne «l’egoismo che si nasconde in quanti non vogliono cedere ciò che è loro perché raggiunga gli altri». E, con cuore di padre, si è preoccupato delle “maggioranze povere”, chiedendo ai potenti di trasformare «le armi in falci per il lavoro».

Quanti hanno monsignor Romero come amico nella fede, quanti lo invocano come protettore e intercessore, quanti ammirano la sua figura, trovino in lui la forza e il coraggio per costruire il Regno di Dio e impegnarsi per un ordine sociale più equo e degno.

È il momento favorevole per una vera e propria riconciliazione nazionale dinanzi alle sfide che si affrontano oggi. Il Papa partecipa alle sue speranze, si unisce alle sue preghiere, affinché germogli il seme del martirio e si rafforzino negli autentici cammini i figli e le figlie di questa Nazione, che si gloria di portare il nome del divino Salvatore del mondo. 

... (Papa Francesco)



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Lettera di Papa Francesco in occasione della beatidicazione di Mons. Romero




Oscar Arnulfo Romero y Galdàmez è beato. Oltre 200 mila persone, tra i quali numerosi capi di Stato, hanno partecipato sabato a San Salvador alla cerimonia di beatificazione dell’arcivescovo martire, assassinato in odio della fede il 24 marzo 1980 mentre celebrava l’eucaristia. “Un uomo di fede profonda e incrollabile speranza”, lo ha definito il card. Angelo Amato, prefetto della congregazione delle Cause dei Santi, rappresentante del Papa. La sua festa sarà il 24 marzo, giorno della morte
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Oscar Romero è beato. Folla immensa a San Salvador



Guarda anche: 

Oscar Romero e il lungo silenzio del Vaticano
di Vito Mancuso






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MESSA DI BEATIFICAZIONE DI MONS. OSCAR ROMERO
SAN SALVADOR 23 maggio 2015



"I KILLER SUL PIANEROTTOLO. MIA MADRE NON HA RETTO...Dobbiamo unire tutte le nostre forze per dire basta alla violenza della 'ndrangheta, ma anche alla corruzione e alla cattiva politica. " don Luigi Ciotti

"I KILLER SUL PIANEROTTOLO.  MIA MADRE NON HA RETTO ...
Dobbiamo unire tutte le nostre forze per dire basta alla violenza della 'ndrangheta,
 ma anche alla corruzione e alla cattiva politica. 
don Luigi Ciotti


«Anche mia mamma è una vittima della violenza mafiosa». Non lo aveva mai detto don Luigi Ciotti. Parla dei progetti di attentati nei suoi confronti, dei tentativi di ucciderlo, fin dentro casa. «Mamma stava male, è crollata». È successo tanti anni fa ma non ne aveva mai parlato. Ed è per tutti una sorpresa, anche quelli che lo conoscono da tanti anni, quando il presidente di Libera affida queste inediteparole alle centinaia di ragazzi delle scuole superiori della Locride che affollano l'aula magna dell'Istituto tecnico commerciale "Guglielmo Marconi" di Siderno. Terra di 'ndrangheta ma anche di speranza e di impegno. È qui invitato dal vescovo di Locri-Gerace, monsignor Francesco Oliva. «Abbiamo bisogno di ascoltare esperienze di vita - spiega - e don Luigi ci porta la sua esperienza sacerdotale. Abbiamo scelto appositamente una scuola perché proprio i giovani hanno più bisogno di testimonianze. Quello di oggi è un segno, un messaggio di speranza, un richiamo ai valori alti della vita»
...
«Abbiamo solo questa vita, non ne avremo un'altra. Non consumiamola ma spendiamola insieme. Cacciamo la rassegnazione. Anche in questa terra c'è tanta gente che ci crede. Ma c'è anche chi vuole distruggere questo sogno». Ed è proprio a questo punto che parla dei primi progetti per ucciderlo, più di venti anni fa. «Un giorno mi stavano aspettando sul pianerottolo di casa e solo la curiosità di una vicina "pettegola" mi ha salvato...». Ma la mamma che già «stava male dopo aver saputo del primo progetto di attentato, è crollata». Fino, poco dopo, alle drammatiche conseguenze. «È morta tra le mie braccia». Parole che le centinaia di giovani accolgono con un intenso silenzio. Mentre chi lo conosce bene rimane stupito di un don Luigi che mette a nudo la sua vita privata. Ma che torna a incitare. «Dobbiamo unire tutte le nostre forze per dire basta alla violenza della 'ndrangheta, ma anche alla corruzione e alla cattiva politica. La parola Calabria vuol dire "far risorgere il bene". Tocca a voi, tocca a noi, tutti insieme far sì che questo possa continuare ad essere»

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"I KILLER SUL PIANEROTTOLO. MIA MADRE NON HA RETTO...Dobbiamo unire tutte le nostre forze per dire basta alla violenza della 'ndrangheta, ma anche alla corruzione e alla cattiva politica. " don Luigi Ciotti

martedì 26 maggio 2015

GRATUITA' - Lo "stipendio" del cristiano è "somigliare a Gesù"_ “Le ricchezze, la vanità e l’orgoglio ci allontanano da Gesù”.Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - 26.05.2015

GRATUITA'
Lo "stipendio" del cristiano è "somigliare a Gesù"
“Le ricchezze, la vanità e l’orgoglio ci allontanano da Gesù”
Papa Francesco 


S. Messa Cappella
della Casa Santa Marta

26.05.2015





Lo «stipendio» del cristiano è «somigliare a Gesù»: non c’è una ricompensa in denaro o in potere per chi segue davvero il Signore, perché la strada è solo quella del servizio e nella gratuità. Cercando invece un «buon affare» mondano, con «la ricchezza, la vanità e l’orgoglio», ci si «monta la testa» e si dà anche una «contro-testimonianza» nella Chiesa. È da questa tentazione che ha messo in guardia Papa Francesco durante la messa celebrata martedì 26 maggio, nella cappella della Casa Santa Marta. 

Un cristiano mondano è una contro-testimonianza
La strada indicata dal Signore, ha proseguito, è quella dello “spogliamento”, come ha fatto lui: “Chi è primo fra di voi si faccia il servo di tutti”. A Gesù, ha detto, “questo lavoro” con i discepoli “costò tanto, tanto tempo, perché non capivano bene”. E allora, ha soggiunto, “anche noi dobbiamo chiedere a Lui: ‘Ci insegni questo cammino, questa scienza del servizio? Questa scienza dell’umiltà? Questa scienza di essere gli ultimi per servire i fratelli e le sorelle della Chiesa?”:

“E’ brutto vedere un cristiano, sia laico, consacrato, sacerdote, vescovo, è brutto quando si vede che vuole le due cose: seguire Gesù e i beni, seguire Gesù e la mondanità. E questo è una contro-testimonianza e allontana la gente da Gesù. Continuiamo adesso la celebrazione dell’Eucaristia, pensando alla domanda di Pietro. ‘Abbiamo lasciato tutto: come ci pagherai?’, e pensando alla risposta di Gesù. Il prezzo che Lui ci darà è la assomiglianza a Lui. Questo sarà lo ‘stipendio’. Grande ‘stipendio’, assomigliarci a Gesù!”

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- Lo stipendio di Gesù



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Omelia di P. Alberto Neglia (VIDEO) - 24.05.2015



Omelia di P. Alberto Neglia

PENTECOSTE
24.05.2015

Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto




Festa solenne della Pentecoste... compimento della Pasqua... Gesù che è venuto, si è fatto fratello nostro, ci ha insegnato a vivere... ha vissuto intensamente la vita, ha affrontato intensamente i contrasti, le tensioni, le difficoltà si è scontrato con i vari poteri e i sistemi ed è rimasto fedele al Padre e all'uomo, ad ogni uomo, il suo desiderio era dare dignità ad ogni persona ... fino al dono del sangue... e non ci lascia soli... dalla croce ci consegna il suo respiro, la vitalità sua, il Consolatore, Colui che ha consolato Lui lo consegna a noi, lo Spirito del Padre, la fedeltà del Padre. la fedeltà sua la consegna a noi perché siamo animati dal suo respiro... e questo Spirito... renderà anche voi capaci di essere testimoni della bontà di Dio... vi darà un fuoco nel cuore... che vi consentirà di essere difronte a tutti testimoni della tenerezza, della bontà, della compassione del Padre...

Ieri a San Salvador è stato dichiarato beato un uomo che era fatto di carne e di ossa come noi, monsignor Romero... noi a volte quando pensiamo a questi grandi testimoni li pensiamo sempre nel passato, ma questo è stato ucciso il 24 marzo 1980...
Adesso finalmente ieri, e ne sono contento, viene proposto a noi come modello... e questo ci sta a indicare che se accogliamo lo Spirito di Gesù, lo Spirito del suo Vangelo piano piano ci mette nel cuore il desiderio di essere fedeli a Gesù e ai fratelli.
E per essere fedeli ai fratelli non c'è bisogno di dire continuamente che noi siamo cristiani, come diceva Sant'Ignazio, uno dei primi martiri della Chiesa, è meglio mostrarlo con la vita che siete cristiani...
Se noi ci comportiamo animati dallo Spirito, non c'è lingua che tenga, tutti comprendono se uno ama, se uno perdona, se uno si impegna per dare dignità all'altro, questo è un linguaggio che comprendono tutti...


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MIGRANTI E TRAGEDIE - "I mandanti siamo noi" di Felice Scalia SJ

MIGRANTI E TRAGEDIE
"I mandanti siamo noi"
 di Felice Scalia SJ

Quando queste righe saranno sotto gli occhi dei lettori, il cumulo delle parole sulla tragedia nel Canale di Sicilia del 19 aprile – quando oltre 800 migranti sono morti nell’ennesimo naufragio e affondamento di un barcone partito dall’Africa –avrà ottenuto una tale saturazione mediatica da renderci ancora più anestetizzati di fronte al dolore dei prossimi condannati all’annegamento. E tuttavia rimane il problema: era evitabile la tragedia? Siamo proprio decisi ad evitare quelle che già si annunziano? 
...

Pur coscienti della complessità raggiunta oggi dalla immane sventura dei poveri, resa evidente da questo biblico flusso di popoli disperati, possiamo dire che dalla Libia salpano gli scafisti killer, ma i veri mandanti dei massacri in mare siamo noi. È tempo di gridarla anche “nel deserto” questa verità, così come cerca di fare l’inascoltato papa Francesco. Il nemico del “profugo” africano o medio-orientale, è l’assetto economico e politico che l’Occidente si è dato. A rendere un inferno inabitabile la terra di intere popolazioni, siamo noi. Come siamo noi che spingiamo i disperati a scegliere tra morte sicura se restano in patria, e morte probabile partendo. Ad imporci come padroni del mondo siamo noi, bianchi, occidentali, cristiani. A suscitare guerre per gli interessi delle multinazionali minerarie, energetiche, agroalimentari, ecc., siamo noi. Ad assicurarci il monopolio dell’acqua, siamo noi. A fare delle decine di guerre dimenticate nel Pianeta il più grande affare economico, quindi a lucrare sulle “belle distruzioni” e sulla morte, siamo noi. Fa male scrivere queste cose. Ma non si può per sempre sopportare questo fermarsi dei Potenti ai fatti giudicandoli “danni” dolorosi ma inevitabili, senza accorgersi che le tragedie sono la password per comprendere chi siamo e verso dove sta andando questa presunta civiltà nostrana. La verità orribile è che questi annegati, questi flussi migratori inarrestabili ci fanno capire che è tempo della resa dei conti, della nostra Apocalisse, dello “svelamento” di ciò che siamo. Siamo membri di una società sacrificale. Siamo, in vari modi, assassini. Assassini impauriti, terrorizzati, ma assassini, perché decisi ad “infernalizzare” la Terra. Non si vede all’orizzonte un barlume di progetto di cambiare politiche. Non vogliamo renderci conto di avere sbagliato pretendendo che a decidere sul giusto e l’ingiusto, il disumano e l’umano, fosse il mercato con le sue leggi. ...
L’Occidente è ad un bivio. O smette di dirsi umano e cristiano, dato che si ritiene ineluttabile e “di natura” la supremazia dei forti sui deboli; oppure “condivide” ciò che è ed ha: cultura, tradizione umanistica, diritti umani, fino a questa terra che è di Dio, e dunque di tutti, questo pane che la terra ancora ci dona.

...

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"I mandanti siamo noi" di Felice Scalia SJ


lunedì 25 maggio 2015

La ricchezza che non è condivisa genera corruzione -Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - 25.05.2015

 La ricchezza che non è condivisa
 genera corruzione

Papa Francesco


S. Messa Cappella

della Casa Santa Marta - 

25.05.2015






Il percorso del “giovane ricco” va dalla gioia e la speranza alla tristezza e la chiusura di se sesso. Perché si fa vincere dall’attaccamento ai suoi beni. Lo ha detto Papa Francesco nell’omelia della messa del mattino celebrata a Casa Santa Marta, commentando il famoso brano evangelico dell’incontro di Gesù con il giovane ricco. Così il giovane prima chiede di seguire Gesù, poi quando il Maestro gli comunica che deve vendere i suoi beni e darli ai poveri, “gioia e speranza svaniscono”.
...
L’attaccamento alle ricchezze è l’inizio di ogni genere di corruzione, dappertutto: corruzione personale, corruzione negli affari, anche la piccola corruzione commerciale - come quella, ha spiegato il Papa, di coloro che sottraggono qualche etto al peso giusto di una merce — corruzione politica, corruzione nell’educazione...». Quanti «vivono attaccati al proprio potere, alle proprie ricchezze, si credono nel paradiso. Sono chiusi, non hanno orizzonte, non hanno speranza. Alla fine dovranno lasciare tutto». 
....
Lo stesso è accaduto al giovane ricco: «aveva la strada per la felicità, la cercava e... perde tutto». A causa del suo attaccamento alle ricchezze «finisce come uno sconfitto».
Dobbiamo quindi, ha concluso il Pontefice, chiedere a Gesù la grazia «di non essere attaccati alle ricchezze» per non correre il pericolo «della chiusura del cuore, della corruzione e della sterilità».





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PENTECOSTE 2015 - "La madre Chiesa apre, spalanca le sue porte a tutti perché è madre" ... - "Lottare senza compromessi contro la corruzione" Papa Francesco Regina Coeli e Omelia

PENTECOSTE 2015 - Regina Coeli e Omelia

"La madre Chiesa apre, 
spalanca le sue porte a tutti 
perché è madre"  


REGINA COELI

Piazza San Pietro
Domenica, 24 maggio 2015





Il dono dello Spirito ristabilisce l’armonia delle lingue che era andata perduta a Babele e prefigura la dimensione universale della missione degli Apostoli. La Chiesa non nasce isolata, nasce universale, una, cattolica, con una identità precisa ma aperta a tutti, non chiusa, un’identità che abbraccia il mondo intero, senza escludere nessuno. A nessuno la madre Chiesa chiude la porta in faccia, a nessuno! Neppure al più peccatore, a nessuno! E questo per la forza, per la grazia dello Spirito Santo. La madre Chiesa apre, spalanca le sue porte a tutti perché è madre.

Lo Spirito Santo effuso a Pentecoste nel cuore dei discepoli è l’inizio di una nuova stagione: la stagione della testimonianza e della fraternità. È una stagione che viene dall’alto, viene da Dio, come le fiamme di fuoco che si posarono sul capo di ogni discepolo. Era la fiamma dell’amore che brucia ogni asprezza; era la lingua del Vangelo che varca i confini posti dagli uomini e tocca i cuori della moltitudine, senza distinzione di lingua, razza o nazionalità. Come quel giorno di Pentecoste, lo Spirito Santo è effuso continuamente anche oggi sulla Chiesa e su ciascuno di noi perché usciamo dalle nostre mediocrità e dalle nostre chiusure e comunichiamo al mondo intero l’amore misericordioso del Signore. Comunicare l’amore misericordioso del Signore: questa è la nostra missione! Anche a noi sono dati in dono la “lingua” del Vangelo e il “fuoco” dello Spirito Santo, perché mentre annunciamo Gesù risorto, vivo e presente in mezzo a noi, scaldiamo il nostro cuore e anche il cuore dei popoli avvicinandoli a Lui, via, verità e vita.
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Lottare senza compromessi contro la corruzione


OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Basilica Vaticana 

Domenica, 24 maggio 2015







"... Il mondo ha bisogno di uomini e donne non chiusi, ma ricolmi di Spirito Santo. La chiusura allo Spirito Santo è non soltanto mancanza di libertà, ma anche peccato. Ci sono tanti modi di chiudersi allo Spirito Santo: nell’egoismo del proprio vantaggio, nel legalismo rigido – come l’atteggiamento dei dottori della legge che Gesù chiama ipocriti –, nella mancanza di memoria per ciò che Gesù ha insegnato, nel vivere la vita cristiana non come servizio ma come interesse personale, e così via. Invece, il mondo ha bisogno del coraggio, della speranza, della fede e della perseveranza dei discepoli di Cristo. Il mondo ha bisogno dei frutti, dei doni dello Spirito Santo, come elenca san Paolo: «amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé» (Gal 5,22). Il dono dello Spirito Santo è stato elargito in abbondanza alla Chiesa e a ciascuno di noi, perché possiamo vivere con fede genuina e carità operosa, perché possiamo diffondere i semi della riconciliazione e della pace. Rafforzati dallo Spirito - che guida, ci guida alla verità, che rinnova noi e tutta la terra, e che ci dona i frutti - rafforzati nello Spirito e da questi molteplici doni, diventiamo capaci di lottare senza compromessi contro il peccato, di lottare senza compromessi contro la corruzione, che si allarga sempre più nel mondo di giorno in giorno, e di dedicarci con paziente perseveranza alle opere della giustizia e della pace.



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domenica 24 maggio 2015

Preghiera dei Fedeli - Fraternità Carmelitana di Barcellona Pozzo di Gotto (ME) - PENTECOSTE (ANNO B)


Fraternità Carmelitana



di Barcellona Pozzo di Gotto (ME)








Preghiera dei Fedeli

PENTECOSTE (ANNO B)
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24.05.2015

"Un cuore che ascolta - lev shomea" - n. 23/2014-2015 (B) di Santino Coppolino


'Un cuore che ascolta - lev shomea'
Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)

Traccia di riflessione
sul Vangelo della domenica
di Santino Coppolino



Vangelo: Gv 15,26-27; 16,12-15












Il capitolo 15 del Vangelo di Giovanni si apre con il meraviglioso Cantico della Vite Vera (1-17) che la liturgia ci ha già proposto la V Domenica di Pasqua. L'evangelista ci avverte però che la sequela di Gesù non sarà senza conseguenze e alla dolcezza del frutto della Vite Vera - l'Amore - il mondo risponderà con la persecuzione e l'odio mortale(18-25), scatenati a causa dell'adesione dei discepoli al 'Nome' di Gesù. Addirittura ci saranno quelli che "crederanno di rendere culto a Dio"(16,2) uccidendo - come fosse un sacrificio - coloro che credono in Gesù. E' l'abominio della desolazione, la bestemmia più grande che l'uomo possa mai proferire: "Dio non vuole la morte del peccatore ma che si converta e viva(Ez 33,11), "perché Dio non è il Dio della morte ma della Vita (Lc 20,38). Ma il Padre della Vita non ci abbandona, non ci lascia da soli. Gesù promette che Dio invierà un Paràclito (ebr. Menahem), un 'Avvocato' che assumerà la nostra difesa e che ci aiuterà ad eliminare ogni causa di sofferenza. E' lo Spirito della Verità/Fedeltà(Ruah 'Emet), la Forza di Dio che ci costituisce come figli, fedeli al progetto del Padre e ci rende capaci di spezzare la nostra vita per i fratelli ad immagine di Gesù. Lo Spirito Santo di Dio ci "introdurrà alla Verità tutta intera", verità che ci informa fino a che punto Dio è fedele nei confronti dei suoi figli: fino alla consegna totale della sua vita, peso questo che, senza la sua forza, saremo sempre incapaci di portare.


sabato 23 maggio 2015

IL CATTOLICESIMO DEI MOVIMENTI E IL FUTURO DELLA FEDE - conferenza del prof. Marco Marzano (VIDEO)

IL CATTOLICESIMO DEI MOVIMENTI
 E IL FUTURO DELLA FEDE - 
conferenza del prof. Marco Marzano 
(VIDEO)





Un viaggio appassionato nella crisi del cattolicesimo, nel ‟mondo dimenticato” delle parrocchie e tra gli adepti delle nuove sette. Per capire il futuro della chiesa in Italia


Scheda del libro 









Barcellona P.G.  - 7 MAGGIO 2014
Incontro-dibattito con il sociologo prof. Marco Marzano(Università di Bergamo)  moderato dal sociologo Tindaro Bellinvia (Università di Messina) 
promosso dal Vicariato di Barcellona P.G.
"In dialogo con la città- 2015".





La secolarizzazione nella Chiesa avanza ma, a mio avviso, non si tratta della "morte di Dio", non è la fine della fede, non é un dilagante ateismo militante, ma la sfiducia nella Chiesa, sfiducia nell'istituzione Chiesa, che ha la funzione di mediare tra tra Dio e l'uomo.E' questo l'elemento che é in crisi ...
Oggi ,i nostri contemporanei, sono persone in cerca di autenticità
...




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PENTECOSTE E ROMERO Veglia di Pentecoste nel segno dei martiri - #free2pray

#free2pray
PENTECOSTE E ROMERO
Veglia di Pentecoste nel segno dei martiri

La Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana ha deciso di proporre a tutte le comunità – non solo italiane – di dedicare la prossima Veglia di Pentecoste (23 maggio 2015), ai martiri contemporanei, alla tragedia di tanti cristiani e di tante persone i cui diritti fondamentali alla vita e alla libertà religiosa vengono sistematicamente violati: “ Questa situazione ci interroga profondamente e deve spingerci ad unirci in un grande gesto di preghiera a Dio e di vicinanza con questi fratelli”.

Ecco il testo del comunicato:
«Esiste un legame forte che già ci unisce, al di là di ogni divisione: è la testimonianza dei cristiani, appartenenti a Chiese e tradizioni diverse, vittime di persecuzioni e violenze solo a causa della fede che professano». Con queste parole il Santo Padre ha ricevuto i membri della Commissione internazionale anglicana-cattolica (30 aprile 2015). Si tratta solo dell’ultimo intervento del Papa in ordine alla tragedia di tanti cristiani e di tante persone i cui diritti fondamentali alla vita e alla libertà religiosa vengono sistematicamente violati.
Questa situazione ci interroga profondamente e deve spingerci ad unirci, in Italia e nel mondo, in un grande gesto di preghiera a Dio e di vicinanza con questi nostri fratelli e sorelle. Imploriamo il Signore, inchiniamoci davanti al martirio di persone innocenti, rompiamo il muro dell'indifferenza e del cinismo, lontano da ogni strumentalizzazione ideologica o confessionale.
Da qui la proposta di dedicare, in Italia e in tutte le comunità del mondo che vorranno aderire, la prossima Veglia di Pentecoste, sabato 23 maggio 2015, ai martiri nostri contemporanei.
A questo scopo si sta inoltre lavorando ad un progetto di diffusione - attraverso i social media - di testimonianze e storie, dai diversi paesi: racconti di fede e di amore estremo, eventi di condivisione, fatti di carità. Sono moltissimi i cristiani e gli uomini di ogni confessione capaci di testimoniare l’amore a prezzo della vita. Tale testimonianza non può passare sotto silenzio perché costituisce per tutti una ragione di incoraggiamento al bene e di resistenza al male. (La Presidenza della CEI)

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BEATIFICAZIONE MONS. ROMERO





Oggi sabato 23 maggio 2015,San Salvador, la messa di beatificazione di mons. Oscar Arnulfo Romero sarà presieduta dal Card Amato.







"Il martirio di monsignor Romero è il compimento di una fede vissuta nella sua pienezza. Quella fede che emerge con forza nei testi del Concilio Vaticano II. In questo senso, possiamo dire che Romero è il primo martire del Concilio, il primo testimone di una Chiesa che si mescola con la storia del popolo con il quale vivere la speranza del Regno. Una speranza di giustizia, di amore, di pace. In tal senso Romero è un frutto bello del Concilio. Un frutto maturato attraverso l’esperienza della Chiesa latinoamericana che, tra le prime nel mondo, ha cercato di tradurre gli insegnamenti conciliari nella storia concreta del Continente, avendo il coraggio di formulare l’opzione preferenziale per i poveri e di testimoniare, in una realtà segnata da profonde ingiustizie, la via del dialogo e della pace. La Chiesa latinoamericana ha regalato al mondo grandi figure. Per questo mi procura una grande gioia l’inizio della causa di beatificazione di un altro salvadoregno e amico di Romero, padre Rutilio Grande, e del brasiliano Helder Câmara. " (Vincenzo Paglia)
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Paglia -Romero, primo martire del Concilio

Romero o i cristiani perseguitati?
di Giorgio Bernardelli
Sembrano quasi due volti diversi di questo 23 maggio che ci apprestiamo a vivere.
 E invece guardarli insieme potrebbe insegnarci molto

"... Credo che questa dicotomia sia figlia della generale difficoltà di oggi a mettere in comunicazione le cose tra loro: ragioniamo sempre di più per compartimenti stagni e non solo nella Chiesa. In questo caso - però - credo sia un grosso peccato, perché proprio tenere insieme Romero e i martiri del 2015 potrebbe dirci tanto. Potrebbe aiutarci a capire che non sono due storie diverse, ma due volti dell'unica fedeltà al Vangelo a costo della propria vita. E magari anche ricordarci che pure oggi contro i cristiani non c'è solo la persecuzione dei fondamentalisti islamici o dei regimi totalitari; c'è anche la persecuzione di chi ha scelto l'idolatria del denaro o del potere e per obbedire a questo arriva a uccidere. Non è storia solo di venti o trent'anni fa: basterebbe citare la lunga scia di sangue del cattolicissimo Messico.

Non aveva la tuta arancione Romero, ma ha vissuto la stessa agonia insieme al suo popolo: sono ben 500 i cristiani uccisi nella guerra civile che la Chiesa del Salvador sta vagliando per una possibile causa di beatificazione.Campesinos falciati da un'altra violenza insensata andata avanti per ben dodici anni. Ed è con Romero che molti di noi sono cresciuti imparando ben prima dell'avvento dei tagliagole dell'Isis la categoria del martire del nostro tempo. ...

Caro beato Oscar Romero: in questo 23 maggio ti affidiamo i fratelli perseguitati di oggi. Proprio come te vengono uccisi sull'altare, scherniti persino nella morte. Intercedi per loro. E dona a tutti noi il tuo sguardo e la tua fedeltà nell'annunciare - anche in quest'ora difficile - non le nostre risposte ma l'unica Parola che salva.
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Romero o i cristiani perseguitati? di Giorgio Bernardelli