martedì 13 gennaio 2015

Attacco al Papa coraggio di Raniero La Valle



Attacco al Papa coraggio

di Raniero La Valle





Le ostilità contro il papa sono cominciate ufficialmente la vigilia di Natale, quando il Corriere della Sera ha pubblicato in prima pagina un articolo di Vittorio Messori dal titolo “I dubbi sulla svolta di papa Francesco”, nel quale si chiamava in causa un preteso “cattolico medio” che sarebbe sconcertato per la “imprevedibilità” delle scelte del pontefice.
Il fatto che la critica non fosse diretta a specifiche iniziative di Francesco, ma alla stessa autorità della sua leadership, e che seguisse immediatamente a un severo discorso rivolto dal papa ai vertici vaticani in occasione degli auguri di Natale, ha ingenerato l’idea, apparentemente ovvia, che si trattasse di un attacco al papa della Curia. Ma è davvero così?
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la vera domanda è perché l’ammiraglia della borghesia italiana abbia aperto il conflitto col papa e per difendere che cosa; domanda tanto più intrigante perché si tratta di un papa amatissimo dagli stessi lettori del Corriere (qualcuno di loro ha scritto sul sito web del giornale un “grazie per l’articolo” perché gli aveva “chiarito di non essere un cattolico medio”); né del resto è plausibile che il massimo organo di informazione della cultura liberale fosse davvero interessato alle virtù che mancherebbero alla Curia, e a cui il papa l’aveva esortata a ritornare.
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Certo non è piaciuto che papa Francesco abbia preso di petto la questione del lavoro, a cominciare dal suo discorso agli operai a Cagliari fino al suo incontro con i movimenti popolari in Vaticano, facendo del lavoro il contrassegno della dignità umana e rivendicando per esso stabilità e sicurezza, e ciò proprio quando la spoliazione del lavoro di ogni suo diritto è il massimo impegno dell’attuale dirigenza politica ed economica.
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Non è piaciuto che fin dall’inizio il papa abbia messo sotto accusa l’attuale sistema economico-sociale, qualificandolo come un sistema di esclusione che va perfino oltre lo sfruttamento e l’oppressione già denunciati dal pensiero rivoluzionario dell’Ottocento (ma anche dalla “Quadragesimo Anno” di Pio XI); non è piaciuta la diagnosi pontificia che nella cultura e nella prassi dell’attuale economia globale identifica un sistema omicida e condanna una “dittatura dell’economia senza volto né scopo realmente umano”.
Non è piaciuto che nel messaggio per la giornata della pace del 2015 si sia denunciato che la schiavitù, benché ripudiata dal diritto, non sia finita, ma anzi oggi si riproduca e si moltiplichi in inedite forme, dal lavoro schiavo alla schiavitù dei migranti, al traffico degli organi, alla tratta delle persone, alla schiavitù sessuale, e non solo in lidi barbari, ma anche in civilissimi Paesi.
Non è piaciuto che il papa non si sia limitato a dei discorsi deprecatorii, ma abbia messo in moto le strutture di carità (e nella visione cristiana, come fu ricordato da Paolo VI, anche la politica è carità) e abbia esortato i poveri, i rifiutati, gli esclusi, gli asserviti a lottare per la loro liberazione: “sigan con su lucha”, continuate a lottare ha detto papa Francesco ai rappresentanti dei movimenti popolari di tutto il mondo da lui ricevuti nell’aula del “vecchio Sinodo” nell’ottobre scorso.
Non è piaciuto che il papa abbia indotto l’Italia a salvare i naufraghi in fuga dalle loro terre con l’operazione “Mare nostrum”, e abbia difeso il diritto alla vita dei migranti con tanta forza che la Marina continua a salvarli anche dopo che la missione “Mare nostrum” è stata chiusa dal governo.
Non piace che con il suo semplice invito a non discriminare, quanto al diritto alla vita, tra cittadini e profughi, costringa i governi a non far finta di niente e a misurarsi con la imponente nuova realtà di mobilità mondiale, che riguarda ormai più di cinquanta milioni di persone in fuga nel mondo come rifugiati, sfollati, sradicati dalle loro case e dalle loro terre, a cui bisognerà prima o poi restituire i diritti.
Non piace che il papa cerchi di fermare le guerre,  
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Nell’ “Angelus” dell’Epifania, che è stato un vero gioiello, Francesco ha ripetuto tre volte che per camminare verso la meta bisogna stare attenti alla stella, cioè saper vedere i segni, bisogna essere instancabili e bisogna avere coraggio. Un papa attento e instancabile piace a tutti, fa parte dell’idea che il mondo si è abituato ad avere dei papi moderni. Ma un Papa Coraggio sono in molti che vorrebbero fermarlo.
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