"Abramo, uomo di fede"
di Gregorio Battaglia, ocarm
(VIDEO INTEGRALE)
della Fraternità Carmelitana
di Barcellona P.G. (ME)
AFFIDATI AD UNA PROMESSA
Il cammino umano e di fede dei Patriarchi
28 gennaio 2015
I primi undici capitoli del libro della Genesi sono dedicati a quegli inizi, da cui tutto prende le mosse. Nella prima parte il racconto si sofferma sull’evento della creazione da parte della Parola di Dio, mentre nella seconda viene offerto uno sguardo sintetico sui primi passi della storia umana, che sin dalle prime battute sembra avvitarsi in una logica autoreferenziale, incapace di costruire relazioni veramente umane, che profumino di vita. L’intento teologico di questa seconda parte è quello di presentare la deriva a cui va incontro l’umanità, nel momento in cui si lascia guidare unicamente dal suo desiderio, che la porta ad impostare ogni cosa su quella volontà di potenza, che la dovrebbe portare ad “essere come Dio”, ma che di fatto la rende schiava dei propri istinti e degli idoli, a cui con passione dedica la propria vita.
In Gen 6,5-6 ci viene data la possibilità di cogliere questa deriva della storia umana, incapace di costruire percorsi di vita ed, allo stesso tempo, di sentire la reazione addolorata di Dio: “Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni disegno concepito dal loro cuore non era altro che male. Ed il Signore si pentì di aver fatto l’uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo”.
1. Il Signore non si stanca di amare e di riprendere l’iniziativa
Le pagine iniziali della Bibbia si preoccupano di metterci al corrente del “dolore” di Dio nel vedere che la sua creatura usa in modo maldestro la libertà ricevuta in dono, ma non mancano di farci conoscere la puntigliosità con cui il Signore interviene per dare un corso nuovo alla storia degli uomini. Il racconto del diluvio mette in primo piano l’opera di Dio, finalizzata a salvare un resto di tutta la creazione.
La costruzione dell’arca, in cui tutta la creazione trova dimora, costituisce la prima risposta di Dio al dilagare della “malvagità” umana. Con Noè ed i suoi figli, usciti dall’arca, sembra che si possa dare avvio ad un nuovo “inizio”: “Dio benedisse Noé ed i suoi figli e disse loro: Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite la terra”(Gen 9,1). Nonostante l’esperienza del diluvio, l’umanità non smette di obbedire alle proprie logiche, che la portano ad imbarcarsi nel progetto della torre di Babele, caratterizzato soprattutto per il venir meno della parola. In questo progetto ciò che è fondamentale non è la parola, in quanto capacità di relazione e di incontro, ma il segno del potere, come controllo assoluto di tutto e di tutti.
Dio non smette di prendere posizione nei confronti della sua creatura. La prima risposta al progetto dell’umanità è la confusione delle lingue, che la costringe ad uscire dalla logica dell’omologazione, ma, allo stesso tempo, lo sguardo del Signore si concentra sulla famiglia di Terach ed in modo particolare sul figlio, Abram.
2. Dio chiama Abramo per educarlo alla vita e alla vera libertà
La storia raccontata dai primi undici capitoli si presenta come storia di fallimento, caratterizzata da una incapacità strutturale a saper impostare relazioni pienamente umane. Dio non si limita a prendere atto di questa fondamentale debolezza della creatura uscita dalle sue mani, ma intende intervenire per costruire con l’umanità una storia che profumi di vita e che si traduca in costruzioni di comunità rispettose e solidali.
La chiamata di Abramo si inserisce pienamente ....
GUARDA IL VIDEO