domenica 2 novembre 2014

"Un cuore che ascolta - lev shomea" - n. 48/2013-2014 (A) di Santino Coppolino

'Un cuore che ascolta - lev shomea' 
Concedi al tuo servo un cuore docile,
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)



Traccia di riflessione sul Vangelo della domenica 

di Santino Coppolino




Vangelo: Gv 6,37-40




"La morte è stata ingoiata per la vittoria: Dov'è, o morte, la tua vittoria ? Dov'è, o morte, il tuo pungiglione ?"( 1Cor 15, 54-55) 
Le parole di San Paolo risuonano ormai da duemila anni in mezzo alle nostre assemblee, ma gran parte di noi cristiani ancora dubitiamo o, addirittura, non crediamo all'evento straordinario che, in Gesù di Nazareth, ha cambiato la storia, ha aperto la vita dell'uomo alla speranza anzi, alla certezza che la nostra esistenza non termina con la morte fisiologica, che la nostra vita è capace di superare la morte. Siamo stati creati per la pienezza di vita e siamo chiamati a realizzare il progetto di Dio, quello cioè di divenire sempre più immagine del Padre a somiglianza del suo Figlio amato.
La Vita Eterna, la vita divina - che Gesù possiede in pienezza - viene offerta a tutti coloro che lo accolgono nella loro vita, a quanti 'mangiano la sua carne e bevono il suo sangue' (cfr 6, 54).
Una vita che è 'eterna' non tanto per la sua durata, quanto per la sua qualità, una vita che è il riflesso di quella del Figlio, che ha il sapore di Dio perché ne porta in se stessa il sigillo (cfr 6,27).
Gesù è risorto perché il Padre ha gradito la sua vita, l'ha trovata conforme al suo progetto originario sull'umanità. La vittoria di Gesù sulla morte è il sigillo della sua fedeltà al sogno del Padre. E Gesù ci assicura che chi mangia e beve di lui, chi fa della propria vita un dono totale al Padre e ai fratelli, anche se muore, rimane immerso nella vita divina, continua a vivere in Dio perché ha vissuto e vive di Dio. Chi accoglie e mangia il pane della vita che è Gesù, e si fa a sua volta pane - cioè vita - per gli altri, la sua vita è assimilata a quella del Signore, diventa sempre più come Lui, capace di superare la morte. Una vita che non ci è tolta, una vita che attraverso la morte continua in una dimensione diversa, verso la sua piena realizzazione, come recita il Prefazio per la Santa Messa dei defunti:
"Ai tuoi fedeli, o Signore, la vita non è tolta, ma trasformata", perché "Dio non è il Dio dei morti ma dei viventi"(Mt 22,32).