martedì 26 maggio 2015

MIGRANTI E TRAGEDIE - "I mandanti siamo noi" di Felice Scalia SJ

MIGRANTI E TRAGEDIE
"I mandanti siamo noi"
 di Felice Scalia SJ

Quando queste righe saranno sotto gli occhi dei lettori, il cumulo delle parole sulla tragedia nel Canale di Sicilia del 19 aprile – quando oltre 800 migranti sono morti nell’ennesimo naufragio e affondamento di un barcone partito dall’Africa –avrà ottenuto una tale saturazione mediatica da renderci ancora più anestetizzati di fronte al dolore dei prossimi condannati all’annegamento. E tuttavia rimane il problema: era evitabile la tragedia? Siamo proprio decisi ad evitare quelle che già si annunziano? 
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Pur coscienti della complessità raggiunta oggi dalla immane sventura dei poveri, resa evidente da questo biblico flusso di popoli disperati, possiamo dire che dalla Libia salpano gli scafisti killer, ma i veri mandanti dei massacri in mare siamo noi. È tempo di gridarla anche “nel deserto” questa verità, così come cerca di fare l’inascoltato papa Francesco. Il nemico del “profugo” africano o medio-orientale, è l’assetto economico e politico che l’Occidente si è dato. A rendere un inferno inabitabile la terra di intere popolazioni, siamo noi. Come siamo noi che spingiamo i disperati a scegliere tra morte sicura se restano in patria, e morte probabile partendo. Ad imporci come padroni del mondo siamo noi, bianchi, occidentali, cristiani. A suscitare guerre per gli interessi delle multinazionali minerarie, energetiche, agroalimentari, ecc., siamo noi. Ad assicurarci il monopolio dell’acqua, siamo noi. A fare delle decine di guerre dimenticate nel Pianeta il più grande affare economico, quindi a lucrare sulle “belle distruzioni” e sulla morte, siamo noi. Fa male scrivere queste cose. Ma non si può per sempre sopportare questo fermarsi dei Potenti ai fatti giudicandoli “danni” dolorosi ma inevitabili, senza accorgersi che le tragedie sono la password per comprendere chi siamo e verso dove sta andando questa presunta civiltà nostrana. La verità orribile è che questi annegati, questi flussi migratori inarrestabili ci fanno capire che è tempo della resa dei conti, della nostra Apocalisse, dello “svelamento” di ciò che siamo. Siamo membri di una società sacrificale. Siamo, in vari modi, assassini. Assassini impauriti, terrorizzati, ma assassini, perché decisi ad “infernalizzare” la Terra. Non si vede all’orizzonte un barlume di progetto di cambiare politiche. Non vogliamo renderci conto di avere sbagliato pretendendo che a decidere sul giusto e l’ingiusto, il disumano e l’umano, fosse il mercato con le sue leggi. ...
L’Occidente è ad un bivio. O smette di dirsi umano e cristiano, dato che si ritiene ineluttabile e “di natura” la supremazia dei forti sui deboli; oppure “condivide” ciò che è ed ha: cultura, tradizione umanistica, diritti umani, fino a questa terra che è di Dio, e dunque di tutti, questo pane che la terra ancora ci dona.

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